[ 12 luglio 2017 ]
IL REFERENDUM PER L'INDIPENDENZA DELLA CATALOGNA DEL PROSSIMO 1 OTTOBRE E LO STRANO CASO DELLO STRABISMO DI EUROSTOP.
Con l'assemblea costituente svoltasi a Roma il 1 luglio EUROSTOP da coordinamento si è trasformato in soggetto politico unificato.
Il 21 giugno scorso Programma 101 spiegava le ragioni che impedivano l'adesione al nuovo soggetto politico —Perché i nostri compagni non confluiranno in Eurostop.
Una delle ragioni fondamentali con cui Programma 101 declinava l'invito a far parte del nuovo soggetto politico unificato era il netto rifiuto di EUROSTOP di rivendicare (e lottare per) la piena sovranità nazionale del nostro Paese. Un rifiuto giustificato in nome del principio supremo dell'internazionalismo proletario. A poco è valso segnalare che in assenza dell'aggettivo, ovvero del soggetto proletario come forza dirigente, il sostantivo diventa un dogma appeso al nulla, finisce anzi per giustificare come progressista l'unico internazionalismo realmente esistente, ovvero il mondialismo delle plutocrazie capitalistiche che in effetti stanno prendendo a picconate gli stati nazionali.
A poco è valso spiegare che sono proprio le frazioni dirigenti delle élite dominanti italiane, in nome del loro internazionalismo cosmopolitico, ad agire come longa manus dell'imperialismo tedesco che in nome di una più forte Unione europea soggioga gli altri stati come suoi protettorati.
A nulla è valso affermare che la lotta per la piena sovranità nazionale è nell'interesse della maggioranza del popolo e che questa lotta può essere portata avanti solo da un blocco sociale nazionale e popolare di cui il proletariato può e deve prendere la testa. Sordità totale, dunque, rispetto al nostro appello per il patriottismo, costituzionale e repubblicano, senza il quale ogni discorso di rottura della Ue e di uscita dall'euro, è privo di qualsiasi respiro strategico e di forza egemonica.
Per tutta risposta, come Programma 101, siamo stati tacciati di essere "nazionalisti".
Ma perché torniamo su questa vicenda?
Perché alcuni gruppi che fan parte di EUROSTOP, anzitutto la Rete dei Comunisti, hanno organizzato, proprio a fine giugno, un giro di incontri dal titolo “Catalunya Ara!” (Catalogna ora!) con alcuni esponenti indipendentisti catalani. Più precisamente di quella parte scellerata di estrema sinistra catalana —in particolare la CUP (Candidatura d’Unità Popolare)— che rivendica la secessione dalla Spagna.
Non solo, si badi, un giro di conferenze per capire quanto sta accadendo in Catalogna, no. Un giro di incontri per inneggiare alla secessione della Catalogna. Giro pubblicizzato in bella vista da Contropiano, sito della Rete dei Comunisti —vedi immagine sotto— che è il gruppo sicuramente più importante di EUROSTOP.
«Come sarebbe?, ci han chiesto dei simpatizzanti, "questi qui ci bollano come nazionalisti quando contro la gabbia dell'Unione europea rivendichiamo la sovranità nazionale italiana, anzi condannano il patriottismo come fosse nazionalismo fascista; e poi... sostengono a spada tratta il nazionalismo secessionista catalano»?
Ottima domanda, in effetti. Che andrebbe girata non solo ai compagni che hanno promosso l'inquietante giro di conferenze, ma a tutti gli attivisti di EUROSTOP.
Noi nel frattempo, per chi eventualmente fosse poco informato, vorremmo segnalare che il 1 ottobre si svolgerà in Catalogna il referendum per l'indipendenza, e che le sue conseguenze potrebbero essere devastanti. Non solo per la Spagna: a catena per diversi paesi europei, tra cui l'Italia.
Sempre per chi fosse poco informato sarà bene sapere che chi ha promosso questo referendum e preme per la secessione dalla Spagna, è la destra secessionista catalana da tempo al governo. Ovvero il partito (notoriamente liberiste ed eurista) di Convergenza e Unione (CiU - Convergència i Unió) ora Partito Democratico Europeo Catalano (PDeCAT; Partit Demòcrata Europeu Català). Un nome un programma, come vedremo. Leader storico l'esponente della grande borghesia catalana Artur Mas —che nel Parlamento spagnolo ha infatti votato sempre a favore di tutte le porcherie antipopolari e austeritarie di Rajoy.
Ci si chiederà: "ma voi non eravate a favore del principio dell'autodeterminazione dei popoli?".
Sì, certo che siamo per l'autodeterminazione, ove autodeterminazione significa che un dato popolo ha facoltà di stabilire in quale forma esercitare il proprio diritto alla sovranità. La secessione è solo una di queste forme. Un popolo, ad esempio, può infatti decidere autodeterminarsi federandosi con altri in un'unica entità multinazionale —caso classico e a noi vicino: la Svizzera. Oppure può decidere nel senso di una autonomia politica, del tipo di quella delle cinque regioni autonome italiane o, meglio ancora, dei Bund tedeschi.
Per dirla con l'analogia di Lenin: "Essere per il diritto al divorzio non significa obbligare le coppie a separarsi".
Fatta questa premessa e tornando alla Catalogna la domanda che dobbiamo farci è la seguente: la secessione dalla Spagna è nell'interesse di chi? La domanda può essere posta in quest'altro modo: come mai la grande borghesia catalana, via il partito liberista ed eurista PDeCAT spinge per la secessione?
Non sarà un caso se il PDeCAT, in nome e per conto della grande borghesia catalana, mentre respinge —con i più triti discorsi leghisti contro i "terroni fancazzisti" del mezzogiorno spagnolo— l'ipotesi di una Spagna come stato federale, inneggia letteralmente all'Unione europea e all'€uro-Germania. E' forse nell'interesse del popolo lavoratore catalano passare dalla padella alla brace? E' forse nell'interesse degli altri popoli di Spagna? Ed è forse funzionale, la secessione catalana, alla battaglia democratica contro l'Unione europea? La risposta è per noi evidente: assolutamente no.
La nostra idea (che è anche quella della sinistra catalana che non capitola al nazionalismo liberista, come anche quella di gran parte di Podemos e Izquierda Unida) è che occorre respingere la secessione della Catalogna, che la soluzione auspicabile è invece quella di battersi per trasformare la Spagna in uno Stato federale e democratico.
Quindi rigiriamo ai compagni di EUROSTOP un paio di domande:
COME MAI, SE SIETE CONTRO OGNI FORMA DI NAZIONALISMO, SOSTENETE PROPRIO QUELLO SECESSIONISTA, LIBERISTA ED EURISTA CATALANO?
NON È FORSE, LA VITTORIA DEL SÌ AL REFERENDUM DEL 1 OTTOBRE, UNA SCIAGURA CHE È NELL'INTERESSE DEL TURBO-CAPITALISMO GLOBALISTA?
IL REFERENDUM PER L'INDIPENDENZA DELLA CATALOGNA DEL PROSSIMO 1 OTTOBRE E LO STRANO CASO DELLO STRABISMO DI EUROSTOP.
Con l'assemblea costituente svoltasi a Roma il 1 luglio EUROSTOP da coordinamento si è trasformato in soggetto politico unificato.
Il 21 giugno scorso Programma 101 spiegava le ragioni che impedivano l'adesione al nuovo soggetto politico —Perché i nostri compagni non confluiranno in Eurostop.
Una delle ragioni fondamentali con cui Programma 101 declinava l'invito a far parte del nuovo soggetto politico unificato era il netto rifiuto di EUROSTOP di rivendicare (e lottare per) la piena sovranità nazionale del nostro Paese. Un rifiuto giustificato in nome del principio supremo dell'internazionalismo proletario. A poco è valso segnalare che in assenza dell'aggettivo, ovvero del soggetto proletario come forza dirigente, il sostantivo diventa un dogma appeso al nulla, finisce anzi per giustificare come progressista l'unico internazionalismo realmente esistente, ovvero il mondialismo delle plutocrazie capitalistiche che in effetti stanno prendendo a picconate gli stati nazionali.
A poco è valso spiegare che sono proprio le frazioni dirigenti delle élite dominanti italiane, in nome del loro internazionalismo cosmopolitico, ad agire come longa manus dell'imperialismo tedesco che in nome di una più forte Unione europea soggioga gli altri stati come suoi protettorati.
A nulla è valso affermare che la lotta per la piena sovranità nazionale è nell'interesse della maggioranza del popolo e che questa lotta può essere portata avanti solo da un blocco sociale nazionale e popolare di cui il proletariato può e deve prendere la testa. Sordità totale, dunque, rispetto al nostro appello per il patriottismo, costituzionale e repubblicano, senza il quale ogni discorso di rottura della Ue e di uscita dall'euro, è privo di qualsiasi respiro strategico e di forza egemonica.
G. Cremaschi introduce l'assemblea costituente di EUROSTOP |
Per tutta risposta, come Programma 101, siamo stati tacciati di essere "nazionalisti".
Ma perché torniamo su questa vicenda?
Perché alcuni gruppi che fan parte di EUROSTOP, anzitutto la Rete dei Comunisti, hanno organizzato, proprio a fine giugno, un giro di incontri dal titolo “Catalunya Ara!” (Catalogna ora!) con alcuni esponenti indipendentisti catalani. Più precisamente di quella parte scellerata di estrema sinistra catalana —in particolare la CUP (Candidatura d’Unità Popolare)— che rivendica la secessione dalla Spagna.
Non solo, si badi, un giro di conferenze per capire quanto sta accadendo in Catalogna, no. Un giro di incontri per inneggiare alla secessione della Catalogna. Giro pubblicizzato in bella vista da Contropiano, sito della Rete dei Comunisti —vedi immagine sotto— che è il gruppo sicuramente più importante di EUROSTOP.
«Come sarebbe?, ci han chiesto dei simpatizzanti, "questi qui ci bollano come nazionalisti quando contro la gabbia dell'Unione europea rivendichiamo la sovranità nazionale italiana, anzi condannano il patriottismo come fosse nazionalismo fascista; e poi... sostengono a spada tratta il nazionalismo secessionista catalano»?
Ottima domanda, in effetti. Che andrebbe girata non solo ai compagni che hanno promosso l'inquietante giro di conferenze, ma a tutti gli attivisti di EUROSTOP.
Noi nel frattempo, per chi eventualmente fosse poco informato, vorremmo segnalare che il 1 ottobre si svolgerà in Catalogna il referendum per l'indipendenza, e che le sue conseguenze potrebbero essere devastanti. Non solo per la Spagna: a catena per diversi paesi europei, tra cui l'Italia.
Sempre per chi fosse poco informato sarà bene sapere che chi ha promosso questo referendum e preme per la secessione dalla Spagna, è la destra secessionista catalana da tempo al governo. Ovvero il partito (notoriamente liberiste ed eurista) di Convergenza e Unione (CiU - Convergència i Unió) ora Partito Democratico Europeo Catalano (PDeCAT; Partit Demòcrata Europeu Català). Un nome un programma, come vedremo. Leader storico l'esponente della grande borghesia catalana Artur Mas —che nel Parlamento spagnolo ha infatti votato sempre a favore di tutte le porcherie antipopolari e austeritarie di Rajoy.
Il simbolo del PDeCAT |
Ci si chiederà: "ma voi non eravate a favore del principio dell'autodeterminazione dei popoli?".
Sì, certo che siamo per l'autodeterminazione, ove autodeterminazione significa che un dato popolo ha facoltà di stabilire in quale forma esercitare il proprio diritto alla sovranità. La secessione è solo una di queste forme. Un popolo, ad esempio, può infatti decidere autodeterminarsi federandosi con altri in un'unica entità multinazionale —caso classico e a noi vicino: la Svizzera. Oppure può decidere nel senso di una autonomia politica, del tipo di quella delle cinque regioni autonome italiane o, meglio ancora, dei Bund tedeschi.
Per dirla con l'analogia di Lenin: "Essere per il diritto al divorzio non significa obbligare le coppie a separarsi".
Fatta questa premessa e tornando alla Catalogna la domanda che dobbiamo farci è la seguente: la secessione dalla Spagna è nell'interesse di chi? La domanda può essere posta in quest'altro modo: come mai la grande borghesia catalana, via il partito liberista ed eurista PDeCAT spinge per la secessione?
Non sarà un caso se il PDeCAT, in nome e per conto della grande borghesia catalana, mentre respinge —con i più triti discorsi leghisti contro i "terroni fancazzisti" del mezzogiorno spagnolo— l'ipotesi di una Spagna come stato federale, inneggia letteralmente all'Unione europea e all'€uro-Germania. E' forse nell'interesse del popolo lavoratore catalano passare dalla padella alla brace? E' forse nell'interesse degli altri popoli di Spagna? Ed è forse funzionale, la secessione catalana, alla battaglia democratica contro l'Unione europea? La risposta è per noi evidente: assolutamente no.
La nostra idea (che è anche quella della sinistra catalana che non capitola al nazionalismo liberista, come anche quella di gran parte di Podemos e Izquierda Unida) è che occorre respingere la secessione della Catalogna, che la soluzione auspicabile è invece quella di battersi per trasformare la Spagna in uno Stato federale e democratico.
Quindi rigiriamo ai compagni di EUROSTOP un paio di domande:
COME MAI, SE SIETE CONTRO OGNI FORMA DI NAZIONALISMO, SOSTENETE PROPRIO QUELLO SECESSIONISTA, LIBERISTA ED EURISTA CATALANO?
NON È FORSE, LA VITTORIA DEL SÌ AL REFERENDUM DEL 1 OTTOBRE, UNA SCIAGURA CHE È NELL'INTERESSE DEL TURBO-CAPITALISMO GLOBALISTA?
7 commenti:
La faccio corta e apodittica: i piddini si sono appropriati della parola "sinistra", la Rete dei comunisti di quella della "rivoluZZione". Entrambi vogliono cambiare le cose dal di dentro, nella Grande Europa. Achtung!
Carissimi,
sorvolo sulla questione EUROSTOP, perché preferisco affrontare la questione del referendum in Catalogna.
Prima di tutto una piccola ma importante digressione: il 22 ottobre, in Lombardia e in Veneto si terranno dei referendum consultivi circa la possibilità di ottenere ampie forme di autonomia fiscale e legislativa a livello regionale. A promuovere questi referendum, manco a dirlo, è la Lega, che detiene la presidenza di tutte e due le regioni. Forse non sono stato molto attento, ma non mi pare si sia dedicato alcun approfondimento a questo tema su questo sito. Dunque, ne approfitto per chiedere cosa ne pensiate voi di Sollevazione alias Programma101 e come ritenete che i vostri lettori, simpatizzanti e aderenti facciano meglio a comportarsi (votare contro, boicottare o altro).
Venendo al dunque, credo che molti guardino a questa regione iberica con un alone di romanticismo, completamente sorpassato e fuori tempo massimo, avendo sentito dire da qualche parte di una forte presenza di anarchici e altri "cani sciolti" a Barcellona e dintorni ai tempi della guerra civile. Notevole parte in questo gioco fu quella di Orwell (di cui si dimentica sempre il passato di sbirro coloniale britannico in Myanmar prima e in seguito la sua infame opera di delazione di sospetti "comunisti" nei suoi ultimi anni di vita, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, in un assaggio in versione inglese di quella che sarebbe stata la "lista nera" del miserabile maccartismo americano). Insomma, se si lasciava fare ai rivoluzionari "veri", ai socialisti e comunisti "veri", Franco se la sarebbe battuta in ritirata verso il Marocco coi suoi ascari coloniali dopo poco tempo. Invece c'era di mezzo Peppino Stalin e fu lui in persona a "sabotare" il tutto. Come oggi Putin farebbe vincere a piacimento elezioni politiche qua e là per il mondo a chi gli pare, manco fosse il cattivo di un film di James Bond. Questa vulgata ad uso e consumo di una sinistra che si vuole sì rivoluzionaria, ma guarda caso mai oltre certi limiti può attecchire solamente là dove c'è cecita e prevenzione ideologica totale o ignoranza abissale dei fatti storici o ancora, caso più probabile, tutte e due le cose insieme.
Per la cronaca: il sottoscritto non è affatto "stalinista".
Venendo all'oggi, la società catalana presente non è attraversata da nessun particolare fermento rivoluzionario o anticapitalista che dir si voglia. Come correttamente delineato nell'articolo, questa spinta secessionista è oggi guidata da partiti perfettamente inseriti nelle logiche politiche ed economiche neoliberali. Quel partitello d'ultrasinistra cui fate riferimento è appunto solo una piccola appendice di questo ben più ampio "movimento" e la funzione che svolge, in buona o cattiva fede, è quello di coprire presso un elettorato di sinistra e ultrasinistra un piano concepito altrove e per interessi assai diversi dal "socialismo" o dall'"anticapitalismo".
Tuttavia non dobbiamo dimenticare che Podemos ha fatto da molto tempo della concessione di un simile referendum un proprio chiodo fisso e mi sembra che l'articolo, nel passaggio in cui si cita proprio Podemos, faccia un po' di confusione. Di Izquierda Unida poi è inutile parlarne, visto che è ormai quasi irrilevante dal punto di vista elettorale e, se ancora esiste, lo deve proprio a Podemos, che se l'è caricata in lista alle ultime elezioni parlamentari (come Unidos Podemos) fra l'altro raccogliendo un risultato decisamente deludente ma permettendo a questi omologhi spagnoli di un Vendola o di un Ferrero di avere ancora agibilità politica.
Per ora mi fermo qui, ma una discussione a più ampio spettro sulla Spagna sarebbe interessante: ad esempio, perché a Madrid è consentito di sforare alla grande i parametri di Maastricht mentre Roma viene costantemente sottoposta a richieste sempre più stringenti e punitive?
Cordialità
Barbaro D'Urso
E' esattamente la cosa che passa per la mia mente da ormai un po' di tempo.
La mia impressione è che avendo la sinistra ufficiale smesso di "rappresentare i lavoratori" (???) con la pessima tecnica della "riduzione del danno" (quella cosa per cui invece di licenziarne 100 ne licenziamo 50, 30 li mandiamo in pensione anticipata e per gli altri 20 ci dispiace tanto ma non ci possiamo far nulla) essi vogliano occupare quello spazio lasciato vuoto con quella stessa pessima tecnica.
Come qualcuno disse "D'Alema di' qualcosa di sinistra" a me viene da dir loro "Rete dei comunisti di' qualcosa di rivoluzionario", perché ad essere comunista così è capace pure D'Alema.
Per non dire che se parte la il tappo della frammentazione degli stati in piccoli pezzi attorno al grosso centro tedesco è davvero un guaio. Ma staremo a vedere perché gli sviluppi non sarebbero certo lineari.
Postilla per gli „internazionalisti” … del capitale, che lanciano accuse di nazionalismo a vanvera.
È notizia ufficiale del 12 luglio: ecco i profitti raccolti della Germania fornendo “aiuti” alla Grecia: 1,34 miliardi di euro, per dichiarazione del Ministero delle finanze tedesco. Mentre dunque la Germania si finanzia vendendo le proprie obbligazioni a tassi negativi, raccoglie nel medesimo tempo lauti interessi coi prestiti alla Grecia: cosa possibile grazie all'euro ed alle politiche di austerità imposte ... allel altre nazioni da mungere in mome dell'internazionalismo del capitale. I dettagli qui:
Se questa è la “solidarietà” europea che cercano gli “internazionalisti” con gli occhi bendati, eccoli serviti.
Articulo equivocado. Datos fundamentales del problema erroneos o falsos.Cita de Lenin obvia pero su parcialidad desconoce la posicion de conjunto de Lenin. Un catalan comunista y, como es logico partidario de la autodeterminació m.
caro Joan Tafalla,
quali sarebbero i dati fondamentali del mio articolo che sarebbero FALSI e ERRONEI?
Non è forse vero che è la destra liberista catalana ad avere indetto il referendum per la secessione?
Non è forse vero che Artur Mas è un eurista incallito?
Una tua risposta, argomentata, è la benvenuta.
Moreno Pasquinelli
Ps
E' noto che Lenin prendeva ad esempio la Svizzera come modello statuale federale e multinazionale.
E' noto che Lenin riconosceva in linea di principio il diritto all'autodeterminazione, ma sconsigliava la secessione, anzitutto per piccoli paesi.
Gentile pasquinelli,
Ma la sua riflessione sulla Cataluña parte dalla Cup ma stranamente però finisce con parlare solo di Convergencia, cioè ora del Pdecat.
Le segnalo per essere precisi, che la forza prevalente di Junt pel si, che governa insieme all'ex Convergencia, è Esquerra republicana, socialisti e repubblicani indipendentisti, certo non anticapitalisti come voi. Che è forte oltretutto la presenza in questa lista di ex di IU, in Cataluña nota come Iniciativa por Cataluña.
Infine, che il referendum è fortemente voluto dalla CUP che sono anitcapitalisti.
Ciò detto è evidente che per alcuni la secessione ha un senso, fiscale, per esempio, per altri un altro, repubblicano e progressista, per altri ancora, CUP, radicale e anti sistema.
Infine, non per correggere ulteriormente, ma Podemos Cataluña appoggia il referendum, e in un gioco delle parti, Podemos spagnola, no, o meglio ni.
Ora vi lascio alle vostre polemiche, con eurostop, ma il quadro catalano era francamente mal descritto.
Un saluto
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