[ 9 maggio 2017]
Dietro la vittoria di Macron si celano due france sociologicamente opposte. Una agiata e laureata che appoggia il progetto En Marche, e quella indifesa sedotta dalla Le Pen.
La prima virtù di un'elezione presidenziale è quella di delineare il volto della Francia. Di tracciare una linea che taglia il paese in due. Una demarcazione necessariamente caricaturale, dato il carattere binario del meccanismo elettorale a due turni. Il 65,8% a favore di Macron non indica solo il rapporto di forze tra "progressisti" e "nazionalisti", come ha affermato il futuro capo dello Stato. Disegna due france opposte: quella che va bene e quella che si lamenta.
Precarietà
Con questa elezione, il divario destra-sinistra è stato diluito in una nuova opposizione molto più sociologica. Questa elezione ha celebrato il ritorno della frattura sociale, reso popolare nel 1995 da Jacques Chirac e teorizzato dal demografo Emmanuel Todd. Questa frattura era riapparsa nel referendum sulla Costituzione europea nel 2005. Era temporaneamente scomparsa. E' tornata alla grande in occasione delle elezioni presidenziali. Emmanuel Macron dovrà prenderla in considerazione molto rapidamente, altrimenti si perderà la metà del paese.
I risultati del primo turno avevano già rivelato una Francia tagliata in due lungo una diagonale che va da Havre a Marsiglia. La Francia occidentale ha votato per Macron, quella settentrionale, orientale e sud-orientale per Marine Le Pen. E' un'opposizione geografica, culturale e storica. Molti commentatori, nella stessa falsariga, hanno teorizzato la Francia delle grandi città (macroniana) contro la Francia rurale o suburbana (FN). Nella sua analisi dettagliata del primo turno, Jérôme Fourquet di Ifop, ha dato una chiave di lettura più drastica: il predominio della questione sociale. Emmanuel Macron ha vinto lungo l'Arco Atlantico, dove i francesi hanno la sensazione di vivere in relativa prosperità. In ogni caso in una dinamica positiva. A differenza del nord e nord-est, dove i sentimenti di declassamento e declino sono ampiamente maggioritari.
Queste presidenziali ha riportato alla ribalta le nostre vecchie classi sociali. La Francia laureata, quella che paga le tasse e considera migliorato il suo tenore di vita, ha votato in massa per Macron. Chi non ha alcun diploma di maturità, chi è disoccupato o vive nella povertà non ha esitato votare Le Pen. Fourquet ha fatto un calcolo illuminante: più comune è ricco (ciò in base al numero di persone che pagano l'imposta sul reddito) più alto è stato il suo voto per Macron. Vero quanto un'equazione matematica.
Rabbia
Due Francia, che non hanno più molto da dirsi. E il cui rapporto di forza è determinato dalla risposta a questa domanda: vedi la globalizzazione come un'opportunità o una minaccia? Secondo nostro sondaggio ViaVoice la sera del primo turno, le parti erano in equilibrio. Ma rispondevano ad una sociologia diametralmente opposta. Le classi popolari sono uscite dal quinquennio Hollande con la convinzione che la loro situazione è notevolmente peggiorata. Dopo un calo nella prima metà del mandato, il tasso di povertà è aumentato di nuovo. Le disuguaglianze hanno seguito la stessa curva: notevolmente ridottesi nei primi due anni, annullando gli effetti della crisi del 2008, dopo sono risalite. Si è ritornati al punto di partenza. Sfinita da dieci anni di disoccupazione di massa e di stagnazione del potere d'acquisto, questa seconda Francia secondo brucia di una vera e propria rabbia sociale. E questa non è certo la prima misura promessa da Macron (nuova legge sul lavoro per decreto) che la rassicuri. Egli sbaglierebbe a felicitarsi troppo presto dell'indebolimento della divisione destra-sinistra. Perché l'opposizione frontale tra le due France porta i semi di un'eruzione molto più radicale.
* Fonte: Liberation del 7 maggio
** Traduzione a cura della Redazione
Dietro la vittoria di Macron si celano due france sociologicamente opposte. Una agiata e laureata che appoggia il progetto En Marche, e quella indifesa sedotta dalla Le Pen.
La prima virtù di un'elezione presidenziale è quella di delineare il volto della Francia. Di tracciare una linea che taglia il paese in due. Una demarcazione necessariamente caricaturale, dato il carattere binario del meccanismo elettorale a due turni. Il 65,8% a favore di Macron non indica solo il rapporto di forze tra "progressisti" e "nazionalisti", come ha affermato il futuro capo dello Stato. Disegna due france opposte: quella che va bene e quella che si lamenta.
Precarietà
Con questa elezione, il divario destra-sinistra è stato diluito in una nuova opposizione molto più sociologica. Questa elezione ha celebrato il ritorno della frattura sociale, reso popolare nel 1995 da Jacques Chirac e teorizzato dal demografo Emmanuel Todd. Questa frattura era riapparsa nel referendum sulla Costituzione europea nel 2005. Era temporaneamente scomparsa. E' tornata alla grande in occasione delle elezioni presidenziali. Emmanuel Macron dovrà prenderla in considerazione molto rapidamente, altrimenti si perderà la metà del paese.
I risultati del primo turno avevano già rivelato una Francia tagliata in due lungo una diagonale che va da Havre a Marsiglia. La Francia occidentale ha votato per Macron, quella settentrionale, orientale e sud-orientale per Marine Le Pen. E' un'opposizione geografica, culturale e storica. Molti commentatori, nella stessa falsariga, hanno teorizzato la Francia delle grandi città (macroniana) contro la Francia rurale o suburbana (FN). Nella sua analisi dettagliata del primo turno, Jérôme Fourquet di Ifop, ha dato una chiave di lettura più drastica: il predominio della questione sociale. Emmanuel Macron ha vinto lungo l'Arco Atlantico, dove i francesi hanno la sensazione di vivere in relativa prosperità. In ogni caso in una dinamica positiva. A differenza del nord e nord-est, dove i sentimenti di declassamento e declino sono ampiamente maggioritari.
La le Pen tra gli operai della Whirpool ad Amiens |
Queste presidenziali ha riportato alla ribalta le nostre vecchie classi sociali. La Francia laureata, quella che paga le tasse e considera migliorato il suo tenore di vita, ha votato in massa per Macron. Chi non ha alcun diploma di maturità, chi è disoccupato o vive nella povertà non ha esitato votare Le Pen. Fourquet ha fatto un calcolo illuminante: più comune è ricco (ciò in base al numero di persone che pagano l'imposta sul reddito) più alto è stato il suo voto per Macron. Vero quanto un'equazione matematica.
Rabbia
Due Francia, che non hanno più molto da dirsi. E il cui rapporto di forza è determinato dalla risposta a questa domanda: vedi la globalizzazione come un'opportunità o una minaccia? Secondo nostro sondaggio ViaVoice la sera del primo turno, le parti erano in equilibrio. Ma rispondevano ad una sociologia diametralmente opposta. Le classi popolari sono uscite dal quinquennio Hollande con la convinzione che la loro situazione è notevolmente peggiorata. Dopo un calo nella prima metà del mandato, il tasso di povertà è aumentato di nuovo. Le disuguaglianze hanno seguito la stessa curva: notevolmente ridottesi nei primi due anni, annullando gli effetti della crisi del 2008, dopo sono risalite. Si è ritornati al punto di partenza. Sfinita da dieci anni di disoccupazione di massa e di stagnazione del potere d'acquisto, questa seconda Francia secondo brucia di una vera e propria rabbia sociale. E questa non è certo la prima misura promessa da Macron (nuova legge sul lavoro per decreto) che la rassicuri. Egli sbaglierebbe a felicitarsi troppo presto dell'indebolimento della divisione destra-sinistra. Perché l'opposizione frontale tra le due France porta i semi di un'eruzione molto più radicale.
* Fonte: Liberation del 7 maggio
** Traduzione a cura della Redazione
2 commenti:
Ma i laureati francesi stanno davvero ancora così bene come Biseau ipotizza? In Italia non mi pare sia così ma magari in Francia è diverso.
Le "analisi" truffa buffone di corte delle èlite. Tra il dire e il fare.....ci passa la linea di classe!
http://it.blastingnews.com/politica/2017/05/bertinotti-avrei-votato-macron-futuro-sara-uno-scontro-fra-popolo-ed-elite-001683933.html
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