[ 25 gennaio ]
Programma 101 è parte attiva del tentativo di raggruppare, in forma federativa, correnti e associazioni che condividono l'esigenza di dare vita ad una nuova forza politica popolare e sovranista.
Un processo in corso che chiede non solo uno sforzo militante ma anzitutto di pensiero. In questo conteso pubblicavamo il 5 genniao scorso, il contributo del Consiglio nazionale di P101, che già circolava tra le diverse componenti coinvolte. Qui sotto il contributo di Franz Altomare.
LE RAGIONI DI UNA COALIZIONE ANTIOLIGARCHICA
1. Tutti noi condividiamo certamente l’obiettivo generale di fondo, ovvero contribuire alla costruzione di un’alternativa politica credibile e praticabile per sottrarre i ceti subalterni dall’impoverimento crescente imposto dalle oligarchie dominanti attraverso le politiche di austerità.
2. Il capitalismo neoliberista, o se si preferisce ordoliberista, usa tali politiche come strumento di governo. Lo scopo delle politiche neoliberiste non è solo quello di lucrare profitti per una esigua élite strapotente a danno delle grandi masse di lavoratori sfruttati, precari, disoccupati e dei pensionati, politiche che distruggendo il tessuto industriale e commerciale del Paese impoveriscono le classi medie divorando le piccole e medie imprese e mandando sul lastrico buona parte dei lavoratori autonomi. L’obiettivo finale è decisamente politico: usare la crisi per svuotare la democrazia di tutti gli strumenti che possano contrapporsi all’esercizio di questo potere.
La distruzione dello Stato come espressione della sovranità popolare in realtà corrisponde, nell’ambito del sistema ordoliberista, ad un suo rafforzamento e trasformazione in filiale amministrativa di una governance non democratica che si autolegittima in funzione della sua forza di monopolio finanziario capace di condizionare e ricattare intere nazioni, soggiogandone i popoli e ipotecando ogni possibile futuro di riscatto dei ceti impoveriti.
3. SOVRANITÀ STATALE e SOVRANITÀ MONETARIA sono condizioni necessarie e non negoziabili per la realizzazione democratica di quella che chiamiamo SOVRANITÀ POPOLARE.
4. Da soli non si va da nessuna parte. Se convergiamo sull’idea che la dialettica politica, per mantenere una sua logica storica concreta, non può che svolgersi oggi sul piano istituzionale, e conseguentemente agita da un soggetto politico capace di interpretarla e gestirla, allora non possiamo che trarre due prime conclusioni alla base di un comune convincimento su cui costruire un’azione politica condivisa.
Prima conclusione: è impensabile arrestare le politiche neoliberiste, o anche solo contenerle, restando fuori dalle istituzioni democratiche, per quanto residuali siano ancora gli strumenti lasciati a disposizione delle democrazie parlamentari in conseguenza del vincolo esterno europeo. La conquista democratica del potere da parte del blocco sociale che subisce passivamente le politiche dell’austerità è la prima condizione indispensabile per ambire ad un cambiamento del quadro politico che realizzi un’inversione di rotta del capitalismo neoliberista.
In sostanza non si ferma la deriva neoliberista lasciando il neoliberismo al governo del Paese, illudendosi di condizionare un percorso storico, o addirittura di dirigerlo, con un’opposizione sociale vaga, frastagliata e dispersa che non si costituisca come opposizione politica unitaria e istituzionale. La strada democratica per puntare ad un futuro governo popolare altro non è che la strada parlamentare, e più in generale quella istituzionale coordinata con una mobilitazione civile pacifica e democratica, ovvero la contemporanea conquista del governo insieme a quella degli enti periferici dello Stato, Comuni e Regioni, perché il ciclo finale economico e amministrativo delle politiche finanziarie dell’austerity si consuma di fatto con la distruzione dello stato sociale a partire dagli enti locali.
La seconda conclusione, derivante dalla prima è che solo un’organizzazione politica nella forma partito può incarnare quella soggettività in grado di porsi come obiettivo di candidarsi alla guida di un Paese sovrano.
1. Nessuno si illuda di potercela fare da solo. Fuori dal campo di scontro, che resta istituzionale, la pretesa di condizionare gli eventi dall’esterno o addirittura di dirigerli è una sciocchezza, perché chi crede di controllare il capitalismo lasciandolo al potere finisce per essere controllato dallo stesso, o cooptato o acquisito. Lo scontro si affronta quindi, ed eventualmente si vince, come già detto, sul piano soggettivo e istituzionale. E qui sorge il problema di come organizzare questa soggettività. Non ci soffermiamo adesso sulle condizioni oggettive che danno ragione all’ipotesi di procedere nella direzione che intendiamo intraprendere. Ci basti adesso constatare alcune semplici cose che conosciamo benissimo:
le condizioni economiche e sociali di vasti strati della popolazione schiacciati dalla crisi, crisi strutturale e permanente e niente affatto ciclica; la presenza di governi che si susseguono senza la volontà né gli strumenti per porre rimedio alle conseguenze di questa crisi; il fatto che questi governi amministrano eseguendo le disposizioni della governance europea in assenza di una reale maggioranza politica; siamo in presenza del paradosso antidemocratico di governi che godono solo di una maggioranza formale e non sostanziale, mentre la società reale rappresentata dalla maggioranza della popolazione che ha dimostrato di essere, se pur in maniera confusa, decisamente antioligarchica, resta minoranza e minoranza senza rappresentanza politica; Diversi eventi internazionali, e per quanto ci riguarda il referendum sulle riforme costituzionali, dimostrano che la domanda di cambiamento è forte ma che questa domanda potrebbe essere destinata a cadere ancora una volta nel vuoto.
2. Noi tutti che abbiamo deciso di riunirci condividiamo quindi la necessità di conseguire obiettivi di sovranità statale e di scioglimento del vincolo esterno, di farlo con una organizzazione che compete con il potere sul piano istituzionale, per sostituirci a questo potere con strumenti pacifici e ovviamente democratici (ovvietà storica e non certo teorica). Un solo partito, monolitico e tradizionale, non può farcela per tante ragioni. Al contrario, in una coalizione dove si condividono alcuni obiettivi di fondo le differenze, le diverse provenienze storiche e analitiche possono diventare non un fattore di debolezza ma di forza, proprio in virtù del fatto che ogni gruppo porta con se la sua dote d’esperienza e di specializzazione, e a ben vedere tante posizioni apparentemente eterogenee hanno solo un differente accento su alcuni elemento analitici: c’è chi pone l’accento sull’indipendenza geostrategica dagli Stati Uniti, chi restringe il campo solo all’uscita dall’euro, chi ritiene centrale difendere e far vivere la Costituzione del 1948 enfatizzando gli aspetti giuridici per realizzare una sua attuazione piena, chi parte dall’elemento culturale della globalizzazione per ricostruire una patria in cui il popolo è sovrano, e così via. Con accenti differenti tutti noi condividiamo questi spunti analitici e programmatici.
3. E’ sufficiente quindi tentare un percorso aggregativo solo in funzione della sovranità statale e quindi della conseguente uscita dell’Italia dall’eurozona e dai principali trattati europei? La nostra risposta è no! Non è sufficiente per la ragione che se le maglie della rete sono troppo larghe la pesca potrebbe non andare a buon fine. E’ necessario dare un minimo di contenuto alla sovranità statale che si ripristinerebbe riconquistando la sovranità monetaria e riprendendo il controllo sulla libera circolazione dei capitali e delle merci: questo contenuto da condividere potrebbe essere il ripristino dello stato sociale, cioè del welfare ripartendo dal punto in cui è cominciata la sua destrutturazione e la ripresa di un suo sviluppo come redistribuzione di diritti sociali e di redditi. Una politica certa sul lavoro minimo garantito non può essere esclusa da questo contenuto. Per il momento ci fermeremmo qui per confrontarci su questi temi ed eventualmente sottoscrivere punti d’intesa, per proseguire nello sviluppo dei punti d’aggregazione, come tutti noi auspichiamo. Ricapitolando una breve bozza indicativa di un eventuale Statuto di Coalizione Popolare:
Preambolo
1. Coalizione Popolare è un’alleanza politica di movimenti, partiti e libere associazioni di cittadini organizzata nella forma giuridica partito.
2. Coalizione Popolare sostiene e promuove una cultura politica di azione e di partecipazione alla vita democratica come garanzia di trasformazione sociale e ripristino della sovranità popolare nella lotta contro lo sfruttamento e l’oppressione, nella prospettiva di costruzione di una società fondata sulla giustizia sociale e ispirata ai valori del socialismo.
3. Coalizione Popolare PRENDE ATTO della crisi dei partiti storici e del fallimento della rappresentanza per delega in seguito al declino delle istituzioni democratiche, SI ORGANIZZA per resistere all’attacco del capitalismo globalizzato contro le democrazie costituzionali e le sovranità popolari, RICONOSCE l’enorme potenzialità delle numerose realtà associative, politiche e sindacali in opposizione alle politiche dell’attuale sistema di potere e INSISTE sulla necessità di una concreta azione politica comune, condivisa e partecipata, attraverso l'allineamento di tutte le forze della sinistra antiliberista, democratica e costituzionale in Italia.
4. Coalizione Popolare si pone come primo obiettivo quello di compattare a sinistra la pluralità di soggetti politici, movimenti e associazioni in opposizione all’attuale quadro di potere e individua l’URGENZA di convergere sulla condivisione organizzata di un minimo comune denominatore di obiettivi politici affinché la moltitudine di organizzazioni e posizioni specifiche, di per sé un potenziale di forza, non resti elemento di debolezza disperso e neutralizzato in una frammentazione funzionale al potere dominante ma evolva verso un coordinamento delle forze popolari della nostra società nella lotta per la difesa della sovranità popolare, della democrazia, della Costituzione del 1948 e per l’affermazione della pace e della giustizia sociale.
OBIETTIVI
Coalizione Popolare converge e si compatta attorno agli obiettivi politici di seguito elencati, considerati fondamentali e non negoziabili:
A. SOVRANITA' POPOLARE Recesso dai principali trattati europei e internazionali che limitano la sovranità popolare sancita dalla Costituzione del 1948 con l'avvio di un processo di RICONQUISTA DELLA SOVRANITA' MONETARIA E RIPRISTINO DELLA MONETA STATALE contestualmente a un percorso programmato di uscita dall'Eurozona, dai diktat della Troika e dal sistema del debito sovrano gestito dalle banche private.
B. ANTILIBERISMO Riappropriazione dei beni comuni e acquisizione da parte dello Stato di quelli già in possesso dei privati: acqua pubblica, proprietà demaniali, patrimonio artistico e archeologico, con amministrazione e gestione diretta da parte di enti dello Stato e assoluto divieto della concessione ai privati per la gestione degli stessi al fine di sottrarre tali beni alla speculazione e al profitto favorendo attivazione di forme di partecipazione sociale e controllo da parte della cittadinanza.
C. COSTITUZIONE Difesa della Costituzione da riforme regressive e liberiste e sua evoluzione con modifiche e vincoli che la rendano attuativa soprattutto nel dettato in cui si richiama il diritto al lavoro e alle garanzie sociali.
D. GIUSTIZIA SOCIALE Edificazione dello Stato Sociale con l'istituzione di un fondo permanente per l'eliminazione della disoccupazione involontaria, ricomprensione totale del diritto allo studio e alla salute nel settore pubblico, riqualificazione del sistema previdenziale a garanzia del diritto ad una pensione equa.
E. ANTIFASCISMO Rifiuto di alleanze politiche con movimenti e partiti xenofobi, neoliberisti e d'ispirazione fascista.
ALLEANZE A supporto del raggiungimento anche solo di uno o di alcuni degli obiettivi fondamentali, Coalizione Popolare converge non precludendosi un'apertura pragmatica per la costruzione di alleanze politiche strategiche con partiti e movimenti antiliberisti e anti euro, individuando come esclusivi elementi discriminanti per rigettare tali alleanze l’apologia anche indiretta del fascismo, il rifiuto della Costituzione del 1948 come legge fondamentale dello Stato e il rifiuto anche parziale della sovranità popolare a vantaggio di enti sovranazionali di qualsivoglia natura.
Coalizione Popolare, nel convincimento che solo un fronte democratico allargato può liberare il nostro Paese dall'oppressione oligarchica e ristabilire la Sovranità Popolare, fatti salvi i principi contenuti nel presente Statuto e i limiti fissati nel precedente paragrafo, si confronta al suo interno e si attiva per verificare la possibilità di alleanze strategiche con partiti e movimenti definiti genericamente populisti o interclassisti, rifiutando, per il raggiungimento di tale obiettivo considerato primario, la pregiudiziale ideologica a vantaggio di un approccio critico che che prediliga la concretezza dell'azione politica .
Franz Altomare di Programma 101
19 gennaio 2017
1 commento:
Grazie per questo lavoro. Mi rimane un grosso dubbio che si estende anche all'articolo 1 della costituzione, a mio avviso anacronistico. Lo sforzo politico non si deve né si può fondare sul lavoro come valore principale, bensì sulla dignità della persona in linea con l'imperativo morale di Kant, visto e considerato che nei prossimi anni quasi il 50% dei posti di lavoro di tutti i tipi e livelli saranno occupati da robot. Abbiamo una possibilità unica nella storia di utilizzare il nostro potenziale per sviluppare ciò che abbiamo di veramente umano, invece di insistere a competere con le macchine per i posti di lavoro (competizione che ovviamente siamo destinati a perdere), diventando sempre più come loro, deumanizzandoci semore di più. Ed è questa dignità umana prima di tutto che richiede una ridistribuzione della ricchezza prodotta dalle macchine, liberando cosi le energie che ci permetteranno finalmente di smettere di occuparci prevalentemente della sopravvivenza materiale, per prendere in mano e favorire in modo proattivo la nostra evoluzione, la nostra maturazione come esseri umani. Chi non ha questo come uno dei punti centrali della propria agenda politica è destinato a rimanere un relitto storico prima ancora di costituirsi.
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