[ 1 gennaio 2016 ]
«Ogni mattino,quando mi sveglio ancora sotto la cappa del cielo, sento che per me è capodanno.
Perciò odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un'azienda commerciale col suo bravo consuntivo, e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione.
Perciò odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un'azienda commerciale col suo bravo consuntivo, e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione.
Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito.
Si finisce per credere sul serio che tra anno e anno incominci una novella istoria e si fanno propositi e ci si pente degli spropositi, ecc. ecc. E' un torto in genere delle date...
Così la data diventa un ingombro, un parapetto che impedisce di vedere che la storia continua a svolgersi con la stessa linea fondamentale immutata, senza bruschi arresti...
Perciò odio il capodanno.
Così la data diventa un ingombro, un parapetto che impedisce di vedere che la storia continua a svolgersi con la stessa linea fondamentale immutata, senza bruschi arresti...
Perciò odio il capodanno.
Voglio che ogni mattino sia per me un capodanno.
Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno.
Nessun travettismo spirituale. Ogni ora della mia vita vorrei fosse nuova,pur riallacciandosi a quelle trascorse»
Nessun travettismo spirituale. Ogni ora della mia vita vorrei fosse nuova,pur riallacciandosi a quelle trascorse»
Antonio Gramsci.
1 Gennaio 1916. Rubrica "Sotto la Mole". Edizione torinese dell'Avanti!
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