[ 5 luglio 2017 ]
Non è la prima volta che pubblichiamo sul nostro blog le analisi e gli interventi di Alberto Negri, tra i giornalisti italiani che si occupano di politica estera, uno di più lucidi e meno servili rispetto alle servili élite dominanti italiane. Il caso libico è da manuale nell'evidenziare fino a che punto sia giunta e giunga la sudditanza italiana rispetto alle grandi potenze.
Perché siamo nei guai? L'Italia in Libia nel 2011 ha dovuto accettare il bombardamento di
Gheddafi e sotto la minaccia che venissero colpiti i terminali Eni si è accodata ai raid aerei. Ha perso così il suo più importante alleato nel Mediterraneo con cui aveva firmato un trattato cinquantennale soltanto sei mesi prima, legato dal cordone ombelicale di un gasdotto. Si è trattato della più devastante sconfitta dalla seconda guerra mondiale, inferta da una coalizione franco-anglo-americana, cioè da presunti alleati che hanno poi abbandonato la Libia al suo destino salvo poi flirtare con il generale Khalifa Haftar, con l’Egitto e bombardare l’Isis, senza però dimostrare la minima intenzione di riportare la Libia ai suoi confini originari.
Le frontiere dell’Italia sono affondate sulle coste della Sirte e i confini Schengen si sono dissolti nel Sahel. Adesso l’Unione corre debolmente ai ripari dopo anni di anarchia alle frontiere libiche che sono diventate pure quelle dell’Europa. Per fermare la rotta balcanica dei profughi sono stati promessi 6 miliardi di euro a Erdogan accettando che diventasse una sorta di autocrate mediorientale, non il candidato all’ingresso nell’Unione. E oggi l’Austria, presa a schiaffi da Ankara sul partenariato della Nato, schiera i corazzati al Brennero. L’impressione è che i membri dell’Unione alzino la voce senza esprimere la minima comprensione del problema che va ben oltre i migranti di oggi ma riguarda la stessa possibile disgregazione dell’Europa. L’Italia dopo Gheddafi è stata vista come un Paese sconfitto e che per di più non ha saputo reagire alla frantumazione della Libia puntando sui cavalli sbagliati. La Francia intanto è intervenuta in Africa e in Mali quando i suoi interessi sono stati minacciati.
Non c’è da stupirsi della mancata solidarietà europea: potrebbero i francesi, gli inglesi o gli americani ammettere di essersi sbagliati a eliminare Gheddafi accettandone le conseguenze? Il dittatore libico, come ha detto un rapporto dello stesso Parlamento britannico, non sarebbe mai caduto senza un intervento esterno. Dobbiamo stare molto attenti con alleati del genere perché sono gli stessi secondo i quali Assad era già finito sei anni fa. Abbiamo partecipato a missioni all’estero, dall’Iraq all’Afghanistan, che sono servite a ben poco ma non siamo stati in grado di difendere i confini reali e della nostra geopolitica. Tutto il resto sono chiacchiere. Tocca a noi decidere che cosa vogliamo fare del nostro presente e forse anche del nostro futuro, cosa non facile per un Paese che per 70 anni si è cullato sotto l’ombrello americano e della Nato.
La trappola libica, le ferite che non passano
Alberto Negri |
Le frontiere dell’Italia sono affondate sulle coste della Sirte e i confini Schengen si sono dissolti nel Sahel. Adesso l’Unione corre debolmente ai ripari dopo anni di anarchia alle frontiere libiche che sono diventate pure quelle dell’Europa. Per fermare la rotta balcanica dei profughi sono stati promessi 6 miliardi di euro a Erdogan accettando che diventasse una sorta di autocrate mediorientale, non il candidato all’ingresso nell’Unione. E oggi l’Austria, presa a schiaffi da Ankara sul partenariato della Nato, schiera i corazzati al Brennero. L’impressione è che i membri dell’Unione alzino la voce senza esprimere la minima comprensione del problema che va ben oltre i migranti di oggi ma riguarda la stessa possibile disgregazione dell’Europa. L’Italia dopo Gheddafi è stata vista come un Paese sconfitto e che per di più non ha saputo reagire alla frantumazione della Libia puntando sui cavalli sbagliati. La Francia intanto è intervenuta in Africa e in Mali quando i suoi interessi sono stati minacciati.
Non c’è da stupirsi della mancata solidarietà europea: potrebbero i francesi, gli inglesi o gli americani ammettere di essersi sbagliati a eliminare Gheddafi accettandone le conseguenze? Il dittatore libico, come ha detto un rapporto dello stesso Parlamento britannico, non sarebbe mai caduto senza un intervento esterno. Dobbiamo stare molto attenti con alleati del genere perché sono gli stessi secondo i quali Assad era già finito sei anni fa. Abbiamo partecipato a missioni all’estero, dall’Iraq all’Afghanistan, che sono servite a ben poco ma non siamo stati in grado di difendere i confini reali e della nostra geopolitica. Tutto il resto sono chiacchiere. Tocca a noi decidere che cosa vogliamo fare del nostro presente e forse anche del nostro futuro, cosa non facile per un Paese che per 70 anni si è cullato sotto l’ombrello americano e della Nato.
* Fonte: Il Sole 24 Ore del 4 luglio
4 commenti:
"sotto la minaccia che venissero colpiti i terminali Eni"
È tutto.
E penso sempre a quel (presunto) nazionalista che si è addirittura vantato di aver convinto lui Berlusconi ad intervenire. Orwell a questi gli fa un baffo.
Sì Alberto Negri sarà pure interessante, ma è un servile lacchè dell'Iran teocratico e antisociale postAhmadinelad
Si,
Forse per cominciare si potrebbe, come nazione, mantenere la parola data e gli accordi stipulati.
L'Italia da colonizzatrice in Libia ha anticipato a danno dei libici, cose che gli armeni e poi gli ebrei nelle storia recente hanno subito.
Neanche la mano tesa di Geddafi in passato ( vedi ad es. i miliardi alla fiat ogni qualvolta era in crisi e i vantaggiosi accordi economici sulle riserve energetiche libiche) hanno insegnato alla fine qualcosa.
La storia è maestra: se è questo il solo gioco che i governi italiani sanno fare l'Italia verrà scaraventata a mare alla prima occasione che la Libia avrá a disposizione...tutto sommato ai coloni italiani in Libia accadde lo stesso e forse, a distanza di anni si può osservare che c'è la siamo andata sempre a cercare la pedata dietro: come fascisti del ventennio ed ora ancora piú meritevoli, perchè con l'aggravante di aver colpito ancora e alle spalle una nazione che da noi a già subito parecchie angherie.
Una sola parola: vergogna.
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