[ 4 gennaio ]
Che si sia entrati, dopo il 4 dicembre, in una nuova fase politica, è chiaro ai più, ed è evidente nel campo avversario, quello di chi comanda.
Cosa ha dimostrato il referendum? Per dirla con Gramsci: che la grande borghesia italiana resta pur sempre una classi dirigente (dominante), ma ha perduto la sua egemonia —dove per egemonia si deve intendere il consenso da parte delle classi subalterne non solo a questa o quella compagine politica, ma alla visione del mondo dei dominanti.
Se volessimo dare un nome a questa visione del mondo potremmo chiamarla così: liberismo cosmopolitico.
La maggioranza degli italiani, la stragrande maggioranza del popolo lavoratore, con quello che potremmo definire "gesto di disobbedienza civile", ha voluto esprimere un rifiuto di questa visione, ciò che attesta appunto questa "impotenza egemonica" della classe dominante.
Siamo quindi ad un nuovo giro di boa della "crisi organica" del regime nato con la "seconda repubblica".
Non bisogna tuttavia sopravvalutare la portata della vittoria del 4 dicembre.
La ragione è semplice: il popolo ha detto NO ad una visione liberista cosmopolitica, ma non si riconosce in un'altra da opporre.
In questo senso ha senso, mi si passi il bisticcio di parole, definire "populistico" il campo del NO, dal momento che questo campo è politicamente eterogeneo, indeterminato, acefalo, aperto a sbocchi diversi, se non addirittura opposti.
Come abbiamo altre volte sottolineato il campo del populismo è tuttavia quello in cui si gioca la partita decisiva, nel quale si agitano le forze che si candidano alla guida del Paese, nel quale prenderà forma il regime politico (forse anche sociale) che verrà dopo quello attualmente vigente.
Ciò che i dominanti hanno ben chiaro, e per questo si attrezzano alla bisogna.
Hanno i dominanti un'altra visione di ricambio rispetto a quella liberista cosmopolitica?
No, non ce l'hanno.
Sono costretti a navigare a vista nella speranza che passi la nottata e che nel frattempo non sopraggiunga un'altra tempesta mondiale che manderebbe il loro sistema a carte quarantotto.
Navigare a vista non vuol dire navigare alla cieca. I dominanti, fallito il "Piano A" (leggi l'opzione Renzi), lavorano al loro "Piano B".
Quale esso sia, ce lo descrive bene Michele Salvati nel suo editoriale di ieri, 3 gennaio, sul Corriere della Sera.
Il titolo è eloquente, addirittura programmatico: «UNA COALIZIONE RIFORMISTA CONTRO I POPULISMI. I partiti responsabili devono trovare uno schema che permetta di far funzionare al meglio il Paese ed evitare che l’insoddisfazione vada al potere».
Più chiaro non si può. Nelle intenzioni delle teste d'uovo di regime questo significa —fallito il tentativo renziano (su cui i dominanti tutto avevano puntato— metter su una santa alleanza che escluda M5S, Lega salviniana e Fratelli d'Italia e l'ala più dura della "sinistra radicale". I tempi sono stretti: la santa alleanza anti-populista deve vincere le prossime elezioni —per questo meglio per loro se non saranno anticipate al 2017.
Niente di nuovo, direte voi. Vero in parte: di nuovo c'è che LorSignori percepiscono che sono alla canna del gas e ove la barriera anti-populista non venisse alzata, sarebbero spalancate le porte ad un governo che per la prima volta dal dopoguerra non sarebbe più in mano loro — e che farebbe tremare il già barcollante edificio eurocratico.
Possiedono LorSignori un'alternativa al "Piano B"? E se sì, quale potrebbe essere?
Possiamo solo fare congetture.
Ma è certo nelle segrete stanze del potere che conta che è posto il problema del "che fare" in caso di vittoria del campo populista. I dominanti hanno solo una chance: infiltrare il campo populista, addomesticare le sue componenti moderate, disposte ad un compromesso, corrompendo quei capi che mettono al primo posto la gloria e la loro ambizione personale. Il modello potrebbe essere quello di Tsipras. Ciò che va accadendo dentro Podemos ne è una riprova.
Ps:
Che si sia entrati, dopo il 4 dicembre, in una nuova fase politica, è chiaro ai più, ed è evidente nel campo avversario, quello di chi comanda.
Cosa ha dimostrato il referendum? Per dirla con Gramsci: che la grande borghesia italiana resta pur sempre una classi dirigente (dominante), ma ha perduto la sua egemonia —dove per egemonia si deve intendere il consenso da parte delle classi subalterne non solo a questa o quella compagine politica, ma alla visione del mondo dei dominanti.
Se volessimo dare un nome a questa visione del mondo potremmo chiamarla così: liberismo cosmopolitico.
La maggioranza degli italiani, la stragrande maggioranza del popolo lavoratore, con quello che potremmo definire "gesto di disobbedienza civile", ha voluto esprimere un rifiuto di questa visione, ciò che attesta appunto questa "impotenza egemonica" della classe dominante.
Siamo quindi ad un nuovo giro di boa della "crisi organica" del regime nato con la "seconda repubblica".
Non bisogna tuttavia sopravvalutare la portata della vittoria del 4 dicembre.
La ragione è semplice: il popolo ha detto NO ad una visione liberista cosmopolitica, ma non si riconosce in un'altra da opporre.
In questo senso ha senso, mi si passi il bisticcio di parole, definire "populistico" il campo del NO, dal momento che questo campo è politicamente eterogeneo, indeterminato, acefalo, aperto a sbocchi diversi, se non addirittura opposti.
Come abbiamo altre volte sottolineato il campo del populismo è tuttavia quello in cui si gioca la partita decisiva, nel quale si agitano le forze che si candidano alla guida del Paese, nel quale prenderà forma il regime politico (forse anche sociale) che verrà dopo quello attualmente vigente.
Ciò che i dominanti hanno ben chiaro, e per questo si attrezzano alla bisogna.
Hanno i dominanti un'altra visione di ricambio rispetto a quella liberista cosmopolitica?
No, non ce l'hanno.
Sono costretti a navigare a vista nella speranza che passi la nottata e che nel frattempo non sopraggiunga un'altra tempesta mondiale che manderebbe il loro sistema a carte quarantotto.
Navigare a vista non vuol dire navigare alla cieca. I dominanti, fallito il "Piano A" (leggi l'opzione Renzi), lavorano al loro "Piano B".
Quale esso sia, ce lo descrive bene Michele Salvati nel suo editoriale di ieri, 3 gennaio, sul Corriere della Sera.
Il titolo è eloquente, addirittura programmatico: «UNA COALIZIONE RIFORMISTA CONTRO I POPULISMI. I partiti responsabili devono trovare uno schema che permetta di far funzionare al meglio il Paese ed evitare che l’insoddisfazione vada al potere».
Più chiaro non si può. Nelle intenzioni delle teste d'uovo di regime questo significa —fallito il tentativo renziano (su cui i dominanti tutto avevano puntato— metter su una santa alleanza che escluda M5S, Lega salviniana e Fratelli d'Italia e l'ala più dura della "sinistra radicale". I tempi sono stretti: la santa alleanza anti-populista deve vincere le prossime elezioni —per questo meglio per loro se non saranno anticipate al 2017.
Niente di nuovo, direte voi. Vero in parte: di nuovo c'è che LorSignori percepiscono che sono alla canna del gas e ove la barriera anti-populista non venisse alzata, sarebbero spalancate le porte ad un governo che per la prima volta dal dopoguerra non sarebbe più in mano loro — e che farebbe tremare il già barcollante edificio eurocratico.
Possiedono LorSignori un'alternativa al "Piano B"? E se sì, quale potrebbe essere?
Possiamo solo fare congetture.
Ma è certo nelle segrete stanze del potere che conta che è posto il problema del "che fare" in caso di vittoria del campo populista. I dominanti hanno solo una chance: infiltrare il campo populista, addomesticare le sue componenti moderate, disposte ad un compromesso, corrompendo quei capi che mettono al primo posto la gloria e la loro ambizione personale. Il modello potrebbe essere quello di Tsipras. Ciò che va accadendo dentro Podemos ne è una riprova.
Cosa fare dunque?
2 commenti:
Ciao, volevo invitarvi a questo evento, che riunisce varie associazioni che vogliono ripartire dalla Costituzione del '48 e riconquistare la sovranitá minata da trattati incompatibili con la Costituzione stessa.
https://www.facebook.com/events/1339284179475863/?acontext=%7B%22ref%22%3A%224%22%2C%22feed_story_type%22%3A%22370%22%2C%22action_history%22%3A%22null%22%7D
Caro Sernesi,
la ringraziamo per la segnalazione.
In verità già sapevamo,e parteciperemo senza dubbio all'incontro nazionale promosso da Sovranità e Costituzione dell'amico Paolo Maddalena.
A giorni pubblicheremo il testo che convoca l'incontro.
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