[ 30 agosto ]
Il partito di Tsipras? ormai un Pasok 2.0
I sostenitori di Tsipras, in patria come all'estero (particolarmente patetici quelli di casa nostra), invocano il bon ton. Che non si osi parlare di «tradimento» riguardo alle scelte del loro beniamino. Costui ha rovesciato di 180 gradi il programma e le promesse elettorali, ma va trattato con delicatezza. Quando invece si passa a parlare di chi a quel programma è rimasto fedele gli insulti sono ammessi. Quali insulti? Quelli che da sempre caratterizzano una tradizione che gli tsiprioti si vantano di aver «superato». Un esempio di tutto ciò è la lettera, francamente indecente, inviata da Syriza ai partiti della Sinistra Europea.
La missiva in questione è firmata da Yiannis Bournous (nella foto), certamente sconosciuto ai più. Ma le qualifiche che adornano la firma tolgono ogni dubbio. Bournous è membro della segreteria di SYRIZA, responsabile della politica europea, delle relazioni internazionali, della politica estera, della difesa e financo della diaspora greca. Dunque egli parla più che legittimamente a nome dell'attuale partito, più esattamente di quel che è rimasto dopo le recenti uscite. Proprio per questo il suo linguaggio da bar è particolarmente significativo.
Significativo di che cosa? Indubbiamente di una cultura. Certo, i suoi ragionamenti mettono in luce una comica mancanza di argomenti, ma questo non stupisce. La novità più significativa, che ben si coglie tra le livorose righe, è però un'altra: dalle parti di Tsipras si comincia a temere l'insuccesso. Dove per insuccesso si intende l'arrivare sì primi, ma con una percentuale assai più bassa di quella di gennaio. Il che imporrebbe la nascita di una coalizione governativa conPasok, Potami e - perché no? - Nea Dimokratia. Cioè l'esatto contrario di quel che Tsipras dice di volere, ma che poi - ad urne chiuse - è certamente pronto a fare.
La lettera, intitolata «Nota sui recenti sviluppi politici in Grecia», è dedicata in larga parte ad un attacco forsennato contro i compagni usciti da Syriza, in particolare quelli che stanno dando vita ad Unità Popolare.
Giusto per avere un'idea, leggiamo alcuni passaggi. «Questa scissione era stata premeditata ben prima dell'annuncio delle elezioni anticipate dai suoi fautori». Premeditata, capite! E quando mai una scissione si decide dalla mattina alla sera? Che prima di farla non si medita? «Meditata» sarebbe infatti la parola giusta, ma perché usare un linguaggio normale quando abbiamo a disposizione quello del codice penale? Dire «premeditata» è dunque parso meglio all'ineffabile Bournous.
Ma «premeditata» da quando? «La loro decisione emerse chiaramente dopo la chiusura del gravoso accordo a Bruxelles». Capite che bassezza hanno commesso gli scissionisti? Hanno cominciato a pensare alla rottura al momento della capitolazione di Tsipras... E noi che pensavamo che lo avessero fatto al momento dell'indizione del referendum... Davvero strani Lafazanos e compagni.
Ma andiamo oltre. Qual è, dopo la «premeditazione», il secondo capo d'imputazione elencato dal PM Bournous? La «rivalità». Ma, Santo Cielo, se c'è una rottura politica dettata da una profonda divaricazione strategica, peraltro provocata da una virata di 180 gradi della maggioranza del partito, volete che non ci sia rivalità? Se non ci fosse, allora sì che non si capirebbe la rottura. E volete che non ci sia competizione in vista di elezioni, peraltro volute dal vostro caro leader?
Vorreste che ai vostri vecchi compagni venisse tolto il diritto di parola, questo vorreste. Ma leggiamo per intero l'accusa di Bournous: «Purtroppo, dai primi momenti di esistenza di Unità Popolare, SYRIZA sembra essere il loro unico rivale. Questa feroce e immorale rivalità contro compagni con i quali avevano condiviso lotte e aspirazioni comuni fino a pochi giorni fa, viene fortemente propagandata con la loro presenza sproporzionata sui mezzi di comunicazione privati, che mirano alla sconfitta elettorale di Syriza».
In queste righe il doppiopesismo non potrebbe essere più evidente. Da Unità Popolare non si vogliono critiche. Ma siccome queste non possono non esserci chi le fa è certamente «feroce e immorale». Interessante il giudizio sull'«immoralità». Non perché in politica non esistano atti immorali. Esistono eccome, ma se si accetta (ed anzi, si pratica) questo terreno, allora bisogna beccarsi senza fiatare anche l'accusa di tradimento.
Infine, e qui siamo al più classico dei classici, ecco l'imputazione più grave, quella di «intelligenza col nemico». L'accusa che in Italia veniva scagliata dal vecchio "Ulivo" nei confronti del Bertinotti prima maniera, quello della metà degli anni '90. E qual'era questa accusa? Esattamente quella di avere una «presenza sproporzionata sui mezzi di comunicazione privati». Il tutto al fine di sconfiggere l'unica parte buona, giusta e candida presente sul mercato, non del tutto casualmente coincidente con la parte politica degli autori di simili attacchi: un tempo il vecchio centrosinistra in Italia, oggi gli adepti del Tsipras normalizzato in Grecia.
Si potrebbe continuare, ad esempio mettendo a confronto il Bournous 2015, che giustifica l'accettazione del Terzo memorandum, con quello che criticava nel 2012 il Secondo memorandum su Micromega. Ma sarebbe troppo facile. Come troppo facile sarebbe criticare il suo terrorismo sulla svalutazione monetaria, senza invece dir nulla sulla svalutazione interna (quella che colpisce maggiormente salari e pensioni) che le scelte capitolazioniste di Tsipras portano inevitabilmente ad accentuarsi.
C'è poi nella lettera una falsità assoluta. La «necessità immediata di un nuovo prestito» in caso di uscita dall'euro. E perché questa necessità, quando era evidente a tutti (a partire da Schaeuble) che l'uscita dall'euro avrebbe portato (finalmente!) alla cancellazione del debito, perlomeno nella parte detenuta dalle istituzioni e dagli Stati europei? La necessità di un nuovo prestito è stata la conseguenza del voler restare in ogni modo nella gabbia dell'euro, non il contrario.
Che dire? Se gli attuali dirigenti di Syriza non sanno far di meglio che scrivere letterine indecenti come queste, non ci resta che ribadire un preciso giudizio politico: ormai Syriza si sta trasformando in una sorta di Pasok 2.0. Una trasformazione che forse gli elettori greci non gradiranno più di tanto. Dietro al livore di certe lettere c'è solo il nervosismo di chi le scrive. Ma anziché prendersela con gli altri, quelli come Bournous dovrebbero ricordarsi la massima che dice che «chi è causa del suo mal pianga se stesso».
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