Il candidato di Casa Pound Luca Marsella |
Astensionismo in massa.
Questo è il dato più eclatante che emerge dalle elezioni per il "sindaco" di Ostia, popoloso sobborgo sul litorale romano. Ricordiamo che la giunta piddina venne sciolta e quindi commissariata per inflitrazioni mafiose.
L'affluenza finale è stata del 36,15%, ben 20 punti percentuali in meno del primo turno delle comunali del 2016 quando la partecipazione era stata del 56,11%.
Hanno votato 67.125 persone su 185.661 aventi diritto, a fronte di 231 mila residenti nel territorio: in pratica quasi 2 elettori su tre sono rimasti a casa. La partecipazione è più alta sul lungomare, con punte di affluenza superiori al 40% mentre nell'entroterra più popolare ci sarebbero delle sezioni attorno al 30%!
Monica Picca (FdI) e Giuliana Di Pillo (M5S) |
Nel vuoto surreale segnato dall'astensione in massa ( e dagli allagamenti davanti ai seggi) la candidata pentastellata Giuliana Di Pillo risulta la più votata con il 30,21% delle preferenze, davanti a Monica Picca, responsabile locale di FdI (in coalizione con Lega e Forza Italia) al 26,68%. Il Partito democratico con Athos De Luca, raggiunge il misero 13,61%.
Da segnalare il previsto tonfo (forse meno grande del previsto) dei Cinque Stelle: meno 19 mila voti — alle passate comunali la Raggi ottenne ad Ostia il 46% e addirittura il 74% al ballottaggio.
Non c'è stato —malgrado il sostegno conclamato della malavita locale ed i tanti pacchi viveri distribuiti "al popolo" in stile democristiano—, il da tutti previsto "ciclone Casa Pound". Luca Marsella conquista il 9,08, ma grazie anche alle altre due liste collegate —nel 2016 con Simone di Stefano prese ad Ostia 1.750 voti, pari all'1,99%, mentre oggi sale a 4.862, Il 7,69%.
Facciamo i conti della serva.
Quanto fa in percentuale 4.862 voti presi dai neofascisti rispetto agli ostiensi aventi diritto (185.661)? Fa il 2,61%.
Un po' pochino per parlare di ciclone.
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