[ 21 dicembre 2017 ]
Scrisse Flaiano che "In ogni minoranza intelligente c'è una maggioranza di imbecilli". Mai aforisma fu più azzeccato per descrivere il desolante panorama politico italiano alle porte di importanti elezioni politiche.
Cosa spicca anzitutto in questo paesaggio? Spicca l'assenza di una lista del sovranismo costituzionale, dei patrioti democratici. Per dirla in parole semplici: non avremo una lista No Euro che ponga al centro la riconquista piena della sovranità nazionale. Tutti i tentativi, a partire da quello più coerente della C.L.N. di ITALIA RIBELLE E SOVRANA, sono falliti.
Questo fallimento sta dentro un primo paradosso: quello per cui l'Italia è il Paese in cui traballa l'egemonia di chi sta sopra, di chi comanda, ed è quello in cui si registra la più alta percentuale di cittadini che considerano l'uscita dalla gabbia eurista un'opzione preferibile al rimanerci.
Dal che sorge la domanda: come mai, malgrado esista un bacino potenzialmente molto ampio di elettori no-euro, non avremo una lista che lo incontri? Diversi sono i fattori, ne segnalo due macroscopici.
Il primo è la conclamata impotenza dei gruppi e delle associazioni del campo sovranista a fare fronte comune. Insipienza, infantilismo, imperizia politica, settarismi incrociati. La lista delle deficienze soggettive dei sovranisti potrebbe essere ancora più estesa. "In ogni minoranza intelligente c'è una maggioranza di imbecilli". Mettiamo nel conto, ovviamente, anche la campagna di derisione, di ghettizzazione e di satanizzazione da parte dell'élite eurista a cui questo campo è stato sottoposto ed il quadro è completo. Fattore, quest'ultimo, che tuttavia non è un alibi: i sovranisti hanno mancato un appuntamento molto importante, e ciò avrà delle serie conseguenze. Un ciclo si chiude, un altro se ne aprirà. Vedremo quello che ne verrà fuori.
Prima di passare al secondo fattore che spiega l'assenza di una lista elettorale del sovranismo cosituzionale, lasciatemi segnalare il secondo paradosso. Data l'ampiezza del malcontento verso L'Unione europea e il regime della moneta unica, tutte le liste ed i partiti, nessuno escluso, ammettono che l'Unione europea è una camicia di forza per l'Italia, che l'euro è una Spada di Damocle appesa sulla testa del nostro Paese. Tutti, ma proprio tutti, si lagnano e piagnucolano, compresi i coccodrilli che ci hanno ficcato in questo casino. E così tutti cianciano di cambiare e di ritoccare i Trattati europei; invocano "flessibilità" nell'applicazione dei criteri ordoliberisti di Maastricht; implorano una politica diversamente accomodante della Bce. Tutti, ma proprio tutti, dall'estrema sinistra all'estrema destra, da Potere al Popolo a Casa Pound, passando per Berlusconi e lo stesso Renzi, invocano una "diversa Europa": dei popoli, delle nazioni sovrane, e chi più ne ha più ne metta. Ognuno, a ben vedere, si considera altreuropeista. Su questa posizione si sono attestati i "populisti" che si dicevano no-euro: i Cinque Stelle, la Lega salviniana e i Fratelli d'Italia della Meloni. Ed infine gli ultimi arrivati Giulietto Chiesa e Ingroia.
C'è un "piccolo" particolare: modificare i Trattati è una chimera, una cosa praticamente impossibile visto che occorre, in base all'art. 48 del Trattato sull’Unione europea (TUE), l'unanimità dei paesi membri. Toglietevi lo sfizio, per capire come gli artefici della Ue hanno voluto rendere non-riformabile l'Unione, leggete questa altra clausola.
Detto quindi che tutta questa marmaglia altreuropeista mente sapendo di mentire, ovvero prende per il culo i cittadini nascondendo la sua fifa matta ad ingaggiare battaglia contro l'ologarchia eurista allineata dietro alla Germania, passo al secondo fattore che spiega come mai, malgrado esista un bacino potenzialmente molto ampio di elettori no-euro, non avremo una lista che lo incontri.
Mi corre in aiuto l'intellettuale Riccardo Achilli il quale, sul sito L'INTERFERENZA, qualche giorno fa ha scritto:
«Con riferimento ai primi, vi è da considerare che una sinistra che volesse mettere al centro della sua proposta l’uscita dall’euro non godrebbe di sufficiente consenso nel suo elettorato di riferimento. In una recente ricerca condotta dal sottoscritto su un panel di oltre 1.000 elettori, in larga misura di sinistra, e pubblicata sul sito ricostruire.org, emerge una chiara riluttanza da parte della base ad affrontare con chiarezza la possibilità concreta di una fuoriuscita “whatever it takes” dalla moneta unica. Solo il 17% degli intervistati ha risposto che occorre uscire dall’euro senza se e senza ma. Quasi il 70% chiede, invece, un cambiamento di politiche economiche dentro l’euro. E di questo 70%, l’89% si professa, politicamente, orientato a sinistra. I motivi sono in fondo semplici da capire: un Paese demograficamente anziano è riluttante ai grandi sconvolgimenti e preferisce approcci più riformisti, il battage mediatico continuo sull’ineluttabilità dell’euro fa temere catastrofi immani in caso di suo abbandono, un maldigerito concetto di internazionalismo proletario (peraltro foriero di tragiche sconfitte in tutta la storia della sinistra- se i trotzkisti sono stati l’emblema stesso della sconfitta e del settarismo senza speranza non è un caso, e non è che, messi alla prova, fossero meno feroci e determinati rispetto alla controparte, tutt’altro) male assemblato insieme a bislacche concezioni su presunte correlazioni fra patriottismo, fascismo e guerra, hanno obnubilato ogni capacità di approfondimento intellettuale, anche fra i migliori. Una sinistra che si presentasse di fronte al suo elettorato parlando di uscita dall’euro perderebbe più della metà del suo elettorato potenziale. Lo ha capito anche Mélenchon, che in Francia, nelle ultima settimane di campagna elettorale, ha evitato ogni riferimento diretto ad una opzione di uscita, per quanto la sua posizione contro l’Europa sia senz’altro molto netta. E non si fa politica per testimoniare la Verità, per quella ci sono le sette religiose o filosofiche».
La diagnosi è esatta: l'élite eurocratica domina e ci strangola, tra le altre cose, perché la "gente di sinistra", nella sua maggioranza si è da tempo convertita alla fede ordoliberista di marca tedesca o, vedi i sinistrati radicali, si considera diversamente europeista. La terapia —"non si fa politica per testimoniare la Verità, per quella ci sono le sette religiose o filosofiche"— a fa invece cascare le braccia per quanto è fraudolenta, cinica, gesuitica.
Che c'entra qui, caro Achilli, la Verità con la V maiuscola, che chiama in causa filosofia e ontologia? Qui c'è di mezzo la Politica, ovvero dire le cose come stanno, aprire gli occhi dicendo la verità ai cittadini per quanto amara essa sia, e dunque indicare attraverso quali misure e passaggi essi debbano agire per difendere i loro interessi e far uscire il Paese dal marasma.
Se la sinistra si è inabissata è anche perché, nei decenni, si è messa al servizio dei dominanti, fingendo di fare il contrario, turlupinando e disarmando i cittadini ed anzitutto la sua stessa base sociale.
Quella di Achilli, a ben vedere, è la concezione della politica propria delle élite dominanti, fondata sull'inganno consapevole delle masse, sul raggiro. Ma le élite hanno le loro ragioni per mentire, non potrebbero infatti conservare potere e privilegi senza l'uso della menzogna.
Che anche un intellettuale (no-euro) come Achilli giunga a giustificare l'inganno come modalità politica, la dice lunga su quel che la sinistra è diventata, e ci fa dunque una grande tristezza. Parrebbe proprio vero che "in ogni minoranza intelligente c'è una maggioranza di imbecilli".
15 commenti:
Veramente una lista che rivendica senza ambiguità l'uscita da eurozona, UE e Nato c'è alle prossime elezioni ed è il Partito Comunista. Ma so già che anziché appoggiarla preferirete attaccarla perché "stalinista"...peccato.
Ripetete spesso che in Italia c'è una larga fetta di popolazione che è ostile all'euro. Avrete probabilmente ragione ma, a mio avviso, quel che sottovalutate è che molti italiani che sono critici con l'euro hanno comunque anche altre problematiche che considerano altrettanto importanti e hanno i loro orizzonti valoriali e ideali che magari considerano prioritari rispetto ad una battaglia sovranista pura. Provo a spiegarmi. Io conosco alcuni piccoli imprenditori che hanno letto Bagnai e sono abbastanza convinti della necessità di uscire dall'euro, ebbene li ho incontrati due giorni fa e mi hanno detto che alle prossime elezioni voteranno Forza Italia!! Questo per me vuol dire che ci sono destroidi razzisti che per quanto ostili alla moneta unica voteranno comunque la Lega perchè almeno è contro l'immigrazione, imprenditorotti come quelli che conosco io che magari leggono qualcosa di Bagnai ma il richiamo del Silvio (loro mito imprenditoriale) vince sempre, così come ci sono persone di sinistra che magari condividono Brancaccio, Giacchè, Domenico Moro, ma alla fine gli va comunque bene una lista che pone la questione uguaglianza/disuguaglianza come prioritaria e ritorna allo slogan di un'altra europa possibile. Insomma, quello che secondo me tenete in troppo scarsa considerazione è che oltre alla questione euro/sovranità su cui magari tanti concordano ci sono poi altri fattori ad orientare le scelte politiche di quei tanti. E questo a mio avviso spiega anche la debolezza dei piccoli circoli sovranisti.
Ma la spiegazione non è, semplicemente, che non è ancora arrivato il "via libera" americano? Il giorno che arriverà, succederà tutto in sei mesi, e in Italia non si troverà più un pro-UE nemmeno a pagarlo oro. Come nel '45.
Non credo che quando si è sconfitti o ci si sente tali debbano necessariamente volare gli stracci, soprattutto tra persone ritenute in buona fede.
Ho letto su Goofy che l'Eurocrazia vince organizzando il dissenso, non il consenso.
Se questo è vero non bisogna negarlo con l'entusiasmo dei sognatori che pretendono di trascinare le masse senza sapere niente dell'ontologia del piddino, della sua pervicacia, ho conosciuta la mia, so di cosa parlo.
Ma nemmeno diventare paranoici vedendo piddini anche tra quelli più vicini a noi.
Se il perno del ragionamento di Achilli è che la Politica prevede delle fasi di compromesso, per esempio con alleanze che apparentemente contraddicono la Linea Politica Ideale di una formazione, oppure ponendo l'enfasi su obbiettivi intermedi perché quelli finali sarebbero difficili da comunicare, non è cinico prendere atto che la premessa cinica letta su Goofy è fondata (anche qui il cinismo non è di chi indica il cinismo, almeno non by default).
Si potrebbe concludere che si è in disaccordo sulla fase politica, sulla natura cinica della battaglia, senza queste accuse, sebbene io non conosca Achilli.
Ma il rischio di assomigliare ai propri nemici cinici c'è.
In fondo per volersi bene basta fare come Maturana (da metabolizzare, a parte il paradigma a me già famigliare), a differenza della scienza che crede esista una realtà indipendente e univoca rispetto a chi la osserva (noi), il biologo-filosofo mette la realtà tra parentesi e al centro l'ontologia dell'osservatore, aprendoci così alla prospettiva del multiverso, dove ognuno rappresenta un universo per l'altro, da rispettare, scoprire, amare.
L'universo FF è entrato in accoppiamento strutturale con l'universo di SDA, allora qualcosa di buono, nonostante tutto, si muove: almeno nel LAZIO si potrà VOTARE SOVRANISTA!francesco
http://egodellarete.blogspot.it/2017/12/per-uscire-dalleuro.html
https://www.itconsult.it/knowledge-box/white-paper/PDF/itc_WP_teoriaK_post_fordista_Cap3.pdf
OT
Come vi avevo predetto in un post precedente, il popolo catalano ha votato a larga maggioranza per i partiti indipendentisti.
L'idea che cercavo di farvi capire, e che so quanto sia ostico per voi, è che non conta la verità dei concetti o la bontà delle proposte.
Conta ricreare un senso di appartenenza nel popolo e questo NON SI REALIZZA IN BASE AGLI INTERESSI ECONOMICI.
Le classi stesse NON sono definibili in base a critieri conomicistici e questa riflessione si sta diffondendo soprattutto negli ambienti intellettuali brasiliani, dove la lotta (beati loro) ha un vero partito di riferimento e un vero leader a guidarla.
Quindi l'indipendentismo catalano era pieno di contraddizioni, prima di tutte quella di indicare in Madrid il responsabile delle politiche di austerità proponendo di rifugiarsi della UE che paradossalmente è il vero suggeritore e incassatore dei taglinsell'austerità.
Ma a noi che vogliamo la rivoluzione le questioni del vero non vero, giusto non giusto NON DEVONO INTERESSARE MINIMAMENTE.
A noi deve interessare che il popolo si infiammi e per farlo occorre che la classe dirigente locale, la borghesia medio alta, si dichiari pronta a lottare insieme al popolo disposta a pagare lo stesso prezzo che dovranno pagare i piu poveri sia in termini di disagi che di perdite economiche che di manganellate.
In Catalogna, in maniera approssimativa e del tutto random, questo momento c'è stato specialmente il giorno del referndum dove signore anziane benestanti andavano senza paura a farsi spaccare la testa dalla Guardia Civil...la gente si ricorderà per sempre quelle scene e infatti oggi i risultati elettorali dimostrano che la chiave è proprio quella.
Noi dobbiamo guardare con favore QUALSIASI manifestazione di popolo unito, sia che venga da destra, da cento, per motivi nobili o meno nobili.
A moi interessa che rinasca il popolo e basta.
Se capite questo vedrete che anche per voi i risultati cominceranno ad arrivare.
Ed un esempio di altreuropeismo lo si può leggere chiaramente in questo scambio ritwittato da Cremaschi. E tutto questo si trova dentro potere al popolo.
Manco a dirlo finisce con l'accusa di razzismo. Loro che appoggiano questa tratta di schiavi che svuota i paesi di origine si sentono invece filantropi.
anonimo 01:22,
"negli ambienti intellettuali brasiliani, dove la lotta (beati loro) ha un vero partito di riferimento e un vero leader a guidarla".
quali sarebbero partito e leader (vivo in sudamerica)?
gino.
CATALOGNA / OT
beh, dal nostro punto di vista i risultati elettorali non dimostrano per niente (o quasi) quel che sostiene l'anonimo di cui sopra.
Una prima riflessione nell'ultimo posto che abbiamo pubblicato
Colgo l'occasione di questo Post per manifestare tutta la mia contrarietà alla scelta di non partecipare alle elezioni del 2018.
Dal blog di Fiorenzo Fraioli leggo:
"grande il mio disappunto per il fatto che fosse respinta, dal coordinamento nazionale della CLN, la mia richiesta di candidarci comunque, anche in una sola circoscrizione."
Sono convinto che il coordinamento nazionale della CLN ha commesso un grave errore respingendo la proposta di Fraioli. Le conseguenze temo che saranno per lo stesso movimento e, sopratutto per l'Italia, disastrose. La considero una scelta politicamente inaudita che penalizzerà il CNL e rischierà di renderlo in futuro un fantasma che non farà più paura a nessuno. Avevate lavorato bene ed era arrivato il momento di rendervi visibili a livello nazionale e di poter sostenere con forza e coerenza le idee e i programmi di cui siete stati fino ad ora portatori.
Che cosa è successo?
- Come è possibile fare una scelta così disastrosa?
- Come è stato possibile commettere quegli errori che hanno impedito al movimento di essere presente alle regionali di Sicilia?
Sono costernato e, se non vi presenterete, in futuro sarò costretto a rivolgere la mia attenzione su chi dimostrerà maggiore coraggio di voi, con la consapevolezza che, forse, sarà troppo tardi.
Considero la posizione di Fiorenzo Fraioli lungimirante e corretta la sua decisione di presentarsi a quelle regionali del Lazio. Sono amareggiato, deluso e anche incavolato.
Non scriverò più commenti su questo blog.
Saluto.
Moreno ha accennato che il progetto CLN non è stato condiviso per problemi di soggettività, non ho partecipato all'incontro e non posso concludere che la soggettività in oggetto debba essere la sua.
Comprendo la delusione e amarezza di Fiorenzo (grazie a lui mi ero dato da fare, nel mio piccolissimo, con Ires) ma non arrivo alle conclusioni di Valerio C., anche perché se contestualmente faccio delle domande prima aspetterei le risposte.
Tornando all'articolo.
Secondo me è più probabile che un leghista deluso da Salvini, tornato alla cuccia di Arcore, scelga la CLN (o altra sigla sovranista costituzionale e anti liberista) piuttosto che lo faccia uno dei piddini presi in esame da Achilli.
Ma per fortuna il mondo non finisce a piddinia, semmai inizia, ed è un mondo di rabbia repressa, che alla lunga può condurre alla depressione e quindi a qualche forma di dipendenza, anche quello da reddito della gleba, a quel mondo si deve dare una sana espressione politica.
Pensare di castrare quell'emozione con il politicamente corretto, alla depressione, aggiungerebbe cinismo, cioè altro freddo, solitudine, frustrazione.
Quando a volte mi trovo ad assistere a singole o poche unità di questa massa di dimenticati senza nome che s'infiamma per l'ennesimo torto subito, a me non importa se per una bolletta pazza, uno sfratto, un licenziamento o un furto, la prima cosa che faccio è riconoscere il dolore implicito in quella condizione di subalternità, sostenendo quella rabbia, comprendendola.
Non importa se invece di baffone invocano il capoccione (quello che potrebbero non conoscere bene, che parte socialista e poi finisce manganellatore di operai per conto degli industriali) sto con quella rabbia non con la carente analisi politica, quella si potrà condividere in una fase successiva quando e se vorranno provare a stare con chi gli è stato vicino, nonostante le cose gridate e pensate prima.
Non si tratta di mentire o di mordersi la lingua ma di continuare a vibrare con quelle persone ma continuando a sentirsi a proprio agio con se stessi, cioè in sintonia (coerenti) con la propria vibrazione, in contatto con il proprio centro (Hara).
Non si deve per forza parlare, con il rischio che interferisca la mente con le sue categorie, ma se accade ci si può allontanare, è preferibile al mettersi a spiegare secondo teoria politica perché la loro analisi è sbagliata, sarebbe sbagliato il momento...questo è cinico? non credo proprio.
Quando le cose che abbiamo vissuto e ci siamo detti in questi ultimi 5-6 anni incominciano a stabilizzarsi dentro ciascuno, integrando la visione politica con quella esistenziale, questa è già una vittoria, importante, poi si deve incominciare ad avere fiducia che potranno essere gli altri ad essere attratti dalla nostra coerenza (vibrazione), noi siamo sereni, il nostro lo abbiamo fatto e continuiamo a farlo, grazie anche a Moreno e a tutta la Redazione.francesco
Credo che si sarebbe dovuto almeno provare, per cominciare a costruire sul campo quella militanza necessaria. Lo dico da un posto sperduto sulle alpi... Poi anche se non si sarebbe riusciti ad essere presenti su tutto il territorio almeno dove si era presenti ci si sarebbe almeno contanti... Non possimao continuare sempre guardando gli altri andare avanti. Se ci si aspetta di fare il botto per portare a casa risultati, stiamo qui fino al 2100. Il M5S è partito dalle elezioni comunali con qualche consigliere. Ma almeno erano partiti, noi qui siamo ancora fermi.
Il primo anonimo scrive:
«Veramente una lista che rivendica senza ambiguità l'uscita da eurozona, UE e Nato c'è alle prossime elezioni ed è il Partito Comunista. Ma so già che anziché appoggiarla preferirete attaccarla perché "stalinista"...peccato.»
Per niente. Come Programma 101 teniamo nella debita considerazione che in corsa per le elezioni c'è anche il partito comunista di Marco Rizzo. Al momento debito, fatte tutte le dovute considerazioni, come organizzazione, daremo la nostra indicazione di voto, e non faremo certo finta che il PC non c'è.
Il PCI, di cui al mio paese mio nonno su fondatore in tempi di fascio, ha sposato quella manifestazione "cogliona" pro immigrazionismo.
Il PCI come tutte le forze di sinistra dovrebbero disinfettarsi totalmente dall'ideologia terzomondista e tornare a mettere al centro lavoratori e disoccupati.
Ricordiamoci l'esercito di riserva di Marx.
Nessuno che dice l'evidenza: se si spendono mille euro nei loro paesi si aiutano molte più persone.
Il punto è che fare i peace & love (che stanno sui coglioni a molti e sono simbolo di sconfitta) è una droga per le emozioni.
Anche a me piacerebbe fare che Guevara...peccato che poi governare sia un'altra cosa e peccato che DIVIDA.
Non mi considero più né di destra né di sinistra e questo finché non ci sia una forza politica che smetta di prender per il c... le EMOZIONI.
CLN era tanta roba...peccato che l'italiano pensionato e il Sistema USA che è dentro di noi (dentro le Istituzioni) non permetta alle persone serie come Pasquinelli (o Mazzei) di rappresentarci. Lo hanno permesso a Peppe e dopo la deblache di Congiuntivo Di Maio scommettiamo apparirà di nuovo il No Euro con Dibba?
Marco Giannini
Vorrei rispondere a quello che parla di "Reddito della Gleba" dato che Bagnai usa censurare e quindi vincere facile anche quando si argomenta.
Lo so potrà sembrare un OUT OF TOPIC ma non lo è...visto M5s come si è comportato con quelli come me (intendo sull'euro).
La Costituzione non ha mai voluto significare che LAVORARE Dà DIGNITA' PERCHè SENNò SI è DEI FANNULLONI...la Costituzione (ci sono un paio di articoli che lasciano capire chiaramente questo) indica che SENZA UN REDDITO SI è PRIVATI DELLA DIGNITA'...cioè senza soldi sei costretto a rubare, a venderti alle mafie, a elemosinare, a giustificarti ecc...
La Costituzione prevede però (questo sì) come forma di reddito quello da LAVORO!
NON PREVEDE ALTRO.
La mentalità liberale (e sindacale) invece ha voluto distorcere il senso della dignità e della sua "essenza".
A ben vedere però è la DIGNITà AD ESSERE IL VALORE DIETRO IL LAVORO SU CUI è FONDATA LA COSTITUZIONE e di norma è il valore a contare poiché se non conta quello allora non ha senso nemmeno lavorare (si pensi a chi da schiavo lavorava gratis)...quindi ha senso che il disoccupato oltre che becco sia pure bastonato?
Per quello ho sempre considerato il RDC una urgenza.
Premetto che anche io preferirei un lavoro di cittadinanza attiva e non legato al PIL al Reddito Minimo Garantito (detto di Cittadinanza dai talenti del peppismo cui piace il "suono" più che il contenuto) ma è pur sempre un passo avanti magari temporaneo.
E questo con buona pace di Carracciolo e Bagnai.
La proposta M5s pare però sia stata edulcorata da Casaleggio proprio nell'ultimo anno (come l'euro)...altro che cittadini che fanno le leggi! E Peppe si è rivelato un bel traditore tacito/taciturno e qua non gliele ho mandate a dire https://www.versiliatoday.it/2017/01/14/giannini-scrive-beppe-grillo-sulleuro-avete-cambiato-linea/ e sono felice di essermi autodistrutto politicamente come un vero patriota.
1) Hanno accettato di sottomettersi all'establishment e quindi non hanno più le entrate da sprechi/armamenti (cioè continueranno a comprare armi dagli USA e a partecipare alle missioni più importanti all'estero). A causa di questo hanno aggiunto l'ISEE come vincolo per erogare il RDC allo scopo di ridurre la platea degli aventi diritto (modificando la composizione di costoro favorendo immigrati e senza fissa dimora rispetto a molti figli di operaio che hanno come unica sicurezza una piccola casa che forse fa gola al sistema...per farci finire tutti in pollai/alveare).
2) In tutti i paesi non esiste che tu non riceva il RDC se hai uno straccio di casa. Anzi al massimo oltre al RDC (magari più basso) ti pagano l'affitto, la luce e il gas.
3) Pare che nella nuova versione del RDC (griffata Davide Casaleggio) se entro il primo anno non hai ricevuto proposte o non hai accettato quella (magari singola) che ti è arrivata poi sei costretto a accettare il primo lavoro che ti offrono anche fosse demansionante e a 400 euro al mese. Non so se è vero dovrei leggere la nuova versione del RDC ma non ne ho voglia, tanto non li voterò (e non li voteranno nemmeno molti italiani, Di Maio è un incompetente e si è circondato di furbacchioni come De Masi.
4) La prima versione del RDC però prevedeva un Salario orario Minimo di 9 euro l'ora e una forte spinta a proporre lavori coerenti alle proprie mansioni/titoli. Bagnai questo aspetto lo censurava.
Marco Giannini
*il PCI dovrebbe (Errata Corrige).
Scusate ma come ho riferito alla redazione a causa di un forte stress non riesco nemmeno ad esprimermi in modo corretto (deficit cognitivo).
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