[ 29 gennaio ]
Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa segnalazione di un attivista 5 Stelle:
Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa segnalazione di un attivista 5 Stelle:
«Seguo assiduamente da un paio d'anni il vostro blog. Apprezzo l'attenzione che dedicate al Movimento, e riconosco che siete tra i pochi che vi rendete conto che con tutti i limiti esso è la sola possibilità, almeno fino a quando non ci sarà qualcosa di meglio, per cambiare in meglio questo Paese — oppure si vuole finire tra le braccia di Salvini?. Vedo tuttavia che diversi vostri lettori approfittano di ogni passo falso di M5S (vicenda ALDE) per mandarci alla malora. Uno degli argomenti è che Grillo avrebbe abbandonato l'uscita dall'euro. Non è vero. Vi segnalo che il blog del Movimento ha ribadito proprio ieri la nostra posizione ufficiale, quella dell'uscita, su cui raccogliemmo le firme meno di due anni fa».
Stare nell’euro diventa ogni giorno più complicato e costoso per la maggioranza dei Paesi dentro l'eurozona. E questo lo sa anche la BCE che per bocca di Draghi ha recentemente dichiarato che si può uscire a patto di pagare il conto dell’uscita. L’uscita è dunque possibile e ciò darebbe sostegno ai saldi commerciali e nuova linfa ad una crescita asfittica. Il debito pubblico poi, ridenominato in lire, tornerebbe sotto controllo per effetto della prevedibile svalutazione della nuova moneta nazionale. Bisogna fare presto però dal momento che i costi di uscita sul nostro debito pubblico continuano ad aumentare con il passare del tempo grazie anche all’inerzia dei Governi di fronte alle richieste dell’euroburocrazia.
* Fonte: Beppe Grillo punto it
Referendum sull'euro, prima che sia troppo tardi
«Nel marzo 2012 i Paesi dell’UE hanno sottoscritto a maggioranza il Patto di Bilancio (meglio noto come Fiscal Compact) che vincola ogni Stato dell’Unione al pareggio del saldo strutturale (cioè il saldo nominale al netto delle misure una tantum e del ciclo economico) o, in caso di disavanzo strutturale, al rispetto di determinati percorsi di rientro. Il Parlamento italiano ha inserito questo vincolo nella Costituzione all'interno dell'articolo 81. Da allora la Commissione Europea ha avuto un'ulteriore via libera istituzionale per fare spulciare i conti pubblici dell’Italia e sollecitare riforme e “aggiustamenti”, compresa l’ultima richiesta di una manovra correttiva dello 0,2% del PIL (3,4 mld di euro).
L'austerità uccide, uscirne si può
Non si può vivere di austerità, specialmente per l’Italia che ha un debito pubblico mostruoso di oltre 2200 miliardi di euro (pari al 132,4% del PIL), modeste prospettive di crescita e che al momento si trova a dover gestire varie emergenze. Anche quest’anno il Tesoro dovrà rifinanziare oltre 260 mld di BTP; con l’approcciarsi della conclusione delle misure straordinarie di politica monetaria della BCE (quantitative easing) e i giudizi negativi degli esperti indipendenti (pensiamo al recente declassamento del nostro rating sovrano da parte dell’agenzia DBRS), l’impresa si profila ardua e l’eventualità di un aumento della spesa per interessi si fa sempre più probabile.
Stare nell’euro diventa ogni giorno più complicato e costoso per la maggioranza dei Paesi dentro l'eurozona. E questo lo sa anche la BCE che per bocca di Draghi ha recentemente dichiarato che si può uscire a patto di pagare il conto dell’uscita. L’uscita è dunque possibile e ciò darebbe sostegno ai saldi commerciali e nuova linfa ad una crescita asfittica. Il debito pubblico poi, ridenominato in lire, tornerebbe sotto controllo per effetto della prevedibile svalutazione della nuova moneta nazionale. Bisogna fare presto però dal momento che i costi di uscita sul nostro debito pubblico continuano ad aumentare con il passare del tempo grazie anche all’inerzia dei Governi di fronte alle richieste dell’euroburocrazia.
I costi dell'uscita dall'Euro, più si aspetta più si paga
Ma quanto ci costa uscire dall’Euro e ridenominare il nostro debito pubblico?
I conti li ha fatti Marcello Minenna, docente alla London Graduate School of Mathematical Finance. ll beneficio da ridenominazione del debito in lire dipende dal perimetro di applicazione della Lex Monetae, il principio universalmente riconosciuto che conferisce a uno Stato la facoltà di ridenominare i propri debiti in moneta nazionale (nel caso di specie, la nuova lira come da nostro codice civile) purché governati dal diritto domestico. In Italia, su 1882 miliardi di BTP appena 48 sono di diritto estero e andrebbero dunque rimborsati in euro con una lira svalutata, rappresentando quindi un implicito costo finanziario per i contribuenti nella nuova moneta. In teoria ciò vorrebbe dire rimborsare i restanti 1830 miliardi di BTP in nuova lira svalutata consentendo dunque un beneficio per il Paese. Il problema è che a partire dal 2013 con decreto del governo Monti i BTP di nuova emissione hanno dovuto incorporare le cosiddette CAC, ossia clausole di azione collettiva che, dopo lo swap sul debito greco del marzo 2012, i Paesi dell’area euro hanno concordato di introdurre progressivamente nelle nuove emissioni di titoli di Stato. Tali clausole consentono oggi ai detentori di almeno il 25%+1 di ogni emissione di BTP di bloccare il governo dal ridenominare in nuove lire tale debito.
In base a recenti elaborazioni su dati Bloomberg e Dealogic, ipotizzando una svalutazione del 30% della nuova lira e assumendo che i 210 miliardi di BTP comprati dalla Banca d’Italia nel programma di QE siano per metà ridenominabili e per metà no, Minenna conclude che l’Italia si trovi oggi a metà del guado con circa 200 miliardi di benefici finanziari dalla ridenominazione sulla componente domestica grazie alla Lex Monetae e circa altrettante perdite sui BTP non ridenominabili per via appunto delle CAC. Ciò vuol dire una situazione di pareggio attuale destinata a peggiorare esponenzialmente man mano che la migrazione verso i BTP con CAC sarà completata nel 2022: da adesso in poi rinviare l’uscita dall’Euro e dunque la ridenominazione costa all’Italia circa 70 miliardi all’anno, metà come maggiori perdite e metà come minori guadagni.
Ma quanto ci costa uscire dall’Euro e ridenominare il nostro debito pubblico?
I conti li ha fatti Marcello Minenna, docente alla London Graduate School of Mathematical Finance. ll beneficio da ridenominazione del debito in lire dipende dal perimetro di applicazione della Lex Monetae, il principio universalmente riconosciuto che conferisce a uno Stato la facoltà di ridenominare i propri debiti in moneta nazionale (nel caso di specie, la nuova lira come da nostro codice civile) purché governati dal diritto domestico. In Italia, su 1882 miliardi di BTP appena 48 sono di diritto estero e andrebbero dunque rimborsati in euro con una lira svalutata, rappresentando quindi un implicito costo finanziario per i contribuenti nella nuova moneta. In teoria ciò vorrebbe dire rimborsare i restanti 1830 miliardi di BTP in nuova lira svalutata consentendo dunque un beneficio per il Paese. Il problema è che a partire dal 2013 con decreto del governo Monti i BTP di nuova emissione hanno dovuto incorporare le cosiddette CAC, ossia clausole di azione collettiva che, dopo lo swap sul debito greco del marzo 2012, i Paesi dell’area euro hanno concordato di introdurre progressivamente nelle nuove emissioni di titoli di Stato. Tali clausole consentono oggi ai detentori di almeno il 25%+1 di ogni emissione di BTP di bloccare il governo dal ridenominare in nuove lire tale debito.
In base a recenti elaborazioni su dati Bloomberg e Dealogic, ipotizzando una svalutazione del 30% della nuova lira e assumendo che i 210 miliardi di BTP comprati dalla Banca d’Italia nel programma di QE siano per metà ridenominabili e per metà no, Minenna conclude che l’Italia si trovi oggi a metà del guado con circa 200 miliardi di benefici finanziari dalla ridenominazione sulla componente domestica grazie alla Lex Monetae e circa altrettante perdite sui BTP non ridenominabili per via appunto delle CAC. Ciò vuol dire una situazione di pareggio attuale destinata a peggiorare esponenzialmente man mano che la migrazione verso i BTP con CAC sarà completata nel 2022: da adesso in poi rinviare l’uscita dall’Euro e dunque la ridenominazione costa all’Italia circa 70 miliardi all’anno, metà come maggiori perdite e metà come minori guadagni.
Referendum sull'euro subito
Un referendum che consenta agli italiani di decidere sull'euro è essenziale, soprattutto alla luce di questi costi enormi a cui si va incontro. Gli italiani devono essere informati di cosa vuol dire restare nell'euro e cosa significa uscirne, in termini di costi e benefici. Il fattore tempo a questo punto è cruciale. Riportare la Banca d’Italia nell’orbita del Tesoro annullando il divorzio deciso in altra epoca storica e ridenominare la parte maggiore possibile del nostro debito pubblico – compresi tutti i 210 miliardi di via Nazionale – al fine di tornare a far crescere economia e occupazione attraverso la riconquistata sovranità monetaria.
Il 2017 offre all’Italia una ottima occasione per far sentire la sua voce in Europa. Entro il 1° gennaio 2018 il Fiscal Compact dovrà essere ratificato nel quadro giuridico dell’UE. E serve l’unanimità. Questo dà all’Italia la forza contrattuale necessaria per presentarsi alla Commissione Europea e alla BCE e minacciare il suo veto in assenza di un accordo ad esempio sulla monetizzazione dei titoli di stato acquistati dalla Banca d’Italia nell’ambito del QE. Oppure in assenza di una road map verso gli Eurobond. Rimanere in questo Euro senza mutualizzazione del rischio e rispettando al contempo questo Fiscal Compact significa condannare il paese ad un progressivo impoverimento.
Un referendum che consenta agli italiani di decidere sull'euro è essenziale, soprattutto alla luce di questi costi enormi a cui si va incontro. Gli italiani devono essere informati di cosa vuol dire restare nell'euro e cosa significa uscirne, in termini di costi e benefici. Il fattore tempo a questo punto è cruciale. Riportare la Banca d’Italia nell’orbita del Tesoro annullando il divorzio deciso in altra epoca storica e ridenominare la parte maggiore possibile del nostro debito pubblico – compresi tutti i 210 miliardi di via Nazionale – al fine di tornare a far crescere economia e occupazione attraverso la riconquistata sovranità monetaria.
Il 2017 offre all’Italia una ottima occasione per far sentire la sua voce in Europa. Entro il 1° gennaio 2018 il Fiscal Compact dovrà essere ratificato nel quadro giuridico dell’UE. E serve l’unanimità. Questo dà all’Italia la forza contrattuale necessaria per presentarsi alla Commissione Europea e alla BCE e minacciare il suo veto in assenza di un accordo ad esempio sulla monetizzazione dei titoli di stato acquistati dalla Banca d’Italia nell’ambito del QE. Oppure in assenza di una road map verso gli Eurobond. Rimanere in questo Euro senza mutualizzazione del rischio e rispettando al contempo questo Fiscal Compact significa condannare il paese ad un progressivo impoverimento.
Cambiare strategia
Lo svantaggio dell’enorme debito italiano (anche quello del settore privato) può diventare un punto di forza. L’Italia è la terza economia dell’area euro e il nostro debito pubblico è più di 6 volte quello greco: questo ci dà la forza per negoziare alla pari la flessibilità di cui abbiamo bisogno per ripagare i nostri creditori. Altrimenti l’Europa a trazione tedesca continuerà a dare le carte; e non ci vuole molta fantasia per capire che ci attende lo stesso drammatico copione della Grecia, a partire dalla ristrutturazione del debito pubblico italiano già “suggerita” dai consiglieri economici della Merkel».
Lo svantaggio dell’enorme debito italiano (anche quello del settore privato) può diventare un punto di forza. L’Italia è la terza economia dell’area euro e il nostro debito pubblico è più di 6 volte quello greco: questo ci dà la forza per negoziare alla pari la flessibilità di cui abbiamo bisogno per ripagare i nostri creditori. Altrimenti l’Europa a trazione tedesca continuerà a dare le carte; e non ci vuole molta fantasia per capire che ci attende lo stesso drammatico copione della Grecia, a partire dalla ristrutturazione del debito pubblico italiano già “suggerita” dai consiglieri economici della Merkel».
11 commenti:
Il referendum sull'Euro è incostituzionale, per cui prima si dovrebbe procedere ad una modifica della costituzione con successivo referendum di convalida, poi se si riuscisse a vincerlo si potrebbe procedere con quello vero e proprio sull'Euro, ed in caso di vittoria si dovrebbe procedere a compiere i passi necessari a ratificare questa decisione,quindi come tempi tecnici ad essere veramente ottimisti si parla di circa 4\5 anni.Personalmente riterrò il M5S una forza antieuro credibile quando metterà nero su bianco nel programma elettorale l'immediata uscita dall'Euro, (quello è il vero referendum se i cittadini votano il tuo programma sono d'accordo con esso).Vorrei far notare a tutti voi che moltissimi elettori del movimento focalizzano come problema principale la corruzione,gli sprechi,la casta,ecc.. ed in caso di referendum potrebbero votare contro l'uscita dall' Euro, mentre votando il M5S alle politiche per risolvere i suddetti problemi, voterebbero automaticamente anche la contestuale uscita dall'Euro scritta nel programma.Visto che queste cose le capisco io che sono poco intelligente, presumo che gente come Di Maio, Grillo, ecc.. le capiscano benissimo ma giochino su questa ambiguità per prendere consensi dall'elettorato anti Europa senza avere una vera volontà di uscita, onde per cui reputo il M5S la più grande sciagura politica degli ultimi 20 anni, perchè ha soffocato sul nascere tutti i veri movimenti anti Europa che stavano nascendo (esattamente come quello di questo sito)e che senza il M5S avrebbero potuto diventare una forza elettorale consistente,ma che la nascita del M5S ha reso impossibile.
Adesso il M5s è "contro QUESTO Fiscal compact"....
Come è contro "QUESTO euro".
Un domani saranno contro QUESTA globalizzazione.
Con ALDE non è stato un "errore"...lo ripetono per renderlo virale.
Chi parla è uscito dopo la prostituzione ALDE (attivista dal 2012).
Chiaro messaggio del Peppe per dire al Sistema: Siamo con voi se avrete bisogno.
Minenna imposto dalla Casaleggio Associati alla Raggi ed ora parla del QE riferendosi a Mario Monti (che era già del gatto...).
Un genio...tipico dei 5 Stelle mettere personaggi come questo a dettare la linea economica...
Basta con le scemenze.
Si cambiano le cose SOLO VOTANDO.
La sclta è fra Salvini e Grillo quindi in realtà non c'è scelta: si DEVE votare Grillo.
Poi quando esce un partito antieuro della sinistra in grado di fare più dello 0,1 per cento si può cambiare idea ma siccome per adesso (e per sempre) state allo 0,0 carbonella si vota Grillo.
No io voto Lega Grillo non vuole uscire.
Leggete questo pezzo vomitevole che parla di QUESTO euro e QUESTO fiscal compact e riflettete su ALDE....questi si son già venduti.
Grillo te lo voti te,io casomai voterei un movimento dove le scelte vengono decise in un congresso fatto di iscritti in carne ed ossa,e non da un capobanda autonominatosi imperatore supremo,il quale per dare una parvenza di democrazia, fa delle pseudo consultazioni gestite su una piattaforma informatica da lui controllata,ma io mi domando avete portato il cervello all'ammasso?.La Lega perlomeno fa dei congressi dove viene scritto nero su bianco e votato dagli i scritti il programma,e chi la viene a menare che la Lega è di destra io rispondo che purtroppo in questo contesto storico solo le destre vedere quanto volete hanno una possibilità di liberarci dal mostro del dominio della finanza speculativa.
Io penso che la DC si inginocchiò a Kissinger.
Berlusconi a Bush.
Il PCI per governare diventò Clinton (PD).
Ora Peppe Krillo si è già inginocchiato.
Anche costui è nato rivoluzionario per crepare liberale (ALDE).
Kissinger, Clinton, ALDE, Bush ecc ecc sono tutti i globalisti.
Se vuoi governare devi passare con loro in Italia.
Anche la Lega e FdI prima erano PDL e Salvini era in UE e tutti tacevano. Mi sembra cavalchino la protesta ma (e la Lega un anno fa pensando di allearsi con Silvio aveva già tradito la battaglia anti euro...) appena avessero il potere starebbero nel solco global.
Sia chiaro chi parla è un ex attivista M5s (uscito dopo il caso ALDE) che aveva l'80% (da disoccupato) di finire a Roma......mi votavano 2/3 del mio paese.
Io quindi non solo penso che MPL e soci non abbiano speranza (senza offesa) ma penso anche che le destre se ne fottono dell'euro e che Peppe abbia tradito perché una volta avuto un bel consenso ha pensato "fammi passare alla "cassa" tanto con questa manica di balordi dove voglio andare"...
Molto meglio casta, cricca, corruzione che san fare tutti che fare le cose come si deve no?
Se esci dall'euro ci vuole gente capace e poi penso sia vero che è solo un avido (e non ci volevo credere) e che dell'Italia non gliene importa nulla.
Unica speranza è che Trump butti giù la moneta unica perché come al solito se cambia qualcosa l'Italia sarà l'ultima a farlo accodandosi (e Grillo mi pare già di vederlo a dirsi "merito nostro evvivaaaa onestà onestàààà"
Ma sí, se non votate Grillo almeno votate Lega.
L'importante è votare contro l'UE
Io credo che per chi abbia coscienza della natura fondamentale del problema euro/UE, non abbia alcun senso, in questo momento (e temo nemmeno in futuro) votare per il M5S.
L'orientamento del M5S su questo tema è sempre stato nel migliore dei casi ambiguo, nel peggiore volutamente velleitario.
Condivido con chi dice che, essendo la strada del referendum lunga, difficile e per nulla garantita, un partito politico debba prendersi la responsabilità di prendere una posizione chiara e certa già nel programma, e chiedere i voti della cittadinanza su esso.
Bene, vedo che gli Anonimi commentatori non sono molto ferrati in matematica, forse colpa della scuola dell'obbligo, dell'analfabetismo funzionale diffuso, oppure della loro scarsa voglia di approfondire, perché se fossero in grado di capire che il 13% dei consensi della Lega, non le permetteranno di governare da sola, ma dovrà sottostare ai diktat di alleanze allargate, che le imporranno le loro scelte ... la Lega quindi sarà costretta a finire inesorabilmente tra le fauci di Verdini o Berlusca, bisognerebbe cercare di fare analisi realistiche, il che ci permetterebbe di capire che la Lega è un partito ipocrita, che non ha mai rispettato NESSUNA delle proposte politiche elettorali, e inoltre il suo ultimo statuto chiarisce che le sua linea di condotta non è cambiata, perché resta un partito federalista che mira all'indipendenza della Padania, dimensione metafisica a nord di Topolinia ...
Art. 1 - Finalità “Lega Nord per l’Indipendenza della Padania” (di seguito indicato come “Lega Nord”, “Lega Nord – Padania” o “Movimento”), è un movimento politico confederale costituito in forma di associazione non riconosciuta che ha per finalità il conseguimento dell’indipendenza della Padania attraverso metodi democratici e il suo riconoscimento internazionale quale Repubblica Federale indipendente e sovrana.
http://www.leganord.org/phocadownload/ilmovimento/statuto/Statuto.pdf
Gli analfabet funzionalii anoninimi capiscono che chi non scrive nel programma ellettorale l'immediata uscita dall'Euro ,ma parla di un fantomatico referendun, ed ha cercato di allearsi con l'ALDE prende per i fondeli gli Italiani antieuro,mentre gli alfabettizzati istruiti che capiscono di matematica si fanno abbindolare dal primo comico che passa.In merito alla Lega ha sempre dichiarato che farà alleanze solo con chi sottoscrive il suo programma,per cui se si formerà un coalizione che nel programma scrivera' l'uscita' dall'Euro a prescindere dalle proiezioni di voto andrò a votarla altrimenti me ne andro' al mare,anche perché gli ultimi anni ci hanno ampiamente dimostrato che i sondaggi preelettorali vanno regolarmente a farsi benedire,Trump e Brexit docet.
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