[ 18 aprile ]
Il referendum sull'estrazione di
idrocarburi entro il limite delle 12 miglia marine è ormai alle nostre spalle. Sapevamo
dell'impossibilità di raggiungere il quorum per almeno tre motivi: 1) l'estrema
limitatezza della portata del quesito, 2) l'indicazione per l'astensione da
parte delle forze di governo, 3) il trend di partecipazione al voto nei
referendum abrogativi degli ultimi vent'anni.
Ciononostante è stato giusto votare e
votare SI' per le ragioni che abbiamo spiegato nel comunicato del Consiglio
nazionale di P101 che potete leggere qui.
Come prevedibile, adesso Renzi gongola,
dichiarando con l'abituale faccia tosta che «la demagogia non paga». Ma ha
davvero ragione di festeggiare? Nelle condizioni in cui il referendum si è
svolto, il 32,15% di votanti (31,2% se si include l'estero) non è un risultato
così basso come si vorrebbe far credere. Basti ricordare alcuni dati del
passato, come il 30% del 1997 su una lenzuolata di quesiti per tutti i gusti
(obiezione di coscienza, caccia, carriere magistrati, privatizzazioni, ordine
dei giornalisti), il 26% del 2003 sulla giusta causa per i licenziamenti nelle
piccole aziende, il 25% sulla procreazione assistita nel 2005, il 23% sulla
legge elettorale nel 2009.
A fronte di questi dati - che dovrebbero
ricordarci una volta per tutte i limiti dei referendum abrogativi - il
risultato del voto sulle trivelle è da considerarsi sostanzialmente positivo
per chi si batte contro Renzi e il suo governo. L'86% di SI' ci dice che questa
volta Renzi si è salvato in calcio d'angolo solo grazie alla scelta
dell'astensione. Esattamente quella che non potrà praticare nel decisivo
referendum costituzionale di ottobre.
«Referendum...
Più che la primavera deciderà l'autunno», così intitolavamo un documento di P101 lo scorso 2 aprile. Oggi non
possiamo che ripeterlo: la battaglia decisiva è quella del referendum
costituzionale, alla quale probabilmente arriveremo con un Renzi già indebolito
dai risultati delle elezioni amministrative di giugno.
L'esito del voto sulle trivellazioni era
decisamente scontato, per questo il trionfalismo di Renzi è davvero fuori
luogo, come pure la delusione di chi si era illuso su un'impossibile
raggiungimento del quorum.
Mai come in questo caso vale il detto
«ride bene chi ride ultimo». La battaglia per respingere la controriforma
costituzionale e per mandare Renzi a casa è solo agli inizi. E, quel che conta,
si tratta —questa sì— di una battaglia che è assolutamente possibile vincere.
Consiglio nazionale di Programma 101 -Movimento di Liberazione Popolare
18 aprile 2016
5 commenti:
Viste le condizioni date, in cui dubito che buona parte dei cittadini sapeva: e del referendum e di cosa si trattava, nonostante tutto ben 13 milioni di cittadini hanno votato si, non sono pochi vista la disaffezione alle urne non solo referendarie ma anche politiche ed amministrative.
Devo dare atto a Borghi che sul punto aveva ragione in un suo tweet, in Toscana alle regionali sono andati a votare il 53% degli aventi diritto, al referendum sono andati il 30.8% i si sono stati l'83,6% cioè il 25,74% del corpo elettorale e questo in casa sua e su un tema specifico ecc.
Alcuni numeri per fare un esempio sempre della Toscana, perchè Renzi lì gioca in casa:
Pd elezioni regionali del 2015: PD 614.000 voti circa e Rossi 656.000 circa su 1.360.000 votanti
Referendum in Toscana Si 722.000 No 142.000 su 864.000 votanti.
Ora tra Rossi 656.000 e i si 722.000 c'è un differenziale di 66.000 a suo sfavore, se calcolato sul risultato del pd il differenziale è addirittura di più di 100.000.
Non vendo la pelle dell'orso prima di averlo preso sia chiaro, ma ad ottobre Renzi dovrà sudarsela, e con l'economia (che già adesso non brilla) in rallentamento, behh..., diciamo che c'è speranza almeno.
Credo che questa campagna per il referendum d'autunno potrà anche essere un buon viatico per P101.
Una digressione: ricordiamoci che il referendum in Scozia per l'indipendenza, è stato perso, ma alle politiche successive (sempre in Scozia) chi aveva vinto? Non certo Cameron.
Possiamo dire che tutto sommato la società civile ha tenuto, il vero problema è intercettare quei 13.334.000 e possibilmente anche gli altri.
Un'altra cosa, Emiliano ha fatto un altra osservazione giusta: il famoso 40,8% alle europee del 2014 era fatto di 11.203.000 voti, i si qui sono 13.334.000, 2 milioni secchi in più del bomba, che ormai non è più convenzionale, è atomica...
Niente entusiami, la strada è tutta in salita ma la si può percorrere ed ottenere qualche risultato. Sarà dura, ma fattibile.
Sì, ma non è questo il problema.
Noi possiamo pure vincere al referendum costituzionale ma la consultazione sulle trivelle ha dimostrato ancora una volta che il popolo italiano non c'è.
Quello francese invece scende in piazza, il loro movimento è sostenuto da intellettuali ed economisti che hanno il coraggio di mettersi in gioco (non come da noi l'economista napoletano che dice senza imbarazzi che ha una carriera accademica da curare quindi non può esporsi), che si sentono davvero parte del popolo (non come l'economista pescarese che fa il pagliaccio sul suo sito per non parlare dei suoi pessimi amici giuristi).
Noi dobbiamo mettere su un movimento di popolo incazzato non ottenere "che se ne vada Renzi" o metterci a tessere una rete di alleanze con gente che al fine di un movimento dal basso, lo sappiamo benissimo fin d'adesso, sarà solo una zavorra.
DEXXO la dice giusta:
«Niente entusiami, la strada è tutta in salita ma la si può percorrere ed ottenere qualche risultato. Sarà dura, ma fattibile».
Riguardo a quanto l'anonimo dice della Francia.
Stiamo prudenti e non giudichiamo il primo stormir di foglie come il segno di un vento rivoluzionario. Mettiamola così: i movimenti aprono fasi politiche nuove se vincono e portano a casa risultati tangibili, altrimenti sconfitta e riflusso. Vedremo se il governo Valls ritirerà la legge liberista el-Khomry. Francamente ci crediamo poco. Troppo grossa la partita. Per vincerla questo movimento deve mangiare in fretta un sacco di pagnotte. Lo scambio epistolare che intratteniamo con Fréderic Lordon non ci fa essere molto ottimisti.
Vero è che, come scriveva Marx, il popolo francese è non solo il più politico tra gli europei ma il "gallo della rivoluzione europea", tuttavia ci ha abituato a grandi fiammate, anche vittoriose che si lasciano dietro ben poca cosa.
Hahinoi, abbiamo la sensazione che ove questi indignados francesi finissero per dare vita ad un movimento politico, non sarebbe molto più avanzato di Podemos.
certo, meglio Podemos che il niente.
Noi adesso pensiamo ai "fatti nostri", ovvero cerchiamo di gettare le fondamenta di una forza democratico-rivoluzionaria e popolare che sappia quando arriverà, di sfruttare il vento della sollevazione.
Occorre rimboccarsi le maniche ed uscire dalla gabbia (non solo dell'euro) ma di internet.
Un'andata al popolo ci vuole!
Ciao, questo commento è OT, ma se volete pubblicarlo decidete voi.
Ho appena letto che chiude ComeDonChisciotte, per carità magari complottista, ma tutto sommato ha anticipato alcune cose che si sono poi concretizzate.
A molti non dispiacerà che chiuda, a me si. Alla fine spazi come CDC dove si trova tanta gente diversa per idee valori ecc. sono molto pochi.
Alla fine anche la sua utilità l'ha data.
Volevo solo informarvi.
Guardate che mancano solo sei mesi...
vediamo di non prenderci in ritardo.
La domenica delle trivelle, parlando
con i miei concittadini mi sono reso conto
che continuano ancora a vagolare nelle nebbie.
Ma è mai possibile che dopo trivellopoli
ancora non vi muovete!
é necessario cominciare da subito una martellante
campagna pubblicitaria per il NO a ottobre
(volantini nelle buchette della posta).
Con 1000€ si possono stampare 1 milione
di volantini in formato A6. Le buchette sono
circa 1/5 della popolazione quindi 12 milioni
di volantini TOTALE = 12.000€.
Quando avrete preparato il volantino
troverete volontari a bizzeffe per distribuirlo,
me compreso.
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