[ 7 luglio 2017]
La finta solidarietà europea sui migranti
Dicono che l'Europa, pardon il "sogno europeo", stia ripartendo. E il bello è che a sinistra, foss'anche solo per prenderne le distanze, c'è chi ci crede. Il "sogno" ha ovviamente il suo eroe, al secolo Emmanuel Macron, l'uomo di Rothschild e di Jacques Attali, quel gentiluomo che vorrebbe sterminare gli anziani giusto per risolvere il problema delle pensioni.
Sta di fatto che gli europeisti d'ogni sponda stravedono per lui, specie in Italia dove i più gonzi credono che sia stato messo all'Eliseo per far da sponda al governo italiano. Il problema dei sogni, si sa, è che ad un certo punto arriva il risveglio. Ma per certi "sognatori" svegliarsi è davvero un problema.
Ecco, però, che scoppia la questione dei migranti. L'Italia è in difficoltà ed il governo, che ha pure un'evidente problema di consenso, si raccomanda all'Europa. Perdinci, è arrivato Macron, non è più l'Europa col braccino corto della cancelliera, dunque è il momento di chiedere una certa, pur minimale, condivisione degli oneri.
Richiesta accolta, come si conviene, con alte parole di considerazione per il nostro Paese. Che va aiutato (così dicono), ma come non si sa. Si sa invece cosa farà il signor Macron. L'Italia vorrebbe che qualche nave carica di profughi arrivasse a Marsiglia o a Barcellona? Non se ne parla neanche, dice subito il piccolo aspirante Bonaparte. Perché poi, aggiunge, bisogna pur distinguere tra richiedenti asilo e migranti economici. Ma davvero? E' per fare questa brillante distinzione che ha convocato il parlamento a Versailles?
E pensare che il giovanotto del 15% (tanti i suoi voti sul totale dell'elettorato al ballottaggio) ha un'esagerata considerazione di se stesso. Nei giorni scorsi i suoi responsabili della comunicazione hanno annullato una conferenza stampa, scrivendo papale papale che «il suo pensiero è troppo complesso e non si presta al gioco domande-risposte dei giornalisti». Sui migranti, però, questa "complessità" non si è vista: egli ha detto semplicemente no ad ogni condivisione degli oneri, così come Berlino sa dire solo no alla condivisione del debito.
Le cronache di oggi sono impietose sullo stato dell'Unione (europea). Se al porto di Marsiglia non si sbarca - la città non sarebbe pronta, mica è Lampedusa! - idem a Barcellona (il governo spagnolo ha detto che o tutti si impegnano o non lo fanno neppure loro, e dunque non muoveranno foglia), al Brennero ci sono i blindati austriaci a presidiar la frontiera. Intanto Juncker è andato a parlare del tema in un parlamento di Strasburgo completamente deserto.
Ora, l'Unione godrà anche una splendida salute, come opinano diuturnamente gli scribacchini dei media mainstream, ma a giudicar dai fatti qualche dubbio dovrebbe venire.
Che farà adesso il governo del conte Paolo Gentiloni Silveri dopo aver incassato l'ennesima pernacchia? Una cosa da fare ci sarebbe: far partire quattro navi cariche di migranti, dotate sia chiaro di ogni comfort per i passeggeri, e dirigerle sì a Marsiglia e Barcellona, ma pure a Rotterdam ed Amburgo. Così, giusto per mettere alla prova la solidarietà, la bontà, l'accoglienza anche dei paesi del nord, sempre pronti alla predicozza moralista nei confronti del sud mediterraneo.
Una provocazione? No, un modo concreto per mostrare il vero volto ipocrita dell'Europa (intesa, si capisce, come Unione). Ma è proprio questo che la nostrana classe dominante non vuole, e dunque nessuna nave partirà.
Nel frattempo si continuerà ad osannare Macron, che essi considerano alla stregua di un gigante, mentre è invece soltanto l'ennesimo piccolo uomo messo lì dai pupari dell'oligarchia finanziaria. Macron, ma quale Macron! Chiamiamolo piuttosto Micron, uno (uno dei tanti) che farà il suo sporco lavoro per poi sparire nell'ignominia al pari del suo predecessore. Micron, quello che «Marsiglia è mica Lampedusa...».
5 commenti:
Sacrosante parole! Emmezeta mette il dito nella piaga. Sulla questione dei migranti l'ipocrisia farsesca della nostra classe politica è pari al suo completo asservimento all'eurocrazia e alle elites finanziarie e capitalistiche internazionali. Quanto a Micron, i nodi verranno al pettine presto, molto presto.
Ma come,non era l'unico argine all'avanzata dei lanzichenecchi alle porte,non era considerato dal "popolo di sinistra"un difensore di quei "valori repubblicani"messi a rischio da quella fascista,nazionalista,imperitura rappresentante del tanto deprecato sovranismo che agli occhi di molti beoti si coniuga con protezionismo e sciovinismo?Agli occhi dei beoti,appunto,ora che l'hanno beatificato accordandogli un consenso pari a 21 milioni di voti alle presidenziali(va ricordato sempre,VENTUNO MILIONI)si accorgono solo ora,a babbo morto,chi è DAVVERO costui?Questo é solo l'inizio come recitava un vecchio slogan del '68,il bello o meglio il peggio per molti di quelli che l'hanno CONVINTAMENTE eletto viene ora e non basteranno centomila cortei e scioperi ad oltranza a far indietreggiare l'allievo di Attali e dell'oligarchia eurista.Sentite felicitazioni a tutti quei lavoratori e al sempre più esiguo ceto medio che ha "sbarrato la strada al fascismo"(sic),eleggendo un "sincero democratico"(Pcf dixit)complimenti vivissimi,Leuropa RINGRAZIA.Luciano
Ci aiutano alla Salvini...."a casa nostra".....
Carissimi,
visto che parliamo di Francia, mi vengono in mente alcune considerazioni al volo.
Sbaglio o in Francia, i due principali gruppi automobilistici - Renault e Groupe PSA, vale a dire i marchi Peugeot e Citroën - sono entrambi partecipati dalla Stato con quote che garantiscono al governo potere di veto su decisioni strategiche?
Sono in preda alle allucinazioni oppure è vero che a pagina 4 di questo elegante PDF la Agence des Participations de l'Etat ci informa proprio su questo e ci fa pure notare che Renault controlla Nissan in Giappone e qualche casa automobilistica in Russia, mentre PSA, copartecipata dalla cinese Dongfeng, ha grazie a questo fatto una posizione di privilegio in uno dei mercati più in espansione nel prossimo futuro?
E poi, ho avuto le traveggole oppure è vero che PSA all'inizio dell'anno ha acquistato i marchi Opel e Vauxhall da General Motors?
Orbene, potrei continuare a lungo e chi volesse potrebbe scorrere l'elegante PDF di cui sopra. Piuttosto, il punto è: ma la vacca sacra dell'UE non era la concorrenza? Non era l'antitrust? Non era il divieto di aiuti di stato? Non era la liberalizzazione dei mercati? Non era la privatizzazione di tutto, financo dei peli del deretano di zio Pasquale? La gentilissima signora Verstager, dov'è? Dov'è quando lo stesso azionista ha quote di controllo in due gruppi automobilistici teoricamente concorrenti fra loro? Dov'è quando questi gruppi fanno pure allegramente shopping in tutta Europa e oltre?
E mi fermo al settore automobilistico. Ripeto: il sito della APE è una miniera d'informazioni interessanti. E poste anche in maniera elegante.
In Italia, invece, tocca aspettare l'OK di Juncker e amici per "salvare" le banchette venete a beneficio di Intesa San Paolo (alle condizioni di Intesa San Paolo) e poi ben presto arriveranno le martellate sanzionatorie per il caso emissioni truccate del gruppo FCA (cioè Fiat, cioè un gruppo con sede amministrativa a Londra e domicilio fiscale ad Amsterdam) a cui decine di governi italiani hanno regalato anche lo sfintere anale per una vita e non ultimo il marchio Alfa Romeo (si chieda a Romano Prodi).
Un saluto a tutti
Vostro
Barbaro D'Urso
E c'è anche la claque, i registi della farsa europeista hanno pensato a tutto.
Ai cittadini che ragionano sui fatti e si informano giustamente questa UE falsa ed ipocrita non può che suscitare ribrezzo, e ciò è certamente noto ai profittatori di questa democrazia fasulla inscenata per coprire la reale dittatura del capitale. Ma siccome servono applausi, i registi della farsa hanno pensato anche alla claque. A ritmo mensile si assiste in centinaia di città europee alla pietosa inscenata degli utili idioti del "Pulse of Europe", probabilmente finanziati fra l'altro da Soros (che ne ha tessuto l'elogio recentemente). Insieme ai pochi organizzatori prezzolati ci sono anche tanti poveri illusi a sbandierare lo straccio dell'Unione Europea. Per coloro che come il sottoscritto da giovane (oltre mezzo secolo or sono) avevano creduto nell'UE come possibilità di sviluppo democratico e pacifico è difficile dire se sia più la delusione o la rabbia per il lurido inganno subito.
Posta un commento