[ 30 maggio ]
«Le banche non vogliono che la Grecia sia in grado di ripagare il suo debito, perché intendono invece usare l’incapacità della Grecia di ripagare per saccheggiarla dei suoi asset e delle sue risorse e per distruggere la rete di protezione sociale costruita durante il ventesimo secolo. Il neoliberismo intende ristabilire il feudalesimo —pochi baroni e molti servi della gleba: l’1 per cento contro il 99 per cento». Craig Roberts
Paul Craig Roberts, ex assistente segretario del tesoro USA e Associate Editor del Wall Street Journal, scrive un articolo di denuncia sul trattamento riservato alla Grecia dalla Germania e dalle istituzioni europee. Con la complicità del governo-fantoccio di Syriza, la Grecia viene saccheggiata e la sua popolazione depredata dei propri diritti e conquiste sociali per poter garantire i profitti dei “creditori”. L’UE e il FMI sono ormai diventati dei semplici strumenti di saccheggio nelle mani dei ricchissimi del pianeta, mentre la loro azione viene Orwellianamente propagandata come “salvataggio”.
Essendo riusciti ad usare l’UE per conquistare il popolo Greco, trasformando il governo “di sinistra” di Syriza in un fantoccio delle banche tedesche, la Germania si ritrova ora il FMI a intralciare il suo piano per saccheggiare la Grecia fino alla sua scomparsa.
Le regole del FMI impediscono a questa organizzazione di prestare soldi a paesi che non siano in grado di restituirli. Il FMI ha quindi concluso, sulla base di dati e analisi, che la Grecia non è in grado di restituire i soldi presi in prestito. Quindi, il FMI non è disposto a prestare alla Grecia i soldi che le servono per ripagare le banche private creditrici.
Il FMI sostiene che i creditori della Grecia, molti dei quali non sono nemmeno i creditori originali ma semplicemente avvoltoi che hanno acquistato il debito greco a prezzo di saldo nella speranza di specularci, devono tagliare parte del debito in modo da riportarlo a un ammontare che sia sostenibile da parte dell’economia greca.
Le banche non vogliono che la Grecia sia in grado di ripagare il suo debito, perché intendono invece usare l’incapacità della Grecia di ripagare per saccheggiarla dei suoi asset e delle sue risorse e per distruggere la rete di protezione sociale costruita durante il ventesimo secolo. Il neoliberismo intende ristabilire il feudalesimo – pochi baroni e molti servi della gleba: l’1 per cento contro il 99 per cento.
Per come la vede la Germania, il FMI dovrebbe prestare alla Grecia i soldi con cui ripagare le banche tedesche. Poi il FMI verrà ripagato forzando la Grecia a ridurre o abolire le pensioni di anzianità, ridurre i servizi pubblici e i dipendenti pubblici, e utilizzare le somme risparmiate per ripagare il FMI.
Poiché le somme risparmiate saranno insufficienti, nuove misure di austerità vengono imposte così che la Grecia sia costretta a vendere gli asset nazionali, come le società pubbliche di gestione dell’acqua, i posti e le isole greche protette, agli investitori stranieri, principalmente le stesse banche o i loro migliori clienti.
Finora i cosiddetti “creditori” si sono impegnati solo in qualche forma di sgravio del debito, ancora indefinito, tra 2 anni. Per allora i giovani greci saranno emigrati e saranno stati sostituiti da immigrati che scappano dalle guerre di Washington in Medio Oriente e in Africa, che avranno appesantito il sistema di welfare greco già privo di fondi.
In altre parole, la Grecia viene distrutta dalla UE, un’istituzione così follemente sostenuta e apprezzata. La stessa cosa sta accadendo in Portogallo e si prepara ad avvenire in Spagna e in Italia. Il saccheggio ha già divorato l’Irlanda e la Lettonia (e un buon numero di paesi dell’America Latina) ed è in corso in Ucraina.
Gli attuali titoli dei giornali che riportano l’accordo raggiunto tra il FMI e la Germania riguardo il tagli del debito greco a un livello sostenibile, sono falsi. Nessun “creditore” ha dato il suo assenso al tagli di nemmeno un centesimo del debito. Tutto quello che il FMI ha ottenuto dai cosiddetti “creditori” è un vago “impegno” per un ammontare sconosciuto di tagli del debito che avverrà tra 2 anni.
I titoli dei giornali non sono altro che una vernice esterna, per coprire il fatto che il FMI ha ceduto alle pressioni e violato le sue stesse regole. La copertura consente al FMI di dire che un taglio (futuro e indefinito) del debito consentirà alla Grecia di renderlo sostenibile e, pertanto, il FMI può prestare alla Grecia i soldi per ripagare le banche private.
In altre parole, il FMI è ormai diventato l’ennesima istituzione Occidentale senza regole e il cui regolamento conta meno della Costituzione degli Stati Uniti o della parola del governo di Washington.
I media continuano a chiamare il saccheggio della Grecia un “salvataggio”.
Chiamare il saccheggio di un paese e del suo popolo “salvataggio” è proprio Orwelliano. Il lavaggio del cervello è talmente riuscito che perfino i media e i politici della saccheggiata Grecia chiamano l’imperialismo finanziario che la Grecia sta subendo un “salvataggio”.
Da ogni parte del mondo Occidentale un gran numero di interventi, sia delle società che dei governi, stanno portando alla stagnazione della crescita dei profitti. Per poter continuare a fare profitti, le mega-banche e le società multinazionali si sono dedicate al saccheggio. I sistemi di sicurezza sociale e i servizi pubblici vengono messi nel mirino per essere privatizzati, e l’indebitamento così ben descritto da John Perkins nel suo libro, Confessioni di un sicario economico, viene utilizzato per preparare il terreno al saccheggio di interi Paesi.
Il capitalismo è entrato nella fase del saccheggio . Il risultato sarà la devastazione.
«Le banche non vogliono che la Grecia sia in grado di ripagare il suo debito, perché intendono invece usare l’incapacità della Grecia di ripagare per saccheggiarla dei suoi asset e delle sue risorse e per distruggere la rete di protezione sociale costruita durante il ventesimo secolo. Il neoliberismo intende ristabilire il feudalesimo —pochi baroni e molti servi della gleba: l’1 per cento contro il 99 per cento». Craig Roberts
«Ancora uno sforzo, poi inizierà la primavera». Parola di meteorologo? No, frasetta ben poco originale di un ciarlatano, al secolo Alexis Tsipras. Breve commento: ma se l'austerità era lo sforzo necessario per "uscire dal tunnel", come avrebbe detto un Monti qualunque, perché l'opposizione ai sacrifici degli scorsi anni, solo per prendere il posto di Samaras?
Il parlamento greco ha dunque fatto i nuovi "compiti a casa", nuovi sacrifici che metteranno ancor più in ginocchio il paese, dando un nuovo impulso ad una recessione senza fine. Ai 3,6 miliardi di tagli alle pensioni ed alla spesa pubblica in generale, si è aggiunto un aumento delle tasse pari a 1,8 miliardi. Il totale di 5,4 miliardi può sembrare poco, ma stiamo parlando della piccola e disastrata Grecia, e quella cifra equivale al 3% del Pil. E' come se in Italia si fosse fatta una manovra da 50 miliardi...
Ma non basta. Poiché i creditori (UE e FMI) non si fidano, ecco che se la Grecia non raggiungesse gli obiettivi di bilancio previsti - e cioè la follia di un avanzo primario del 3,5% da mantenersi nel tempo! - scatterebbero automaticamente nuovi tagli alla spesa pubblica, salari e pensioni in primo luogo. Insomma, come se il dramma sociale di questi anni non fosse stato sufficiente, si prepara ormai il totale saccheggio del paese.
Di questo ci parla Paul Craig Roberts nell'articolo più sotto. Ma i giornali scrivono, assai superficialmente, che in cambio dei nuovi sacrifici arriverà la ristrutturazione del debito. In realtà, per ora, è arrivato solo un rinvio. L'ennesimo.
Nel luglio dell'anno scorso, esattamente nella tragica notte della capitolazione di Tsipras, si disse che del debito si sarebbe parlato in autunno. Dall'autunno 2015 si è arrivati alla primavera 2016, e per stabilire che cosa? Che il problema della ristrutturazione del debito esiste (grazie, ma eravamo già informati), che prima o poi andrà affrontato (di nuovo, grazie), che però non ci vuole fretta, anche perché tra UE (leggi Germania) e FMI (leggi USA) c'è un certo disaccordo.
In cosa consiste questo disaccordo? Semplice, si tratta di soldi. Il FMI, che statutariamente non può prestare soldi se non ha la certezza di riaverli, sarebbe favorevole ad un alleggerimento del debito pubblico (nel quale il FMI non è coinvolto) per riavere indietro i soldi della sua quota di prestito. L'UE non è per niente d'accordo, dato che i titoli del debito da ristrutturare sono ormai tutti in mano europea (in ultima analisi nelle mani dei singoli Stati dell'UE).
Qual è stato alla fine l'accordo? Il FMI ha ottenuto un impegno generico, l'UE ha ottenuto due cose: 1) che il valore nominale del debito non verrà in alcun modo ridotto, 2) che gli altri interventi verranno quantomeno diluiti (e dire "diluiti" è davvero poco) nel tempo.
L'accordo prevede tre fasi: a breve, medio e lungo termine.
Nel breve si parla genericamente di "accorgimenti tecnici" per rendere meno "volatile" la "strategia di finanziamento dell'Esm". Come dire, per la Grecia e per il suo debito nessun alleggerimento.
A medio termine - cioè a fine 2018... - i creditori si sono impegnati a "valutare", se "necessario" un "possibile" alleggerimento del debito. Di che si tratta? Semplicemente verrà data la possibilità alla Grecia di rimborsare i prestiti europei recuperando i profitti che la Bce ha incassato sui titoli greci. Una modesta partita di giro che non si può certo definire "ristrutturazione del debito".
A lungo termine, ma qui non c'è una data, i creditori si dicono pronti ad altre misure. Fermo restando che di un taglio nominale non se ne parla neppure, in gioco sarebbe il riscadenzamento dei titoli, un eventuale tetto ai tassi di interesse, una nuova tempistica nel pagamento delle cedole.
Ricapitolando: nel breve e nel medio termine la Grecia non ha ottenuto nulla. Nel lungo è tutto da vedersi. Concludiamo allora con una nota citazione di Keynes: «Questo lungo termine è una guida fallace per gli affari correnti: nel lungo termine saremo tutti morti».
Tutti morti... per fortuna anche i creditori. Ma nel frattempo l'agonia per i greci sarà sempre più atroce. Altro che la "primavera" di Tsipras!
Il parlamento greco ha dunque fatto i nuovi "compiti a casa", nuovi sacrifici che metteranno ancor più in ginocchio il paese, dando un nuovo impulso ad una recessione senza fine. Ai 3,6 miliardi di tagli alle pensioni ed alla spesa pubblica in generale, si è aggiunto un aumento delle tasse pari a 1,8 miliardi. Il totale di 5,4 miliardi può sembrare poco, ma stiamo parlando della piccola e disastrata Grecia, e quella cifra equivale al 3% del Pil. E' come se in Italia si fosse fatta una manovra da 50 miliardi...
Ma non basta. Poiché i creditori (UE e FMI) non si fidano, ecco che se la Grecia non raggiungesse gli obiettivi di bilancio previsti - e cioè la follia di un avanzo primario del 3,5% da mantenersi nel tempo! - scatterebbero automaticamente nuovi tagli alla spesa pubblica, salari e pensioni in primo luogo. Insomma, come se il dramma sociale di questi anni non fosse stato sufficiente, si prepara ormai il totale saccheggio del paese.
Di questo ci parla Paul Craig Roberts nell'articolo più sotto. Ma i giornali scrivono, assai superficialmente, che in cambio dei nuovi sacrifici arriverà la ristrutturazione del debito. In realtà, per ora, è arrivato solo un rinvio. L'ennesimo.
Nel luglio dell'anno scorso, esattamente nella tragica notte della capitolazione di Tsipras, si disse che del debito si sarebbe parlato in autunno. Dall'autunno 2015 si è arrivati alla primavera 2016, e per stabilire che cosa? Che il problema della ristrutturazione del debito esiste (grazie, ma eravamo già informati), che prima o poi andrà affrontato (di nuovo, grazie), che però non ci vuole fretta, anche perché tra UE (leggi Germania) e FMI (leggi USA) c'è un certo disaccordo.
In cosa consiste questo disaccordo? Semplice, si tratta di soldi. Il FMI, che statutariamente non può prestare soldi se non ha la certezza di riaverli, sarebbe favorevole ad un alleggerimento del debito pubblico (nel quale il FMI non è coinvolto) per riavere indietro i soldi della sua quota di prestito. L'UE non è per niente d'accordo, dato che i titoli del debito da ristrutturare sono ormai tutti in mano europea (in ultima analisi nelle mani dei singoli Stati dell'UE).
Qual è stato alla fine l'accordo? Il FMI ha ottenuto un impegno generico, l'UE ha ottenuto due cose: 1) che il valore nominale del debito non verrà in alcun modo ridotto, 2) che gli altri interventi verranno quantomeno diluiti (e dire "diluiti" è davvero poco) nel tempo.
L'accordo prevede tre fasi: a breve, medio e lungo termine.
Nel breve si parla genericamente di "accorgimenti tecnici" per rendere meno "volatile" la "strategia di finanziamento dell'Esm". Come dire, per la Grecia e per il suo debito nessun alleggerimento.
A medio termine - cioè a fine 2018... - i creditori si sono impegnati a "valutare", se "necessario" un "possibile" alleggerimento del debito. Di che si tratta? Semplicemente verrà data la possibilità alla Grecia di rimborsare i prestiti europei recuperando i profitti che la Bce ha incassato sui titoli greci. Una modesta partita di giro che non si può certo definire "ristrutturazione del debito".
A lungo termine, ma qui non c'è una data, i creditori si dicono pronti ad altre misure. Fermo restando che di un taglio nominale non se ne parla neppure, in gioco sarebbe il riscadenzamento dei titoli, un eventuale tetto ai tassi di interesse, una nuova tempistica nel pagamento delle cedole.
Ricapitolando: nel breve e nel medio termine la Grecia non ha ottenuto nulla. Nel lungo è tutto da vedersi. Concludiamo allora con una nota citazione di Keynes: «Questo lungo termine è una guida fallace per gli affari correnti: nel lungo termine saremo tutti morti».
Tutti morti... per fortuna anche i creditori. Ma nel frattempo l'agonia per i greci sarà sempre più atroce. Altro che la "primavera" di Tsipras!
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Il capitalismo è arrivato al saccheggio: la Germania all'assalto del FMI
di Paul Craig Roberts
Paul Craig Roberts, ex assistente segretario del tesoro USA e Associate Editor del Wall Street Journal, scrive un articolo di denuncia sul trattamento riservato alla Grecia dalla Germania e dalle istituzioni europee. Con la complicità del governo-fantoccio di Syriza, la Grecia viene saccheggiata e la sua popolazione depredata dei propri diritti e conquiste sociali per poter garantire i profitti dei “creditori”. L’UE e il FMI sono ormai diventati dei semplici strumenti di saccheggio nelle mani dei ricchissimi del pianeta, mentre la loro azione viene Orwellianamente propagandata come “salvataggio”.
Essendo riusciti ad usare l’UE per conquistare il popolo Greco, trasformando il governo “di sinistra” di Syriza in un fantoccio delle banche tedesche, la Germania si ritrova ora il FMI a intralciare il suo piano per saccheggiare la Grecia fino alla sua scomparsa.
Le regole del FMI impediscono a questa organizzazione di prestare soldi a paesi che non siano in grado di restituirli. Il FMI ha quindi concluso, sulla base di dati e analisi, che la Grecia non è in grado di restituire i soldi presi in prestito. Quindi, il FMI non è disposto a prestare alla Grecia i soldi che le servono per ripagare le banche private creditrici.
Il FMI sostiene che i creditori della Grecia, molti dei quali non sono nemmeno i creditori originali ma semplicemente avvoltoi che hanno acquistato il debito greco a prezzo di saldo nella speranza di specularci, devono tagliare parte del debito in modo da riportarlo a un ammontare che sia sostenibile da parte dell’economia greca.
Le banche non vogliono che la Grecia sia in grado di ripagare il suo debito, perché intendono invece usare l’incapacità della Grecia di ripagare per saccheggiarla dei suoi asset e delle sue risorse e per distruggere la rete di protezione sociale costruita durante il ventesimo secolo. Il neoliberismo intende ristabilire il feudalesimo – pochi baroni e molti servi della gleba: l’1 per cento contro il 99 per cento.
Per come la vede la Germania, il FMI dovrebbe prestare alla Grecia i soldi con cui ripagare le banche tedesche. Poi il FMI verrà ripagato forzando la Grecia a ridurre o abolire le pensioni di anzianità, ridurre i servizi pubblici e i dipendenti pubblici, e utilizzare le somme risparmiate per ripagare il FMI.
Poiché le somme risparmiate saranno insufficienti, nuove misure di austerità vengono imposte così che la Grecia sia costretta a vendere gli asset nazionali, come le società pubbliche di gestione dell’acqua, i posti e le isole greche protette, agli investitori stranieri, principalmente le stesse banche o i loro migliori clienti.
Finora i cosiddetti “creditori” si sono impegnati solo in qualche forma di sgravio del debito, ancora indefinito, tra 2 anni. Per allora i giovani greci saranno emigrati e saranno stati sostituiti da immigrati che scappano dalle guerre di Washington in Medio Oriente e in Africa, che avranno appesantito il sistema di welfare greco già privo di fondi.
In altre parole, la Grecia viene distrutta dalla UE, un’istituzione così follemente sostenuta e apprezzata. La stessa cosa sta accadendo in Portogallo e si prepara ad avvenire in Spagna e in Italia. Il saccheggio ha già divorato l’Irlanda e la Lettonia (e un buon numero di paesi dell’America Latina) ed è in corso in Ucraina.
Gli attuali titoli dei giornali che riportano l’accordo raggiunto tra il FMI e la Germania riguardo il tagli del debito greco a un livello sostenibile, sono falsi. Nessun “creditore” ha dato il suo assenso al tagli di nemmeno un centesimo del debito. Tutto quello che il FMI ha ottenuto dai cosiddetti “creditori” è un vago “impegno” per un ammontare sconosciuto di tagli del debito che avverrà tra 2 anni.
I titoli dei giornali non sono altro che una vernice esterna, per coprire il fatto che il FMI ha ceduto alle pressioni e violato le sue stesse regole. La copertura consente al FMI di dire che un taglio (futuro e indefinito) del debito consentirà alla Grecia di renderlo sostenibile e, pertanto, il FMI può prestare alla Grecia i soldi per ripagare le banche private.
In altre parole, il FMI è ormai diventato l’ennesima istituzione Occidentale senza regole e il cui regolamento conta meno della Costituzione degli Stati Uniti o della parola del governo di Washington.
I media continuano a chiamare il saccheggio della Grecia un “salvataggio”.
Chiamare il saccheggio di un paese e del suo popolo “salvataggio” è proprio Orwelliano. Il lavaggio del cervello è talmente riuscito che perfino i media e i politici della saccheggiata Grecia chiamano l’imperialismo finanziario che la Grecia sta subendo un “salvataggio”.
Da ogni parte del mondo Occidentale un gran numero di interventi, sia delle società che dei governi, stanno portando alla stagnazione della crescita dei profitti. Per poter continuare a fare profitti, le mega-banche e le società multinazionali si sono dedicate al saccheggio. I sistemi di sicurezza sociale e i servizi pubblici vengono messi nel mirino per essere privatizzati, e l’indebitamento così ben descritto da John Perkins nel suo libro, Confessioni di un sicario economico, viene utilizzato per preparare il terreno al saccheggio di interi Paesi.
Il capitalismo è entrato nella fase del saccheggio . Il risultato sarà la devastazione.
2 commenti:
Cari ragazzi siamo messi malissimo.
Leggete qua e rimanete di merda
http://94.23.251.8/~casapoun/images/unanazione.pdf
È il programma di Caspound e salvo certi toni doce quello che avremmo dovuto dire noi già cinque anni fa. E invece stavamo a litigare sulle fesserie con quel fulmine di guerra di Ferrero che straparlava del dentifricio e del tubetto.
Oggi dovessimo fare un programma co troveremmo a proporre almeno l'80% di quel programma di Casapound che ho linkato ossia appariremmo dei ritardatari per di più mezzi squinternati dato che siamo tutt'ora divisi in mille gruppuscoli pretenziosi e autoreferenziali.
Dobbiamo muoverci per la miseria, dobbiamo unirci, non possiamo lasciare il campo libero alle destre con l'umiliante aggravante di dover vedere che sono loro a dire le cose giuste chw dovremmo dire noi.
Ricordate, la chiave per il nostro successo è sempre quella classica della sinistra: RICOSTRUIRE IL LEGAME FRA INTELLETTUALI E POPOLO.
CASA POUND
Non ci fasciamo la testa, prima di essercela rotta.
Giusto, giustissimo "darsi una mossa", per evitare che quando dalla rassegnazione si passerà all'indignazione non sia la destra neofascista e xenofoba a farsi spazio. Ma non esageriamo il peso dei neofascisti — i quali, come già avvenne agli albori del movimento mussoliniano, copiano alla lettera rivendicazione e modalità proprie del movimento operaio e socialista.
1. Il loro tentativo di mimetizzazione dev'essere stroncato, anzitutto sul piano politico e culturale, andando tra il popolo, ascoltanto e facendosi ascoltare. Errato darebbe farsi prendere dalla psicosi anti-fascista. Non sono i neofascisti, per ora, i nostri nemikci principali, ma le élite globaliste.
2. Occorre costruire un fronte popolare che dica parole semplici per farsi capire e che abbia un programma credibile e radicale per uscire da questo marasma in cui ci ha condotto il capitalismo. Quindi sì, superare l'attuale frammentazione, ma questa non si supera se non viene fuori un catalizzatore politico che funga da agente unificatore, da agglutinatore.
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