[ 2 luglio 2017 ]
Il 24 giugno scorso, a Firenze, gli amici di SENSO COMUNE hanno svolto la loro prima assemblea nazionale. Era presente una delegazione della CLN, inclusi compagni di Programma 101.
Assemblea vivace, dibattito serio, forte volontà di rompere gli indugi per passare da associazione culturale a vero e proprio soggetto politico. E ciò è bene, perché di un nuovo grande soggetto politico c'è bisogno come il pane in questo paese. L'augurio è che, nel rispetto pieno dell'indipendenza di ognuno, contro ogni demenziale settarismo, le diverse forze patriottico-rivoluzionarie possano dare vita presto ad un blocco unitario.
Qui sotto, a beneficio dei nostri tanti e attenti lettori, un intervento che non solo fa capire bene cos'è e dove va SENSO COMUNE, ma che si incastra bene nel dibattito in corso su SOLLEVAZIONE sulla unità dei cosiddetti "sovranisti".
Il 24 giugno scorso, a Firenze, gli amici di SENSO COMUNE hanno svolto la loro prima assemblea nazionale. Era presente una delegazione della CLN, inclusi compagni di Programma 101.
Assemblea vivace, dibattito serio, forte volontà di rompere gli indugi per passare da associazione culturale a vero e proprio soggetto politico. E ciò è bene, perché di un nuovo grande soggetto politico c'è bisogno come il pane in questo paese. L'augurio è che, nel rispetto pieno dell'indipendenza di ognuno, contro ogni demenziale settarismo, le diverse forze patriottico-rivoluzionarie possano dare vita presto ad un blocco unitario.
Qui sotto, a beneficio dei nostri tanti e attenti lettori, un intervento che non solo fa capire bene cos'è e dove va SENSO COMUNE, ma che si incastra bene nel dibattito in corso su SOLLEVAZIONE sulla unità dei cosiddetti "sovranisti".
NASCE "SENSO COMUNE": CHI CI STA?
«L’assemblea di Firenze del 24 Giugno ha visto nascere una nuova associazione politico-culturale: Senso Comune. Come si può intuire dal nome, l’obiettivo di questo movimento è parlare alle persone comuni. E soprattutto a quelle persone per cui la crisi economica non è una parola astratta ma un’esperienza quotidiana. Non è detto che ci riusciremo ma sta di fatto che il primo passo per cambiare la realtà è comprenderla, e per tornare a comprendere la realtà bisogna tornare a parlare proprio con la gente comune.
Il secondo passo da compiere sta nell’individuare il bersaglio che si vuole colpire. E su questo punto Senso Comune ha le idee molto chiare. I nostri nemici sono le disuguaglianze, la povertà, la disoccupazione e le élites economiche che mangiano a sbafo sulle spalle della maggioranza della popolazione. Terzo ed ultimo passo sta nel proporre una soluzione. E se il nostro obiettivo è la lotta alle disuguaglianze, allora la soluzione sta nel discutere di come dar vita a un partito/movimento che intenda conquistare le istituzioni.
Tutto ciò è necessario perché viviamo in una società tragicamente diseguale in cui gli unici valori sono la competizione e il disprezzo per chi è più povero. Però si sa, odiare chi ha di meno è più facile che prendersela con chi ha di più. Il potere può vendicarsi, i pezzenti no.
La risposta ai nostri problemi non è quindi rappresentata da Salvini e dal suo odio verso qualunque essere umano nato a sud di Bologna. Allo stesso modo non si può che provare disprezzo verso Renzi che ha definitivamente trasformato il PD in un gruppo di servetti di Marchionne e Farinetti. E anche Grillo fa parte del problema: non bastano amministrazioni pubbliche trasparenti. L’essere onesti di per sé non vuol dire difendere gli interessi dei più deboli, dei senza casa, dei disoccupati.
I dati parlano da soli.
La disoccupazione in Italia è al 12% e quella giovanile al 40.
L’uno per cento più ricco della popolazione possiede il 25% della ricchezza nazionale. Mentre il 20% più povero ne possiede lo 0,06%: 415 volte di meno!!
Sapete dire il nome di un partito che in Italia faccia di questi numeri il proprio cavallo di battaglia? Ecco quel partito, quel movimento, va fondato: sono i fatti che ce lo chiedono, punto e basta.
Il nome, il simbolo e i colori non contano niente, quel che conta sono gli obiettivi. Che si chiami «partito x», «movimento y», «populismo z» è irrilevante. Sia chiaro però che per noi la parola populista non è un insulto. E se essere populisti vuol dire stare col popolo, allora sì: siamo fieramente populisti.
E sia altrettanto chiaro che a Senso Comune non interessa parlare di destra e sinistra.
Senso Comune vuole creare uno spazio di emancipazione.
Basta con la destra serva dei potenti e basta anche con la sinistra che è tutta, tutta, tutta asservita al PD.
Solo lo stato può farsi carico di un’emergenza sociale di queste dimensioni. E può farlo solo tramite piani per l’occupazione, difendendo a tutti i costi l’industria nazionale e i suoi posti di lavoro, aumentando gli investimenti in opere pubbliche utili, nazionalizzando il sistema bancario e creando un insieme di garanzie sociali che impediscano che i ricchi diventino sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Solo così potremo rendere la società italiana più umana, più razionale, più giusta. Al di fuori di ciò c’è solo la barbarie. E la barbarie ha un nome e un cognome: Libero Mercato.
Ma di fronte a queste affermazioni già si sente risuonare la voce dei signori della terra: «ma la globalizzazione? il debito? l’Europa?». L’Unione Europea, come la globalizzazione, sono strumenti nelle mani dei potenti. L’Unione Europea è il mostro che ha messo volutamente in ginocchio la Grecia, che obbliga gli stati a svendere i servizi pubblici e che con le politiche di austerity ha devastato la vita di decine di milioni di persone. Questa è la tragica realtà, e di fronte a sciacalli come la Merkel e Juncker all’Italia resta una sola risorsa: l’Italia stessa, e il suo PIL che continua ad essere l’ottavo al mondo. Solo un governo che faccia gli interessi dell’Italia salverà l’Italia. Il resto, signore e signori, sono chiacchiere.
Noi siamo qui per costruire una Patria di uomini e donne Liberi ed Uguali: chi ci sta?»
3 commenti:
Ecco gli esponenti di spicco della banda del né-né che si affannano a dire: "basta anche con la sinistra che è tutta, tutta, tutta asservita al PD.".
Con gli autori di analisi così approssimative, per non dire totalmente fallaci, chi ha ancora voglia di mettersi a discutere? Chi ha ancora voglia di ripetere per la miliardesima volta che esistono programmi di destra che CERTA sinistra ha fatto propri, definendosi così per quello che vale, ovvero un partito di destra? Chi ha ancora voglia di raccontare la storia di Liberté, Egalité, Fraternité e di quello che continua a significare per molte persone?
Sinceramente ho tagliato i ponti con la banda del né-né, e ne vado fiero: si arrangino tra di loro.
Caro Tonguessy,
come sai questa Redazione non ritiene affatto che la "dicotomia" destra-sinistra sia stata inghiottita dalla postemodernità neoliberista. Tuttavia...
Tuttavia, un conto è discutere in piccoli cenacoli politologici, un altro è porsi il problema della "andata al popolo", ovvero costruire un nuovo soggetto politico democratico e rivoluzionario sui principi, come dici sempre tu, dell' '89. Se si esce dai recinti degli zombi sinistrati, se si fa politica di massa reale, non è difficile scoprire che è ormai senso comune (anche tra gli elettori del Pd e delle sue frattaglie radicali) che sinistre e destre sono omologhe sulle questioni fondamentali.
Se si milita in basso, se si esce dalle catacombe settarie, il compito non è di abbarbicarsi capziose discussioni sulla "dicotomia", bensì spiegare perché le sinistre sulle questioni centrali sono equivalenti e complici dei dominanti.
fare questo, e solo fare questo è... di sinistra.
Cara Redazione,
non posso essere maggiormente d'accordo su quanto sostieni. Resta comunque la grave affermazione secondo cui "la sinistra che è tutta, tutta, tutta asservita al PD". Siamo qui a testimoniare il contrario. Ne prendano atto. Esiste una sinistra che da sempre si è smarcata dalla presunta sinistra (atlantista, neoliberista, etc..). Se poi vogliamo fare i conti con la vulgata secondo cui destra e sinistra sono uguali (vulgata pompata ad arte dai programmatori del né-né) allora trasferiamoci al bar sport, dove si dice che non è giusto che al sud spendano così poco per il riscaldamento domestico.
Per storia e per per prassi destra e sinistra NON sono uguali. Se si ignorano questi minimi fattori tutta la discussione non può che cavalcare l'onda del qualunquismo. Che da sempre fa il gioco della destra. Gira e rigira si torna sempre lì.......
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