[ 25 gennaio ]
«C'è bisogno un discorso profetico, di simboli forti e, perché no, di miti e nuovi orizzonti di senso. Occorrono un linguaggio e pratiche che sappiano stabilire connessioni emotive e sentimentali con il popolo sofferente, che sappiano rivolgersi al suo cuore e alla sua pancia; che riescano a trasformare in energia creativa le pulsioni annidate nei recessi inconsci della comunità. Se questo è populismo, noi siamo fermamente populisti».
Col referendum del 4 dicembre 2016 la maggioranza dei cittadini non ha solo respinto la pretesa dell’oligarchia capitalista di governare il Paese senza il consenso popolare, ha sconfitto il tentativo di seppellire una Costituzione per sua natura incompatibile col neoliberismo e ogni ipotesi di cessione della sovranità nazionale. Nessuno s’illuda tuttavia: chi sta sopra tornerà all’attacco, forte di grandi sostegni esterni e del fatto che il regime oligarchico, per quanto traballante, resta in piedi.
La divisione del Paese in due campi contrapposti manifestatasi col referendum annuncia l’imminente rotta di collisione tra il blocco sociale della conservazione —capeggiato dalla grande borghesia oligarchica, globalista per interessi e vocazione anti-nazionale—, e il blocco popolare e populista —temporaneamente rappresentato da M5S e Lega Nord— che al contrario, per interessi e aspirazioni, chiede più sovranità nazionale, più Stato, più comunità, più democrazia, più sicurezza. La battaglia decisiva tra questi due blocchi si approssima e occorre esservi preparati. Chi pensa di vincere e rovesciare il regime oligarchico senza mobilitare il popolo, senza una rivoluzione democratica, conduce il popolo dritto alla sconfitta. La posta in palio immediata è il governo del Paese, in prospettiva c’è il destino dell’Italia.
Qui serve svolgere un telegrafico ragionamento su quella che per convenzione semantica è chiamata “sinistra”. La spaccatura già esistente tra la corrente globalista e quella sovranista, diventerà lotta aperta, frontale, irriducibile. La sinistra sovranista, potrà giocare un ruolo in futuro se, dopo aver tagliato il cordone ombelicale con quella globalista (anche rinunciando all’uso dello sputtanato sostantivo “sinistra”), saprà attrezzarsi alla battaglia che verrà —e potrà farlo con successo se e solo se oggi decide di collocarsi nel campo del populismo, oggi presidiato anzitutto da M5S e Lega Nord. Ma questa battaglia non è affatto un mesto commiato, un abbandono del terreno, al contrario. La sinistra è un deposito grande di intelligenze e risorse indispensabili per il futuro dell’Italia, non le lasceremo seppellire dai suoi becchini.
Poi ci sono i problemi del piano strategico e della tattica (qui siamo avanti), del gruppo dirigente (un nucleo c’è già), dei mezzi e delle risorse per lanciare la sfida dell’egemonia (qui siamo tanto indietro) —sfida che va lanciata anzitutto proprio nel campo populista, dato che esso contiene e paralizza indispensabili energie per vincere la guerra. Una guerra, per stare alla metafora militare, che è al contempo rivoluzione democratica interna e guerra di liberazione nazionale. E’ impensabile pensare di vincere disponendosi sul terreno della guerra campale o di posizione (piano su cui il nemico ha già schierate preponderanti truppe), mentre bisogna prepararsi ad una guerra popolare di movimento, ciò che implica raggruppare sin da oggi le disperse bande partigiane già oggi operanti per farne un vero e proprio esercito. In questa prospettiva si colloca il tentativo confederativo che vede P101 tra i protagonisti.
Torniamo all’oggi. Chi sta sopra ha messo nel conto che con le prossime elezioni il governo potrebbe passare nelle mani delle due principali forze oggi all’opposizione: M5S e la Lega Nord. Ove i tentativi già in atto di addomesticare e dividere entrambi dovessero si rivelassero inefficaci, le forze oligarchico-globaliste metteranno in atto ogni forma di sabotaggio per far fallire il nuovo governo e tornare al potere, anche portando all’estremo le tensioni economiche, politiche e sociali —la Grecia insegna. Dipenderà dalle decisioni e dagli atti concreti che questo governo eventuale adotterà, se vorrà resistere a contrattaccare o se, invece, farà come Syriza, se esso meriterà di essere sostenuto o meno. Vano sarebbe oggi perdersi in congetture su alleanze o fronti unitari con M5S e Lega: un’alleanza implica un piano di battaglia, obbiettivi comuni da raggiungere; avere un nemico comune, è fattore necessario ma non sufficiente per fare fronte.
Il fallimento di un governo a guida M5S è altamente probabile, ciò che rischia di avere un effetto boomerang letale per il movimento popolare. M5S e Lega non possiedono un progetto sociale davvero alternativo a quello neoliberista, né un serio programma d’emergenza per mettere in sicurezza il Paese. La ragione è che Movimento 5 Stelle e Lega Nord, il primo occupando una posizione centrista e la seconda collocandosi al su fianco destro (al netto dei rischi sempre in agguato di trasformismo) non vogliono una rottura radicale con la cupola oligarchica poiché gareggiano a chi meglio incarna, in prima istanza, gli interessi di quegli strati di borghesia (media e grande prima ancora di quella piccola proletarizzata) falcidiata sì dalla recessione e dalle politiche neoliberiste ma che non ha nelle sue corde alcuna vocazione democratico-rivoluzionaria. Nessuno dei due attuali dominus del campo populista rappresenta davvero gli interessi e le aspirazioni del popolo lavoratore e precario, degli esclusi, degli emarginati.
Questo ampio spazio sociale è scoperto, urge per questo la costituzione di una nuova forza politica nazionale popolare la quale, indicato nel blocco oligarchico il nemico principale, sia alternativa a M5S e Lega Nord. Una forza patriottica a vocazione socialista che sappia dare voce, organizzare e mobilitare questi corpi sociali, per farne la forza motrice di un’ampia alleanza di blocco costituzionale. Una forza che si liberi dell'illusione fatale che il sociale, dal basso, possa trasmutarsi in soggettività e progetto politici. Al contrario, è il soggetto politico che da forma e finalità alla sfera sociale, ovvero costruisce e plasma il Popolo facendone il protagonista del mutamento sociale. Per queso non basta avare programma e strategia, fare appello alla ragione calcolante. C'è bisogno un discorso profetico, di simboli forti e, perché no, di miti e nuovi orizzonti di senso. Occorrono un linguaggio e pratiche che sappiano stabilire connessioni emotive e sentimentali con il popolo sofferente, che sappiano rivolgersi al suo cuore e alla sua pancia; che riescano a trasformare in energia creativa le pulsioni annidate nei recessi inconsci della comunità. Se questo è populismo, noi siamo fermamente populisti.
Ps
Una raccomandazione mi pare necessaria. Occorre evitare di farsi prendere dalle fregole, dalle smanie soggettiviste e dalla fretta. Il 4 dicembre ha sì aperto una fase ed una partita nuove, ma questa avrà diversi tempi. Non abbiamo alcuna possibilità di entrare in gioco nel primo tempo che è appena cominciato. Prepariamoci a scendere in campo almeno nel secondo tempo.
«C'è bisogno un discorso profetico, di simboli forti e, perché no, di miti e nuovi orizzonti di senso. Occorrono un linguaggio e pratiche che sappiano stabilire connessioni emotive e sentimentali con il popolo sofferente, che sappiano rivolgersi al suo cuore e alla sua pancia; che riescano a trasformare in energia creativa le pulsioni annidate nei recessi inconsci della comunità. Se questo è populismo, noi siamo fermamente populisti».
Col referendum del 4 dicembre 2016 la maggioranza dei cittadini non ha solo respinto la pretesa dell’oligarchia capitalista di governare il Paese senza il consenso popolare, ha sconfitto il tentativo di seppellire una Costituzione per sua natura incompatibile col neoliberismo e ogni ipotesi di cessione della sovranità nazionale. Nessuno s’illuda tuttavia: chi sta sopra tornerà all’attacco, forte di grandi sostegni esterni e del fatto che il regime oligarchico, per quanto traballante, resta in piedi.
La divisione del Paese in due campi contrapposti manifestatasi col referendum annuncia l’imminente rotta di collisione tra il blocco sociale della conservazione —capeggiato dalla grande borghesia oligarchica, globalista per interessi e vocazione anti-nazionale—, e il blocco popolare e populista —temporaneamente rappresentato da M5S e Lega Nord— che al contrario, per interessi e aspirazioni, chiede più sovranità nazionale, più Stato, più comunità, più democrazia, più sicurezza. La battaglia decisiva tra questi due blocchi si approssima e occorre esservi preparati. Chi pensa di vincere e rovesciare il regime oligarchico senza mobilitare il popolo, senza una rivoluzione democratica, conduce il popolo dritto alla sconfitta. La posta in palio immediata è il governo del Paese, in prospettiva c’è il destino dell’Italia.
Qui serve svolgere un telegrafico ragionamento su quella che per convenzione semantica è chiamata “sinistra”. La spaccatura già esistente tra la corrente globalista e quella sovranista, diventerà lotta aperta, frontale, irriducibile. La sinistra sovranista, potrà giocare un ruolo in futuro se, dopo aver tagliato il cordone ombelicale con quella globalista (anche rinunciando all’uso dello sputtanato sostantivo “sinistra”), saprà attrezzarsi alla battaglia che verrà —e potrà farlo con successo se e solo se oggi decide di collocarsi nel campo del populismo, oggi presidiato anzitutto da M5S e Lega Nord. Ma questa battaglia non è affatto un mesto commiato, un abbandono del terreno, al contrario. La sinistra è un deposito grande di intelligenze e risorse indispensabili per il futuro dell’Italia, non le lasceremo seppellire dai suoi becchini.
Poi ci sono i problemi del piano strategico e della tattica (qui siamo avanti), del gruppo dirigente (un nucleo c’è già), dei mezzi e delle risorse per lanciare la sfida dell’egemonia (qui siamo tanto indietro) —sfida che va lanciata anzitutto proprio nel campo populista, dato che esso contiene e paralizza indispensabili energie per vincere la guerra. Una guerra, per stare alla metafora militare, che è al contempo rivoluzione democratica interna e guerra di liberazione nazionale. E’ impensabile pensare di vincere disponendosi sul terreno della guerra campale o di posizione (piano su cui il nemico ha già schierate preponderanti truppe), mentre bisogna prepararsi ad una guerra popolare di movimento, ciò che implica raggruppare sin da oggi le disperse bande partigiane già oggi operanti per farne un vero e proprio esercito. In questa prospettiva si colloca il tentativo confederativo che vede P101 tra i protagonisti.
Torniamo all’oggi. Chi sta sopra ha messo nel conto che con le prossime elezioni il governo potrebbe passare nelle mani delle due principali forze oggi all’opposizione: M5S e la Lega Nord. Ove i tentativi già in atto di addomesticare e dividere entrambi dovessero si rivelassero inefficaci, le forze oligarchico-globaliste metteranno in atto ogni forma di sabotaggio per far fallire il nuovo governo e tornare al potere, anche portando all’estremo le tensioni economiche, politiche e sociali —la Grecia insegna. Dipenderà dalle decisioni e dagli atti concreti che questo governo eventuale adotterà, se vorrà resistere a contrattaccare o se, invece, farà come Syriza, se esso meriterà di essere sostenuto o meno. Vano sarebbe oggi perdersi in congetture su alleanze o fronti unitari con M5S e Lega: un’alleanza implica un piano di battaglia, obbiettivi comuni da raggiungere; avere un nemico comune, è fattore necessario ma non sufficiente per fare fronte.
Il fallimento di un governo a guida M5S è altamente probabile, ciò che rischia di avere un effetto boomerang letale per il movimento popolare. M5S e Lega non possiedono un progetto sociale davvero alternativo a quello neoliberista, né un serio programma d’emergenza per mettere in sicurezza il Paese. La ragione è che Movimento 5 Stelle e Lega Nord, il primo occupando una posizione centrista e la seconda collocandosi al su fianco destro (al netto dei rischi sempre in agguato di trasformismo) non vogliono una rottura radicale con la cupola oligarchica poiché gareggiano a chi meglio incarna, in prima istanza, gli interessi di quegli strati di borghesia (media e grande prima ancora di quella piccola proletarizzata) falcidiata sì dalla recessione e dalle politiche neoliberiste ma che non ha nelle sue corde alcuna vocazione democratico-rivoluzionaria. Nessuno dei due attuali dominus del campo populista rappresenta davvero gli interessi e le aspirazioni del popolo lavoratore e precario, degli esclusi, degli emarginati.
Questo ampio spazio sociale è scoperto, urge per questo la costituzione di una nuova forza politica nazionale popolare la quale, indicato nel blocco oligarchico il nemico principale, sia alternativa a M5S e Lega Nord. Una forza patriottica a vocazione socialista che sappia dare voce, organizzare e mobilitare questi corpi sociali, per farne la forza motrice di un’ampia alleanza di blocco costituzionale. Una forza che si liberi dell'illusione fatale che il sociale, dal basso, possa trasmutarsi in soggettività e progetto politici. Al contrario, è il soggetto politico che da forma e finalità alla sfera sociale, ovvero costruisce e plasma il Popolo facendone il protagonista del mutamento sociale. Per queso non basta avare programma e strategia, fare appello alla ragione calcolante. C'è bisogno un discorso profetico, di simboli forti e, perché no, di miti e nuovi orizzonti di senso. Occorrono un linguaggio e pratiche che sappiano stabilire connessioni emotive e sentimentali con il popolo sofferente, che sappiano rivolgersi al suo cuore e alla sua pancia; che riescano a trasformare in energia creativa le pulsioni annidate nei recessi inconsci della comunità. Se questo è populismo, noi siamo fermamente populisti.
Ps
Una raccomandazione mi pare necessaria. Occorre evitare di farsi prendere dalle fregole, dalle smanie soggettiviste e dalla fretta. Il 4 dicembre ha sì aperto una fase ed una partita nuove, ma questa avrà diversi tempi. Non abbiamo alcuna possibilità di entrare in gioco nel primo tempo che è appena cominciato. Prepariamoci a scendere in campo almeno nel secondo tempo.
10 commenti:
Nel frattempo si potrebbe votare Casa Pound. Perchè vede, caro Pasquinelli, la sinistra sovranista esiste solo nella sua testa. Mi dispiace doverglielo dire, ma a volte mi sembra che lei viva su un altro pianeta. Si fidi di uno che vive nella regione più rossa d'Italia: i sinistrorsi possono essere grulli, in malafede, oppure entrambe le cose, ma null'altro. Non la sto prendendo per il culo, le assicuro che questa è purtroppo la sola verità. Le posso assicurare che nella terra del "Bomba" tutti i sinistri o sono dei perfetti mentecatti che continuano a votare a sinistra solo perchè il babbo o il nonno votavano a sinistra, oppure sono in malafede, intrallazzati, raccomandati dal partito e quindi lo votano. Di sovranista qui non c'è nulla a sinistra, glielo posso giurare sulla Bibbia (o sul Capitale di Marx se preferisce).
La sua è mera utopia, non troverà mai nessuno disposto a seguirla a sinistra. I sinistri non sono sovranisti. Le ripeto: o grulli o in malafede. E' più facile che trovi dei sovranisti socialisti in Casa Pound o Forza Nuova, forse qualcuno anche in Fratelli d'Italia e nella Lega, ma di sicuro non a sinistra.
Cordialmente
Un convinto socialista sovranista
Con tutto il rispetto per Pasquinelli , non capisco quanto possa essere fruttuoso dividersi . Un nazionalismo di sinistra non potra' mai esistere , e' una contraddizione : quella cinquantina di persone in tutta Italia che si dichiarano contemporaneamente di sinistra e sovranisti nazionali portano avanti le stesse tesi di Casapound e Fratelli d'Italia , con la differenza che questi ultimi partono gia' da una base del 5% ; anche Salvini , se si esclude la cavolata della flag tax , su tutto il resto dice le stesse cose . E siamo gia' al 20% . Aggiungiamoci i 5S ( l'adesione ad Alde era solo strumentale e lo sapete bene ) e siamo gia' al 50% .
Questo e' il campo politico che qualsiasi sovranista vero deve sperare che si unisca : non solo e' l'unico che puo' coerentemente fare discorsi sovranisti , ma è anche l'unico che puo' portarci fuori dall'Europa e dalla UE . Altro che rivoluzioni nazionali che non si faranno mai ..
Questa e' la verita' che non si puo' dire , ma io la dico perche'e'talmente lapalissiano che lo sanno tutti .
Comunque ognuno la pensi , saluti sovranisti
LUIGI ( da Brescia )
@Sovranista di sinistra
Quindi tutti grulli o in malafede tranne lei?
francesco (ex elettore pd)
ANONIMI MA FASCISTI
Può sembrare singolare che questo blog abbia un microscopico grumo di lettori fastistoidi i quali, avendo tempo da perdere, si dilettano ad inviare i loro commenti per dire che non c'è alcuna sinistra rivoluzionaria e sovranista, che chi scrive i nostri articoli è un cretino, che le sole forze davvero sovraniste sono i fascisti di Casa Pound, oppure i Fratelli d'Italia, giù giù fino alla Lega salviniana.
Il tutto, si badi, senza mai (MAI!) intervenire nel merito, nel campo politico, del pensiero... solo e sempre sostenendo "siete quattro gatti", la sinistra fa schifo... la sinistra è morta... c'è solo la destra... c'è solo la Lega.... senza voler riconoscere che esiste e come!, una sinistra sovranista, e che anzi, il campo di questa sinistra, ha prodotto negli ultimi anni il meglio della teoria politica in merito alla riconquista della sovranità e alle cause del marasma (analisi di neoliberismo e ordo-liberismo, Ue, euro, vincolo esterno, ecc).
Il dialogo con fascistoidi semi-analafabeti, in malafede e per di più provocatori, è impossibile.
D'ora in avanti vi blocchiamo: SOLLEVAZIONE non è una tribuna per fascistoidi dementi.
purtroppo caro MP il tentativo di seppellire una Costituzione per sua natura incompatibile col neoliberismo sarà anche fallito.
Ma ogni ipotesi di cessione della sovranità nazionale è già passato dalle privatizzazioni selvagge anni 90 e dalla legge sul divorizio (quello banca d'italia/tesoro).
un saluto e non li tighiamoci tra rossi e neri che l'obbiettivo è il topo grigio.
Chiedo a Pasquinelli, condividendo ampiamente le sue considerazioni: ma c'è la possibilità che alle prossime elezioni ci sia una lista sovranista di sinistra o, comunque, come scrivi "alternativa a M5S e Lega Nord"? Quando dici che non possiamo giocare il "primo tempo" intendi questo, che non c'è ancora la possibilità di mettere assieme le forse migliori vicine a voi e a MPL-P101?
Provo a ragionare . Prima espongo la mia tesi e poi la argomento .
Non esiste sovranismo senza FRONTIERE . Non esiste populismo senza FRONTIERE . Un discorso populista può essere portato avanti con successo solo dalle destre radicali , perché queste sono coerentemente nazionaliste . Un "sovranismo di sinistra" non può esistere : o si è sovranisti o si è di sinistra .
"SINISTRA" sono i Comunisti , gli Anarchici , i Socialisti-libertari , i Liberal nel mondo anglossassone ( che non sono i nostri liberisti - dicono - ma sono dei liberali di sinistra cioè dei socialdemocrati in economia e libertari per quanto riguarda i diritti civili e la partecipazione - dicono ) sono tutti MONDIALISTI : il loro MONDIALISMO non vuole essere quello capitalista , dicono , ma quello dei diritti delle persone in una sorta di fratellanza mondiale , cioè contro le frontiere . SINISTRA e CAPITALISMO GLOBALIZZATO VIAGGIANO INSIEME .
"SOVRANISTI" sono i socialisti nazionali o i liberisti nazionali . Anche volendo essere socialisti nazionali non si potrà mai essere di sinistra , ma di destra perché , oggi , i proletari non sono "nazionali" , ma extracomunitari . Infatti come prevedeva Marx i proletari non hanno patria .
Quindi o si è sovranisti o si è di sinistra .
La sinistra sovranista potrà giocare un ruolo in futuro se rinuncia a definirsi "sinistra" , dopo aver tagliato il cordone ombelicale con quella globalista (anche rinunciando all’uso dello sputtanato sostantivo “sinistra”
Bene Moreno
In generale condivido molto quanto scrive Pasquinelli in questo articolo. Soprattutto in merito a quando afferma su due centrali passaggi. Il primo che "è il soggetto politico che da forma e finalità alla sfera sociale, ovvero costruisce e plasma il popolo facendone il protagonista del mutamento sociale". Il secondo quando dice "c'è bisogno di un discorso profetico, di simboli forti e perché no di miti e nuovi orizzonti di senso". Conseguentemente, partendo da queste considerazioni, se si vuole veramente dare vita ad una organizzazione orgogliosamente di sinistra, rivoluzionaria e anticapitalista, occorre costruire e proporre una piattaforma politica in grado di realizzare quanto sopra affermato.
P.s. Riguardo la decisione di bloccare i commenti di fascistoidi dementi (come giustamente tu li definisci) ti consiglio di ripensarci. Censurandoli gli dai troppo credito, lasciali liberamente esprimere. Tanto più lo fanno, tanto più è peggio per loro e in più ci aiutano ad individuare meglio quali sono gli errori da evitare e la strada da non percorrere.
Dimenticavo: Marx diceva "il proletariato non ha nazione" e non "patria". I fascisti volevano far grande la nazione, i partigiani difesero la patria.
Pasquino55
Caput imperare, non pedes...
Scrive un'altro anonimo fascistoide:
«Non esiste sovranismo senza FRONTIERE . Non esiste populismo senza FRONTIERE . Un discorso populista può essere portato avanti con successo solo dalle destre radicali , perché queste sono coerentemente nazionaliste . Un "sovranismo di sinistra" non può esistere : o si è sovranisti o si è di sinistra».
Fattene una ragione (il che implica la ragione, ovvero non solo apertura mentale ma profondità culturale e conoscenza della storia, quindi non i tuoi luoghi comuni): non solo esiste oggi una sinistra sovranista, essa è sempre esistita ma per capirlo, appunto occorre sapere di che si sta parlando.
Noi siamo sovranisti e socialisti, per essere più precisi difendiamo un patriottismo popolare e costituzionale.
Certo non siamo nazionalisti, nel senso che combattiamo ogni forma di sciovinismo e/o vanagloria nazionalistica.
Quindi siamo, come lo furono gli Arditi del popolo ed i partigiani, patrioti antifascisti.
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