[ 18 maggio ]
Viva Trump (non) si fa per dire.
Un presidente "sgangherato, cialtronesco, bugiardo, umorale, privo di strategia, pericoloso... che mette a repentaglio le istituzioni americane“.
Accuse che non vengono da qualche partito anticapitalista, e nemmeno dal liberal New York Times, bensì, udite! udite" dalla bibbia dei conservatori americani, il Wall Street Journal.
Che i nemici di Trump riescano a metterlo in stato di accusa (impeachment) per alto tradimento e/o ostacolo alla giustizia; oppure grazie alla via corta del 25 emendamento (destituzione per provata incapacità fisica o mentale), è evidente che essi vogliono levarselo dai piedi.
Ma chi sono "Essi"?
Sono i membri della setta druidica che ha preso in mano le sorti del mondo, i custodi supremi dell'ordine neoliberista, i sacerdoti della grande globalizzazione, la curia che per la prima volta si è vi sta sfuggire la possibilità di scegliere il Papa, leggi l'imperatore.
Questa setta da chi è composta? Da caporioni che hanno occupato le posizioni chiave, direttive, nei gangli decisivi del sistema: nelle sfere istituzionali, statuali, politiche, militari, bancarie, mediatiche.
Il racconto di questa setta neoliberista è fraudolento: esso narra che il mercato, con la sua mano invisibile, è il decisore di prima istanza, che quindi la sfera politica è ad essa subordinata. Falso: questa setta è una casta politica, nel senso pieno del termine, poiché detta, in combutta coi grandi paperoni, le regole del gioco(truccandole). Per essere precisi è una casta mafio-liberista, che cela la sua natura oligarchica e sciacallesca dietro ad una maschera progressista e democratica.
Colti di sorpresa dall'arrivo di un miliardario spaccone e mitomane che si è messo in testa di sbaraccare l'establishment, mettendosi sotto i piedi, oltre ai protocolli ed i galatei istituzionali, consuetudini e costumi politicamente corretti, Essi vogliono vendicarsi e toglierlo di mezzo.
Ci riusciranno Essi? Vedremo.
E' una lotta all'ultimo sangue, dove la massima è mors tua vita mea.
Per questo ci piace Trump.
Non certo per le sue patetiche convinzioni neo-liberiste-fondamentaliste. Salito al trono imperiale con l'idea di rinsaldare il predominio globale degli Stati Uniti si sta invece comportando come un picconatore del sistema.
Cittadini di una provincia imperiale soggiogata (quale l'Italia è sin dalla seconda guerra mondiale, stretta com'è nella doppia morsa della NATO e della UE); cittadini decisi a riconquistare piena sovranità, ci godiamo lo spettacolo, nella speranza che il pandemonio al centro offra spazi di sganciamento in periferia.
Viva Trump (non) si fa per dire.
Un presidente "sgangherato, cialtronesco, bugiardo, umorale, privo di strategia, pericoloso... che mette a repentaglio le istituzioni americane“.
Accuse che non vengono da qualche partito anticapitalista, e nemmeno dal liberal New York Times, bensì, udite! udite" dalla bibbia dei conservatori americani, il Wall Street Journal.
Che i nemici di Trump riescano a metterlo in stato di accusa (impeachment) per alto tradimento e/o ostacolo alla giustizia; oppure grazie alla via corta del 25 emendamento (destituzione per provata incapacità fisica o mentale), è evidente che essi vogliono levarselo dai piedi.
Ma chi sono "Essi"?
Sono i membri della setta druidica che ha preso in mano le sorti del mondo, i custodi supremi dell'ordine neoliberista, i sacerdoti della grande globalizzazione, la curia che per la prima volta si è vi sta sfuggire la possibilità di scegliere il Papa, leggi l'imperatore.
Questa setta da chi è composta? Da caporioni che hanno occupato le posizioni chiave, direttive, nei gangli decisivi del sistema: nelle sfere istituzionali, statuali, politiche, militari, bancarie, mediatiche.
Il racconto di questa setta neoliberista è fraudolento: esso narra che il mercato, con la sua mano invisibile, è il decisore di prima istanza, che quindi la sfera politica è ad essa subordinata. Falso: questa setta è una casta politica, nel senso pieno del termine, poiché detta, in combutta coi grandi paperoni, le regole del gioco(truccandole). Per essere precisi è una casta mafio-liberista, che cela la sua natura oligarchica e sciacallesca dietro ad una maschera progressista e democratica.
Colti di sorpresa dall'arrivo di un miliardario spaccone e mitomane che si è messo in testa di sbaraccare l'establishment, mettendosi sotto i piedi, oltre ai protocolli ed i galatei istituzionali, consuetudini e costumi politicamente corretti, Essi vogliono vendicarsi e toglierlo di mezzo.
Ci riusciranno Essi? Vedremo.
E' una lotta all'ultimo sangue, dove la massima è mors tua vita mea.
Per questo ci piace Trump.
Non certo per le sue patetiche convinzioni neo-liberiste-fondamentaliste. Salito al trono imperiale con l'idea di rinsaldare il predominio globale degli Stati Uniti si sta invece comportando come un picconatore del sistema.
Cittadini di una provincia imperiale soggiogata (quale l'Italia è sin dalla seconda guerra mondiale, stretta com'è nella doppia morsa della NATO e della UE); cittadini decisi a riconquistare piena sovranità, ci godiamo lo spettacolo, nella speranza che il pandemonio al centro offra spazi di sganciamento in periferia.
11 commenti:
Continuando di questo passo destituiranno il popolo per incapacità di intendere e di votare. Del resto ne abbiamo già visto le avvisaglie nei rozzi attacchi al suffragio universale laddove il risultato non è stato quello sperato da lorsignori.
Solo non capisco il ruolo di Comey, alla vigilia del voto scaglia l'emailgate contro la Clinton per delegittimarla (e di contro favorisce Trump), ora invece pare passato dalla parte dei detrattori di Trump.
Semplice!
"ESSI" l'hanno comprato....
Io , più che al "sovranisti di tutto il mondo unitevi" ( parafrasando un po' l'auspicio finale dell'articolo ) , rimango ancora affezionato al "proletari di tutto il mondo unitevi" e anche al "l'unico fascista buono è il fascista morto" .
Quindi tra i neoliberisti del WallStreetJournal ( se si possono definire neoliberisti , perché non credo esista ancora qualcuno sano di mente che si definisca neoliberista ) e un ignorante miliardario conservatore nazionalista , non è che mi metto a scrivere "viva l'ignorante miliardario conservatore nazionalista" .
Sempre e solo "proletari di tutto il mondo unitevi" .
Innanzitutto concordo con l' anonimo delle 17, 57 (ma mi sembra di cogliere nell' "evviva!" dell' articolo una certa ironia).
"Essi vogliono vendicarsi e toglierlo di mezzo.
Ci riusciranno Essi? Vedremo.
E' una lotta all'ultimo sangue, dove la massima è mors tua vita mea".
Per Trump é di gran lunga preferibile, viste le sue evidenti difficoltà a seguire i dettami politicamente corretti dell' oligarchia detentrice reale del potere, venire deposto (si dice impeachmentato"?), poichè l'unica alternativa, da cui non si asterranno di certo se lo riterranno necessario, é l' eliminazione fisica, come già accaduto a un altro suo predecessore mentecatto, non affatto democratico ma semplicemente incapace di svolgere il suo ruolo istituzionale, di nome John Kennedy.
G.B.
Caro Piemme, sottoscrivo il titolo "Viva Trump", ma i motivi per i quali è giusto schierarsi a favore del miliardario rispetto all'apparato mediatico e all'establishment americano non è solo quello che Trump favorisce la confusione negli Stati Uniti e ne può venir fuori qualche maggiore spazio di autonomia per noi. In realtà l'impero americano è inseparabile dalla sua ideologia delle "libertà" della propaganda democratica, ed è inseparabile dal potere dei democratici il conosciuto e teorizzato "Soft Power" degli Stati Uniti, e la loro azione attraverso le Ong
A.C. Siena
Io penso che le vere ragioni di Essi siano legate al fatto che c'è una guerra programmata da tempo da scatenare. Con Trump presidente non possono farlo. Molti segnali fanno pensare che Essi pensano di poter scatenare una guerra nucleare contro Russia e Cina e uscirne vincenti e tutto sommato indenni.
Ecco perché concordo pienamente con quel "Viva Trump" e con le considerazioni finali dell'articolo.
Viva Trump, dunque. E speriamo che regga il più possibile.
Sandro Arcais
in sintesi: ci sarebbe una "setta neoliberista" che sta cerecando di fare fuori un presidente con "patetiche convinzioni neo-liberiste-fondamentaliste". E qualcuno plaude. Vorrei solo capire la differenza tra le "patetiche convinzioni neo-liberiste-fondamentaliste" e le arroganti convinzioni della "setta neoliberista". A pensarci bene queste differenze le conosco: si tratta del vecchio capitalismo produttivo (quello che ha creato la middle class mentre inquinava l'inquinabile) che si ribella al capitale finanziario, apolide, globalista, internazionalista, ateo, antipatriottico (!) e pro diritti umani (Open Society). Qui si rigioca la partita del razzismo di ritorno, della trimurti dio, patria e famiglia e qualcuno se ne compiace. Boh....a me la scelta tra una pedata sulle palle e una bastonata sui denti non è mai piaciuta.
Caro Tonguessy,
non mi resta che ribadire l'asse del mio, certo discutibile, ragionamento:
«Per questo ci piace Trump.
Non certo per le sue patetiche convinzioni neo-liberiste-fondamentaliste. Salito al trono imperiale con l'idea di rinsaldare il predominio globale degli Stati Uniti si sta invece comportando come un picconatore del sistema.
Cittadini di una provincia imperiale soggiogata (quale l'Italia è sin dalla seconda guerra mondiale, stretta com'è nella doppia morsa della NATO e della UE); cittadini decisi a riconquistare piena sovranità, ci godiamo lo spettacolo, nella speranza che il pandemonio al centro offra spazi di sganciamento in periferia».
Come NEMICO preferisco quindi Trump ad "ESSI".
Capisci? Come nemico!
Piemme
Caro Piemme,
il problema sta tutto in quel "picconatore del sistema". Non credo che sia un'affermazione vera. Come accennavo si tratta di uno scontro tra i vertici, dove Trump vuole ancora rappresentare (amlerno nella sua versione 1.0) il vecchio sistema produttivo e Wall Street (banksters & co.) il sistema speculativo. Ma sempre di sistema capitalistico si tratta. Al massimo si potrebbe paragonare Trump a Berlusconi, entrambi ricconi dal carattere spiccatamente istrionico. Ma pur sempre pronti a fare dietrofront per convenienze personali, vedi il caso Gheddafi. Sono varianti di sistema, che il sistema stesso poi riesce ad uniformare ai propri voleri. Non vedo come Trump possa fare cose diverse dai suoi predecessori, vedi il caso NATO. Adesso grazie al suo intervento a noi italiani toccherà pagare di più di quanto già facciamo. Ma di quale pandemonio stai parlando?
Tonguessy
PS: se poi devo ricordare chi fu chiamato "picconatore" qui da noi......
Ho l'impressione che la maggiore preoccupazione di chi non è d'accordo con Piemme sia quella di non indebolire l'immacolata coerenza ideologico-morale con se stesso. "Come si può appoggiare uno come Trump? Uno che ... ecc. ecc." Penso che questo atteggiamento non tenga conto del carattere relativo di ogni nostro giudizio e decisione, relativo cioè al contesto e al momento storico.
Ora, se io guardo con realismo al contesto storico, vedo che le due opzioni che si stanno combattendo al centro dell'impero (di cui noi siamo una periferia di poca importanza) sono quella di "un moderato protezionismo economico e ... una realpolitik negli affari esteri" (Federico Dezzani, http://federicodezzani.altervista.org/lesperienza-di-trump-ci-libera-dal-falso-idolo-della-democrazia/) e quella di una progressiva preparazione alla guerra con Russia e Cina.
In questa lotta noi non abbiamo il minimo peso. Ma, mi chiedo: cosa c'è di sbagliato nello sperare che prevalga Trump? O che almeno resista il più possibile per permettere al mondo di guadagnare tempo? Nello sperare che prevalga Trump sto forse abbracciando il suo liberismo e il suo capitalismo? Sto abbracciando il suo taglio delle tasse dei più ricchi? Sto diventando di destra? Sto diventando un leghista? Sto diventando un illuso pasticcione? No. Sto solo sperando di avere più tempo per fare il mio lavoro, il nostro lavoro. (E, se permettete, sto sperando che rimanga sconfitta la seconda opzione e che l'umanità abbia un futuro).
Ringrazio Sandro Arcaus per il bel commento. La sua analisi è centrata sul relativismo, contrapposto alla "immacolata coerenza ideologico-morale". Il fatto è che è nella postmodernità tutto si basa sul gioco dei relativi, mentre si vuole dimenticare il significato dei valori assoluti. Destra e sinistra ormai non hanno più senso (questo il nucleo centrale dei peana che da destra e sinistra si alzano verso l'immaginario collettivo) e ogni passo non viene più visto come una strategia verso un orizzonte da conquistare, ma come una tattica di sopravvivenza. Ricordo che Lenin nel suo "Che fare?" metteva a nudo questi aspetti. Ovviamente le due cose non devono escludersi a vicenda, quanto integrarsi. Trovo pertanto sognificativo che quando si espone una visione che tiene conto degli orizzonti possibili si incappa inevitabilmente in una serie di critiche che partono, appunto, dal relativismo. Se vogliamo dirla tutta, c'è anche chi ama essere picchiato, per cui calcio nelle palle oppure bastonata sui denti rimangono opzioni valide: questo è il drammatico limite del relativismo. Ovviamente il dogmatismo (leggi: la fedeltà ideologica) ha altri difetti. Ma oggo come oggi mi sento di difenderli, essendo pronto a demolirli se dovesse mai arrivare il momento della supremazia dell'ideologia contro il relativismo. Nell'universo politico servono dei fari accesi che illuminino la notte della coscienza. Purtroppo nell'universo relativista il senso stesso di luce e buio sfuma, e ci lascia solo con la disponibilità di decidere cosa sia luce e cosa sia buio.
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