martedì 4 agosto 2015

VAROUFAKIS SI CONFESSA E ...

[ 4 agosto ]

Pubblichiamo alcuni stralci, quelli che ci paiono più significativi, di un'intervista che Varoufakis ha rilasciato giorni or sono alla rivista australiana MONTHLY. Svela non solo alcuni retroscena interessanti del "negoziato" in sede di Eurogruppo ma anche la situazione all'interno del governo greco, soprattutto dopo la vittoria del NO al referendum. Non meno importante quanto Varoufakis dice di sé, di un pensiero che oscilla tra un deciso "europeismo" ideologico e la lucida comprensione della "follia" della moneta unica.


«Lasciatemi descrivere il momento successivo all'annuncio del risultato della vittoria del NO. Ho fatto una dichiarazione dal Ministero delle Finanze e poi sono andato negli uffici del primo ministro, al Maximos [che è anche la residenza ufficiale del primo ministro greco], per incontrarmi con Aleksis Tsipras e il resto dei ministri. 
Io ero euforico. Quel clamoroso OXI, inaspettato, è stato come un raggio di luce che ha trafitto fitte e profonde tenebre. Stavo camminando per gli uffici, sostenuto e spensierato, portando con me quella incredibile energia della gente. Avevano superato la paura, e con il loro superamento della paura mi faceva sentire come se stessi fluttuando nell'aria. Ma nel momento in cui sono entrato al Maximos quella sensazione semplicemente svanì. Anche lì c'era un'atmosfera elettrica, ma la carica era negativa. Era come se la dirigenza si fosse staccata dal popolo. E la sensazione che avevo era di terrore: e ora che facciamo?

E la reazione Tsipras? Le parole di Varoufakis si fanno misurate. Insiste che il suo affetto e il rispetto per l'assediato primo ministro greco sono immutati. Ma nella sua risposta la tristezza e la delusione sono evidenti.

«Potrei dire che era scoraggiato. Sentiva che era una vittoria importante ma che in fondo in fondo il governo non poteva gestire. Era chiaro che c'erano elementi nel governo che gli facevano pressione. Nel giro di poche ore riceveva, da importanti personaggi del governo, pressioni tali per trasformare che il NO si trasformava in un SI, nella capitolazione»

Per lealtà verso Tsipras, e per onorare una promessa fatta, Varoufakis non fa nomi. Ma lui mi dice che ci sono stati pezzi da novanta all'interno della fragile coalizione di governo "che stavano considerando il referendum come una strategia d'uscita, non come una strategia di lotta".

«Quando ho capito come si stavano mettendo le cose, ho detto a Tsipras che aveva una scelta molto chiara: o utilizzare il 61,5% di NO come una forza energizzante, o capitolare. E gli ho detto, prima che mi rispondesse: "Se fai la seconda scelta, io mi tolgo di mezzo. Mi dimetterò se sceglierete la strategia del cedimento».

Anche se Varoufakis è circospetto,  chiarisce che l'uscita della zona euro era qualcosa che lui, Tsipras e i loro colleghi della coalizione non avrebbero tollerato.

«Abbiamo sempre pensato che il progetto europeo, nonostante tutti i suoi difetti ... era l'occasione per gli europei di stare insieme, che forse ci sarebbe stata la possibilità di sovvertire le intenzioni originali trasformando l'Unione europea in una sorta di Stati Uniti d'Europa. E, in questa prospettiva, mobilitarsi per politiche progressiste di sinistra. Questo è stato il nostro modo di pensare, quello che ci ha nutrito sin da giovani».

Questa mentalità da il senso della decisione di SYRIZA di giungere al compromesso dopo il referendum. Non era c'è malafede in questo impegno per l'Europa, a dispetto dell'allarmismo dei media europei mainstream. Ma per Varoufakis, onorare questo impegno [europeista, Ndr] non poteva essere la scusa per accettare i soffocanti termini proposti per la riduzione del debito, la devastazione sociale in nome dell'austerità.

«Tsipras mi guardò e disse: "Ti rendi conto che non faranno mai un accordo con me e te?. Vogliono liberarsi di noi".
E poi mi ha detto chiaramente la verità, che c'erano altri membri del governo che lo spingevano nella direzione della capitolazione. 
Gli ho risposto: "Fai il meglio che puoi con la scelta che hai fatto, con tutto il cuore, io non sono d'accordo, ma non mi metterò contro di te.
Quindi sono andato a casa. Era le 4,30 del mattino. Ero sconvolto. Non personalmente, non me ne frega niente di lasciare il ministero; in realtà è stato un grande sollievo. Ho dovuto sedermi tra le 4,30 e le 9 di mattina per scrivere con parole le più precise le ragioni delle mie dimissioni, perché  da una parte sostenevo Aleksis e non volevo attaccarlo. ma d'altra parte volevo fosse chiaro il motivo per cui me ne stavo andando , che non stavo abbandonando la nave. Era la nave che stava abbandonando la sua rotta».

Chiedo a Varoufakis se ci fossero tra 19 ministri delle Finanze dell'Eurogruppo, che spingevano per un uscita della Grecia. La sua risposta è rapida e schietta:

«Non l'Eurogruppo. Il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble».

Chiedo: c'era malafede nell'atteggiamento di Schäuble? Ancora una volta, la risposta Varoufakis è immediata.

«Non era cattiva fede, era un piano molto preciso. L'ho chiamato il "Piano di Schäuble". Egli ha pianificato un uscita della Grecia come parte del suo piano per la ricostruzione della zona euro. Questa non è una teoria. Il motivo per cui lo dico è perché me l'ha detto lui stesso».

Per Varoufakis la spietatezza delle misure di austerità è parte di un gioco politico che la Commissione europea sta svolgendo per spaventare gli altri Stati membri.

«Questo era il modo di Schäuble di strappare concessioni a Francia e Italia, questo è stato sempre il vero gioco. La partita è stata tra la Germania, la Francia e l'Italia, e la Grecia era solo un capro espiatorio. Si tratta di una chiara strategia per influenzare da Parigi e da Roma, in particolare per disciplinare Parigi, in vista di un modello teutonico della zona euro».

Chiedo: ma davvero essi credono che l'austerità è la sola maniera per tenere la Grecia nella zona euro?

«E' una cinica visione utilitaristica quella che per forgiare il futuro si deve sacrificare popoli improduttivi buoni a nulla. Ora, quelli più intelligenti —e tra loro ce ne sono molto pochi— comprendono che questa è tutta spazzatura. Capivano che il programma che stavano attuando era catastrofico. Ma erano cinici. Hanno pensato, so dove sta la mia convenienza.
È interessante notare che, il ministro delle finanze della Germania è un uomo che capisce meglio di chiunque altro. In una pausa durante una riunione, gli ho chiesto, 'Vuoi davvero firmare questo, questo accordo?'  E lui ha detto, 'No, non lo farei. Questo non è un bene per il vostro popolo. 
Questa è la parte più frustrante della storia, che a livello personale si può avere questa conversazione umana, ma nelle riunioni è impossibile farlo, è impossibile avere l'umanità sul piano politico. Il dibattito politico è strutturato in modo tale che l'umanità deve essere lasciata fuori dalla stanza». 

Varoufakis spiega che l'interesse e l'arrivismo giocano un ruolo all'interno di questi negoziati. Ma se gli uomini di Stato prendono decisioni in base a criteri a cui non credono, non c'è anche la viltà in gioco?

«Vorrei cercare di rispondere nel modo più accurato. Dei miei colleghi dell'Eurogruppo ... "—si corregge, "ex colleghi dell'Eurogruppo, io non sono più nell' Eurogruppo grazie a Dio— è stato spesso detto che che ero solo, 18 contro 1. Non è vero, non è vero. Una piccola minoranza, guidata dal ministro delle finanze tedesco, ha fatto finta di credere che l'austerità fosse per  i Greci l'unica via d'uscita, la cosa migliore per loro, ma erano una minoranza. C'erano altri due gruppi significativi.
Uno composto dai ministri delle finanze che non credono in queste politiche austeritarie, ma che sono stati costretti in passato a imporle ai loro stessi popoli con grandi conseguenze pregiudizievoli. Questo gruppo era terrorizzato alla prospettiva che avremmo potuto vincere perché avrebbero dovuto rispondere ai loro popoli "Perché siete stati così codardi? "
C'era poi un terzo gruppo, la Francia e l'Italia. Si tratta di importanti paesi, stati di prima linea in Europa, i cui ministri delle finanze non hanno creduto all'austerità né l'avevano praticata seriamente. Ma quello che temevano era che se si schieravano con noi, se fossero stati solidali con i greci, avrebbero incontrato l'ira del gruppo teutonico e magari si sarebbero visti imporre l'austerità. Non volevano passare per nostri sostenitori poiché sarebbero potuti essere costretti a subire le stesse umiliazioni». 

Varoufakis offre quindi un resoconto preciso e convincente dei passi falsi della zona euro, la follia di "creare un'unica moneta comune gestita da una banca centrale che non avrebbe avuto alle sue spalle uno Stato, e stati con nessuna banca centrale alle loro spalle".

*Fonte: Yanis Varoufakis del 3 agosto
* Traduzione a cura della redazione














8 commenti:

Ippolito Grimaldi ha detto...

Racconto di uno scenario pre-bellico che fa intravvedere un " conflitto" Franco-Tedesco, l' Italia da che parte starà?

Anonimo ha detto...

Ma che tipo di pressioni possono avergli fatto?
Che facevano cadere il governo?
Ma non credo che possa bastare una minaccia simile per scoraggiare una persona.
Si sarebbe dimesso dicendo al popolo che era stato tradito dal suo stesso partito o dalla sua stessa maggioranza ritorcendo l'arma contro quelli che gliela avevano puntata contro.
Se vi ricordate in un certo documento della UE che prefigurava gli scenari possibili in agrecia si diceva che ci sarebbero stati "i carrarmati nelle strade".
Secondo me lo hanno minacciato dicendogli che ci sarebbe stato un nuovo golpe come quello dei colonnelli, anche quello avvenuto proprio quando la Grecia sembrava voler allontanarsi dallo schieramento euro atlantico.
Poi Varoufakis dice che le pressioni venivano da membri del governo. Ma su input di chi? Forse chi veramente ha esercitato queste pressioni su Tsipras sono stati gli USA?
Penso che la semplice prospettiva di fa cadere il governo non sarebbe bastata da sola a scoraggiare il primo ministro greco e ho l'impressione che non si abbia il coraggio di dire tutta la verità, sia da parte di Tsipras che di Varoufakis.

Ippolito Grimaldi ha detto...

Infatti, tutti questi racconti a puntate sembrano uscire direttamente dalla penna di Ryūnosuke Akutagawa.

Anonimo ha detto...

qui si parla tanto di forze sovraniste come se essere sovranisti sia sufficiente a dire che si è dalla parte giusta
distinguiamo fra forze sovraniste che vogliono raggiungere dei risultati per il bene comune e forze sovraniste guidate da qualche mezzo matto che pensa solo ai cavoli propri
questi ultimi sono dannosi
vanno allontanati e isolati con la massima decisione altrimenti manderanno in vacca qualsiasi progetto
facciamo molta attenzione

Anonimo ha detto...

Se possibile volevo suggerire un tema alla Redazione.
L'errore della sinistra a mio avviso è stato quello di cercare un'alleanza con la grande imprenditoria; nelle intenzioni la grande concentrazione degli operai "avrebbe" favorito lo sviluppo di un forte movimento sindacale e quindi una diffusa presa di coscienza politica fra i lavoratori.
Un errore che ha portato alle conseguenze che vediamo oggi e che non vi sto a elencare per brevità.

Dobbiamo cambiare referente: il nostro alleato deve essere la piccola e media imprenditoria e in generale la borghesia medio alta legata la territorio (avvocati, professori di università, medici, ingegneri etc).

Per adesso vediamo che questa classe sociale (la borghesia medio alta) arrivata al momento del confronto con le classi dominanti si tira indietro e ripiega su posizioni riformiste.

Non è vigliaccheria, è che non si sente le spalle coperte. Ci vuole molta prudenza naturalmente, ma certo bisogna anche dimostrare disponibilità.

Quindi almeno in questo blog si potrebbe cominciare ad affrontare un'analisi della situazione della borghesia medio alta mettendosi "anche" dal loro punto di vista.

Ad esempio c'è il problema del QE in America e nel mondo. A che serve? O meglio, che effetti reali ha avuto?
E' stato un arma contro la media borghesia, come sostiene anche il blog Icebergfinanza:

"Da quando in America è partito il QE il migliore disintegratore della classe media che la storia abbia mai concepito la forza lavoro si è estinta e i salari sono crollati a livelli inferiori all’inizio dello stesso QE."


http://icebergfinanza.finanza.com/2015/08/04/la-nuova-crisi-arrivera-dallamerica/


E come vedete chi scrive sostiene che LAVORATORI E CLASSE MEDIA SI TROVANO ACCOMUNATI NEL LORO DESTINO DI VITTIME DEI DISEGNI DI UNA CLASSE DOMINANTE CHE HA PERSO LA BUSSOLA.

Attenzione perché questo concetto è ampiamente accettato ovunque, anche negli USA.

Il miliardario Stanely Druckenmiller dice a proposito del QE:

"This is the biggest redistribution of wealth from the middle class and the poor to the rich ever."

http://www.cnbc.com/2013/09/19/druckenmiller-fed-shifting-money-to-rich-from-poor.html

Un ex della Fed:

"Because QE was relentlessly pumping money into the financial markets during the past five years, it killed the urgency for Washington to confront a real crisis"

dove la "real crisis" è ovviamente quella che tocca la società reale, quella che lavora, che fa imprenditoria, che svolge lavori intellettuali ossia lavoratori e media borghesia accomunati nel destino di agnelli sacrificali di una ruling class impazzita.

http://gawker.com/former-fed-official-quantitative-easing-is-a-huge-mist-1463000080

Redazione, fate un pezzo di fuoco sul QE che distrugge LAVORATORI & CLASSE MEDIA, magari in due puntate che fa più effetto.
Poi la settimana dopo scrivete un abbozzo di programma politico che indichi una prospettiva di lotta in comune fra lavoratori e media borghesia.
A mio avviso non esiste altra strada che questa alleanza fino a ieri impensabile fra lavoro e media borghesia; se veramente si formerà un fronte sovranista dovrà necessariamente prospettare questo tipo di collaborazione e sarebbe molto utile se voi aveste già tracciato le linee guida di un'azione comune.




Anonimo ha detto...

Pfui!!!

A cosa serve votare? Questa intervista l'ha spiegato per bene.

Non serve a niente se hai persone che non si assumono, nel bene o nel male le proprie responsabilità e non si fanno attori del cambiamento.

Riccardo.

Anonimo ha detto...

D'Alema dice che i giudici faranno cadere il governo per le confessioni di Odevaine sul CARA di Mineo

http://www.tzetze.it/redazione/2015/08/pd_dalema_avvisa_renzi_il_tuo_governo_cadra_so_perche_e_per_mano_di_chi/

Lorenzo ha detto...

Che accozzaglia di cialtroncelli e di dilettanti.

"la sensazione che avevo era di terrore: e ora che facciamo?" Cioè Siryza aveva indetto il referendum nella convinzione e nella speranza di perderlo: ecco perché "era una vittoria che il governo non poteva gestire".

"utilizzare il 61,5% di NO come una forza energizzante" In che senso? Cosa c'è da energizzare, se i creditori non erano disposti a scendere a compromessi e questi pagliacci "non avrebbero tollerato l'uscita dall'euro"?

"Tsipras mi guardò e disse: Vogliono liberarsi di noi". Ci ha messo sei mesi per capirlo. Forse pensava che il regime gli volesse bene?

"è impossibile avere l'umanità sul piano politico" Ha aspettato 56 anni per arrivarci. La politica, quella vera, è il luogo della selezione del nemico: là dove si sceglie colui che uccideremo o dal quale saremo uccisi. Con l'umanità della politica il circo Tsipras è al completo.

Questo articolo dice tutto sul livello intellettivo, culturale ma prima ancora esistenziale delle attuali classi dirigenti in generale e di quelle di sinistra in particolare.

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