[ 21 giugno ]
In vista della Assemblea-seminario di P101, pubblichiamo un importante recentissima intervista rilasciata da Jacques Sapir [nella foto]. Il tema è quello del "populismo". Il nostro spiega le vere cause del perché in Occidente, di contro alle élite oligarchiche, è la modalità populista quella adottata dalle diverse opposizioni.
D. La crescita dei discorsi ostili alle élite sistemiche trovano un ampio riscontro in Occidente: negli Stati Uniti con Donald Trump, in Francia con Le Pen,nel Regno Unito con coloro che sono per la Brexit. Perché abbiamo raggiunto un tale grado di opposizione tra il popolo e le élite?
R. L'ascesa del populismo è un fenomeno antico che riflette una profonda divisione tra il popolo e la "élite". Questo si manifesta con il fatto che le cosiddetti "élite" non sono più in grado di rappresentare il popolo. Questa frattura, però, ha le sue radici in vari sentimenti.
In primo luogo, c’è nella popolazione la sensazione che i dirigenti ed i politici eletti in termini generali, di fatto, costituiscono una "casta" separata dagli interessi della popolazione. Questo sentimento si nutre della pratica di "auto-segregazione", una lingua usata nei confronti di coloro che non fanno parte della "casta".
Inoltre è alimentato non solo con l'evidente connivenza della politica con il mondo degli affari, ma anche con intrattenimento e il giornalismo dei media mainstream. Pertanto, questo sostiene l'idea che si è in presenza di una "casta", con un particolare stile di vita, vite che sono separate dal resto della popolazione e finiscono ignorando la vita reale della maggior dei cittadini.
Il modello tradizionale sviluppato dal populismo passa per la rappresentazione di due mondi opposti: "loro" e "noi". Nell'immaginario politico francese, questa idea è rappresentata simbolicamente, prima del 1789, nei privilegi della nobiltà e nel terzo stato. Oggi si articola con il carattere apertamente cosmopolitico di questa "casta", piuttosto che nell'idea di una separazione totale delle persone che rimangono attaccate alla nazione.
Ma questo tipo di rappresentazione non riguarda solo l'immaginario politico francese. Si trova in molti paesi. E’ l'opposizione tra il popolo lavoratore, la “gente” e una "elite" corrotta, che troviamo ad esempio negli Stati Uniti con l'opposizione tra Washington e "Capitol Hill", assimilati alla nobiltà inglese e l'americano medio che rappresenta se stesso come il legittimo discendente degli "insorti". Si deve sapere che il populismo è stato parte della cultura politica degli Stati Uniti per un lungo periodo di tempo.
Ciò che sembra nuovo, nel caso di Donald Trump e Bernie Sanders è che le grandi correnti dello "establishement" politico, sia tra i repubblicani che tra i democratici, non è più in grado di incanalare questa dimensione populista.
Ma se torniamo in Europa, anche qui, l'ascesa del populismo non è nuova. Alla tradizionale rappresentazione populista, “il piccolo contro il grande", è venuta a sovrapporsi un’altra, più moderna e più formidabile nel suo effetto: quella di una élite tecnocratica che priva gli elettori del loro potere, e porta un paese gradualmente verso la tirannia.
Questa nuova immagine sta diventando sempre più comune in Europa nel corso degli ultimi quindici anni. Alla sua base ci sono ragioni molto reali. Di fatto, alla base di questo fenomeno rappresentanza c’è la confisca politica dei voti dei francesi e degli olandesi nei referendum del 2005 sul Trattato costituzionale europeo. Più in generale, il populismo si è rafforzato, con l'idea che la voce del popolo si sente sempre meno. Questo spiega la radicalizzazione diìelle opinioni populiste in Europa oggi.
E’ ormai chiaro che il risentimento contro le "élite" si concentra in gran parte contro la UE. I partiti populisti sono situati principalmente in un'opposizione critica e radicale contro l'Unione europea. Ma l'aumento si spiega anche con gli eccessi antidemocratici che osserviamo in questi paesi. Negli ultimi quindici anni —in Europa— gli eccessi antidemocratici dell'integrazione europea sono il brodo di coltura per lo sviluppo del populismo. In un certo senso, è inevitabile.
D. C'è un denominatore comune delle "élite" in Occidente, sia in termini di metodi utilizzati che per l'ideologia che trasmettono?
R. L'ascesa di un potere tecnocratico che pretende di sostituire le opzioni politiche con decisioni "tecniche", e oligarchiche (lo vediamo nella crisi delle classi medie e il divario tra i più ricchi e il resto della popolazione) è il denominatore comune delle élite moderne. Esse sono fondamentalmente oligarchiche nei loro interessi, ma lo nascondono con un discorso basato su pretese tecniche, e questo discorso è essenzialmente una questione economica. Ho identificato questa evoluzione nel mio libro del 2002, "Gli economisti contro la democrazia".
L’abuso di tecniche della cosiddetta "comunicazione" ha sostituito nei partiti i grandi discorsi (come ad esempio la definizione del bene comune), la collusione tra politica e giornalisti del regime dominante conduce ad una relazione intima che fa parte dei metodi di questa élite oligarchica-tecnocratica.
Qui torniamo alla critica del liberalismo sviluppata da Carl Schmitt [nella foto sotto]. Ciò che è in gioco è la spersonalizzazione di azione politica. Questa spersonalizzazione porta alla depoliticizzazione delle società, un processo che porta i semi della sua scomparsa.
Nei sistemi attuali noti come "democrazia parlamentare", il potere, a quanto pare, non è più degli uomini, ma delle leggi. Tuttavia, queste leggi che sono vincolanti come regole generali, non le fanno gli individui perché sono leggi "tecniche".
In un sistema come questo, non c'è spazio per la polemica e lotta per il potere e l'azione politica [1]. C'è spazio solo per la posizione tecnica.
Così abbiamo una spoliticizzazione della politica, perché la maggior parte delle persone sentono che hanno perso la loro capacità di decidere, cioè la loro sovranità. Questa è la parte che gli analisti politici non capiscono, non capiscono il luogo fondante della sovranità nella democrazia. E’ l'argomento del mio recente libro Sovranità, democrazia, laicismo [2]. Un fattore aggravante per questa spoliticizzazione si chiama, "posizione morale", che caratterizza gran parte della politica dalla fine degli anni ‘80.
In realtà, questa "posizione morale" è solo un’apparenza, una ideologia nel senso marxista. Esiste solo per mascherare il potere di quella che ho chiamato l'élite oligarchico-tecnica. Il processo che ho descritto è sempre più chiaro per la maggior parte delle persone. Questo è ciò che spiega il crescente successo dei movimenti populisti. La sensazione di essere privati del potere democratico è combinata con una sensazione ancor più reale; è la rabbia che deriva dal fatto che questa politica è venuta avanti spossessando la maggioranza, con un pretesto "morale".
E’ difficile immaginare una situazione peggiore di quella per cui un piccolo gruppo che agisce contro la morale, usa la "morale" come pretesto. E’ il collasso politico e morale di quella che è stata chiamata la "generazione morale" in Francia. Questa generazione che maturò politicamente con Mitterand (Hollande è uno dei rappresentanti) si lascia dietro solo macerie e delusione.
D. Cosa dovrebbero fare le élite cambiare per riconquistare la fiducia della gente?
R. Queste elite dovrebbero comprendere la natura profonda del processo che li vede coinvolti e contestarlo. Ma per fare ciò le élite dovrebbero essere disposte a mettere in discussione l'ideologia che legittima il loro potere. E’ molto improbabile che ciò accada. Sarebbe il suicidio politico della classe politica, sia di "sinistra" che di destra.
Quindi, dobbiamo capire che questa espropriazione di potere legittimo ha anche prodotto un accumulo di ricchezza sorprendente, e che le élite. L'ideologia che legittima il progetto europeo è la religione che ha formato queste élite.
Ci sono personaggi sono diventati archetipi di questa nuova religione. Vedi la Commissione europea; Jean-Claude Juncker, Pierre Moscovici, o Dijsselbloem. Tutti combinano l'arroganza di queste élite (in procinto di diventare casta), con il potere di imporre il "dogma" di una religione laica associata con il potere di decidere può, finalmente, produrre una grande appropriazione di benefici materiali e li qualifica pienamente come membri dell'oligarchia.
Ma questa trasformazione di integrazione europea in una nuova religione è stata accompagnata da misure che stanno uccidendo l'Unione europea. A questo proposito, il ruolo dell'Euro è importante. Questo fatto è ora riconosciuto dalle autorità nell'economia globale. Così dice Lord Mervyn King, ex governatore della Banca d'Inghilterra e della Banca centrale del Regno Unito (dal 2003 al 2013), che ha appena pubblicato un libro. [3] Questo è stato riconosciuto anche da Joseph Stiglitz, premio Nobel, nel suo ultimo libro, dedicato al rischio che l'euro rappresenta per l'economia dell’Unione europea. [5]
La pubblicazione di questi due libri è sintomatica. Quello che si dimentica di dire, però, è che c'è una dimensione politica, quella della sovranità a cui ho dedicato il mio nuovo libro [6], e quindi vi è la dimensione economica, di cui parlano Lord King e Stiglitz.
L’élite europea invece di ammettere il disastro va avanti con conseguenze e saranno catastrofiche. Chiaramente non è più in grado di mettere in discussione le propri credenze religiose. Pertanto essa va rimossa.
Poiché l'unico modo per uscire da questa situazione per i leader politici sarebbe rimettersi a fare della politica: ripensare il nostro rapporto con l'Unione europea; il modello economico e sociale che vogliamo per prossimi trenta anni; la questione delle alleanze nella nostra politica estera e la questione delle istituzioni e la reintroduzione di autentici meccanismi democratici.
Notiamo che in Francia ci sono tre persone che fanno un discorso politico differente: Marine Le Pen, Nicolas Dupont-Aignan [leader di Debout la République. Ndt] e Jean-Luc Mélenchon [leader del Parti de gauche, Ndt]. Tuttavia, sarà istruttivo vedere cosa diranno la notte del primo turno nelle elezioni presidenziali del 2017. Poiché questi tre candidati, nonostante le loro differenze, sembrano essere collegati in alcune questioni politiche.
D. Quanto tempo durerà questa situazione? Quale potrebbe essere la soluzione in Francia?
R. E’ chiaro che il divario tra l'élite, quello che Chevènement ha chiamato "establishment" e la maggior parte della popolazione è un importante fatto politico. La vittoria del "NO" nel referendum del 2005 è stata una prima sollevazione democratica, ma una sollevazione, per emergere vittoriosa, può richiedere atteggiamento populista.
In determinate condizioni, la legittimità carismatica, che è il cuore del populismo, aiuta la democrazia. Il nemico principale dello Stato democratico e dei principi dell’ordine democratico, non è solo lo stato reazionario, è anche lo stato di collusione, uno Stato dominato da caste oligarchico-tecnocratiche, quelle che non si sono staccate mai dal potere in Europa nel corso degli ultimi trent'anni anni. Uno Stato che unisce la legittimità democratica alla legittimità burocratica e che è attraversato dalla contraddizione fondamentale tra queste due forme di legittimità.
Per evitare che lo "Stato democratico" si converta in "Stato di collusione" è necessario re-introdurre una dimensione carismatica, modellando in tal modo lo Stato populista. E questo solleva la questione della politica.
La politica è definita dalla contrapposizione tra amici e nemici. Nell'arena politica, ci sono scontri irriducibili che coinvolgono, all'interno di ogni campo, le alleanze per definire chi vince. In questo ambito le differenti sensibilità possono riacquistare i loro diritti e la presenza di disaccordi diventa legittima.
Questa è la sfida del conflitto politico attuale. Sappiamo che in Spagna esiste Podemos, con una dimensione carismatica ovvia. Pertanto, non sembra opportuno identificare il concetto di populismo con il suo aspetto negativo. Il populismo non diventa demagogico dal momento che centrale è la sua dimensione carismatica. Molte volte decisioni eccezionali richiedono giustamente azioni eccezionali.
Adesso, tra la casta oligarchico-tecnocrática e gli avversari, la frattura è profonda e irrimediabile. In Francia, a questo, si aggiunge il fatto che l'attuale potere —Hollande e Valls— è profondamente screditato e delegittimato.
Questo potere può essere mantenuto attraverso una combinazione di forza repressiva e artificio. Esso si baserà su meccanismi istituzionali, ad esempio, la 49-3, [L’articolo 49, comma 3 della Costituzione francese consenta al governo di far passare una legge senza passare per il voto favorevole del Parlamento. E’ quel ch sta facendo l’attuale primo Ministro Manuel Valls. Ndt]), cercheranno anche di corrompere alcuni segmenti della società in una logica clientelare che è la contropartita della sua natura oligarchica. Ma saranno costantemente di fronte a rivolte locali. Vivremo mesi molto problematici, le elezioni presidenziali avranno la natura di un referendum. E vedremo se arriveremo tanto lontano.
*Traduzione a cura della Redazione di SOLLEVAZIONE
** Fonte: salir de l’euro
NOTE
[1] Bellamy R., (1994). ‘Destronar política “: liberalismo, constitucionalismo y democracia en el pensamiento de FA Hayek British Journal of Political Science, 24, pp 419-441 ..
[2] Sapir J., Soberanía, democracia, laicismo, París, Michalon de 2016.
[3] King, Mervyn A., El Fin de la alquimia: Dinero, Banca y el futuro de la economía mundial, Londres, Little, Brown.
[4] http://www.telegraph.co.uk/business/2016/02/28/lord-mervyn-king-forgive-them-their-debts-is-not-the-answer/
[5] Stiglitz Joseph E., El Euro: y TIC amenaza para el futuro de Europa, Nueva Yok, Allen Lane, 2016.
[6] Sapir J., Soberanía, democracia, laicismo, Michalon, París, enero de 2016.
In vista della Assemblea-seminario di P101, pubblichiamo un importante recentissima intervista rilasciata da Jacques Sapir [nella foto]. Il tema è quello del "populismo". Il nostro spiega le vere cause del perché in Occidente, di contro alle élite oligarchiche, è la modalità populista quella adottata dalle diverse opposizioni.
D. La crescita dei discorsi ostili alle élite sistemiche trovano un ampio riscontro in Occidente: negli Stati Uniti con Donald Trump, in Francia con Le Pen,nel Regno Unito con coloro che sono per la Brexit. Perché abbiamo raggiunto un tale grado di opposizione tra il popolo e le élite?
R. L'ascesa del populismo è un fenomeno antico che riflette una profonda divisione tra il popolo e la "élite". Questo si manifesta con il fatto che le cosiddetti "élite" non sono più in grado di rappresentare il popolo. Questa frattura, però, ha le sue radici in vari sentimenti.
In primo luogo, c’è nella popolazione la sensazione che i dirigenti ed i politici eletti in termini generali, di fatto, costituiscono una "casta" separata dagli interessi della popolazione. Questo sentimento si nutre della pratica di "auto-segregazione", una lingua usata nei confronti di coloro che non fanno parte della "casta".
Inoltre è alimentato non solo con l'evidente connivenza della politica con il mondo degli affari, ma anche con intrattenimento e il giornalismo dei media mainstream. Pertanto, questo sostiene l'idea che si è in presenza di una "casta", con un particolare stile di vita, vite che sono separate dal resto della popolazione e finiscono ignorando la vita reale della maggior dei cittadini.
Il modello tradizionale sviluppato dal populismo passa per la rappresentazione di due mondi opposti: "loro" e "noi". Nell'immaginario politico francese, questa idea è rappresentata simbolicamente, prima del 1789, nei privilegi della nobiltà e nel terzo stato. Oggi si articola con il carattere apertamente cosmopolitico di questa "casta", piuttosto che nell'idea di una separazione totale delle persone che rimangono attaccate alla nazione.
Ma questo tipo di rappresentazione non riguarda solo l'immaginario politico francese. Si trova in molti paesi. E’ l'opposizione tra il popolo lavoratore, la “gente” e una "elite" corrotta, che troviamo ad esempio negli Stati Uniti con l'opposizione tra Washington e "Capitol Hill", assimilati alla nobiltà inglese e l'americano medio che rappresenta se stesso come il legittimo discendente degli "insorti". Si deve sapere che il populismo è stato parte della cultura politica degli Stati Uniti per un lungo periodo di tempo.
Ciò che sembra nuovo, nel caso di Donald Trump e Bernie Sanders è che le grandi correnti dello "establishement" politico, sia tra i repubblicani che tra i democratici, non è più in grado di incanalare questa dimensione populista.
Ma se torniamo in Europa, anche qui, l'ascesa del populismo non è nuova. Alla tradizionale rappresentazione populista, “il piccolo contro il grande", è venuta a sovrapporsi un’altra, più moderna e più formidabile nel suo effetto: quella di una élite tecnocratica che priva gli elettori del loro potere, e porta un paese gradualmente verso la tirannia.
Questa nuova immagine sta diventando sempre più comune in Europa nel corso degli ultimi quindici anni. Alla sua base ci sono ragioni molto reali. Di fatto, alla base di questo fenomeno rappresentanza c’è la confisca politica dei voti dei francesi e degli olandesi nei referendum del 2005 sul Trattato costituzionale europeo. Più in generale, il populismo si è rafforzato, con l'idea che la voce del popolo si sente sempre meno. Questo spiega la radicalizzazione diìelle opinioni populiste in Europa oggi.
E’ ormai chiaro che il risentimento contro le "élite" si concentra in gran parte contro la UE. I partiti populisti sono situati principalmente in un'opposizione critica e radicale contro l'Unione europea. Ma l'aumento si spiega anche con gli eccessi antidemocratici che osserviamo in questi paesi. Negli ultimi quindici anni —in Europa— gli eccessi antidemocratici dell'integrazione europea sono il brodo di coltura per lo sviluppo del populismo. In un certo senso, è inevitabile.
D. C'è un denominatore comune delle "élite" in Occidente, sia in termini di metodi utilizzati che per l'ideologia che trasmettono?
R. L'ascesa di un potere tecnocratico che pretende di sostituire le opzioni politiche con decisioni "tecniche", e oligarchiche (lo vediamo nella crisi delle classi medie e il divario tra i più ricchi e il resto della popolazione) è il denominatore comune delle élite moderne. Esse sono fondamentalmente oligarchiche nei loro interessi, ma lo nascondono con un discorso basato su pretese tecniche, e questo discorso è essenzialmente una questione economica. Ho identificato questa evoluzione nel mio libro del 2002, "Gli economisti contro la democrazia".
L’abuso di tecniche della cosiddetta "comunicazione" ha sostituito nei partiti i grandi discorsi (come ad esempio la definizione del bene comune), la collusione tra politica e giornalisti del regime dominante conduce ad una relazione intima che fa parte dei metodi di questa élite oligarchica-tecnocratica.
Qui torniamo alla critica del liberalismo sviluppata da Carl Schmitt [nella foto sotto]. Ciò che è in gioco è la spersonalizzazione di azione politica. Questa spersonalizzazione porta alla depoliticizzazione delle società, un processo che porta i semi della sua scomparsa.
Nei sistemi attuali noti come "democrazia parlamentare", il potere, a quanto pare, non è più degli uomini, ma delle leggi. Tuttavia, queste leggi che sono vincolanti come regole generali, non le fanno gli individui perché sono leggi "tecniche".
In un sistema come questo, non c'è spazio per la polemica e lotta per il potere e l'azione politica [1]. C'è spazio solo per la posizione tecnica.
Così abbiamo una spoliticizzazione della politica, perché la maggior parte delle persone sentono che hanno perso la loro capacità di decidere, cioè la loro sovranità. Questa è la parte che gli analisti politici non capiscono, non capiscono il luogo fondante della sovranità nella democrazia. E’ l'argomento del mio recente libro Sovranità, democrazia, laicismo [2]. Un fattore aggravante per questa spoliticizzazione si chiama, "posizione morale", che caratterizza gran parte della politica dalla fine degli anni ‘80.
In realtà, questa "posizione morale" è solo un’apparenza, una ideologia nel senso marxista. Esiste solo per mascherare il potere di quella che ho chiamato l'élite oligarchico-tecnica. Il processo che ho descritto è sempre più chiaro per la maggior parte delle persone. Questo è ciò che spiega il crescente successo dei movimenti populisti. La sensazione di essere privati del potere democratico è combinata con una sensazione ancor più reale; è la rabbia che deriva dal fatto che questa politica è venuta avanti spossessando la maggioranza, con un pretesto "morale".
E’ difficile immaginare una situazione peggiore di quella per cui un piccolo gruppo che agisce contro la morale, usa la "morale" come pretesto. E’ il collasso politico e morale di quella che è stata chiamata la "generazione morale" in Francia. Questa generazione che maturò politicamente con Mitterand (Hollande è uno dei rappresentanti) si lascia dietro solo macerie e delusione.
D. Cosa dovrebbero fare le élite cambiare per riconquistare la fiducia della gente?
R. Queste elite dovrebbero comprendere la natura profonda del processo che li vede coinvolti e contestarlo. Ma per fare ciò le élite dovrebbero essere disposte a mettere in discussione l'ideologia che legittima il loro potere. E’ molto improbabile che ciò accada. Sarebbe il suicidio politico della classe politica, sia di "sinistra" che di destra.
Quindi, dobbiamo capire che questa espropriazione di potere legittimo ha anche prodotto un accumulo di ricchezza sorprendente, e che le élite. L'ideologia che legittima il progetto europeo è la religione che ha formato queste élite.
Ci sono personaggi sono diventati archetipi di questa nuova religione. Vedi la Commissione europea; Jean-Claude Juncker, Pierre Moscovici, o Dijsselbloem. Tutti combinano l'arroganza di queste élite (in procinto di diventare casta), con il potere di imporre il "dogma" di una religione laica associata con il potere di decidere può, finalmente, produrre una grande appropriazione di benefici materiali e li qualifica pienamente come membri dell'oligarchia.
Ma questa trasformazione di integrazione europea in una nuova religione è stata accompagnata da misure che stanno uccidendo l'Unione europea. A questo proposito, il ruolo dell'Euro è importante. Questo fatto è ora riconosciuto dalle autorità nell'economia globale. Così dice Lord Mervyn King, ex governatore della Banca d'Inghilterra e della Banca centrale del Regno Unito (dal 2003 al 2013), che ha appena pubblicato un libro. [3] Questo è stato riconosciuto anche da Joseph Stiglitz, premio Nobel, nel suo ultimo libro, dedicato al rischio che l'euro rappresenta per l'economia dell’Unione europea. [5]
La pubblicazione di questi due libri è sintomatica. Quello che si dimentica di dire, però, è che c'è una dimensione politica, quella della sovranità a cui ho dedicato il mio nuovo libro [6], e quindi vi è la dimensione economica, di cui parlano Lord King e Stiglitz.
L’élite europea invece di ammettere il disastro va avanti con conseguenze e saranno catastrofiche. Chiaramente non è più in grado di mettere in discussione le propri credenze religiose. Pertanto essa va rimossa.
Poiché l'unico modo per uscire da questa situazione per i leader politici sarebbe rimettersi a fare della politica: ripensare il nostro rapporto con l'Unione europea; il modello economico e sociale che vogliamo per prossimi trenta anni; la questione delle alleanze nella nostra politica estera e la questione delle istituzioni e la reintroduzione di autentici meccanismi democratici.
Notiamo che in Francia ci sono tre persone che fanno un discorso politico differente: Marine Le Pen, Nicolas Dupont-Aignan [leader di Debout la République. Ndt] e Jean-Luc Mélenchon [leader del Parti de gauche, Ndt]. Tuttavia, sarà istruttivo vedere cosa diranno la notte del primo turno nelle elezioni presidenziali del 2017. Poiché questi tre candidati, nonostante le loro differenze, sembrano essere collegati in alcune questioni politiche.
D. Quanto tempo durerà questa situazione? Quale potrebbe essere la soluzione in Francia?
R. E’ chiaro che il divario tra l'élite, quello che Chevènement ha chiamato "establishment" e la maggior parte della popolazione è un importante fatto politico. La vittoria del "NO" nel referendum del 2005 è stata una prima sollevazione democratica, ma una sollevazione, per emergere vittoriosa, può richiedere atteggiamento populista.
In determinate condizioni, la legittimità carismatica, che è il cuore del populismo, aiuta la democrazia. Il nemico principale dello Stato democratico e dei principi dell’ordine democratico, non è solo lo stato reazionario, è anche lo stato di collusione, uno Stato dominato da caste oligarchico-tecnocratiche, quelle che non si sono staccate mai dal potere in Europa nel corso degli ultimi trent'anni anni. Uno Stato che unisce la legittimità democratica alla legittimità burocratica e che è attraversato dalla contraddizione fondamentale tra queste due forme di legittimità.
Per evitare che lo "Stato democratico" si converta in "Stato di collusione" è necessario re-introdurre una dimensione carismatica, modellando in tal modo lo Stato populista. E questo solleva la questione della politica.
La politica è definita dalla contrapposizione tra amici e nemici. Nell'arena politica, ci sono scontri irriducibili che coinvolgono, all'interno di ogni campo, le alleanze per definire chi vince. In questo ambito le differenti sensibilità possono riacquistare i loro diritti e la presenza di disaccordi diventa legittima.
Questa è la sfida del conflitto politico attuale. Sappiamo che in Spagna esiste Podemos, con una dimensione carismatica ovvia. Pertanto, non sembra opportuno identificare il concetto di populismo con il suo aspetto negativo. Il populismo non diventa demagogico dal momento che centrale è la sua dimensione carismatica. Molte volte decisioni eccezionali richiedono giustamente azioni eccezionali.
Adesso, tra la casta oligarchico-tecnocrática e gli avversari, la frattura è profonda e irrimediabile. In Francia, a questo, si aggiunge il fatto che l'attuale potere —Hollande e Valls— è profondamente screditato e delegittimato.
Questo potere può essere mantenuto attraverso una combinazione di forza repressiva e artificio. Esso si baserà su meccanismi istituzionali, ad esempio, la 49-3, [L’articolo 49, comma 3 della Costituzione francese consenta al governo di far passare una legge senza passare per il voto favorevole del Parlamento. E’ quel ch sta facendo l’attuale primo Ministro Manuel Valls. Ndt]), cercheranno anche di corrompere alcuni segmenti della società in una logica clientelare che è la contropartita della sua natura oligarchica. Ma saranno costantemente di fronte a rivolte locali. Vivremo mesi molto problematici, le elezioni presidenziali avranno la natura di un referendum. E vedremo se arriveremo tanto lontano.
** Fonte: salir de l’euro
NOTE
[1] Bellamy R., (1994). ‘Destronar política “: liberalismo, constitucionalismo y democracia en el pensamiento de FA Hayek British Journal of Political Science, 24, pp 419-441 ..
[2] Sapir J., Soberanía, democracia, laicismo, París, Michalon de 2016.
[3] King, Mervyn A., El Fin de la alquimia: Dinero, Banca y el futuro de la economía mundial, Londres, Little, Brown.
[4] http://www.telegraph.co.uk/business/2016/02/28/lord-mervyn-king-forgive-them-their-debts-is-not-the-answer/
[5] Stiglitz Joseph E., El Euro: y TIC amenaza para el futuro de Europa, Nueva Yok, Allen Lane, 2016.
[6] Sapir J., Soberanía, democracia, laicismo, Michalon, París, enero de 2016.
3 commenti:
ATTENZIONE
C'è un errore grosso come una casa dovuto al fatto che vi siete fidati troppo della traduzione spagnola di "Salir de l'euro".
L'originale è in francese e lo trovate sul sito di Sapir, qui
http://russeurope.hypotheses.org/5016
L'errore è alla frase:
"Qui torniamo alla critica del liberalismo sviluppata da Carl Schmitt [nella foto sotto]. Ciò che è in gioco è la spersonalizzazione di azione politica. Questa spersonalizzazione porta alla POLITICIZZAZIONE delle società, un processo che porta i semi della sua scomparsa."
La parola giusta è (ovviamente...): DEPOLITICIZZAZIONE.
Caro anonimo,
Errore "grosso come una casa"?
"SPOLITICIZZAZIONE" è, nella lingua italiana, sinonimo di "DEPOLITICIZZAZIONE".
Grazie per la segnalazione. Abbiamo corretto. Più che la traduzione spagnola, si tratta di un errore di battitura nostro, una svista.
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