[ 12 gennaio ]
In piazza sabato 16 gennaio
Sabato prossimo saremo in piazza - a Roma e a Milano - per manifestare contro la guerra, contro gli interventi imperialisti in Medio Oriente, contro il coinvolgimento dell'Italia in nuove avventure militari, contro l'islamofobia alimentata dal sistema mediatico.
La data non è casuale. Il 16 gennaio 1991 iniziarono i bombardamenti della coalizione a guida americana sull'Iraq. Alla massiccia campagna di bombardamenti, che provocò un elevatissimo numero di vittime ed ingenti danni materiali, seguirono 12 anni di terribili sanzioni, che portarono l'Iraq alla fame. Alcune stime calcolano in due milioni le vittime di quel genocidio prolungato, i cui responsabili —le grandi potenze che controllano l'ONU, in particolare gli USA— non pagheranno mai abbastanza.
Dopo 12 anni di questo martirio, si arrivò al nuovo attacco all'Iraq del marzo 2003, ed all'occupazione angloamericana del paese, alla quale partecipò (sia pure con un ruolo di secondo piano), come già avvenuto nella guerra del 1991, anche l'Italia, stracciando così nei fatti lo spirito e la lettera dell'articolo 11 della Costituzione.
Ma l'occupazione trovò una forte Resistenza. Tanto forte da mettere per lunghi anni (2003-2007) in difficoltà gli occupanti. Fummo in pochi a sostenere apertamente le ragioni di chi resisteva. Ma lo facemmo con la forza e la determinazione che quella causa richiedeva.
Altri —il grosso di quello che era stato il movimento contro la guerra— preferirono rifugiarsi nell'opportunista formula del «contro la guerra, contro il terrorismo», una frase forse utile a mettersi la coscienza in pace, ma del tutto fuorviante rispetto alla realtà delle cose. Una formula che serviva comunque a criminalizzare la Resistenza all'imperialismo.
E' per questo che troviamo pericoloso l'attuale revival di questa impostazione. Certo, oggi la situazione è più complessa, sono in gioco le principali potenze regionali (Arabia Saudita, Iran, Turchia) ed è in corso una tremenda guerra di religione tra sciiti e sunniti. Ma proprio per questa complessità bisognerebbe andare cauti con certe semplificazioni, come quelle contenute nell'appello che indice le manifestazioni di sabato.
In particolare, bisogna aver chiaro che non può esserci opposizione alla guerra senza dire un cubitale NO alla "Guerra di civiltà", oggi rilanciata da molte forze in occidente. Una "guerra di civiltà", una sorta di nuova Crociata, che viene preparata attraverso una violentissima campagna contro l'Islam in quanto tale.
Per questi motivi, una mobilitazione contro la guerra, se non vuol essere una semplice riproposizione di obiettivi generali, ma anche generici, deve mettere al centro il NO all'islamofobia, un germe coltivato a destra, ma vezzeggiato anche a sinistra.
Sabato manifesteremo unitariamente a Roma e a Milano, perché è comunque importante che l'opposizione alla guerra torni in piazza. Ma non possiamo non segnalare l'assenza di questo tema centrale nel testo di convocazione di queste manifestazioni. Un'omissione grave.
NO ALLA GUERRA
NO ALL'IMPERIALISMO
NO ALL'ISLAMOFOBIA
In piazza sabato 16 gennaio
Sabato prossimo saremo in piazza - a Roma e a Milano - per manifestare contro la guerra, contro gli interventi imperialisti in Medio Oriente, contro il coinvolgimento dell'Italia in nuove avventure militari, contro l'islamofobia alimentata dal sistema mediatico.
La data non è casuale. Il 16 gennaio 1991 iniziarono i bombardamenti della coalizione a guida americana sull'Iraq. Alla massiccia campagna di bombardamenti, che provocò un elevatissimo numero di vittime ed ingenti danni materiali, seguirono 12 anni di terribili sanzioni, che portarono l'Iraq alla fame. Alcune stime calcolano in due milioni le vittime di quel genocidio prolungato, i cui responsabili —le grandi potenze che controllano l'ONU, in particolare gli USA— non pagheranno mai abbastanza.
Dopo 12 anni di questo martirio, si arrivò al nuovo attacco all'Iraq del marzo 2003, ed all'occupazione angloamericana del paese, alla quale partecipò (sia pure con un ruolo di secondo piano), come già avvenuto nella guerra del 1991, anche l'Italia, stracciando così nei fatti lo spirito e la lettera dell'articolo 11 della Costituzione.
Ma l'occupazione trovò una forte Resistenza. Tanto forte da mettere per lunghi anni (2003-2007) in difficoltà gli occupanti. Fummo in pochi a sostenere apertamente le ragioni di chi resisteva. Ma lo facemmo con la forza e la determinazione che quella causa richiedeva.
Altri —il grosso di quello che era stato il movimento contro la guerra— preferirono rifugiarsi nell'opportunista formula del «contro la guerra, contro il terrorismo», una frase forse utile a mettersi la coscienza in pace, ma del tutto fuorviante rispetto alla realtà delle cose. Una formula che serviva comunque a criminalizzare la Resistenza all'imperialismo.
E' per questo che troviamo pericoloso l'attuale revival di questa impostazione. Certo, oggi la situazione è più complessa, sono in gioco le principali potenze regionali (Arabia Saudita, Iran, Turchia) ed è in corso una tremenda guerra di religione tra sciiti e sunniti. Ma proprio per questa complessità bisognerebbe andare cauti con certe semplificazioni, come quelle contenute nell'appello che indice le manifestazioni di sabato.
In particolare, bisogna aver chiaro che non può esserci opposizione alla guerra senza dire un cubitale NO alla "Guerra di civiltà", oggi rilanciata da molte forze in occidente. Una "guerra di civiltà", una sorta di nuova Crociata, che viene preparata attraverso una violentissima campagna contro l'Islam in quanto tale.
Per questi motivi, una mobilitazione contro la guerra, se non vuol essere una semplice riproposizione di obiettivi generali, ma anche generici, deve mettere al centro il NO all'islamofobia, un germe coltivato a destra, ma vezzeggiato anche a sinistra.
Sabato manifesteremo unitariamente a Roma e a Milano, perché è comunque importante che l'opposizione alla guerra torni in piazza. Ma non possiamo non segnalare l'assenza di questo tema centrale nel testo di convocazione di queste manifestazioni. Un'omissione grave.
NO ALLA GUERRA
NO ALL'IMPERIALISMO
NO ALL'ISLAMOFOBIA
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