[ 19 gennaio]
L'altro giorno LA STAMPA pubblicava, solo tra i grandi giornali, un'inchiesta di Marco Bresolin dal titolo: "Frana il progetto della Lega nazionale e Salvini vuole rinviare il congresso".
Vediamo i fatti, anzitutto.
Nella Lega Nord sono in corso i congressi regionali in vista di quello generale previsto in primavera. Salvini, che dopo quello emiliano rischia di perdere gli altri congressi regionali, ha chiesto di rimandare il congressone in autunno. La motivazione è che in primavera ci sono le elezioni amministrative e conviene concentrarsi a prendere voti. Ma i suoi avversari interni, tra cui Roberto Calderoli lo smentiscono: il congressone si farà come previsto in primavera.
La vera ragione per cui Salvini vuole rimandare il congresso è che rischia di perderlo e di essere azzoppato, se no defenestrato, proprio da una potente fronda interna.
Il motivo del dissenso è roba grossa, c'è di mezzo la proposta salviniana di una Lega nazionale in stile lepenista. Per rendere il suo tentativo credibile Salvini e i suoi hanno proposto di cancellare, o quantomeno modificare niente di meno che il primo punto dello statuto della Lega, quello che recita che la "finalità è l'indipendenza della Padania".
Questa proposta, siccome tocca l'identità ideologica stessa della Lega Nord, ha suscitato prima malumori e poi aperte proteste, da ogni lato, subito avallate da importanti dirigenti tra cui, sembra, lo stesso Maroni. Salvini teme di essere messo clamorosamente in minoranza, ecco spiegato perché vuole far slittare il congresso.
I suoi avversari avanzano argomenti forti, tra cui quello che lo strombazzato "sfondamento" al Sud è stato un mezzo fallimento. A ben vedere le sezioni meridionali "Noi con Salvini" aperte al Sud dopo l'offensiva di un anno fa, sono poco più di una decina. Delle insormontabili difficoltà dello "sfondamento" se ne è fatto carico lo stesso ex-berlusconiano e siciliano Angelo Attaguile, incoronato da Salvini segretario della nuova formazione lepenista, che quindi esiste solo sulla carta.
Come andrà a finire la vicenda lo vedremo nei prossimi mesi. Di certo il disegno di costruire un partito sullo stile del Front National di Marine Le Pen subisce uno stop. Ma non vuol dire che muore. Inutile dire, infatti, che uno spazio politico per una forza populista con un'anima xenofoba e reazionaria, nel nostro Paese c'è e come.
Che sia Salvini a dargli vita è da vedere. Dovrà forze passare per la scissione della Lega Nord. Ne avrà gli attributi? ne dubitiamo, visto che ha già calato le braghe sulla questione dell'uscita dall'eurozona e che è ritornato all'ovile ristabilendo l'alleanza con Berlusconi.
Due mosse che la dicono tutta sul trasformismo opportunista di Salvini stesso, in questo molto distante dalla coerente marcia in solitario della Le Pen in Francia.
L'altro giorno LA STAMPA pubblicava, solo tra i grandi giornali, un'inchiesta di Marco Bresolin dal titolo: "Frana il progetto della Lega nazionale e Salvini vuole rinviare il congresso".
Vediamo i fatti, anzitutto.
Nella Lega Nord sono in corso i congressi regionali in vista di quello generale previsto in primavera. Salvini, che dopo quello emiliano rischia di perdere gli altri congressi regionali, ha chiesto di rimandare il congressone in autunno. La motivazione è che in primavera ci sono le elezioni amministrative e conviene concentrarsi a prendere voti. Ma i suoi avversari interni, tra cui Roberto Calderoli lo smentiscono: il congressone si farà come previsto in primavera.
La vera ragione per cui Salvini vuole rimandare il congresso è che rischia di perderlo e di essere azzoppato, se no defenestrato, proprio da una potente fronda interna.
Il motivo del dissenso è roba grossa, c'è di mezzo la proposta salviniana di una Lega nazionale in stile lepenista. Per rendere il suo tentativo credibile Salvini e i suoi hanno proposto di cancellare, o quantomeno modificare niente di meno che il primo punto dello statuto della Lega, quello che recita che la "finalità è l'indipendenza della Padania".
Questa proposta, siccome tocca l'identità ideologica stessa della Lega Nord, ha suscitato prima malumori e poi aperte proteste, da ogni lato, subito avallate da importanti dirigenti tra cui, sembra, lo stesso Maroni. Salvini teme di essere messo clamorosamente in minoranza, ecco spiegato perché vuole far slittare il congresso.
I suoi avversari avanzano argomenti forti, tra cui quello che lo strombazzato "sfondamento" al Sud è stato un mezzo fallimento. A ben vedere le sezioni meridionali "Noi con Salvini" aperte al Sud dopo l'offensiva di un anno fa, sono poco più di una decina. Delle insormontabili difficoltà dello "sfondamento" se ne è fatto carico lo stesso ex-berlusconiano e siciliano Angelo Attaguile, incoronato da Salvini segretario della nuova formazione lepenista, che quindi esiste solo sulla carta.
Come andrà a finire la vicenda lo vedremo nei prossimi mesi. Di certo il disegno di costruire un partito sullo stile del Front National di Marine Le Pen subisce uno stop. Ma non vuol dire che muore. Inutile dire, infatti, che uno spazio politico per una forza populista con un'anima xenofoba e reazionaria, nel nostro Paese c'è e come.
Che sia Salvini a dargli vita è da vedere. Dovrà forze passare per la scissione della Lega Nord. Ne avrà gli attributi? ne dubitiamo, visto che ha già calato le braghe sulla questione dell'uscita dall'eurozona e che è ritornato all'ovile ristabilendo l'alleanza con Berlusconi.
Due mosse che la dicono tutta sul trasformismo opportunista di Salvini stesso, in questo molto distante dalla coerente marcia in solitario della Le Pen in Francia.
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