[ 12 novembre 2017 ]
Volentieri pubblichiano quanco ci scrive l'amico e compagno Aldo Zanchetta.
«Ogni volta che pubblichiamo interventi "anomali" veniamo rimbrottati. Ma il nostro blog è pure questo, una tribuna che da spazio ad opinioni e tesi anche molto diverse dalle nostre, ove essi ci stimolino a comprendere il mondo, i fatti sociali, gli uomini che ne sono protagonisti».
Ho letto con speranza questa vostra nota che precede l’ultimo intervento di Mauro Pasquinelli dal titolo L'etica e la rivoluzione comunista: cominciamo da noi. Un giro copernicano in un ambito di pensiero tradizionalmente portato piuttosto a pensare che tutto dipenda dalle strutture e che l’uomo nuovo nascerà automaticamente una volta cambiate queste. Le due cose non possono non viaggiare di pari passo e comunque, come mi pare dicesse Lucien Goldmann, in attesa del ‘mondo nuovo’ nulla ci impedisce di comportarci come se quel mondo già esistesse. Anzi, questo forse ne è la precondizione. Il socialismo (scusate se uso una parola che può apparire "vetera") non si può costruire se non partendo da persone che lo vivano con forte coerenza personale. O pensiamo che possano costruirlo altri che socialisti non sono?
Hugo Blanco, peruviano oggi ottantatreenne ma tuttora in prima linea nelle lotte sociali del suo paese, nel libro “Noi, gli indios” scrive di aver lottato da giovane per dare la terra ai contadini (la ribellione armata nelle regioni di La Convencion y Lares portò alla prima riforma agraria in Perù) ma di dover oggi invece lottare per la salvezza del pianeta terra. Un buon esempio di come, al cambiare o all’ampliarsi delle priorità, si debba reagire non fossilizzandosi, né sul piano delle idee né su quello dell’azione.
I temi che Mauro Pasquinelli ha ultimamente affrontato sul blog sono oggi diffusi in una minoranza sì di persone, tuttavia crescente, che si distaccano così da una sinistra ingessata sulla centralità della questione economica e di una interpretazione riduttiva del pensiero di Marx, strumento di analisi tuttora prezioso ma non utilizzabile come “passepartout”.
E’ curioso come il pensiero di gran parte della sinistra continui ad avere una fede acritica e priva di dubbi nel “progresso”, questa entità astratta caratterizzata da una linea retta inevitabilmente ascendente e liberatrice nel tempo, identificandola oggi col percorso della tecno-scienza —malgrado i suoi molti e ormai ben visibili disastri ben evidenziati nella loro molteplicità, dallo scritto di Mauro Pasquinelli— e sia invece così arroccata su una problematica socio-economicistica ripetitiva, come si rileva dalla maggioranza degli scritti selezionati, perché "migliori" evidentemente, del notiziario “Sinistra in Rete”. Ancor peggio, se ci riferiamo alla sinistra partitica.
Tutto questo, credo, ha a che fare con la “sollevazione”, richiamata nel nome del vostro blog, contro l’unidimensionale e opprimente pensiero e pratica capitalista. Mi auguro che accanto alle analisi e alle lotte sul piano politico, certamente essenziali per il “qui” e “ora”, il sito si inoltri e rafforzi questa ricerca olistica sulla realtà di cui siamo parte.
PS
Volentieri pubblichiano quanco ci scrive l'amico e compagno Aldo Zanchetta.
«Ogni volta che pubblichiamo interventi "anomali" veniamo rimbrottati. Ma il nostro blog è pure questo, una tribuna che da spazio ad opinioni e tesi anche molto diverse dalle nostre, ove essi ci stimolino a comprendere il mondo, i fatti sociali, gli uomini che ne sono protagonisti».
Ho letto con speranza questa vostra nota che precede l’ultimo intervento di Mauro Pasquinelli dal titolo L'etica e la rivoluzione comunista: cominciamo da noi. Un giro copernicano in un ambito di pensiero tradizionalmente portato piuttosto a pensare che tutto dipenda dalle strutture e che l’uomo nuovo nascerà automaticamente una volta cambiate queste. Le due cose non possono non viaggiare di pari passo e comunque, come mi pare dicesse Lucien Goldmann, in attesa del ‘mondo nuovo’ nulla ci impedisce di comportarci come se quel mondo già esistesse. Anzi, questo forse ne è la precondizione. Il socialismo (scusate se uso una parola che può apparire "vetera") non si può costruire se non partendo da persone che lo vivano con forte coerenza personale. O pensiamo che possano costruirlo altri che socialisti non sono?
Hugo Blanco, peruviano oggi ottantatreenne ma tuttora in prima linea nelle lotte sociali del suo paese, nel libro “Noi, gli indios” scrive di aver lottato da giovane per dare la terra ai contadini (la ribellione armata nelle regioni di La Convencion y Lares portò alla prima riforma agraria in Perù) ma di dover oggi invece lottare per la salvezza del pianeta terra. Un buon esempio di come, al cambiare o all’ampliarsi delle priorità, si debba reagire non fossilizzandosi, né sul piano delle idee né su quello dell’azione.
I temi che Mauro Pasquinelli ha ultimamente affrontato sul blog sono oggi diffusi in una minoranza sì di persone, tuttavia crescente, che si distaccano così da una sinistra ingessata sulla centralità della questione economica e di una interpretazione riduttiva del pensiero di Marx, strumento di analisi tuttora prezioso ma non utilizzabile come “passepartout”.
Armando Bartra, altro leader latinoamericano (mi scuso per questa nuova citazione ‘straniera’), riferendosi appunto a questa poca "agilità" di pensiero nel rapportarsi con un mondo che cambia, nel suo libro L’hombre de hierro (L’uomo di ferro), incentrato sullo scontro storico fra la tecnoscienza e la natura, scrive:
«Se sinistra significa rischio e avventura, se è vivere e pensare in bilico, nell’avvio del millennio —il libro è del 2008, nota mia, come pure questa traduzione— dobbiamo cessare di essere di sinistra per continuare a andare in contromano. Dobbiamo sbarazzarci di ‘usi e costumi’ —espressione tipica india con riferimento alla tradizione, nota mia— invecchiati, di formule che ci sono care ma scheggiate. Si deve rimettere ordine nella testa, scompigliare le biblioteche, svuotare il guardaroba e il disco duro, dare aria alla casa. Si devono sciogliere matrimoni caduchi e innamorarsi di nuovo.E passo dal Messico alla Francia. Emanuel Mounier, il filosofo che a metà dello scorso secolo ispirò, fra quelle di molti altri movimenti, l’esperienza di “Comunità” di Adriano Olivetti, usava ripetere che deve interessarci «l’uomo, tutto l’uomo (nelle sue varie dimensioni: fisica, intellettuale, spirituale), tutti gli uomini». E’ centrandosi su questa dimensione totale del fenomeno homo sapiens, inserito e compartecipe del mondo della natura —aspetto che forse Mounier come del resto Marx, figli del proprio tempo, non avevano in evidenza— che una sinistra può ritrovare un senso e una direzione di marcia in questo trapasso epocale che stiamo vivendo caoticamente.
La sinistra ha necessità di disfarsi di cianfrusaglie inutili, di abbandonare le sue vesti logore, del suo linguaggio fatto di cliché, del suo moduccio di avanzare strascicandosi dietro i dogmi. La sinistra deve spogliarsi per mettere radici nel nuovo millennio. La sinistra ha bisogno di una purga da cavallo.
E se dopo aver messo in questione tutto, aver sovvertito tutto, troviamo ancora motivi per andare in contromano —e solo allora— una nuova sinistra comincerà a nascere […] Necessitiamo progetti che fertilizzino il presente, lacci tesi verso il futuro che diano senso al “qui” e “ora”. Non nebulosi punti di arrivo bensì immaginari in permanente costruzione».
E’ curioso come il pensiero di gran parte della sinistra continui ad avere una fede acritica e priva di dubbi nel “progresso”, questa entità astratta caratterizzata da una linea retta inevitabilmente ascendente e liberatrice nel tempo, identificandola oggi col percorso della tecno-scienza —malgrado i suoi molti e ormai ben visibili disastri ben evidenziati nella loro molteplicità, dallo scritto di Mauro Pasquinelli— e sia invece così arroccata su una problematica socio-economicistica ripetitiva, come si rileva dalla maggioranza degli scritti selezionati, perché "migliori" evidentemente, del notiziario “Sinistra in Rete”. Ancor peggio, se ci riferiamo alla sinistra partitica.
Tutto questo, credo, ha a che fare con la “sollevazione”, richiamata nel nome del vostro blog, contro l’unidimensionale e opprimente pensiero e pratica capitalista. Mi auguro che accanto alle analisi e alle lotte sul piano politico, certamente essenziali per il “qui” e “ora”, il sito si inoltri e rafforzi questa ricerca olistica sulla realtà di cui siamo parte.
PS
Non sono entrato qui in un giudizio di merito sui contenuti degli scritti di Pasquinelli, coi quali si può anche non concordare in tutto o in parte, ma sul metodo di aprirsi al confronto critico su tematiche che considerare estranee alla 'sollevazione' è francamente una visione povera e riduttiva.
3 commenti:
PASQUINELLI MAURO
Concordo pienamente con l’intervento lucido e penetrante di Aldo Zanchetta che compendia alla perfezione il mio sull’etica. Ma non ne avevo dubbi perche’ abbiamo in comune l’ispirazione a grandi menti come quella di Thoreau, Ivan Illich e per quanto mi riguarda Marcuse, Baudrillard (con la sua critica insuperata del sistema degli oggetti e del consumismo) per arrivare a Latouche e al suo concetto di decrescita (termine forse infelice e da sostituire) che sara’ oggetto di un mio prossimo contributo! Decrescita che non equivale a dire torniamo alla terra con la zappa e l’aratro ma azzerare gradualmente tutte le produzioni capitalistiche nocive ed ecologicamente insostenibile per far posto alla crescita della produzione umana bio-etico-sostenibile, in una prospettiva dove non conta piu’ l’aumento del consumo, che ci rende sempre piu’ infelici, il do ut des mercificante, ma il bien vivir, l’abbondanza frugale, un sistema di relazioni sociali cooperative fondate sulla fratellanza e l’amore tra gli uomini!
Abbiamo bisogno di un nuovo campo visivo di una nuova prospettiva che erediti il meglio dell’elaborazione di Marx contro l’alienazione e il capitalismo e ne scarti il mito positivistico del progresso tecno-scentifico, unico lascito di Marx alla sinistra occidentale nella sua versione socialdemocratica, leninista (non dimentichiamoci gli elogi di Lenin del Taylorismo e del fordismo), operaista, negriana e neo liberista!!
Abbiamo bisogno di un nuovo “manifesto”, di un nuovo pensiero, oltre la sinistra storica! Chiudo con un consiglio che mi sento in dovere di dare a tutta la sinistra sovranista. Daccordo occorre ritornare alla sovranita’ monetaria e popolare, uscire dall’euro, ricostruire una Banca centrale nazionalizzata, nazionalizzare tutte le industrie strategiche. Ma non basta! Perche’ tutto questo si puo’ realizzare o nella prospettiva della crescita e quindi della decadence anti-etica occidentale o nella prospettiva di un nuovo paradigma socio-produttivo, eco-etico-compatibile. Infine non basta lisciare il pelo al popolo come se esso fosse sempre vittima incolpevole del sistema e unico depositario della sovranita’! Nella nuova costituente popolare bisogna battersi contro tutti i lussi e i privilegi e le droghe imperialisti del popolo scambiati per diritti e per necessita’. E ce ne sono tanti, ne cito solo alcuni: gli allevamenti intensivi, la caccia, il calcio plurimiliardario, le industrie inquinanti e degli armamenti, la tv dei reality show, tutti gli ammennicoli tecnologici eco-incompatibili, il sistema di trasporto su gomma, l’import-esport di droghe, l’agricoltura dei pesticidi e dei concimi chimici, la societa’ orwelliana dello spettacolo, la produzione di psicofarmaci, alcool e tabacco, etc etc etc. So che sollevare questa bandiera significa mettersi contro la maggioranza del popolo, ma allora saremmo biechi populisti se non lo facessimo!!
Mauro Pasquinelli
PASQUINELLI MAURO
Per essere ancora piu chiari: non esiste sovranita' popolare senza sovranita' e giustizia alimentare! Non esiste sovranita' nazionale se il popolo e' succube dell'etica specista e della decadence occidentale, se i bisogni continuano ad essere mercificati e imposti dalle multinazionali, se le sue avanguardie ragionano solo in termini domanda, offerta investimenti risparmi e occupazione!!!! La piena occupazione è un obbiettivo giusto da perseguire se l'occupazione è sana, etica ed eco-compatibile. L'economia deve porsi al servizio della politica ma la politica al servizio dell'etica del bene comune, che non e' solo il bene comune del popolo ma anche degli animali e della terra che hanno pari diritti rispetto a noi!!!Marx diceva che il grado di civilta' di un popolo si misura dal rapporto tra uomo e donna...io aggiungerei tra uomini, PASQUINELLI MAURO
Per essere ancora piu chiari: non esiste sovranita' popolare senza sovranita' e giustizia alimentare! Non esiste sovranita' nazionale se il popolo e' succube dell'etica specista e della decadence occidentale, se i bisogni continuano ad essere mercificati e imposti dalle multinazionali, se le sue avanguardie ragionano solo in termini domanda, offerta investimenti risparmi e occupazione!!!! La piena occupazione è un obbiettivo giusto da perseguire se l'occupazione è sana, etica ed eco-compatibile. L'economia deve porsi al servizio della politica ma la politica al servizio dell'etica del bene comune, che non e' solo il bene comune del popolo ma anche degli animali e della terra che hanno pari diritti rispetto a noi!!!Marx diceva che il grado di civilta' di un popolo si misura dal rapporto tra uomo e donna...io aggiungerei tra e e animali, tra uomini e pianeta terra!
Accolgo con piacere l'invito all'approccio olistico di Aldo, e mangiare carne non contribuisce all'equilibrio del "tutto".
Per molti anni ho mangiato soia al posto delle proteine animali, poi ho scoperto una correlazione tra la mia sindrome di Hashimoto (ipotiroidismo) e soia, caseina e glutine (quasi tutto transgenico) e ho vissuto una fase vegana che mi ha regolarizzato TSH, FT3 e FT4.
Quando a volte trasgredisco la dieta vegetariana non ho più la stessa fede salutistica a sostenermi.
Poi c'è un problema di convivialità con gli amici onnivori e fumatori.
In quel caso per me applicare l'approccio olistico significa privilegiare il nutrimento spirituale della condivisione a quello materiale della digestione, che sappiamo dove finisce.francesco
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