[ 29 dicembre 2017 ]
«Ci avevamo creduto.
Proprio per le forze in gioco, proprio per i programmi, proprio per identità di vedute, obiettivi e prassi, sin dall’agosto scorso, in accordo con il PCI e Risorgimento Socialista, quando avevamo chiesto l’avvio di un coordinamento politico che mirasse ad un percorso di ricostruzione di una sinistra anticapitalista e antiliberista.
Per mesi, con grande entusiasmo e non poco sacrificio, abbiamo lavorato a questo progetto che fino ad ottobre sembrava dovesse partire nel giro di poco. Ai primi di novembre, con l’intento di Eurostop, pareva esserci ancor più possibilità.
Invece non è stato così. Poco dopo la fine del Brancaccio è entrato nella discussione delle possibili forze aderenti, il PRC.
Ma non solo. Se fino a quel momento la condizione prima era di un soggetto politico già avviato e su basi fortemente identitarie e antisistema, senza alcuna forza egemonica e senza nessuna ambiguità di fondo, con l’approntarsi dell’azione dell’ex OPG, PRC ha potuto gestire ed egemonizzare tutto il percorso già iniziato e dettare le condizioni, senza però avere i requisiti richiesti sin dall’avvio.
Teniamo a precisare che con il Centro Sociale ex OPG, avevamo già stabilito un contatto a luglio e le loro posizioni erano francamente distanti dalle nostre in materia UE, su cui continuiamo a non avere dubbi su quanto sia necessario fare e su cui, invece, non abbiamo avuto le conferme necessarie, da parte loro, per rimanere noi nel progetto.
Inoltre, le riunioni che hanno preceduto l’assemblea del 17 dicembre, hanno rivelato tutte le vulnerabilità di questa lista che si sta componendo e che non ci hanno rassicurato in nulla per quanto riguarda sia i temi più scottanti, sia COME ottenere che questo percorso sia politicamente netto e franco, soprattutto che non sia la solita operazione di riciclo di entità politiche che non hanno più credibilità e che non rechi in sè ambiguità politiche come quelle degli appoggi alle giunte PD o alla permanenza a Bruxelles da parte di una esponente del PRC.
Aggiungiamo che, per quanto apprezziamo l’entusiasmo, la passione e il coinvolgimento dei ragazzi dell’ex OPG, ancora una volta non c’è una corretta visione del nemico e dei suoi modi per sconfiggerci.
Infatti, in un confronto avvenuto fuori dall’ultima riunione tra noi e alcuni di loro, è stato affermato in modo netto che simboli come la falce e il martello siano respingenti, che l’essere identitari sia sbagliato.
Ebbene, queste sono proprio le argomentazioni del neoliberismo, le stesse con cui ha stretto la sinistra all’angolo e che a fare simili affermazioni sia proprio uno dei componenti più visibili della lista, fa doppiamente impressione ma soprattutto conferma che il fine è puramente elettoralistico e non mirato al raggiungimento degli obiettivi a lungo termine quali il rovesciamento della narrazione e il fare argine al sistema stesso, riportando la sinistra, quindi il comunismo e il socialismo, nel loro alveo naturale e senza più paura delle parole.
Perciò, a distanza di qualche mese e a totale negazione di tutto quanto asserito per mesi, ci siamo trovati alla fine di fronte al seguente quadro:
1. un certo numero di ragazzi molto impegnati nel sociale, con una dialettica apprezzabile ma con una visione politica approssimativa in generale e in particolar modo su quanto attiene alla realtà del nord che necessita di ben altro che slogan perchè una sinistra sia credibile. Questi ragazzi, encomiabili nella passione e nell’impegno, ma dotati
soprattutto di quegli slogan tipici della demagogia di una certa sinistra, hanno riempito un teatro, affiancati da una forza politica strutturata, ma oramai usurata nella credibilità e quindi nei consensi come il PRC e che ne ha egregiamente cavalcato l’immagine, nel tentativo di sdoganarsi nei confronti dell’elettorato;
2. una forza mista come Eurostop che si è ritagliata su tre assiomi, il ruolo di centro di coesione, rivoluzionaria a parole, ma assai incline a derogare sui principi stessi che mutuano la sua esistenza che è ciò che è avvenuto nelle ultime riunioni che hanno preceduto l’annuncio ufficiale, pur di convergere;
3. partiti che avevano dichiarato atteggiamenti monolitici ed inalienabili che hanno poi perfettamente ripiegato sugli stessi.
In estrema sintesi, le ragioni della nostra fuoriuscita sono le seguenti:
– la presenza egemonica di PRC che non può certo vantare, sia ieri sia oggi, un percorso antisistema e la riprova è già il fatto di aver guardato al Brancaccio con forze come Sinistra Italiana e Possibile, come ad una possibile dimensione politica alternativa;
– il cambio netto di posizione di Eurostop che, reduce dalla manifestazione dell’11 novembre indetta a proclama dei tre NO (euro, NATO e UE), poi ha clamorosamente ripiegato su un atteggiamento molto più tiepido riguardo all’euro e che comprende una semplice proposta di revisione dei trattati;
– la cassazione di un simbolo (falce e martello) che avrebbe dovuto rappresentare condizione necessaria ed irrinunciabile per la partecipazione alla lista da parte del PCI, a quanto da loro costantemente affermato fino alla mezzora prima dell’inizio della riunione di venerdì 15, unito alla richiesta di un peso paritario che consentisse uguale dignità ad ogni schieramento in vista anche della composizione delle candidature;
– la sensazione, infine, che la normale prassi di smussare gli spigoli cedendo parti di ogni componente del progetto, necessaria in ogni trattativa, si sia trasformata in effetti in un ripiegamento che coinvolge, negandoli, i principi primi di tale alleanza e che quindi minano essenza ed efficacia della coalizione stessa.
Ma l’oggetto primario del contendere rimane quel mediare sul rifiuto totale di un sistema che non darà mai modo di riformarlo dall’interno.
Questo a nostro avviso rende tutto inutile ed anzi dannoso proprio per l’ennesima illusione, la fiducia che quell’elettorato di sinistra, da tempo assente in rappresentanza, potrebbe ancora dispensare e che verrà, ne siamo certi, puntualmente disattesa nei fatti.
Deve risultare chiaro che per noi questa è stata una scelta tutt’altro che facile proprio perchè siamo consapevoli di ciò che significa e di ciò che comporta.
Non siamo dei kamikaze e se abbiamo scelto di dire no, pur essendo quelli che maggiormente potevano avere un interesse oggettivo ad entrarvi, è perchè non crediamo più in un sistema politico che perpetua gli stessi errori che hanno generato la disfatta non solo delle sinistre ma di tutte le classi lavoratrici e di chiunque stia pagando la macelleria sociale agita dal neoliberismo.
La nostra, sia chiaro, è stata una scelta NON DETTATA DALLA PUREZZA di cui non ci importa nulla o dal settarismo di cui veniamo tacciati.
Siamo unicamente convinti che un simile schieramento non solo non potrà essere il diretto interlocutore di quelle masse popolari che versano in grave condizione di bisogno, ma in più riteniamo che rischi di annullare ulteriormente la credibilità e quindi l’efficacia di un percorso che può arginare la destra neoliberista solo ripartendo dalla Politica, quella da fare e da riportare al suo legittimo corso.
La stessa da cui è partito il neoliberismo per distruggere la sinistra e di cui l’elettoralismo e il partitismo non sono certo il metodo con cui poter farla rinascere.
Auguriamo comunque a tutte le forze in campo, un buon lavoro e salutiamo fraternamente».
Sotto le insegne di POTERE AL POPOLO [nella foto l'assemblea] la gran parte della "sinistra radicale" andrà unita alle prossime elezioni.
Sui limiti e la modesta portata di questa impresa ne abbiamo scritto QUI e QUI.
Al baldanzoso slancio con cui la lista elettorale ha preso il largo, seguono le prime difficoltà. Sappiamo ad esempio che c'è grande maretta nel Partito comunista italiano sul cui sito leggiamo: «Insomma, noi non possiamo permetterci di dar vita ad una sorta di aggiornato “Arcobaleno” spostato un po’ più a sinistra di quello che vide la luce nel 2009!». Vedremo se il PCI si sfilerà. Intanto c'è già chi si è tirato indietro, il Movimento Essere Sinistra, il cui Coordinamento nazionale ha diffuso il seguente comunicato.
Sui limiti e la modesta portata di questa impresa ne abbiamo scritto QUI e QUI.
Al baldanzoso slancio con cui la lista elettorale ha preso il largo, seguono le prime difficoltà. Sappiamo ad esempio che c'è grande maretta nel Partito comunista italiano sul cui sito leggiamo: «Insomma, noi non possiamo permetterci di dar vita ad una sorta di aggiornato “Arcobaleno” spostato un po’ più a sinistra di quello che vide la luce nel 2009!». Vedremo se il PCI si sfilerà. Intanto c'è già chi si è tirato indietro, il Movimento Essere Sinistra, il cui Coordinamento nazionale ha diffuso il seguente comunicato.
«Ci avevamo creduto.
Proprio per le forze in gioco, proprio per i programmi, proprio per identità di vedute, obiettivi e prassi, sin dall’agosto scorso, in accordo con il PCI e Risorgimento Socialista, quando avevamo chiesto l’avvio di un coordinamento politico che mirasse ad un percorso di ricostruzione di una sinistra anticapitalista e antiliberista.
Per mesi, con grande entusiasmo e non poco sacrificio, abbiamo lavorato a questo progetto che fino ad ottobre sembrava dovesse partire nel giro di poco. Ai primi di novembre, con l’intento di Eurostop, pareva esserci ancor più possibilità.
Invece non è stato così. Poco dopo la fine del Brancaccio è entrato nella discussione delle possibili forze aderenti, il PRC.
Ma non solo. Se fino a quel momento la condizione prima era di un soggetto politico già avviato e su basi fortemente identitarie e antisistema, senza alcuna forza egemonica e senza nessuna ambiguità di fondo, con l’approntarsi dell’azione dell’ex OPG, PRC ha potuto gestire ed egemonizzare tutto il percorso già iniziato e dettare le condizioni, senza però avere i requisiti richiesti sin dall’avvio.
Teniamo a precisare che con il Centro Sociale ex OPG, avevamo già stabilito un contatto a luglio e le loro posizioni erano francamente distanti dalle nostre in materia UE, su cui continuiamo a non avere dubbi su quanto sia necessario fare e su cui, invece, non abbiamo avuto le conferme necessarie, da parte loro, per rimanere noi nel progetto.
Inoltre, le riunioni che hanno preceduto l’assemblea del 17 dicembre, hanno rivelato tutte le vulnerabilità di questa lista che si sta componendo e che non ci hanno rassicurato in nulla per quanto riguarda sia i temi più scottanti, sia COME ottenere che questo percorso sia politicamente netto e franco, soprattutto che non sia la solita operazione di riciclo di entità politiche che non hanno più credibilità e che non rechi in sè ambiguità politiche come quelle degli appoggi alle giunte PD o alla permanenza a Bruxelles da parte di una esponente del PRC.
Aggiungiamo che, per quanto apprezziamo l’entusiasmo, la passione e il coinvolgimento dei ragazzi dell’ex OPG, ancora una volta non c’è una corretta visione del nemico e dei suoi modi per sconfiggerci.
Infatti, in un confronto avvenuto fuori dall’ultima riunione tra noi e alcuni di loro, è stato affermato in modo netto che simboli come la falce e il martello siano respingenti, che l’essere identitari sia sbagliato.
Ebbene, queste sono proprio le argomentazioni del neoliberismo, le stesse con cui ha stretto la sinistra all’angolo e che a fare simili affermazioni sia proprio uno dei componenti più visibili della lista, fa doppiamente impressione ma soprattutto conferma che il fine è puramente elettoralistico e non mirato al raggiungimento degli obiettivi a lungo termine quali il rovesciamento della narrazione e il fare argine al sistema stesso, riportando la sinistra, quindi il comunismo e il socialismo, nel loro alveo naturale e senza più paura delle parole.
Perciò, a distanza di qualche mese e a totale negazione di tutto quanto asserito per mesi, ci siamo trovati alla fine di fronte al seguente quadro:
1. un certo numero di ragazzi molto impegnati nel sociale, con una dialettica apprezzabile ma con una visione politica approssimativa in generale e in particolar modo su quanto attiene alla realtà del nord che necessita di ben altro che slogan perchè una sinistra sia credibile. Questi ragazzi, encomiabili nella passione e nell’impegno, ma dotati
Il Cpn del Prc vota l'adesione a POTER AL POPOLO |
2. una forza mista come Eurostop che si è ritagliata su tre assiomi, il ruolo di centro di coesione, rivoluzionaria a parole, ma assai incline a derogare sui principi stessi che mutuano la sua esistenza che è ciò che è avvenuto nelle ultime riunioni che hanno preceduto l’annuncio ufficiale, pur di convergere;
3. partiti che avevano dichiarato atteggiamenti monolitici ed inalienabili che hanno poi perfettamente ripiegato sugli stessi.
In estrema sintesi, le ragioni della nostra fuoriuscita sono le seguenti:
– la presenza egemonica di PRC che non può certo vantare, sia ieri sia oggi, un percorso antisistema e la riprova è già il fatto di aver guardato al Brancaccio con forze come Sinistra Italiana e Possibile, come ad una possibile dimensione politica alternativa;
– il cambio netto di posizione di Eurostop che, reduce dalla manifestazione dell’11 novembre indetta a proclama dei tre NO (euro, NATO e UE), poi ha clamorosamente ripiegato su un atteggiamento molto più tiepido riguardo all’euro e che comprende una semplice proposta di revisione dei trattati;
Roma: la manifestazione dell'11 novembre di Eurostop |
– la cassazione di un simbolo (falce e martello) che avrebbe dovuto rappresentare condizione necessaria ed irrinunciabile per la partecipazione alla lista da parte del PCI, a quanto da loro costantemente affermato fino alla mezzora prima dell’inizio della riunione di venerdì 15, unito alla richiesta di un peso paritario che consentisse uguale dignità ad ogni schieramento in vista anche della composizione delle candidature;
– la sensazione, infine, che la normale prassi di smussare gli spigoli cedendo parti di ogni componente del progetto, necessaria in ogni trattativa, si sia trasformata in effetti in un ripiegamento che coinvolge, negandoli, i principi primi di tale alleanza e che quindi minano essenza ed efficacia della coalizione stessa.
Ma l’oggetto primario del contendere rimane quel mediare sul rifiuto totale di un sistema che non darà mai modo di riformarlo dall’interno.
Questo a nostro avviso rende tutto inutile ed anzi dannoso proprio per l’ennesima illusione, la fiducia che quell’elettorato di sinistra, da tempo assente in rappresentanza, potrebbe ancora dispensare e che verrà, ne siamo certi, puntualmente disattesa nei fatti.
Deve risultare chiaro che per noi questa è stata una scelta tutt’altro che facile proprio perchè siamo consapevoli di ciò che significa e di ciò che comporta.
Non siamo dei kamikaze e se abbiamo scelto di dire no, pur essendo quelli che maggiormente potevano avere un interesse oggettivo ad entrarvi, è perchè non crediamo più in un sistema politico che perpetua gli stessi errori che hanno generato la disfatta non solo delle sinistre ma di tutte le classi lavoratrici e di chiunque stia pagando la macelleria sociale agita dal neoliberismo.
La nostra, sia chiaro, è stata una scelta NON DETTATA DALLA PUREZZA di cui non ci importa nulla o dal settarismo di cui veniamo tacciati.
Siamo unicamente convinti che un simile schieramento non solo non potrà essere il diretto interlocutore di quelle masse popolari che versano in grave condizione di bisogno, ma in più riteniamo che rischi di annullare ulteriormente la credibilità e quindi l’efficacia di un percorso che può arginare la destra neoliberista solo ripartendo dalla Politica, quella da fare e da riportare al suo legittimo corso.
La stessa da cui è partito il neoliberismo per distruggere la sinistra e di cui l’elettoralismo e il partitismo non sono certo il metodo con cui poter farla rinascere.
Auguriamo comunque a tutte le forze in campo, un buon lavoro e salutiamo fraternamente».
1 commento:
E contropiano pubblica un articolo che vale la pena leggere. Non so chi sia l'autore, che dice di non aderire "Potere al popolo", ma contiene parecchi spunti interessanti. Un estratto:
"La priorità rimane infatti, almeno per il sottoscritto, il No all’ Unione Europea, il No all’ Euro, il No alla Nato. E soprattutto, il No gridato al pagamento del Debito. Senza questa determinazione e questi No, che comportano, mi rendo conto, non pochi rischi in termini di un possibile ed eventuale spargimento di sangue -è bene chiarirlo subito, senza ipocrisie e senza nascondersi la crudele verità, adoperando come paravento la Democrazia e il Pacifismo- non si uscirà mai dalla condanna a morte emessa, nei confronti dei ceti più deboli, delle periferie del mondo e dei popoli del sud, da quelle elite finanziarie che hanno a cuore solo i loro interessi e la cui sentenza viene eseguita, giorno dopo giorno, lentamente ma inesorabilmente, da boia in giacca e cravatta, seduti nei consigli di amministrazione o su poltrone presidenziali o su parlamentari scranni da deputato. Il sangue scorre lo stesso, dilazionato e per procura. E malgrado elezioni libere e democratiche."
Crudo e diretto, ma veritiero
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