[ 11 maggio ]
Abbiamo avuto modo, su questo blog, di apprezzare le critiche che a più riprese Papa Francesco ha rivolto contro le profonde ingiustizie sociali ("questa economia uccide") causate dalla globalizzazione e dal capitalismo-casinò —certo senza giungere agli sbrodolamenti recenti di un certo Fausto Bertinotti.
Una censura merita invece il discorso svolto da Bergoglio il 6 maggio scorso in Vaticano davanti a tutto il Gotha dei furfanti che dominano l'Unione europea.
L'occasione era tutto un programma: il conferimento da parte della cupola eurista del premio Carlo Magno —il tiranno franco che su fiumi di sangue, anzitutto a spese dei sassoni, che furono cristianizzati a fil di spada, e sulle ceneri del regno italico dei longobardi, costituì il Sacro Romano Impero (o carolingio), incoronato come "imperatore dei romani" da Papa Leone III la notte di Natale dell'800.
Il riferimento alla fondazione del Sacro Romano Impero non è affatto casuale. Al contrario l'evento in questione ha un altissimo valore simbolico, sia per chi ha offerto il premio, sia per chi l'ha ricevuto. Esprime il connubio tra i due massimi poteri europei contemporanei, quello secolare eurocratico e quello spirituale della Chiesa cattolica, come pure il bisogno reciproco di entrambi di legittimarsi segnalando le origini storiche del connubio medesimo.
Ma cosa esattamente ha detto Papa Bergoglio, a nome della chiesa cattolica alla casta non meno clericale che siede sui principali troni europei?
Dopo avere sottolineato con enfasi la difesa delle tradizioni "dei nostri antenati", ha affermato che occorre "ispirarsi al passato per affrontare con coraggio il complesso quadro multipolare dei nostri giorni accettando con determinazione la sfida di aggiornare l'idea di Europa". Quindi la perorazione di un "nuovo umanesimo", il tutto nella cornice di un dialogo aperto, per "strategie non di esclusione ma di integrazione". "Non risolve niente un muro, dobbiamo fare ponti". Viva allora "l'Europa madre di popoli e nazioni, paladina dei diritti dell'uomo". Dulcis in fundo: "La Ue è diventata lodevolmente più ampia ma non deve allontanarsi dal progetto architettato dai padri, pena la sua fine".
Sorvoliamo sulle aporie insite nella consunta melassa immigrazionista, sul fatto che la cosiddetta "accoglienza", nelle condizioni storiche e sociali date, quelle dettate dalla globalizzazione imperialista, è la foglia di fico ideologica per giustificare non solo una deportazione in massa neo-colonialista ma una brutale e sistematica creazione di una classe di paria e di emarginati sociali —integrazione fa rima con esclusione.
Qui segnaliamo la sfrontata riconferma dell'appoggio incondizionato da parte della Chiesa cattolica al disegno neo-imperiale europeo, e ciò malgrado le élite eurocratiche abbiano respinto al tempo tutti i richiami ecclesiastici a inscrivere i "valori cristiani" come fondanti l'Unione.
Che la Chiesa cattolica non abbia mai avuto alcuna simpatia per gli stati nazionali europei sorti sulle spoglie degli imperi è cosa nota. Gli italiani ne sanno qualcosa, dal momento che Roma papalina, pur di impedire a chiunque di sfidare la sua egemonia sulla Penisola, a più riprese —appunto iniziando con l'appoggio a Carlo Magno contro i longobardi (773)— invocò l'intervento di potenze straniere. La Chiesa cattolica pretende di essere spiritualmente "universale", storicamente ciò l'ha sempre spinta a sostenere le prigioni dei popoli chiamate imperi, a patto che avessero una parvenza di "cristianità", ovvero che riconoscessero non solo l'autorità di Roma sulla anime, ma quella politica sulla sventurata Italia.
I tempi sono cambiati. Tutto indica che la Chiesa cattolica, malgrado la sua imponenza, sia un organismo morente, con un vitale bisogno, per sopravvivere, dell'appoggio dei poteri secolari ed oggi questi poteri non sono più nazionali, ma sovranazionali. E tra questi la Curia guarda anzitutto agli organismi oligarchici europei.
E siccome anche le fondamenta su cui poggiano queste oligarchie euriste vacillano, ecco spiegato perché queste ultime abbiano a loro volta bisogno dell'endorsement papalino. Due potenze zoppicanti che sono costrette, forse anche obtorto collo, a sorreggersi a vicenda per allontanare quanto possibile il momento della caduta.
Insomma: Papa Bergoglio predica bene (contro le ingiustizie e le diseguaglianze indotte dalla globalizzazione e dal capitalismo-casinò) ma razzola male, anzi malissimo, visto che l'Unione europea che sostiene e che vuole anzi rafforzare, è per sua stessa natura, uno dei pilastri del sistema di oppressione capitalista che a parole condanna.
La storia ci ha abituati a vedere come la Chiesa sia stata capace di galleggiare sulle catastrofi, di attraversare i diversi sistemi sociali, di sopravvivere al crollo degli imperi. Se vorrà sopravvivere anche alla fine della Ue, prima o poi, dovrà svincolarsi dall'abbraccio mortifero degli euro-oligarchi.
Non sembra sarà Bergoglio ma, come si dice, morto un Papa se ne fa un altro....
Abbiamo avuto modo, su questo blog, di apprezzare le critiche che a più riprese Papa Francesco ha rivolto contro le profonde ingiustizie sociali ("questa economia uccide") causate dalla globalizzazione e dal capitalismo-casinò —certo senza giungere agli sbrodolamenti recenti di un certo Fausto Bertinotti.
Una censura merita invece il discorso svolto da Bergoglio il 6 maggio scorso in Vaticano davanti a tutto il Gotha dei furfanti che dominano l'Unione europea.
L'occasione era tutto un programma: il conferimento da parte della cupola eurista del premio Carlo Magno —il tiranno franco che su fiumi di sangue, anzitutto a spese dei sassoni, che furono cristianizzati a fil di spada, e sulle ceneri del regno italico dei longobardi, costituì il Sacro Romano Impero (o carolingio), incoronato come "imperatore dei romani" da Papa Leone III la notte di Natale dell'800.
Il riferimento alla fondazione del Sacro Romano Impero non è affatto casuale. Al contrario l'evento in questione ha un altissimo valore simbolico, sia per chi ha offerto il premio, sia per chi l'ha ricevuto. Esprime il connubio tra i due massimi poteri europei contemporanei, quello secolare eurocratico e quello spirituale della Chiesa cattolica, come pure il bisogno reciproco di entrambi di legittimarsi segnalando le origini storiche del connubio medesimo.
Ma cosa esattamente ha detto Papa Bergoglio, a nome della chiesa cattolica alla casta non meno clericale che siede sui principali troni europei?
Dopo avere sottolineato con enfasi la difesa delle tradizioni "dei nostri antenati", ha affermato che occorre "ispirarsi al passato per affrontare con coraggio il complesso quadro multipolare dei nostri giorni accettando con determinazione la sfida di aggiornare l'idea di Europa". Quindi la perorazione di un "nuovo umanesimo", il tutto nella cornice di un dialogo aperto, per "strategie non di esclusione ma di integrazione". "Non risolve niente un muro, dobbiamo fare ponti". Viva allora "l'Europa madre di popoli e nazioni, paladina dei diritti dell'uomo". Dulcis in fundo: "La Ue è diventata lodevolmente più ampia ma non deve allontanarsi dal progetto architettato dai padri, pena la sua fine".
Sorvoliamo sulle aporie insite nella consunta melassa immigrazionista, sul fatto che la cosiddetta "accoglienza", nelle condizioni storiche e sociali date, quelle dettate dalla globalizzazione imperialista, è la foglia di fico ideologica per giustificare non solo una deportazione in massa neo-colonialista ma una brutale e sistematica creazione di una classe di paria e di emarginati sociali —integrazione fa rima con esclusione.
Qui segnaliamo la sfrontata riconferma dell'appoggio incondizionato da parte della Chiesa cattolica al disegno neo-imperiale europeo, e ciò malgrado le élite eurocratiche abbiano respinto al tempo tutti i richiami ecclesiastici a inscrivere i "valori cristiani" come fondanti l'Unione.
Che la Chiesa cattolica non abbia mai avuto alcuna simpatia per gli stati nazionali europei sorti sulle spoglie degli imperi è cosa nota. Gli italiani ne sanno qualcosa, dal momento che Roma papalina, pur di impedire a chiunque di sfidare la sua egemonia sulla Penisola, a più riprese —appunto iniziando con l'appoggio a Carlo Magno contro i longobardi (773)— invocò l'intervento di potenze straniere. La Chiesa cattolica pretende di essere spiritualmente "universale", storicamente ciò l'ha sempre spinta a sostenere le prigioni dei popoli chiamate imperi, a patto che avessero una parvenza di "cristianità", ovvero che riconoscessero non solo l'autorità di Roma sulla anime, ma quella politica sulla sventurata Italia.
I tempi sono cambiati. Tutto indica che la Chiesa cattolica, malgrado la sua imponenza, sia un organismo morente, con un vitale bisogno, per sopravvivere, dell'appoggio dei poteri secolari ed oggi questi poteri non sono più nazionali, ma sovranazionali. E tra questi la Curia guarda anzitutto agli organismi oligarchici europei.
E siccome anche le fondamenta su cui poggiano queste oligarchie euriste vacillano, ecco spiegato perché queste ultime abbiano a loro volta bisogno dell'endorsement papalino. Due potenze zoppicanti che sono costrette, forse anche obtorto collo, a sorreggersi a vicenda per allontanare quanto possibile il momento della caduta.
Insomma: Papa Bergoglio predica bene (contro le ingiustizie e le diseguaglianze indotte dalla globalizzazione e dal capitalismo-casinò) ma razzola male, anzi malissimo, visto che l'Unione europea che sostiene e che vuole anzi rafforzare, è per sua stessa natura, uno dei pilastri del sistema di oppressione capitalista che a parole condanna.
La storia ci ha abituati a vedere come la Chiesa sia stata capace di galleggiare sulle catastrofi, di attraversare i diversi sistemi sociali, di sopravvivere al crollo degli imperi. Se vorrà sopravvivere anche alla fine della Ue, prima o poi, dovrà svincolarsi dall'abbraccio mortifero degli euro-oligarchi.
Non sembra sarà Bergoglio ma, come si dice, morto un Papa se ne fa un altro....
9 commenti:
Ritengo che la chiesa sia in una crisi questa volta irreversibile rispetto alle crisi precedenti da lei attraversate perchè sono mutate le condizioni di fondo dalla rivoluzione industriale in poi.
Può solo allungare di qualche anno la dipartita, ma nulla più.
Naturalmente la Chiesa è ben lungi dal morire ma il modernismo arrivato al suo culmine con Bergoglio la rende sempre più irrilevante. Volendosi rendere amata dal mondo, la Chiesa diventa una delle tante agenzie del politicamente corretto esistenti, un po' come Amnesty International o l' Unicef. Lo dico da non cattolico: per la causa della giustizia sociale era meglio la Chiesa di sempre, con la sua bella dottrina sociale e la sua ostilità verso il mondialismo. La deriva attuale la rende infatti totalmente subordinata al potere economico, che critica blandamente ma nei fatti aiuta con la retorica dell'accoglienza. Di questo è responsabile proprio il pensiero cattocomunista. So di dire una cosa sgradita a tante persone di sinistra, ma ideologizzare la Chiesa ha significato trascinarla lungo lo stesso percorso della sinistra, che è passata dalla giustizia sociale all'integrazione boldriniana. Oggi abbiamo un papa che parla come Mattarella e sembra uscito da Sel (ovviamente esagero, riguardo a Sel. Meno riguardo Mattarella). Era meglio la Chiesa di una volta: duro avversario, certo, ma che almeno instillava un po' di timor di Dio e se avversava i cambi di sistema, si preoccupava dei poveri anche quando non venivano dall'Africa. Quella di Bergoglio, che promana dalle parole di Bergoglio, è una chiesa da salotto progressista. Non serve al cattolicesimo (e infatti lo rende inutile, tanto rende le religioni tutte uguali), non serve alla povera gente, non serve al socialismo ma va benissimo per Soros e Bruxelles.
E bisognerebbe pure capire in quali circostanze sono avvenute le dimissioni di Ratzinger, Blondet avanzò l'ipotesi che fosse stato praticamente "spreaddato". Non sono religioso e non amo Blondet e neppure Ratzinger ma l'ipotesi fatta mi sembra verosimile.
Bergoglio il Papa tecnico.
Questa scelta del papato non sorprende affatto.
Anzitutto se è vero che le condizioni di fondo,dalla rivoluzione industriale sono cambiate è anche vero che l'uomo in genere non ha estinto il suo bisogno religioso soprattutto.se.consideriamo le masse sterminate che dal sud si stanno dirigendo verso il nord del mondo nonche la situazione in questo ambito dei paesi emergenti (cioè la tenuta che le strutture di vita precedente compresi ritmi e valori hanno di fronte allo sviluppo capitalistico complessivo di quelle strutture).
Queste considerazioni credo siano in testa ai "pensieri strategici" del Vaticano che per questo obbiettivo deve appoggiarsi per forza al soggetto egemone.
Storia vecchia in realtà,talmente vecchia da far cadere ogni biasimo come ridicolo.
La chiesa in questi casi è sempre stata un ottimo indicatore e il fatto che si affidi a questo soggetto pur essendo partita da considerazioni antitetiche alla politica eurista sta a dimostrare l'inesistenza di una prospettiva politica credibile nel vecchio continente che si opponga a quella dominante.
Se fosse stato diversamente dopo certe bordate bergogliane ci si sarebbe aspettato quanto meno una chiesa attendista,come già è successo nei periodi incerti sia dell europa che dell italia,proprio come 1200 anni fa,dove si arrivò all accordo coi Franchi,ma solo dopo aver tastato a lungo il terreno longobardo.
Ergo la chiesa a mio avviso non sarà mai un alleato (anche per la questione dell universalismo cattolico che in questa fase storica è difficilmente recepibile per delle forze sovraniste)ma al massimo un interlocutore interessato che,la brutalizzo,si può sfruttare.
! - La Chiesa Cattolica non è l'unica religione cristiana. 2 - le Chiese cosiddette "Protestanti" sono anch'esse numerose di fedeli e quelle di ispirazione Calvinista sono il nerbo della religiosità americana. 3 - le masse migranti non sono troppo sensibili al Cristianesimo: l'Islamismo fa meglio presa sui popoli africani e semiti. I teologi Islamici affermano che mentre il Cristianesimo è una "via alla perfezione", l'Islam è "una via alla vita, il che significa che è una religione più pragmatica, più pratica (meno sofisticata spiritualmente) e quindi più accessibile alle persone di cultura più "terrena".
Ora con l'Ecumenismo Religioso la Chiesa Cattolica ha rinunciato al suo primato e, riconciliandosi con la Massoneria ha perduto parte dei suo rigorismo (che aveva presa però sui temperamenti più mistici) ed anche però della sua autorevolezza.
Questo papa o è in malafede oppure non capisce nulla.
Era molto meglio papa Ratzinger, la sua lectio magistralis "Fede, ragione e università - Ricordi e riflessioni", tenuta il 12 settembre 2006 presso l'università di Ratisbona durante il suo viaggio in Baviera dovrebbe essere studiata nelle scuole di tutta Italia.
Il papa di adesso sembra giocare con la squadra avversaria: a volte sta con gli islamici, altre con i burocrati di Bruxelles, altre con i banchieri giudei, altre con i terzomondisti di accatto.
Sta dalla parte di tutti tranne che dei cristiani e soprattutto degli italiani.
Se ne tornasse in Argentina una buona volta e la finisse di dire stronzate.
Anonimo 20:48
La religione cattolica è l'opposto del misticismo perché la considera una via che può fare a meno dell'Istituzione.
Nella storia del cristianeismo romano, mistici e asceti o sono stati isolati o normalizzati o bruciati.
La religione cattolica non è più "sofisticata spiritualmente", è più aristocratica (lo scrive anche Elias Canetti in un suo capitolo di Massa e Potere).
Come dice Massimo Cacciari la Chiesa sta avvicinandosi al momento dello scontro finale con il capitalismo finanziario globalizzato che il filosofo identifica esplicitamente con L'Anticristo. Non ci sarà più spazio per mediazioni o manovre gesuitiche e all'inizio del suo pontificato Bergoglio aveva dato l'impressione di prepararsi a una opposizione realmente aperta.
Non è stato così e si è tornati al vecchio ruolo di "Katechon" per cui, nelle parole degli stessi padri gesuiti, si blandisce il potere al fine di portarlo alla conversione.
Questo perché nella mentalità intrinsecamente aristocratica del cattolicesimo la presa di coscienza del popolo è del tutto fuori discussione.
Nemmeno nell'Islam si pretende che la gente acquisti una reale consapevolezza ma per lo meno, anche se in maniera brutale, gli si chiede di combattere.
Il cristianesimo deve scegliere, essere o non essere: o sottomettersi al potere dominante finendo per diventare una sua agenzia per il controllo della popolazione o "prender armi contro un mare di affanni" e lottare. Ma per quello non potrà esimersi dal rivolgersi al popolo.
Cacciari è sicuro che ci si arriverà, io conoscendo un po' la religione cristiana ho molti più dubbi.
Certo che rispetto ai primi mesi Bergoglio ha abbastanza deluso.
Cosa si aspettava da Lui?
Non frequento la chiesa, ma ho l'impressione che Francesco stia allontanando molti di quelli che hanno sempre fatto la forza della chiesa in Italia - quella "maggioranza silenziosa" che gli rimprovera proprio la vicinanza agli immigrati.
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