La nostra formazione eredita senz’altro un complesso di esperienze e caratteristiche storiche che non vanno dimenticate.
Ma ora, difronte ai nuovi tempi e alla globalizzazione capitalistica e alla crisi tutt’altro che superata, è necessario uno sforzo e non solo di fantasia, ma anche di lucidità per andare oltre.
Filosofi come Preve e Bontempelli hanno fatto un notevole sforzo per formulare categorie diverse di interpretazione adeguate ai tempi per uscire da un un settarismo altrimenti destinato all’estinzione.
Il vecchio internazionalismo, come dimostra la fine della sinistra tradizionale neoliberista, è perfettamente funzionale al cosmopolitismo capitalista e imperialista. Il sinistrismo è la malattia politica italiana con tutti quei partiti e movimenti che seguono il carro di un PD diventato liberal liberista e quindi ancora più conforme al sistema della stessa destra tradizionale.
La difesa dei diritti civili soltanto e una pratica economica privatista mascherano l’annullamento di ogni forma di prassi emancipatoria. Come dice Boghetta nell'articolo “Contro il sinistrismo” apparso tempo fa sul blog:
«L’Unione capitalista liberista, finanziaria è coperta dallo spinellismo diffuso: gli Stati uniti d’europa. Il superamento degli stati viene visto come positivo quasi fosse l’estinzione di marxiana memoria. Cio senza comprendere che, a differenza della lunga fase storica precedente, è lo stesso capitalismo a demolire una parte della prerogativa statale per avere meno inciampi alla sua libertà totale….lo Stato diventa un comitato d’affari che tutela i loro interessi….Così il cosmopolitismo sinistrese diventa funzionale».
Bisogna piuttosto, con Gramsci, teorizzare il radicamento nazionale senza perciò essere tacciati per fascisti. L’Europa lo ha dimostrato: bisogna recuperare la sovranità nazionale e il senso pieno della Costituzione oggi di fatto svuotata da una prassi politica decisionista e ultranazionale.
In questa direzione va indirizzata la nostra strategia politica di polo guida per un movimento di ampie alleanze (Bucharin) per modificare lo stato di cose presenti come diceva Marx. E molto chiaro mi sembra il documento di Mimmo Porcaro, esperto di cose europee,”tesi per un nazionalismodemocratico”.
Non ci sono più scuse, l’Europa è irriformabile e come sostiene anche Lafontaine inconciliabile con la giustizia sociale, se non a patto della svendita e umiliazione del proprio Paese.
Si puo’ essere comunisti senza dimenticare di essere figli della propria nazione (la Resistenza lo ha dimostrato). Con questo orgoglio bisogna fare un ampio lavoro di diffusione, con tutti i mezzi, di idee nuove,valide per il popolo e così uscire allo scoperto. Così questo movimento di liberazione popolare non sarà più ristretto ad una aristocrazia destinata all’isolamento di intellettuali e lavoratori, ma anche ai settori più illuminati della nuova borghesia fortemente penalizzati dal capitalismo globalizzato senza per questo rinunciare alla prassi emancipatoria dei diritti del lavoro (penso agli operai imprenditori e alle piccole imprese schiacciate dai grandi poteri finanziari).
Insomma si pensi ad un socialismo pluralista che passi attraverso un rivoluzione democratica e costituzionalista che recuperi l’autentica dimensione dello stato-nazione nel suo ruolo di guida e sostegno ai bisogni del popolo e non al servizio di pochi, alla redistribuzione della ricchezza, senza per questo rinunciare alla cooperazione internazionale.
* Maurizio Del Grippo, salernitano, è uno dei firmatari dell'Appello di P.101
3 commenti:
Cosa avete da dire in concreto ai piccoli imprenditori?
Come pensate di riuscire a conciliare le esigenze di due classi sociali che fino adesso avere sempre considerato contrapposte (lavoratori e piccola impresa)?
SALARIATI E PICCOLA IMPRESA
Abbiamo da dire, ai titolari delle piccole aziende massacrate dalla crisi, che questo massacro non è causato dai loro dipendenti, bensì dalle leggi intrinseche del sistema globalizzato e iperfinanziarizzato, dai meccanismi di politica economica e monetaria vigenti, tutti volti a favorire le grandi banche (che lucrano sui debiti) e le grosse imprese monopoliste che fanno profitti producendo per i mercati esteri, mentre il mercato interno è collassato.
Si esce dal marasma uscendo dalla Ue e dall'eurozona, adottando politiche volte a rilanciare non solo i consumi, ma un piano massiccio di investimenti che puntino a debellare la disoccupazione di massa.
E' nell'interesse della piccola impresa riconquistare la sovranità, politica e monetaria, e questa sovranità la si può riconquistare solo costruendo un'alleanza popolare che cacci dal potere le attuali élite.
Mettiamo in sicurezza il Paese, poi, tornati sovrani, discuteremo e ci divideremo sul modello di società.
Grazie per la risposta.
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