[ 19 maggio ]
Adesso Renzi non vuol "personalizzare" il referendum. Strano: ci era parso il contrario. Ma nonostante i consigli dei sondaggisti non potrà evitare che il voto sia politico, dunque su se stesso e sul suo governo.
Il Bomba non si smentisce mai. Con la stessa arroganza con la quale ha annunciato per mesi che il referendum di ottobre sarà innanzitutto il decisivo giudizio sulla sua augusta persona, adesso viene a dirci che la personalizzazione non l'ha voluta lui, bensì il "fronte del NO".
Che il fiorentino consideri gli italiani come dei gonzi ai quali si può raccontare tutto ed il contrario di tutto è cosa nota. Che il popolo sia davvero così fesso è una tesi che consideriamo invece piuttosto ardita. In ogni caso i conti si faranno a ottobre.
E il problema sono proprio i conti, che a Renzi cominciano a non tornare più. Qualche mese fa i sondaggi non avevano dubbi: il SI' avrebbe prevalso con un'ampia maggioranza. Intimiditi da quei numeri, anche molti sostenitori del NO paventavano la trasformazione del referendum in un plebiscito a favore di Renzi. Adesso i numeri sono cambiati: alcuni sondaggi danno il NO in vantaggio, ed anche quelli che continuano a stimare la prevalenza del SI' vedono però il NO in recupero rispetto alle precedenti rilevazioni.
Su questo sito non abbiamo mai creduto alla facile vittoria renziana. E già dall'autunno scorso abbiamo iniziato a scriverlo (leggi, ad esempio, QUI e QUI), intravedendo fin da subito la concreta possibilità di assestare una sberla memorabile a Renzi ed al suo governo, oltre che al suo progetto di regime autoritario.
Ed abbiamo detto subito che la politicizzazione - adesso chiamata impropriamente "personalizzazione" - sarebbe stata non solo inevitabile (vista la portata della controriforma costituzionale), ma anche benvenuta, perché Renzi è solo il capo di un partito di maggioranza relativa mentre per vincere il referendum ci vorrà la maggioranza assoluta. E di minoranza, nel corpo elettorale, è pure il governo...
Ricordare questi decisivi "dettagli" è sempre utile, specie a quella parte del fronte del NO che, avendo paura anche della propria ombra, vorrebbe tenere il tema del governo fuori dalla campagna elettorale. Un'idea perdente quanto assurda. E non sarà un caso se con l'avvicinarsi del referendum i sondaggi cominciano a rilevare una certa corrispondenza tra l'orientamento sul voto autunnale e l'«appartenenza» politica degli elettori.
Naturalmente i numeri degli istituti demoscopici a Palazzo Chigi li conoscono meglio di noi. Anche perché il governo dispone pure di sondaggi riservati, quelli fatti cioè dal ministero dell'interno con i soldi di tutti. Che Renzi si agiti, cambiando all'improvviso la stessa strategia comunicativa è dunque una buona notizia. E' il segno che le cose per lui non si mettono affatto bene.
Da qui la polemica contro la "personalizzazione". Polemica doppiamente assurda, non solo perché viene da un deciso fautore della personalizzazione della politica modello americano (e dunque dovrebbe essere l'ultimo a lamentarsene), ma soprattutto perché la persona del capo del governo è di per sé un ovvio bersaglio politico da che mondo è mondo.
Del resto, se sarà vittoria del SI', forse Renzi rinuncerà a proclamarsi urbi et orbi vincitore? Scordiamocelo. E allora perché non dovrebbe valere il contrario in caso di vittoria del NO?
Il tentativo di "spersonalizzare" è dunque goffo assai. Di sicuro glielo avrà consigliato Jim Messina, il cosiddetto "Mago di Obama", essendo stato il consulente del presidente USA alle elezioni del 2012. Adesso costui è stato assoldato - a proposito: chi paga? - da Matteo Renzi. Ma i "maghi" d'oltreoceano hanno sempre portato sfortuna dalle nostre parti: Rutelli, Berlusconi e Monti ne sanno qualcosa...
Anche perché, hai voglia di provare a cambiare discorso, hai voglia di parlare populisticamente di poltrone e di stipendi da pagare in meno. Alla fine i più capiranno l'essenziale: se Renzi vince, la sua permanenza al potere per un'altra legislatura - a meno di eventi davvero traumatici - sarà cosa fatta. Nell'essenziale il voto sarà dunque su Renzi, il renzismo e le sue politiche neoliberiste.
La cosa dispiacerà a Jim Messina, ma è giusto e naturale che sia così. Il progetto autoritario insito nell'accoppiata Legge costituzionale-Italicum è forse cosa disgiunta da queste politiche antipopolari? Ovviamente no, ed i più l'hanno già ben presente. Facciamo allora in modo che questa semplice verità entri nella testa di tutti.
Adesso Renzi non vuol "personalizzare" il referendum. Strano: ci era parso il contrario. Ma nonostante i consigli dei sondaggisti non potrà evitare che il voto sia politico, dunque su se stesso e sul suo governo.
Il Bomba non si smentisce mai. Con la stessa arroganza con la quale ha annunciato per mesi che il referendum di ottobre sarà innanzitutto il decisivo giudizio sulla sua augusta persona, adesso viene a dirci che la personalizzazione non l'ha voluta lui, bensì il "fronte del NO".
Che il fiorentino consideri gli italiani come dei gonzi ai quali si può raccontare tutto ed il contrario di tutto è cosa nota. Che il popolo sia davvero così fesso è una tesi che consideriamo invece piuttosto ardita. In ogni caso i conti si faranno a ottobre.
E il problema sono proprio i conti, che a Renzi cominciano a non tornare più. Qualche mese fa i sondaggi non avevano dubbi: il SI' avrebbe prevalso con un'ampia maggioranza. Intimiditi da quei numeri, anche molti sostenitori del NO paventavano la trasformazione del referendum in un plebiscito a favore di Renzi. Adesso i numeri sono cambiati: alcuni sondaggi danno il NO in vantaggio, ed anche quelli che continuano a stimare la prevalenza del SI' vedono però il NO in recupero rispetto alle precedenti rilevazioni.
Su questo sito non abbiamo mai creduto alla facile vittoria renziana. E già dall'autunno scorso abbiamo iniziato a scriverlo (leggi, ad esempio, QUI e QUI), intravedendo fin da subito la concreta possibilità di assestare una sberla memorabile a Renzi ed al suo governo, oltre che al suo progetto di regime autoritario.
Ed abbiamo detto subito che la politicizzazione - adesso chiamata impropriamente "personalizzazione" - sarebbe stata non solo inevitabile (vista la portata della controriforma costituzionale), ma anche benvenuta, perché Renzi è solo il capo di un partito di maggioranza relativa mentre per vincere il referendum ci vorrà la maggioranza assoluta. E di minoranza, nel corpo elettorale, è pure il governo...
Ricordare questi decisivi "dettagli" è sempre utile, specie a quella parte del fronte del NO che, avendo paura anche della propria ombra, vorrebbe tenere il tema del governo fuori dalla campagna elettorale. Un'idea perdente quanto assurda. E non sarà un caso se con l'avvicinarsi del referendum i sondaggi cominciano a rilevare una certa corrispondenza tra l'orientamento sul voto autunnale e l'«appartenenza» politica degli elettori.
Naturalmente i numeri degli istituti demoscopici a Palazzo Chigi li conoscono meglio di noi. Anche perché il governo dispone pure di sondaggi riservati, quelli fatti cioè dal ministero dell'interno con i soldi di tutti. Che Renzi si agiti, cambiando all'improvviso la stessa strategia comunicativa è dunque una buona notizia. E' il segno che le cose per lui non si mettono affatto bene.
Da qui la polemica contro la "personalizzazione". Polemica doppiamente assurda, non solo perché viene da un deciso fautore della personalizzazione della politica modello americano (e dunque dovrebbe essere l'ultimo a lamentarsene), ma soprattutto perché la persona del capo del governo è di per sé un ovvio bersaglio politico da che mondo è mondo.
Del resto, se sarà vittoria del SI', forse Renzi rinuncerà a proclamarsi urbi et orbi vincitore? Scordiamocelo. E allora perché non dovrebbe valere il contrario in caso di vittoria del NO?
Il tentativo di "spersonalizzare" è dunque goffo assai. Di sicuro glielo avrà consigliato Jim Messina, il cosiddetto "Mago di Obama", essendo stato il consulente del presidente USA alle elezioni del 2012. Adesso costui è stato assoldato - a proposito: chi paga? - da Matteo Renzi. Ma i "maghi" d'oltreoceano hanno sempre portato sfortuna dalle nostre parti: Rutelli, Berlusconi e Monti ne sanno qualcosa...
Anche perché, hai voglia di provare a cambiare discorso, hai voglia di parlare populisticamente di poltrone e di stipendi da pagare in meno. Alla fine i più capiranno l'essenziale: se Renzi vince, la sua permanenza al potere per un'altra legislatura - a meno di eventi davvero traumatici - sarà cosa fatta. Nell'essenziale il voto sarà dunque su Renzi, il renzismo e le sue politiche neoliberiste.
La cosa dispiacerà a Jim Messina, ma è giusto e naturale che sia così. Il progetto autoritario insito nell'accoppiata Legge costituzionale-Italicum è forse cosa disgiunta da queste politiche antipopolari? Ovviamente no, ed i più l'hanno già ben presente. Facciamo allora in modo che questa semplice verità entri nella testa di tutti.
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