[ 5 gennaio ]
Si prendano in considerazione i risultati degli ultimi tre referendum legati a questioni europee. In Grecia, il 5 luglio 2015, la grande maggioranza ha deciso di respingere le condizioni previste per il terzo piano di salvataggio proposto dalla Commissione europea, dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca centrale europea. Nel Regno Unito, il 23 giugno 2016, la maggioranza ha scelto di lasciare l'Unione Europea, e ha chiesto che il processo di integrazione europea fosse interrotto. In Italia, il 4 dicembre 2016, la grande maggioranza ha respinto le riforme costituzionali antidemocratiche pro-mercato, nonostante il sostegno dichiarato e unanime da parte delle istituzioni europee, ciò che ha costretto il primo ministro pro-UE Matteo Renzi a dimettersi. Il rifiuto delle istituzioni europee non è mai stato più chiaro tra gli stati membri della UE.
La rabbia e l'indignazione sono in costante crescita in mezzo al popolo lavoratore europeo. Purtroppo, almeno fino ad oggi, ne hanno tratto beneficio la xenofobia, la destra radicale, addirittura il neo-fascismo. La Sinistra Europea sta pagando a caro prezzo sia la sua maldestra adesione alla UEM, che il tabù della rottura con il quadro della governance della UE, tra cui la modalità neoliberale di integrazione degli Stati membri. Se il futuro dell'Europa non deve essere dominato dal neoliberismo e dalla destra radicale la risposta è di liberarsi, a livello locale, nazionale e internazionale, dalla gabbia di ferro delle politiche e dei trattati imposti dalle istituzioni europee.
Cosa dovrebbe fare la sinistra?
Sulla base delle proposte discusse nel corso della seconda conferenza internazionale di EReNSEP, e dopo l'ultimo vertice per un Piano B in Europa, suggeriamo che ci sono, per le sinistre europee, tre obiettivi principali da perseguire, ora:
Fosche nubi si addensano sull'Europa. C'è ancora tempo per la sinistra di plasmare la direzione degli eventi a condizione che ritrovi il suo coraggio politico. La sinistra deve rinnovare e affinare le sue proposte in materia di economia, società e politica. Si deve ricordare che la sua forza deriva dalla difesa della democrazia, della sovranità popolare, degli interessi dei lavoratori e degli oppressi. E deve prepararsi ad una rottura radicale con la camicia di forza neoliberista imposta dai trattati della UE e della UEM.
Firmatari:
* Traduzione a cura di SOLLEVAZIONE
Il Manifesto che pubblichiamo, netto nella critica puntuale all'euro e all'Unione europea e nell'indicare il ritorno alle sovranità monetarie e politiche degli stati nazionali, è il frutto migliore di quell'area politica che viene identificata come "PIANO B".
Un'area composita, quella del "PIANO B", tutt'altro che un blocco unitario.
Essa include infatti tre componenti.
Da una parte le sinistre che si illudono di potere riformare l'Unione europea dall'interno e non chiedono lo smantellamento della moneta unica (vedi Varoufakis, Podemos in Spagna, in Italia il Prc e Sel).
Da una parte le sinistre che si illudono di potere riformare l'Unione europea dall'interno e non chiedono lo smantellamento della moneta unica (vedi Varoufakis, Podemos in Spagna, in Italia il Prc e Sel).
Dall'altra c'è la componente che ritiene necessario e urgente il superamento dell'euro e il ritorno degli stati nazionali alla loro sovranità monetaria, senza escludere la permanenza nella Ue (vedi Lafontaine in Germania, tutte le sinistre scandinave, Melanchon in Francia).
Infine il settore più radicale, composto da quelle sinistre che assieme alla fuoriuscita dalla Unione monetaria chiedono la rottura con l'Unione europea.
Infine il settore più radicale, composto da quelle sinistre che assieme alla fuoriuscita dalla Unione monetaria chiedono la rottura con l'Unione europea.
Il Manifesto —ideato da Costa Lapavitsas (EReNSEP)— viene dopo il III. Forum No euro di Chianciano Terme, l'incontro di Copenhagen e quello di Parigi, e raccoglie personalità della seconda e terza componente. Tra i firmatari italiani Stefano Fassina e Moreno Pasquinelli.
Le proposte della Sinistra
Questi sono momenti critici per l'Europa. E' chiaro che l'Unione economica e monetaria ha irrevocabilmente fallito, le economie della periferia d'Europa sono in grave crisi, mentre quelle del nucleo centrale mancano di qualsiasi slancio. La moneta unica è diventata uno strumento della Germania per applicare il mercantilismo attraverso il dumping salariale e per dettare "riforme strutturali", che creano stagnazione economica, povertà e disoccupazione. La capitolazione di Syriza in Grecia ha dimostrato che sia la UE che la UEM sono i principali ostacoli per qualsiasi tentativo di modificare l’agenda neoliberista dominante in Europa. L’austerità, il neoliberismo e le politiche di libero scambio, insieme con il disprezzo delle istituzioni europee per i diritti fondamentali e la democrazia, hanno portato ad una crisi di legittimità senza precedenti nella UE.Si prendano in considerazione i risultati degli ultimi tre referendum legati a questioni europee. In Grecia, il 5 luglio 2015, la grande maggioranza ha deciso di respingere le condizioni previste per il terzo piano di salvataggio proposto dalla Commissione europea, dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca centrale europea. Nel Regno Unito, il 23 giugno 2016, la maggioranza ha scelto di lasciare l'Unione Europea, e ha chiesto che il processo di integrazione europea fosse interrotto. In Italia, il 4 dicembre 2016, la grande maggioranza ha respinto le riforme costituzionali antidemocratiche pro-mercato, nonostante il sostegno dichiarato e unanime da parte delle istituzioni europee, ciò che ha costretto il primo ministro pro-UE Matteo Renzi a dimettersi. Il rifiuto delle istituzioni europee non è mai stato più chiaro tra gli stati membri della UE.
La rabbia e l'indignazione sono in costante crescita in mezzo al popolo lavoratore europeo. Purtroppo, almeno fino ad oggi, ne hanno tratto beneficio la xenofobia, la destra radicale, addirittura il neo-fascismo. La Sinistra Europea sta pagando a caro prezzo sia la sua maldestra adesione alla UEM, che il tabù della rottura con il quadro della governance della UE, tra cui la modalità neoliberale di integrazione degli Stati membri. Se il futuro dell'Europa non deve essere dominato dal neoliberismo e dalla destra radicale la risposta è di liberarsi, a livello locale, nazionale e internazionale, dalla gabbia di ferro delle politiche e dei trattati imposti dalle istituzioni europee.
Cosa dovrebbe fare la sinistra?
Sulla base delle proposte discusse nel corso della seconda conferenza internazionale di EReNSEP, e dopo l'ultimo vertice per un Piano B in Europa, suggeriamo che ci sono, per le sinistre europee, tre obiettivi principali da perseguire, ora:
1. La priorità principale è quella di porre fine all’austerità e creare posti di lavoro di alta qualità. Questo dovrebbe essere il nucleo della politica economica della sinistra. Tuttavia non riusciremo a convincere la gente della nostra capacità di raggiungere questo obiettivo se non presentiamo una strategia concreta che consideri i grandi squilibri delle economie europee, creando il terreno per una trasformazione ecologica e democratica di industria e agricoltura.
Non è possibile affrontare le esigenze sociali dei cittadini europei e le sfide ecologiche del continente senza una strategia chiara e realizzabile. Soprattutto sono necessari massicci investimenti pubblici per stimolare la domanda e riconquistare potere su imprese e banche. Questa sarà la base su cui ricostruire e ampliare il welfare affrontando le disuguaglianze di reddito e ricchezza.
2. Politiche radicali implicano sovranità monetaria. La camicia di forza dei trattati europei, delle direttive e dei meccanismi della UEM sono stati costruiti per impedire qualsiasi strategia diversa da quella dell’austerità e della liberalizzazione. Per uscire dall'austerità è necessario riprendere il controllo democratico sulla creazione di moneta e le banche. Ogni governo di sinistra dovrebbe iniziare disobbedendo ai trattati europei e prepararsi a sostenere un confronto con le autorità europee, sviluppando una strategia economica integrata per la gestione del conflitto. La sinistra dovrebbe essere pronta a creare nuove valute e non dovrebbe avere paura di cancellare il debito pubblico quando tale cancellazione è politicamente legittima ed economicamente necessaria. Essa dovrebbe proporre la nazionalizzazione e la socializzazione delle banche, al fine di riprendere il controllo democratico dell'economia. La sinistra dovrebbe inoltre proporre un nuovo quadro per il controllo dei flussi di capitale in Europa e per la gestione degli scambi, dei surplus commerciali e dei deficit tra i paesi europei. Questi sono passi perfettamente fattibili che la sinistra dovrebbe perseguire con fiducia. La chiave è quella di sviluppare una strategia che rompa con l’austerità e rafforzi la solidarietà tra i movimenti sociali e politici dei singoli paesi i quali, pur essendo radicati nel contesto nazionale di ciascun paese debbono proporre alternative globali. Se non siamo disposti a fare questi passi, sulla base delle realtà nazionali e sostenuti da un'alleanza delle forze di sinistra nei singoli paesi, liberarsi da austerità e neoliberismo sarebbe impossibile.
3. Politiche economiche radicali sono inseparabili dalle rivendicazioni di sovranità popolare e democrazia. Le istituzioni dell'Unione europea non sono mai state democratiche e non sono mai state concepite per servire i popoli d'Europa. Fanno parte di una macchina politica che è stata progettata per realizzare un ordine economico che favorisce le multinazionali, la privatizzazione sistematica dei servizi e altri beni pubblici, per l'erosione del welfare. Il regime di libero scambio neoliberista promosso dall'Unione Europea, rende impossibile qualsiasi sovranità popolare. E’ necessario rompere con gli accordi di libero scambio e i trattati che sono stati sviluppati e imposti ai paesi dell'Europa. Opporsi alla UEM rifiutando di applicare le direttive neoliberiste ed i trattati sono mezzi necessari per attuare politiche economiche progressiste e ristabilire il controllo democratico. Essi sono anche i passi necessari per sviluppare la nuova cooperazione politica di cui c’è bisogno in Europa, basata sulla giustizia sociale, la solidarietà internazionale, la democrazia e la sostenibilità ambientale. Dobbiamo sostenere l’avvio di processi costituenti per costruire autentici regimi politici democratici. Dobbiamo anche stimolare la mobilitazione e l’auto-organizzazione popolare.
Fosche nubi si addensano sull'Europa. C'è ancora tempo per la sinistra di plasmare la direzione degli eventi a condizione che ritrovi il suo coraggio politico. La sinistra deve rinnovare e affinare le sue proposte in materia di economia, società e politica. Si deve ricordare che la sua forza deriva dalla difesa della democrazia, della sovranità popolare, degli interessi dei lavoratori e degli oppressi. E deve prepararsi ad una rottura radicale con la camicia di forza neoliberista imposta dai trattati della UE e della UEM.
Firmatari:
Josep Maria Antentas (Professor of sociology at the Autonomous University
of Barcelona, Spain)
Jeanne Chevalier (Parti de gauche, Spokesperson for economy, France)
Eric Coquerel (Parti de Gauche, Co-chair, France)
Alexis Cukier (Ensemble!, National board, France)
Fabio De Masi (MEP, Die Linke, Germany)
Sergi Cutillas (Economist at Ekona Research Center, Platform for a Citizen Audit of the Debt, Spain)
Cédric Durand (Senior Lecturer in economics, University Paris XIII,
France)
Guillaume Etiévant (Parti de gauche, former Spokerperson for economy,
France)
Stefano Fassina (MP and former Italian deputy minister finance,
Sinistra Italiana, Italy)
Heiner Flassbeck (Honorary Professor of economics at the University of Hamburg, Germany)
Constantinos Gavrielides (Regional councillor and member of the Economic
Committee of the Region of Western Greece)
Marlène Grangé (Ensemble!, France)
Sabina Issehnane (Senior Lecturer in economics, University of Rennes 2,
France)
Costas Lapavitsas (Professor of Economics at the University of London
and former Syriza MP, Greece)
Moreno Pasquinelli (Programma 101, Italy)
Jean-François Pellissier (Ensemble!, Spokesperson, France)
Laura Raim (Independant Journalist, France)
Patrick Saurin (Sud BPCE, Spokesperson, CADTM, France)
Eric Toussaint (CADTM International, Spokesperson, Belgium)
Aurélie Trouvé (Senior Lecturer in economics, Agrosup Dijon, France)
Miguel Urbán (MEP, Podemos, Spain)
Christophe Ventura (Researcher in international relations, member of
Chapitre 2, France)
Frédéric Viale (Doctor of Law, member of Chapitre 2, France)
Sébastien Villemot (Economist at OFCE, France)
Grigoris Zarotiadis (Associate Professor in the School of Economics and
Political Sciences in Aristotle University of Thessaloniki, Greece)
4 commenti:
"C'è ancora tempo per la sinistra di plasmare la direzione degli eventi a condizione che ritrovi il suo coraggio politico"
Esatto. La Lega Nord dal crollo che aveva avuto si è ripresa e ci può riuscire anche la sinistra liberandosi delle palle al piede.
I Bersani, i Vendola, i Ferrero vengano mandati a fognar di pascolar le mucche in corridoio con l'erba alla menta dentifricia e lascino il posto ad altri prima che sia troppo tardi.
Ma intanto Ferrero supererà un altro congresso, ci ha la faccia come Speranza&Giachetti.
Non una parola di classe. Non una parola su esproprio, nazionalizzazioni, collettivizzazioni, cancellazione dei debiti, nemmeno una parola su una progressiva socialdemocratica tassazione dei ricchi. Macché... Uscire dall'euro per stampare moneta e usare la moneta per politiche kenwysiane. Bella robba.
Se questa è la migliore sinistra...figuriamoci la peggiore
Più che politiche keynesiane si tratta di politiche marxiane. Poi nell'articolo si parla di nazionalizzazione e cancellazione dei debiti. Poi c'è da stabilire chi ê ricco e chi no. Qual'è il confine? . Altra cosa è questa perniciosa ossessione avversa all'emissione monetaria. Quasi che si pensi alla correlazione fra stampa e inflazione, quasi che l'inflazione sia nemica dell'occupazione.
Uscire dall'Euro è una scelta che presenta difficoltà tecniche ardue.
Ma perché nessuno ricorda che ci sarebbe una soluzione alternativa forse praticabile: la moneta "parallela" da usarsi non per le tasse ma per le transazioni di lavoro e commerciali
Forse l'economia nazionale potrebbe trarne qualche vantaggio. Mi piacerebbe sentire il parere di qualche esperto.
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