[ 27 giugno ]
«Il mio stato d'animo sintetizza questi due sentimenti e li supera: sono pessimista con l'intelligenza, ma ottimista per la volontà».
Per informazioni:
«Il mio stato d'animo sintetizza questi due sentimenti e li supera: sono pessimista con l'intelligenza, ma ottimista per la volontà».
ANTONIO GRAMSCI
All'Assemblea che si terrà presso l’Hotel Sole, via della Rose, CHIANCIANO TERME (SI)si partecipa su invito.Per informazioni:
scrivi a: appello@programma101.org
o telefona al 3477815904 (Leonardo)
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Programma dei lavori
Crisi sistemica, sollevazione popolare, rivoluzione democratica
Relatori: Norberto Fragiacomo e Moreno Pasquinelli
Ora è il momento di porsi in concreto tre questioni: quali le idee-forza in grado di mobilitare i più ampi settori popolari per arrivare all’uscita dalla gabbia europea? Quali forze sociali e politiche saranno spinte a coalizzarsi contro il nemico comune? Cosa fare già oggi affinché prenda forma domani il fronte ampio della liberazione?
Programma dei lavori
Crisi sistemica, sollevazione popolare, rivoluzione democratica
Relatori: Norberto Fragiacomo e Moreno Pasquinelli
E’ una crisi senza fine. L’avevamo detto subito che, data la sua natura sistemica, quella scoppiata nel 2008 non sarebbe stata una crisi come le altre. Le classi dominanti, specie in Europa, non hanno alcuna ricetta per uscirne se non perseguire politiche neoliberiste e antipopolari che aggravano il marasma.
Ma così non può continuare. Questa consapevolezza è forte nei più ampi strati popolari, ma c’è un nemico: il pessimismo, la rassegnazione, l’idea che in futuro andrà ancora peggio. Nei settori più politicizzati c’è un altro nemico: l’idea che il popolo non sia più capace di ribellarsi, di riprendersi la sovranità che gli spetta.
Non bisogna basare la politica sull’umore dei cittadini, mutevoli per loro natura, ma sulle condizioni oggettive. Da questa crisi generale, volenti o nolenti, si uscirà solo con svolte radicali, che cambieranno a fondo l’Italia e l’Europa.
Una rivoluzione democratica non è solo necessaria, è possibile. In caso contrario le classi dominanti tenteranno di trasformare in vere e proprie dittature gli attuali regimi oligarchici.
Quanto è realistica questa nostra visione? A quali condizioni una sollevazione popolare potrà vincere? Quali gli ostacoli da superare? Quali le forze protagoniste? Queste le domande alle quali i relatori, ed il successivo dibattito, cercheranno di dare una risposta.
Ma così non può continuare. Questa consapevolezza è forte nei più ampi strati popolari, ma c’è un nemico: il pessimismo, la rassegnazione, l’idea che in futuro andrà ancora peggio. Nei settori più politicizzati c’è un altro nemico: l’idea che il popolo non sia più capace di ribellarsi, di riprendersi la sovranità che gli spetta.
Non bisogna basare la politica sull’umore dei cittadini, mutevoli per loro natura, ma sulle condizioni oggettive. Da questa crisi generale, volenti o nolenti, si uscirà solo con svolte radicali, che cambieranno a fondo l’Italia e l’Europa.
Una rivoluzione democratica non è solo necessaria, è possibile. In caso contrario le classi dominanti tenteranno di trasformare in vere e proprie dittature gli attuali regimi oligarchici.
Quanto è realistica questa nostra visione? A quali condizioni una sollevazione popolare potrà vincere? Quali gli ostacoli da superare? Quali le forze protagoniste? Queste le domande alle quali i relatori, ed il successivo dibattito, cercheranno di dare una risposta.
Un nuovo fantasma si aggira per l’Europa: il "populismo". Ogni movimento, ogni forza politica che osa opporsi al regime ed al pensiero unico delle oligarchie viene etichettato come populista. Ma cos’è il populismo?
Dal punto di vista teorico, ormai non siamo più soli a sostenere che ci si debba confrontare seriamente con questa categoria. Ma è dal punto di vista pratico che la questione ha un’importanza capitale. Oggi, in un certo senso, l’intera lotta politica, e la stessa lotta di classe, sembrano svolgersi dentro il “campo da gioco” del populismo.
Vi è dunque un populismo dei dominanti (si pensi a Renzi), ed un populismo dei dominati. Se per il potere il populismo è una necessità dovuta alla straordinaria crisi di consenso di cui soffre, per le classi popolari esso può essere, dopo il tracollo verticale delle tradizionali organizzazioni politiche e sindacali, lo strumento della riscossa.
Occorre perciò attrezzarsi per combattere la battaglia su questo terreno. Da ciò derivano conseguenze assai rilevanti sul tipo di soggetto politico da costruire, sulle rotture teoriche da operare, sulle modalità dell’azione politica, su modi e linguaggi utili a veicolare il nuovo messaggio politico, sociale ed anche ideale.
Dal punto di vista teorico, ormai non siamo più soli a sostenere che ci si debba confrontare seriamente con questa categoria. Ma è dal punto di vista pratico che la questione ha un’importanza capitale. Oggi, in un certo senso, l’intera lotta politica, e la stessa lotta di classe, sembrano svolgersi dentro il “campo da gioco” del populismo.
Vi è dunque un populismo dei dominanti (si pensi a Renzi), ed un populismo dei dominati. Se per il potere il populismo è una necessità dovuta alla straordinaria crisi di consenso di cui soffre, per le classi popolari esso può essere, dopo il tracollo verticale delle tradizionali organizzazioni politiche e sindacali, lo strumento della riscossa.
Occorre perciò attrezzarsi per combattere la battaglia su questo terreno. Da ciò derivano conseguenze assai rilevanti sul tipo di soggetto politico da costruire, sulle rotture teoriche da operare, sulle modalità dell’azione politica, su modi e linguaggi utili a veicolare il nuovo messaggio politico, sociale ed anche ideale.
CLN: alleanze e idee per la liberazione dalla gabbia europea
Relatori: Ugo Boghetta e Marco Mori
Se lo scontro si farà davvero duro come pensiamo, l’esigenza di costruire un fronte ampio non sarà solo nostra. Da tempo parliamo, e non solo noi, della necessità di costruire una sorta di CLN. Ma un vero Comitato di Liberazione Nazionale potrà sorgere solo nel vivo della lotta.Ora è il momento di porsi in concreto tre questioni: quali le idee-forza in grado di mobilitare i più ampi settori popolari per arrivare all’uscita dalla gabbia europea? Quali forze sociali e politiche saranno spinte a coalizzarsi contro il nemico comune? Cosa fare già oggi affinché prenda forma domani il fronte ampio della liberazione?
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