[ 28 maggio ]
Qui sotto le registrazioni video filmate di tre degli interventi svolti durante la sessione mattutina al convegno di Eurostop (Napoli 21 maggio, foto accanto).
Segnatamente: Moreno Pasquinelli, Carlo Formenti ed Emiliano Brancaccio.
Moreno Pasquinelli, in risposta a chi non vuole rinoscerlo, ha spiegato che la crisi dell'Unione europea, malgrado i tentativi in senso contrario delle oligarchie euriste, è oramai al tramonto e che occorre prepararsi al suo collasso. Quale sarà la configurazione europea post-Ue? Pasquinelli ha affermato che gli stati nazionali riconquisteranno il centro della scena, e che a questo esito occorre prepararsi, che inutili, anzi pericolosi, sono gli anatemi di certa sinistra che, in nome di un malinteso internazionalismo, sostiene il cosmopolitismo imperiale delle élite. Non è vero che la fascistizzazione delle masse è oggi il processo dominante. Questa tendenza è latente ma può essere fermata, a patto che una sinistra popolare sia capace di tenere assieme i tre corni del dilemma: sovranità nazionale, giustizia sociale e potere popolare.
Carlo Formenti esordisce in modo perentorio: «Comunità, Popolo, Nazione. Non dobbiamo avere paura delle parole. Neanche di quelle che paiono "di destra". Proprio Gramsci ci insegnava che la lotta per l'egemonia è egemonia sul senso delle parole. (...)
Solo i populismi di sinistra sono quelli che oggi ricompongono, pur in forme necessariamente diverse, l'unità di classe, legando parole di alto significato simbolico ai bisogni concreti di chi sta in basso». Formenti si è quindi soffermato sulle esperienze populiste e antimperialiste dell'America latina, indicando gli insegnamenti che possiamo trarne, immettendoli nel nostro specifico contesto.
Qui sotto le registrazioni video filmate di tre degli interventi svolti durante la sessione mattutina al convegno di Eurostop (Napoli 21 maggio, foto accanto).
Segnatamente: Moreno Pasquinelli, Carlo Formenti ed Emiliano Brancaccio.
Moreno Pasquinelli, in risposta a chi non vuole rinoscerlo, ha spiegato che la crisi dell'Unione europea, malgrado i tentativi in senso contrario delle oligarchie euriste, è oramai al tramonto e che occorre prepararsi al suo collasso. Quale sarà la configurazione europea post-Ue? Pasquinelli ha affermato che gli stati nazionali riconquisteranno il centro della scena, e che a questo esito occorre prepararsi, che inutili, anzi pericolosi, sono gli anatemi di certa sinistra che, in nome di un malinteso internazionalismo, sostiene il cosmopolitismo imperiale delle élite. Non è vero che la fascistizzazione delle masse è oggi il processo dominante. Questa tendenza è latente ma può essere fermata, a patto che una sinistra popolare sia capace di tenere assieme i tre corni del dilemma: sovranità nazionale, giustizia sociale e potere popolare.
Carlo Formenti esordisce in modo perentorio: «Comunità, Popolo, Nazione. Non dobbiamo avere paura delle parole. Neanche di quelle che paiono "di destra". Proprio Gramsci ci insegnava che la lotta per l'egemonia è egemonia sul senso delle parole. (...)
Solo i populismi di sinistra sono quelli che oggi ricompongono, pur in forme necessariamente diverse, l'unità di classe, legando parole di alto significato simbolico ai bisogni concreti di chi sta in basso». Formenti si è quindi soffermato sulle esperienze populiste e antimperialiste dell'America latina, indicando gli insegnamenti che possiamo trarne, immettendoli nel nostro specifico contesto.
Emiliano Brancaccio, partendo dall'esito tragico della vicenda greca, ha espresso il suo apprezzamento per Eurostop, dal momento che inquadra l'eventuale "Italexit anche come questione geopolitica". C'è una tendenza oggettiva che ci porta verso la deflagrazione dell'eurozona? Sì, siamo dentro questa tendenza oggettiva, e possiamo vincere solo se stiamo dentro questa tendenza, che spinge gli stati nazionali a riprendere il controllo della moneta. Ma questo recupero di sovranità nazionali andrà a destra o a sinistra? Ci sono grandi forze sistemiche che premono affinché si ripristini un sistema di tassi di cambio valutari flessibili combinato con l'affermarsi di politiche xenofobe basate sul controllo dei movimenti migratori. Xenofobia liberista. E questa è la tendenza dominante. "Attenti quindi alla "ITALEXIT", poiché ci sono forze di destra, come la Lega Nord, che sono in vantaggio su di noi. Comitato di liberazione nazionale contro l'euro con quelli la? Io non ci sto».
17 commenti:
Secondo me il fallimento della rivolta in Grecia e i possibili sviluppi di quella francese indicano che i singoli "popoli" non possono nulla contro il capitale multinazionale europeo e ormai multicontinentale. Solo con una sollevazione europea si possono impensierire questi qua
SOLLEVAZIONE EUROPEA
Certo che contro un nemico tanto potente, il concentrato di potenza dei grandi gruppi finanziari e bancari, multinazionali e élite politiche e tecnocratiche, occorre un rovesciamento a scala continentale.
Tuttavia, come sempre ricordiamo, la catena sistemica si spezza lì dove stanno anelli più deboli. E l'Italia è uno di questi anelli.
Anche ammesso che avremo una sollevazione europea a catena, non avremo uno sfondamento vincente simultaneo e generale. Un Paese aprirà la breccia e ad esso toccherà indicare la strada, la via d'uscita.
Il problema?
Sfortunato quel popolo che si trovi a vincere si trovi privo di una direzione politica all'altezza...
Spiegate cortesemente all'esimio professor Brancaccio - che non vuole fare un CLN "con quelli là" - che in democrazia ESISTE NECESSARIAMENTE UNA DESTRA E UNA SINISTRA. Quindi il giorno che ci libereremo dall'oppressione dell'Europa delle oligarchie ci troveremo comunque a doverci confrontare in parlamento "con quelli là".
Non si può evitare e proprio in questa dialettica fra forze diverse o addirittura opposte consiste la democrazia. Adesso invece, nella situazione in cui siamo, la democrazia ce la stanno levando pezzo per pezzo.
Se "quelli là" sono davvero democratici, se sono davvero contro l'euro, DOBBIAMO ALLEARCI CON LORO.
Brancaccio non ci sta? Fategli presente che questo significa automaticamente che si mette dalla parte della UE dato che cosí facendo impedisce che nasca una maggioranza elettorale anti europea che è l'unico tipo di forza popolare in grado di opporsi con qualche speranza allo strapotere delle élites che governano in Europa.
Che palle gli intellettualini di sinistra gnè gnè.
A destra saranno pure un po' trogloditi ma almeno hanno più sangue di certi nostri esasperanti damerini maîtres à penser sempre con la puzzetta sotto al naso.
Veramente complimenti a Pasquinelli. Intervento impeccapile.E lo dico da militante del Fronte della Gioventù Comunista di Roma.
Penso che la puzza sotto al naso, con quelli come l'anonimo delle 11:58, bisogna averla per forza, dato che gente così emana solo escrementi di idee.
Brancaccio specifica che alleanze tattiche si fanno con tutti, ma che bisogna prima dimostrare di esistere. Lui ritiene che siamo ancora al primo stadio. Ha perfettamente ragione, basta contarsi: Lega al 15% dei consensi, e la sinistra per l'uscita dall'UE sta ancora praticamente a zero. Se lui dice che a queste condizioni in un ipotetico CLN si verrebbe solo fagocitati, sta solo dicendo l'ovvio.
Se un intellettuale di rango misura le forze reali in campo e ci fa capire che c'è ancora tanto duro lavoro da fare, bisogna solo mettersi pancia a terra a faticare.
Ennio
Brancaccio, come sempre, ineccepibile. Molto lucido, molto realistico. Il suo concetto di "xenofobia liberista" descrive bene la situazione concreta in cui ci troviamo. Cremaschi devrà tenerne conto.
Riguardo alla parte politica del commento, Brancaccio non ha mica detto di escludere alleanze tattiche. Però ha precisato che adesso è un errore precipitarsi verso l'idea di CLN quando ancora non si sa se si riuscità a costruire un solido blocco di sinistra critico verso l'euro e verso l'UE. E' un'osseravzione amara perché tiene conto del nostro terribile ritardo, che pure Cremaschi ammette. Ma è un'osservazione ineccepibile, su cui bisognerà ragionare con calma.
Redwolf
Interessante l'accenno di Brancaccio a uno 'standard del lavoro' per gestire i rapporti internazionali. Qualcuno ha riferimenti? R.
Ringrazio per l'encomio,
il compagno del Fronte della Gioventù Comunista.
Riguardo a quanto affermato dall'amico Emiliano Brancaccio.
Dove sta, a mio modo di vedere, il suo errore?
Sta —ammesso (e non concesso) che egli non simpatizzi in verità per l'idea di un fronte esclusivamente "di classe", che cioè accetti che in QUESTA FASE siamo obbligati, per battere il nemico principale ad un fronte ampio necessariamente interclassista— nell'immaginare DUE TAPPE: "prima costruiamo una forza di sinistra di massa, e poi, e solo poi, possiamo sporcarci le mani con alleanze con forze borghesi-nazionali in stile CLN".
Come disse Kruschov ai generali quando Stalingrado stava per cadere in mano ai nazisti: IL cavile è un lusso che possiamo permetterci, il caviale è un lusso che possiamo permetterci. Il Tempo no, non è un lusso che possiamo permetterci".
Non solo siamo dentro una crisi sistemica ed europea col rischio che a breve l'Italia precipiti nell'abisso di tipo greco.
Renzi col referendum di ottobre alle porte, vuole la vittoria piena e totale su tutti i suoi avversari.
Il referendum si presenta come una sfida decisiva e una data spartiacque.
Se vince saranno dolori, avrà un mandato popolare per costruire un vero e proprio regime.
La sinistra anti-renziana, in tutte le sue variopinte sfumature è in grado di fare da sola per battere Renzi e mandarlo a casa (aprendo una fase nuova e aperta a tutto)?
NO, non lo è.
Si rende necessario costruire un blocco trasversale in difesa della Costituzione e per cacciare Renzi.
E' il Pd renziano il pilastro su cui si regge oggi il sistema neoliberista ed eurocratico.
Renzi è la carta su cui chi comanda (pur con alcuni mugugni) sta ora puntando tutto.
Va sconfitto e per sconfiggerlo è giusto allearsi col Diavolo e sua nonna, quindi anche con le destre costituzionali.
Le chiacchiere stanno a zero: siamo o non siamo pronti ad accettare una alleanza temporanea con le destre?
Non solo: siamo o non siamo pronti ad essere protagonisti, nei territori, di questa alleanza tattica?
In altre parole: vogliamo vincere davvero o ci raccontiamo storie?
Non è forse vero che questa alleanza di ottobre sarebbe un banco di prova, l'epifania di quello che chiamiamo Comitato di Liberazione nazionale?
Moreno Pasquinelli
Pasquinelli, tu che dici a Brancaccio "le chiacchiere stanno a zero"? Questa gliela giro perché è divertente.
Comunque, mettendo da parte Krusciov, che non c'entra una mazza. Mi sa che tutta questa fregola del CLN è simile a quella che prendeva il PdCI ai tempi d'oro della fame di assessorati. Con la differenza che i dilibertiani almeno si vendevano al PD per trenta denari sicuri, mentre chi si accoda ai neofascisti di Salvini prenderà solo calci sui denti.
Francesco Mauro
Se dobbiamo stare alla questione degli slogan, secondo me ha ragione Brancaccio, quello del CLN anti-euro è una parola d'ordine sbagliata che non porta consensi. Dire che stiamo con Salvini anziché con Renzi è di un'ingenuità disarmante.
Però a Brancaccio una critica più di fondo può essere mossa. Lo seguo da tempo e lui mi sembra che guardi sempre con scarsa fiducia alla possibilità di alleanze strategiche tra classe lavoratrice e piccola borghesia. Ecco, se la sua sfiducia parte dalla giusta constatazione che si deve partire dal fatto che al momento non esiste la benché minima organizzazione politica del lavoro subordinato, e quindi parlare di alleanze inter-classe è del tutto prematuro, io sarei totalmente d'accordo. Se invece lui considera 'antropologicamente' imposibile una convergenza di interessi tra lavoratori e picoli proprietari, ecco io su questo sarei meno 'gufo' di lui.
Quando dice che lui è solo uno 'studioso' e che non si intende di politica, Brancaccio si nasconde dietro una falsa modestia. In realtà oltre a essere uno dei più brillanti professori italiani a me questo signore sembra già un 'politico' di razza, più scafato di tanti 'professionisti' della politica del momento. Secondo me quindi le domande che bisogna porgli ed eventualmente anche le obiezioni, sono più profonde di quelle sugli slogan del momento, su cui lui ha gioco facile nel vedere le debolezze delle attuali operazioni politiche.
saluti da un vecchio compagno
Sergio
C.LN. ET SEQUITUR...
I processi storici non si ripetono mai uguali a sé stessi.
Non penserete mia che siamo così stolti da immaginare che siamo in un contesto come quello della seconda guerra mondiale e della lotta di liberazione?
Tuttavia per noi c'è un piano della battaglia che ha a che fare con la liberazione nazionale. Da cosa? dai poteri oligarchici imperialistici sovraordinanti, che hanno oggi nell'Unione euroliberista germanizzata la loro protesi fondamentale.
L'Italia è un Paese a sovranità limitata e non può evitare l'abisso senza riguadagnare piena sovranità politica. Un Paese non è sovrano quando sono poteri esterni che stabiliscono politiche economiche, fiscali, di bilancio, monetarie.
Questa è la prima parte del discorso.
La seconda è questa: la classe dominante italiana, le sue frazioni globaliste, quelle che comandano davvero, agiscono come una "borghesia compradora", cioè cinghia di trasmissione del saccheggio ai danni delle larghe masse popolari, salariati certo, ma pure della stessa pulviscolare piccola e media borghesia che la crisi ha falcidiato la quale, dopo aver riposto vanamente le proprie speranze nel berlusconismo e flirtato col renzismo (figlio legittimo del primo), si va gettando tra le braccia del salvinismo.
Non merita l'aggettivo di strategica quella politica che escluda alleanze tattiche con la rete capillare e proteiforme della piccola e media borghesia che viveva di mercato interno e che i settori alti del blocco mondialista finanziario-industriale (che lavora anzitutto per i mercati esteri) condannano alla morte certa col pretesto di essere scarsamente produttiva perché incapace di competere sui mercati globali —leggi: sfornare merci a prezzi più stracciati di quelli turchi o cinesi...
Ci pare che Emiliano, su questo piano del discorso, faccia qualche pericolosa concessione ai pescecani mondialisti, per cui, vada come vada, questa piccola e media borghesia è "retrograda", quindi spacciata e ... che vada alla malora.
Se quanto detto sopra è vero, la lotta di liberazione nazionale è una forma di lotta di classe, una POLITICA lotta di classe, poiché, come sosteneva Lenin, non è vera lotta di classe quella sindacalistica ("politica borghese dentro la classe operaia").
Detto questo....
Per noi quella del CLN è una parola d'ordine necessariamente algebrica. Esprime una necessità, una strada possibile di unione di forze. Di certo non faremo alcuna alleanza su basi nazional-liberiste e xenofobe. La faremo perché si gestisca la fase d'EMERGENZA della rottura con la Ue, per mettere in sicurezza il Paese dentro quello che sarà uno STATO D'ECCEZIONE. Poche e decisive misure per nazionalizzare la banca centrale e il sistema bancario, alcuni grandi settori industriali ed energetici e delle comunicazioni. Un piano d'EMERGENZA per debellare la disoccupazione di massa, bloccare il saccheggio via debito, quindi misure di protezione dell'economia italiana e repressive verso ogni fuga dei capitali e della finanza predatoria.
Capite? Noi proponiamo che il CLN abbia un programma in pochi fondamentali punti — lo chiamiamo, con Gramsci: nazionale-popolare. Un CLN in cui una sinistra di classe e popolare possa giocare un ruolo trainante e non sia per niente ruota di scorta dei nazional-liberisti alla Salvini e C. E' in questa alleanza che tale sinistra, se ha filo da tessere, tesserà, ovvero sfiderà i nazional-liberisti per l'egemonia.
Moreno Pasquinelli
Ps
Forse c'è un problema a monte: ed è che certi sinistrorsi non considerano il Pd renziano il nemico oggi principale, la punta di lancia di chi comanda, ma invece considerino nemico principale la Lega salviniana. Non è forse così? Anche per questo siamo messi male e i "semplici" considerano le sinistre appendici del piddismo....
Pasquinelli, sei arrivato a stabilire l'equazione infantile per cui sarebbero Piddini tutti quelli che ci ricordano che una sinistra politica di classe è tutta da costruire e quindi considerano il CLN coi fascisti uno slogan prematuro e controproducente. Se sei crollato a un livello di elaborazione così basso lascia stare Brancaccio che non è alla tua portata.
Francesco Mauro
Gentile Francesco Mauro,
ma lei ha capito ciò di cui stiamo parlando?
Invece di farfugliare concettoidi, discorsetti da centro sociale, provi ad entrare nel merito —dovrebbe riuscirci dato che il mio "livello di elaborazione è così basso".
Comunque, tanto per volare alla sua altezza, per noi un CLN è per sua natura e vocazione antifascista.
Dorma sonni tranquilli... resti pure a scrutare il suo ombelico... e lasci perdere la politica che pare non sia nelle sue corde.
Moreno Pasquinelli
Caro Pasquinelli, il lavoro di 'Sollevazione' è apprezzabile ma quando hai stabilito il sillogismo tra Piddinismo e critica della ipotesi di CLN anti-euro hai lanciato la palla in tribuna. Comunque sono felice che il CLN che hai in mente tu sia 'antifascista'. Adesso bisognerà solo spiegarlo a Salvini...
Scherzi a parte secondo me così la state buttando in caciara. La questione centrale è che Brancaccio ha detto più volte che le alleanze si fanno pure col diavolo, e ma ha aggiunto che considera affrettato lanciare uno slogan di CLN quando ancora non esiste un blocco di sinistra eurocritica di dimensioni consistenti. E' una tesi severa ma rigorosa e molti la condividono. Per me bisogna capire se con ciò lui ponga solo il problema della costruzione di una organizzazione politica o se stia anche sollevando un problema di rapporti di classe. O discutiamo ad alto livello sullo stimolo di un intellettuale che tanti considerano un punto di riferimento o diventa solo chiacchiera inutile.
Saluti
Sergio
Gentile Sergio
ragionare (e lavorare) su una, come tu stesso la chiami, "ipotesi CLN", non è la medesima cosa che... "lanciare lo slogan" del CLN.
Noi indichiamo quella che a noi pare una necessità di fase: che data la potenza del fronte nemico, possiamo vincere la prossima battaglia (non la guerra) solo attraverso un fronte ampio, un fronte che per analogia e vista la storia del nostro Paese, chiamiamo CLN.
Ogni analogia va presa con le pinse, ma è utile per inquadrare i problemi.
Il PCI, alla caduta del fascismo, contava poche migliaia di militanti. E' diventata una forza di massa grazie al ruolo decisivo nella lotta di liberazione, gettandosi nella mischia. Non si guadagna egemonia stando alla finestra. Ma su questo saremo d'accordo.
Si ottiene egemonia solo a patto di avere tre cose: idee giuste, una tattica adeguata alla bisogna e una massa critica ben organizzata.
Oggi non abbiamo questa massa critica.
Una cosa è sicura: non la si ottiene con idee sbagliate e con tattiche campate per aria e/o astratte.
Abbiamo un banco di prova tra le mani per verificare le diverse ipotesi tattiche (e la plausibilità di un futuro CLN): la sfida del referendum di ottobre, su cui Renzi e il blocco si dominanti si giocano molto. Tutti siamo d'accordo che occorre battere Renzi per mandarlo a casa.
Siamo d'accordo o no che per vincere occorre evitare di andare in ordine sparso? Che sulla base della difesa dell'ordinamento democratico e della Costituzione del 1948 occorre almeno tentare di dare vita ad un blocco tattico anche con le destre?
Non meniamo il can per l'aia...
Il campo nemico è oggi composto da due blocchi: uno liberista-internazionalista dominante (cioè eurista e globalista), la triade Renzi-Confindustria-eurooligarchia; l'altro nazional-liberista, antiglobalista ed euroscettico —di cui fanno parte non solo i rottami del berlusconismo e la Lega Nord ma pezzi anche da novanta dell'élite liberale.
In vista del referendum questi due blocchi vanno divisi e contrapposti.
Ritengo non solo che questa divisione sia per noi un vantaggio.
Ritengo che la peggiore sciagura sia una nuova saldatura stile GROSSE COALITION o di "larghe intese". Non si batte Renzi senza le destre nazional-liberiste.
Ritengo infine, data la posta in palio ad ottobre, che forme di alleanza tattica con queste destra nazional-liberiste per battere il blocco dominante allineato dietro a Renzi, siano non solo plausibili, ma auspicabili.
Repetita juvant: sulla base della difesa dell'ordinamento democratico e della Costituzione del 1948.
Moreno Pasquinelli
Voi del popolo siete tanto curiosi.
Nonostante le orgogliose dichiarazioni di principio ricadete sempre nel sentimentale culto della personalità tipico del borghese di piccolo calibro
Non è che solamente apprezzate un grandissimo economista come Brancaccio...vi "identificate" in lui e insorgete appassionatamente non appena qualcuno lo critica.
Per questo dicevo che purtroppo abbiamo assoluto bisogno hdi una figura di riferimento: il popolo si sente smarrito senza la sacra icona.
No, scusate...sono sfavorevole al santino di Padre Pio anche se avete ragione voi, forse sarebbe efficace...Brancaccio basta e avanza...se accettasse, però...ma non accetta...perché il movimento è ancora troppo debole, forse?
Eh ma...mannaggia...se non scende in campo la sacra icona come cresce il movimento?
Lo sapete che un personaggio di riferimento ci serve come il pane viste le infiammate reazioni popolari qui su Sollevazione...
Allora, voi fidi pretoriani del guru (del quale sono il primo ad auspicare un scesa in campo) insistete presso di lui.
E chiedetegli di dirci cosa aspetta che non si capisce proprio, sapete?
Io voto con entusiasmo l'eventuale mozione di Brancaccio leader supremo e annuncio fin d'ora che rinuncerò al mio diritto di critica; lui, e oggi solo lui, è precisamente colui che ci permetterebbe il salto di qualità...ma esita...si schermisce...mica lo so perché...
Moreno, gli insulti erano diretti a me, non a te.
Il ritardato mentale però non essendo nemmeno in grado di leggere e coordinare una risposta ha attribuito a me il tuo orario.
Ma è popolo anche lui quindi lo rispetto e lo amo così com'è.
Certo che ci vuole una pazienza...
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