[ 19 aprile]
Come far piovere soldi dalle banche centrali direttamente nei conti correnti dei cittadini
I dominanti non sanno più che pesci pigliare per far uscire l'economia capitalista dal marasma ed invertire il ciclo economico recessivo e deflattivo.
Distribuire moneta ai cittadini con l'elicottero... Quella che sembrava una singolare trovata dell'economista neo-liberista Milton Friedman (ne scrisse in un suo saggio del 1969 The Optimum Quantity Of Money) sta guadagnando terreno anche dentro i santuari che fino a ieri difendevano come inviolabili dogmi monetaristi e ordoliberisti, tra cui l'assoluta indipendenza delle banche centrali, il pareggio di bilancio ecc.
Che questo accada è, intanto, la conferma palese, non solo del carattere sistemico della crisi, ma anche del fallimento delle manovre della Bce (Tltro, Qe, ecc) —quando noi, di contro a chi gridava hurrà!, scrivemmo subito che queste manovre non avrebbero sortito effetti, che i quattrini sarebbero restati nei circuiti della finanza speculativa, che non avrebbero stimolato la domanda aggregata, ci presero per "catastrofisti".
Ci occupammo già della questione il 9 marzo scorso, con un articolo di Alberto Bagnai, il quale metteva in guardia da pericoli collaterali della mossa, non fosse che per alcune economie import oriented.
«Negli anni ’70, l’inflazione dovette superare il 10% o addirittura il 20% prima che molti Paesi si convincessero a cambiare l’assetto istituzionale della politica monetaria, scoprendo le banche centrali indipendenti e altri accorgimenti per tenere a bada l’inflazione. Ora in quasi tutti i Paesi avanzati la sfida è opposta: come far salire un’inflazione troppo bassa o negativa. Ma come negli anni ’70, alla base delle difficoltà incontrate dalla politica monetaria sta anche un assetto istituzionale non più adeguato.
Le tendenze deflazionistiche hanno più cause, alcune benigne, altre meno: il rallentamento dell’economia cinese che contribuisce a far scendere il prezzo delle materie prime; l’innovazione tecnologica che riduce i costi del commercio; l’invecchiamento della popolazione che aumenta i risparmi; l’eccesso di debito che scoraggia la spesa. Indipendentemente dalle cause, tuttavia, la ricetta per contrastare queste tendenze è una sola: aumentare la domanda aggregata. Ma con i tassi di interesse a zero o negativi, gli strumenti tradizionali di politica monetaria non funzionano più. E anche gli strumenti non-convenzionali a disposizione delle banche centrali sono quasi esauriti (con la parziale eccezione della Federal Reserve americana).
Eppure, dal punto di vista tecnico, uno strumento per aumentare la domanda aggregata esiste anche nella situazione attuale: è la cosiddetta “moneta distribuita con l’elicottero”, per usare le parole di Milton Friedman. Cioè la banca centrale stampa moneta e la distribuisce ai cittadini, non in cambio di qualcosa (titoli di stato o la promessa di una restituzione futura), ma in modo permanente e a fondo perduto.
Le obiezioni nei confronti di questo strumento non sono economiche, ma politiche. Dal punto di vista economico non c’è dubbio che sarebbe efficace. Una parte della moneta addizionale verrebbe risparmiata, ma certamente vi sarebbero cittadini che si affretterebbero a spenderla, facendo salire la domanda aggregata e i prezzi.
Anzi, la moneta con l’elicottero avrebbe minori contro-indicazioni rispetto ai tassi di interesse negativi (che mettono a repentaglio la solidità patrimoniale di assicurazioni e banche), e al Quantitative Easing (che alimenta bolle speculative e assunzione eccessiva di rischi).
La vera obiezione è che in questo modo la banca centrale si metterebbe a fare politica fiscale. Anziché intervenire sui mercati finanziari, la banca centrale si troverebbe a decidere entità e modalità di un trasferimento ai cittadini, senza alcuna legittimazione politica o istituzionale. Anche se non fosse proibito dalla legge, una banca centrale che effettuasse trasferimenti permanenti ai cittadini si troverebbe presto privata della sua indipendenza e della sua legittimità.
L’obiezione naturalmente è corretta. Ma non per questo l’idea va scartata. Il problema infatti non è lo strumento economico, ma l’attuale assetto istituzionale, che impedisce un coordinamento efficace tra politica monetaria e fiscale. Come hanno scritto Adair Turner (ex Presidente della Financial Service Authority inglese) e Ben Bernanke (ex Presidente della Federal Reserve), l’indipendenza e legittimità della banca centrale possono essere pienamente preservate, in questo modo: in circostanze eccezionali, la banca centrale può dichiarare che ha esaurito gli strumenti convenzionali, e che pertanto effettuerà un trasferimento permanente a favore del governo (o dei governi nell’area Euro).
E sulla questione torniamo oggi, pubblicando l'editoriale di prima pagina (prima pagina!) de Il Sole 24 Ore di oggi.
Sempre sul giornale della Confindustria del 10 marzo si era espresso a favore di addirittura Vincenzo Visco, e quindi un'altra grande firma,Vito Lops il 15 aprile.
Ritorneremo sulla questione. Intanto notiamo, di passata, due cose. Saranno contenti gli amici della Mmt, ma pure i Cinque Stelle. I primi perché vedrebbero confermata la loro concezione cartalista della moneta (per cui, in regime di moneta fiat, non esistono vincoli all'emissione delle banche centrali), i secondi poiché vedrebbero confermata, pur indirettamente, la loro proposta di "reddito di cittadinanza".
* * *
Deflazione e la moneta che piove dal cielo
di Guido Tabellini
«Negli anni ’70, l’inflazione dovette superare il 10% o addirittura il 20% prima che molti Paesi si convincessero a cambiare l’assetto istituzionale della politica monetaria, scoprendo le banche centrali indipendenti e altri accorgimenti per tenere a bada l’inflazione. Ora in quasi tutti i Paesi avanzati la sfida è opposta: come far salire un’inflazione troppo bassa o negativa. Ma come negli anni ’70, alla base delle difficoltà incontrate dalla politica monetaria sta anche un assetto istituzionale non più adeguato.
Le tendenze deflazionistiche hanno più cause, alcune benigne, altre meno: il rallentamento dell’economia cinese che contribuisce a far scendere il prezzo delle materie prime; l’innovazione tecnologica che riduce i costi del commercio; l’invecchiamento della popolazione che aumenta i risparmi; l’eccesso di debito che scoraggia la spesa. Indipendentemente dalle cause, tuttavia, la ricetta per contrastare queste tendenze è una sola: aumentare la domanda aggregata. Ma con i tassi di interesse a zero o negativi, gli strumenti tradizionali di politica monetaria non funzionano più. E anche gli strumenti non-convenzionali a disposizione delle banche centrali sono quasi esauriti (con la parziale eccezione della Federal Reserve americana).
Eppure, dal punto di vista tecnico, uno strumento per aumentare la domanda aggregata esiste anche nella situazione attuale: è la cosiddetta “moneta distribuita con l’elicottero”, per usare le parole di Milton Friedman. Cioè la banca centrale stampa moneta e la distribuisce ai cittadini, non in cambio di qualcosa (titoli di stato o la promessa di una restituzione futura), ma in modo permanente e a fondo perduto.
Le obiezioni nei confronti di questo strumento non sono economiche, ma politiche. Dal punto di vista economico non c’è dubbio che sarebbe efficace. Una parte della moneta addizionale verrebbe risparmiata, ma certamente vi sarebbero cittadini che si affretterebbero a spenderla, facendo salire la domanda aggregata e i prezzi.
Anzi, la moneta con l’elicottero avrebbe minori contro-indicazioni rispetto ai tassi di interesse negativi (che mettono a repentaglio la solidità patrimoniale di assicurazioni e banche), e al Quantitative Easing (che alimenta bolle speculative e assunzione eccessiva di rischi).
La vera obiezione è che in questo modo la banca centrale si metterebbe a fare politica fiscale. Anziché intervenire sui mercati finanziari, la banca centrale si troverebbe a decidere entità e modalità di un trasferimento ai cittadini, senza alcuna legittimazione politica o istituzionale. Anche se non fosse proibito dalla legge, una banca centrale che effettuasse trasferimenti permanenti ai cittadini si troverebbe presto privata della sua indipendenza e della sua legittimità.
L’obiezione naturalmente è corretta. Ma non per questo l’idea va scartata. Il problema infatti non è lo strumento economico, ma l’attuale assetto istituzionale, che impedisce un coordinamento efficace tra politica monetaria e fiscale. Come hanno scritto Adair Turner (ex Presidente della Financial Service Authority inglese) e Ben Bernanke (ex Presidente della Federal Reserve), l’indipendenza e legittimità della banca centrale possono essere pienamente preservate, in questo modo: in circostanze eccezionali, la banca centrale può dichiarare che ha esaurito gli strumenti convenzionali, e che pertanto effettuerà un trasferimento permanente a favore del governo (o dei governi nell’area Euro).
L’importo trasferito è scelto discrezionalmente dalla banca centrale, può essere diluito nel tempo, ed è motivato dalle circostanze economiche. Il governo (o i governi) non possono in alcun modo interferire con la decisione unilaterale della banca centrale, ma scelgono liberamente come disporre della somma trasferita: se e come distribuirla ai cittadini, se usarla per finanziare particolari voci di spesa, o per ritirare debito pubblico o semplicemente se accantonarla per il futuro. Naturalmente, se davvero le circostanze sono eccezionali, la pressione politica costringerebbe i governi a distribuire o spendere questa somma, raggiungendo così l’obiettivo di un effettivo coordinamento tra politica monetaria e fiscale.
Rispetto all’assetto attuale, non verrebbe stravolta la divisione dei compiti. La banca centrale resterebbe indipendente a avrebbe la responsabilità tecnica di decidere che è giunto il momento di fare ricorso a questo strumento eccezionale. E il governo avrebbe la responsabilità politica di scegliere se e come allocare le risorse a sua disposizione. Rispetto alle politiche seguite finora, tuttavia, l’efficacia sarebbe molto maggiore. Il QE infatti allenta il vincolo di bilancio del governo solo per la parte relativa agli interessi, e non costituisce un trasferimento permanente a favore dei governi. Nell’area Euro, in particolare, i governi rimangono soggetti ai vincoli sul debito pubblico. E anche se questi vincoli fossero allentati, in nome della “flessibilità”, l’attenzione dei mercati impedirebbe ai paesi più indebitati di spendere la liquidità immessa sui mercati dalla banca centrale, perché anche il debito comprato dalla Bce con il QE prima o poi andrà ripagato. Un trasferimento permanente, invece, non sarebbe soggetto a questi vincoli e sarebbe assai più efficace nel sostenere la domanda aggregata. Inoltre, la consapevolezza che politica monetaria e fiscale possono essere attivate con questo nuovo strumento contribuirebbe a ridare fiducia all’economia, rendendo con ciò meno necessario ricorrervi».
Rispetto all’assetto attuale, non verrebbe stravolta la divisione dei compiti. La banca centrale resterebbe indipendente a avrebbe la responsabilità tecnica di decidere che è giunto il momento di fare ricorso a questo strumento eccezionale. E il governo avrebbe la responsabilità politica di scegliere se e come allocare le risorse a sua disposizione. Rispetto alle politiche seguite finora, tuttavia, l’efficacia sarebbe molto maggiore. Il QE infatti allenta il vincolo di bilancio del governo solo per la parte relativa agli interessi, e non costituisce un trasferimento permanente a favore dei governi. Nell’area Euro, in particolare, i governi rimangono soggetti ai vincoli sul debito pubblico. E anche se questi vincoli fossero allentati, in nome della “flessibilità”, l’attenzione dei mercati impedirebbe ai paesi più indebitati di spendere la liquidità immessa sui mercati dalla banca centrale, perché anche il debito comprato dalla Bce con il QE prima o poi andrà ripagato. Un trasferimento permanente, invece, non sarebbe soggetto a questi vincoli e sarebbe assai più efficace nel sostenere la domanda aggregata. Inoltre, la consapevolezza che politica monetaria e fiscale possono essere attivate con questo nuovo strumento contribuirebbe a ridare fiducia all’economia, rendendo con ciò meno necessario ricorrervi».
* Fonte: Il Sole 24 Ore del 19 aprile
2 commenti:
“Il problema infatti non è lo strumento economico, ma l’attuale assetto istituzionale, che impedisce un coordinamento efficace tra politica monetaria e fiscale.”
E bravi i nostri nipotini di nonno Ciampi, hanno scoperto il divorzio tra Stato (Tesoro) e BC, il motore di tutti i debiti pubblici e di tutti gli spread!
Ma piuttosto che rinunciare al dogma così lungamente coltivato sarebbero disposti a sacrificare, temporaneamente è chiaro, l’altro dogma della fede liberista, il divieto di deficit di bilancio, al contrario tanto invocato dagli MMT. E cos’è infatti questa moneta aggiunta disponibile per la spesa pubblica, se non un deficit pubblico travestito da emissione “esterna”, da parte del coniuge onnipotente (la BC) che ha affamato lo Stato ed ora si vede costretta a pagargli gli alimenti per non farlo morire (ma allora gli serve!). Ma c’è di più, questi soldi hanno da essere falsi; non sia mai che debbano far saltare il bilancio bancario con pari acquisizione di debito pubblico chiaramente insolvente a priori (NPL), visti i tempi che corrono e le sofferenze che già imperversano sul fronte privato. Si rinuncia così nientepopodimeno che al principio su cui si regge la moneta-fiat ad emissione privata: fiat sì, ma a fronte di pari debito di qualcun altro, incamerato a mo’ di “garanzia” dell’emittente. A questo punto Totò che stampa i bigliettoni da 10.000 Lire viene non solo condonato, ma autorizzato da una qualche Basilea 4.
Pur di non turbare “l’attuale assetto istituzionale” si è disposti a calare la maschera che nasconde il baro, il sistema bancario privatizzato, monopolista dell’emissione monetaria (grazie sempre a Carlo Azeglio ed ai suoi tanti cuginetti atlantici).
Ricapitolando, prima il divorzio (propedeutico all’euro) con la scusa di togliere la stampante alla politica corrotta, poi l’inevitabile crisi sistemica dello “Stato snello”, anzi del non-stato membro dell’eurozona, e infine la condanna (del mercato?) a pagare gli alimenti, ma con soldi falsi, il che fa crollare tutta l’impalcatura teorica del paradigma monetario liberal-privatistico.
Ma non volevano esorcizzare Weimar?
Chiude Come Don Chisciotte, sito simpatico ma politicamente effimero.
Si libera uno spazio molto interessante ai fini dell'aggregazione e del consenso, per occuparlo occorrono solo alcune persone disposte a versare qualche cosa per coprire le spese e un minimo di impegno da parte di un po' di gente che secondo me non sarà difficile reclutare.
Io posso offrire un articolo in lingua straniera tradotto a settimana e uno forse due pomeriggi a settimana nella "moderazione" (che da parte mia sarà la stessa cosa di "sicurizzazione") dei commenti.
Si prova per un paio di anni, se va bene arriva la pubblicità che serve per qualche manutenzione e poi se piace si chiede alla gente di versare qualcosa.
L'importante è che Sollevazione diventerebbe uno spazio di aggregazione e io dico che questa potrebbe essere una eccellente idea.
Ripeto, un paio di anni minimo.
Non mi rivolgo solo a Redazione ma anche agli utenti. Dite cosa ne pensate che questo ipotetico nuovo Forum lo facciamo noi così come + per il futuro movimento che prenderà forma a seconda di come tutti lo faremo diventare.
E' importante: dobbiamo cambiare la vacchia idea e forma della leadership perché solo così supereremo anche il vecchio concetto di proprietà privata.
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