[ 14 aprile ]
Il referendum di domenica visto dalla Puglia, una regione particolarmente devastata... anche dal vendolismo
F. Manna: un passato di capo di gabinetto di Vendola, nell’era di presidenza della Regione Puglia; un presente da responsabile dei rapporti con gli enti locali dell’Eni, “trivella” semipubblica della Basilicata. Competente sicuramente; affidabile per il curriculum, intrecciato con le non poche autorizzazioni e proroghe di perforazioni idrocarburiche, rilasciate da Vendola; con il quale condivide anche le vicende giudiziarie per l’Ilva di Taranto.
F. Manna: un passato di capo di gabinetto di Vendola, nell’era di presidenza della Regione Puglia; un presente da responsabile dei rapporti con gli enti locali dell’Eni, “trivella” semipubblica della Basilicata. Competente sicuramente; affidabile per il curriculum, intrecciato con le non poche autorizzazioni e proroghe di perforazioni idrocarburiche, rilasciate da Vendola; con il quale condivide anche le vicende giudiziarie per l’Ilva di Taranto.
Nonostante il parere negativo dell’Arpa Puglia allo stoccaggio di Tempa Rossa, dal Palazzo di Bari si era sussurrato un gentile SI, nello stile dell’ex leader rossoverde pugliese, con scandalo e sdegno perfino all’interno della stessa SEL: galeotta seduttrice fu la “Rossa”….
Successivamente il No di Vendola (insieme a tanti altri) alle perforazioni marine: un opportuno e utile lavacro autopurificatorio?
Sulle coste salentine sono sbarcati eroi e dei (oltre gli immigrati) provenienti dall’oriente: tremila anni dopo Enea, sulla stessa costa di Otranto, eccoti Poseidon. Non per fondare città, ma per dotarle di Gas, proveniente da Medioriente e Mar Caspio. Sbarco non clandestino, ma pienamente autorizzato (ma non ancora realizzato) dalla Regione Puglia. Non essendo saggio affidarsi ad un’unica divinità capricciosa, benvenuto TAP, secondo gasdotto che approderà pochi km più a nord, a San Foca. Dopo un sostanziale semaforo verde iniziale, le proteste innescano acrobazie politico-amministrative, tardive perplessità dichiarate ma non supportate adeguatamente con atti forti, controversie con il governo, che blinda il progetto: strategico come Poseidon.
Ovviamente i gasdotti sono figli delle trivelle a monte, e le generano nell’approdo costiero terminale.
Ma se il Salento e la Puglia saranno inondati di gas, perché non utilizzare tale combustibile per sostituire le circa dieci milioni di tonnellate di carbone bruciate annualmente tra la megacentrale di Brindisi-Cerano e l’Ilva di Taranto, che avvelenano metà dei pugliesi, con incidenza di tumori superiore rispetto ad altri territori meridionali?
Domanda birichina di Emiliano, neo governatore e neo rivoluzionario: no al gasdotto Tap a San Foca, No a Tempa Rossa, no all’espianto indiscriminato - inutile contrasto al batterio xylella - a lungo minacciato a danno di centinaia di migliaia di ulivi; no alle trivelle in mare: scontro con il governo nazionale a tutto campo e soprattutto smarcatura rispetto a pesanti e tortuose eredità vendoliane. E’ un gioco delle parti, tutto interno al potere politico e al PD, o un inedito scenario di populismo che comunque squaderna le carte?
Nello scenario pugliese le scelte contrastanti per il referendum sulle trivelle in mare e per la vertenza sulle adiacenti trivelle lucane potrebbero preludere a interessanti faide politiche. L’auspicio è che motivino l’opinione pubblica, soprattutto di sinistra, narcotizzata dal decennio vendoliano, per una mobilitazione contro devastazioni territoriali, contro interessi prenditoriali, e per ricostruire nuovi percorsi di lotta anticapitalista.
Successivamente il No di Vendola (insieme a tanti altri) alle perforazioni marine: un opportuno e utile lavacro autopurificatorio?
Sulle coste salentine sono sbarcati eroi e dei (oltre gli immigrati) provenienti dall’oriente: tremila anni dopo Enea, sulla stessa costa di Otranto, eccoti Poseidon. Non per fondare città, ma per dotarle di Gas, proveniente da Medioriente e Mar Caspio. Sbarco non clandestino, ma pienamente autorizzato (ma non ancora realizzato) dalla Regione Puglia. Non essendo saggio affidarsi ad un’unica divinità capricciosa, benvenuto TAP, secondo gasdotto che approderà pochi km più a nord, a San Foca. Dopo un sostanziale semaforo verde iniziale, le proteste innescano acrobazie politico-amministrative, tardive perplessità dichiarate ma non supportate adeguatamente con atti forti, controversie con il governo, che blinda il progetto: strategico come Poseidon.
Ovviamente i gasdotti sono figli delle trivelle a monte, e le generano nell’approdo costiero terminale.
Ma se il Salento e la Puglia saranno inondati di gas, perché non utilizzare tale combustibile per sostituire le circa dieci milioni di tonnellate di carbone bruciate annualmente tra la megacentrale di Brindisi-Cerano e l’Ilva di Taranto, che avvelenano metà dei pugliesi, con incidenza di tumori superiore rispetto ad altri territori meridionali?
Domanda birichina di Emiliano, neo governatore e neo rivoluzionario: no al gasdotto Tap a San Foca, No a Tempa Rossa, no all’espianto indiscriminato - inutile contrasto al batterio xylella - a lungo minacciato a danno di centinaia di migliaia di ulivi; no alle trivelle in mare: scontro con il governo nazionale a tutto campo e soprattutto smarcatura rispetto a pesanti e tortuose eredità vendoliane. E’ un gioco delle parti, tutto interno al potere politico e al PD, o un inedito scenario di populismo che comunque squaderna le carte?
Nello scenario pugliese le scelte contrastanti per il referendum sulle trivelle in mare e per la vertenza sulle adiacenti trivelle lucane potrebbero preludere a interessanti faide politiche. L’auspicio è che motivino l’opinione pubblica, soprattutto di sinistra, narcotizzata dal decennio vendoliano, per una mobilitazione contro devastazioni territoriali, contro interessi prenditoriali, e per ricostruire nuovi percorsi di lotta anticapitalista.
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