16 aprile. Proprio oggi è stato diffuso un documento. Scopo: dare vita ad un nuovo «movimento politico di massa anticapitalista e libertario». Tra i primi firmatari spiccano i nomi di noti esponenti della sinistra antagonista, del sindacalismo di base, di Rifondazione. Una lista di obbiettivi radicali, ampiamente condivisibili. Reticenza invece su quattro questioni sostanziali: l'uscita dall'Unione europea, la riconquista della sovranità politica e monetaria; la sollevazione popolare come solo mezzo per formare un governo d'emergenza; il socialismo come sola alternativa strategica alla catastrofe. Sulle basi indicate dal documento potrebbe sorgere un fronte di lotta unitario. E questo sarebbe un passo avanti. Che siano adeguate per dare vita ad un vero e proprio soggetto politico unico noi, invece, ne dubitiamo.
Più sotto l'Appello e la lista dei primi firmatari.
1° INCONTRO NAZIONALE – BOLOGNA, 11 MAGGIO, ORE 10,00
Cinema Teatro Galliera, Via Matteotti, 27 (nei pressi della Stazione Centrale FS; in auto prendere l’uscita uscita n. 7 della tangenziale)
Dichiarazione comune Per un movimento politico anticapitalista e libertario
«Questo non è un appello, ma una proposta di lotta.
Vediamo e viviamo la miseria, l’offesa alla libertà e alla dignità della persona, la devastazione della natura esercitate ogni giorno da parte di un capitalismo criminale.
Un giorno una corte di giustizia dovrà essere istruita contro i responsabili di questi crimini contro l’umanità.
Ma ora dobbiamo prima di tutto smettere di piangere, rimboccarci le maniche e lottare.
Siamo donne e uomini con diversi percorsi politici, di lotta sociale e ambientalista, per le libertà civili la democrazia e l’uguaglianza.
Abbiamo in comune la volontà, la passione e la rabbia di non rassegnarci e di non arrenderci.
Certo il socialismo reale è crollato nel passato per sue colpe, ma il capitalismo reale oggi distrugge il presente e il futuro.
Per questo torna all’ordine del giorno la necessità di costruire un’alternativa all’attuale sistema economico, sociale e politico.
Per questo oggi più che mai sentiamo vive le nostre radici comuniste e libertarie, antifasciste e antirazziste, femministe e ambientaliste.
Non c’è liberazione possibile nel compromesso con l’attuale governo autoritario dell’economia e della società.
Lo hanno capito le donne e gli uomini del Mediterraneo, che ci insegnano a ribellarci.
Lo hanno capito donne e uomini dell’America Latina che si mobilitano per il socialismo del XXI secolo.
Lo hanno capito tutte e tutti coloro che fin sotto i templi del denaro e del potere nei paesi più ricchi hanno gridato: noi siamo il 99%!
Lo hanno capito quelle donne e quegli uomini d’Europa, che dalla Grecia alla Islanda, dalla Spagna a Cipro, scendono in piazza per rovesciare quelle politiche di austerità che stanno uccidendo ogni residuo di stato sociale e democrazia.
Noi ci sentiamo, vogliamo, essere parte di tutto questo.
L’Europa è oggi occupata dal regime della Troika e dei governi che la sostengono. Il popolo non è più sovrano, è solo debitore. Tutti i governi fanno guerra sociale ai loro popoli. La democrazia è ridotta a spettacolo televisivo.
Noi crediamo che, come nel 1848 e nel 1945, tutta l’Europa debba liberarsi dalla tirannia: allora dei sovrani assoluti prima e del fascismo poi, oggi del capitalismo finanziario e della sua oligarchia economica, politica e culturale.
Noi crediamo che sia all’ordine del giorno la necessità di un cambiamento rivoluzionario.
Noi non facciamo nessun generico appello all’unità.
Noi ci uniamo per la rottura con questa Europa e con questo capitalismo, per costruire una nuova storia comune.
È necessario che anche in Italia tornino in campo il pensiero critico, i progetti, le pratiche di un movimento politico anticapitalista di massa. Oggi questo in Italia non c’è e noi proponiamo di ricostruire partendo dal conflitto sociale.
Non ci nascondiamo le macerie che abbiamo intorno. Sinora tutti i tentativi di far emergere un progetto politico anticapitalista unitario dalle lotte sociali, civili, ambientali e per la libertà delle donne sono falliti. Questi fallimenti hanno precise responsabilità politiche, ma rimandano anche ad una questione più di fondo.
Oggi la sola lotta di classe pienamente legittimata è quella che viene dai ricchi verso i poveri, dai padroni verso gli operai, da chi ha il potere verso chi non ne ha. Tutti i bisogni, i diritti e le libertà degli oppressi sono invece contrapposti e frantumati tra loro.
Noi pensiamo che ci sia un nesso profondo fra dominio capitalistico e patriarcale, fra sfruttamento e mercificazione e che non ci siano bisogni di liberazione che possano essere sacrificati ad altri.
La dignità di chi lavora non può essere sacrificata al diritto a lavorare ed entrambi non possono venir prima del diritto alla salute e alla salvaguardia dell’ambiente. Non c’è lotta sociale e ambientale che venga prima di quella per la libertà e l’autodeterminazione delle donne. Riifiutiamo ogni contrapposizione fra diritti dei nativi e dei migranti.
Il capitalismo che si proclama liberale, ancora più astutamente in questa epoca di crisi, contrappone i bisogni di liberazione degli uni a quelli degli altri tirando la coperta stretta delle libertà dal lato che più gli conviene. I giovani precari contro i genitori occupati, l’ambiente contro gli operai, i diritti delle donne contro quelli del lavoro. La risposta non è il prevalere di un interesse sugli altri, ma invece il reciproco riconoscimento su un piano di parità e la costruzione dell’unità tra i conflitti contro gli avversari comuni.
La più grave crisi economica dal dopoguerra si abbatte sull’Italia, e non ci sono vie per superarla se si resta nel campo di quel pensiero politico unico che oggi viene definito come riformismo, ma che in realtà è solo una cultura politica del meno peggio, una tecnologia del potere adottata da tutte le forze che si alternano al governo e che ha come primo obiettivo quello di impedire o sterilizzare il conflitto sociale.
La democrazia italiana è commissariata, come mostra l’istituzione del pareggio di bilancio in Costituzione votata da PD, PdL e Monti. Le scelte di fondo, politiche ed economiche, sono definite dal pilota automatico, cioè dai vincoli e dalle regole del fiscal compact e dei trattati di Maastricht e Lisbona, dal supergoverno della Troika.
Tutto questo è precipitato su una democrazia già devastata da venti anni di berlusconismo e da un contrasto subalterno ad esso, quale quello condotto dal centrosinistra e dalla grande stampa. L’antiberlusconismo ha spesso mutuato dal suo avversario i principi di fondo, quali il maggioritario e la governabilità, la centralità del mercato e il liberismo, le privatizzazioni e l’anticomunismo. A volte è sembrato che l’accusa principale a Berlusconi sia stata quella di non essere un vero liberale di destra.
Anche per queste ragioni la domanda di cambiamento e rottura in Italia si è rivolta in gran parte al M5S. Essa esprime un bisogno di rottura democratica giusto, ma insufficiente. Non ci sarà vera trasformazione democratica senza una profonda e radicale trasformazione sociale. I poteri del capitalismo globalizzato e della casta sono intrecciati tra loro in un sistema oligarchico di potere che governa anche il senso comune con i grandi mezzi di comunicazione di massa. Se non si rovescia il potere di questa oligarchia, le rotture dei privilegi della casta saranno marginali e di puro effetto mediatico, il potere vero sopravviverà e riderà di noi.
Il cambiamento non si realizzerà se la lotta contro le caste burocratiche non sarà parte di quelle contro lo sfruttamento del lavoro e la devastazione della natura, contro la mercificazione delle vite e la disuguaglianza sociale, contro il patriarcato e la violenza maschile contro le donne.
Agli inizi del nuovo secolo il grande movimento che portò alle giornate di Genova sembrava aver individuato la strada della costruzione di un soggetto politico anticapitalista di massa, nel quale tutti i conflitti potessero liberamente riconoscersi. La catastrofica esperienza della partecipazione della sinistra radicale al governo Prodi ha distrutto questo percorso.
Un soggetto anticapitalista di massa non può che essere alternativo sia al social-liberismo del centrosinistra, sia al conservatorismo del centrodestra, che in Italia ed in Europa – a volte in alternanza, a volte proprio assieme – governano con le stesse politiche economiche e sociali. I
Privatizzazioni, flessibilità e precarietà del lavoro, tagli progressivi alla scuola pubblica alle pensioni e allo stato sociale, sono scelte comuni a questi due schieramenti; come dimostra il governo Monti, che ha distrutto le pensioni e l’articolo 18 con il sostegno di entrambi e il silenzio dei grandi sindacati.
La concertazione sindacale ha accompagnato e cogestito la regressione sociale e dei diritti del lavoro. Per questo una alternativa radicale alle politiche liberiste passa anche attraverso la la lotta per restituire a lavoratrici e lavoratori un grande movimento sindacale di classe, democratico e indipendente dai partiti.
Alternativa oggi vuol dire prima di tutto NO all’Europa del fiscal compact e dell’austerità imposta dai trattati e dai loro vincoli. Bisogna dire NO ora alle missioni di guerra e alla Nato.
Alternativa oggi vuol che dopo trenta anni di politiche liberiste prima di tutto bisogna distruggere la disoccupazione di massa.
Alternativa significa il rifiuto del vincolo del debito, la nazionalizzazione e la socializzazione delle banche e delle imprese strategiche, l’istituzione di poteri democratici reali e diffusi nei luoghi di lavoro, nel territorio, nelle istituzioni. Ci vuole un piano di grandi interventi pubblici per milioni di piccole opere, cancellando tutte le TAV che distruggono ambiente e lavoro.
Alternativa significa la costruzione, la difesa, la riappropriazione e gestione sociale dei beni comuni, contro la mercificazione delle vite, dell’ambiente e della salute, della conoscenza.
Alternativa, perché bisogna riprendere la marcia verso l’eguaglianza sociale partendo dalla riduzione generalizzata degli orari di lavoro, dall’abbassamento della età della pensione, dalla cancellazione delle leggi sulla precarietà, e di quelle sullo schiavismo e la criminalizzazione dei migranti.
Alternativa perché ci vuole una grande redistribuzione della ricchezza verso il basso, con un generale ed egualitario incremento delle retribuzioni e delle pensioni più basse, e con la istituzione di un reddito minimo garantito.
Alternativa, perché nulla di tutto questo potrà essere realizzato con le vecchie classi politiche di destra e di sinistra e con l’attuale sistema di concertazione burocratica sindacale.
Alternativa, perché un movimento politico anticapitalista è necessario per ricostruire forza e unità in tutto il mondo oppresso e disperso dalla precarizzazione devastante che ha imperversato in questi venti anni.
Noi siamo con quella grande maggioranza che oggi paga la crisi, dal lavoro dipendente privato e pubblico al lavoro autonomo e parasubordinato, al precariato diffuso manuale ed intellettuale, al popolo delle grandi periferie metropolitane, agli immigrati, alle donne espulse dal lavoro e colpite dai tagli allo stato sociale.
Noi siamo con le popolazioni del Meridione, che pagano due volte la crisi e che non vogliono precipitare nella desertificazione economica e sociale, nel non lavoro, nello sfruttamento schiavistico dei migranti e nella nuova emigrazione.
Noi lottiamo per la costruzione di una rappresentanza politica che non abbia come prima e unica ragione la presenza nelle istituzioni, ma che sia strumento della ricomposizione e organizzazione conflittuale del blocco sociale degli oppressi. Nessuno si deve più vergognare e isolare per la sua povertà, solo le relazioni solidali e il conflitto rompono la solitudine.
Occorre rompere con ogni subalternità al centrosinistra, con l’opportunismo elettoralistico, ma anche con quei settarismi e quella frantumazione che hanno portato la sinistra comunista e anticapitalista italiana ad essere la più piccola e ininfluente dEuropa. Ci sono tante esperienze di sinistra alternativa che crescono in Europa. Esse ci dicono che la strada che vogliamo percorrere è praticabile, purché si abbia il coraggio di ripartire su nuove basi.
Proponiamo di costruire un movimento politico anticapitalista e libertario di donne e uomini che vogliono lottare, sulla base di un programma di alternativa economica, politica e culturale, con adesioni individuali e pratiche di democrazia realmente partecipativa, con un sistema di relazioni plurali ed aperte.Vogliamo costruire questo movimento ed il suo programma imparando dalle lotte sociali e delle esperienze concrete in atto.
Pensiamo alla lunga resistenza del popolo della Valle Susa, capace di mobilitazioni di massa, di azioni dirette, di conflitto e iniziativa istituzionale. Pensiamo alle organizzazioni popolari per il consumo e per il diritto all’abitare, alle lotte degli operai che spontaneamente hanno scioperato contro la cancellazione dell’articolo 18 e a quelle dei migranti contro il caporalato della logistica, alle mobilitazioni degli studenti, degli insegnanti, dei ricercatori.Tutte queste lotte annunciano e reclamano un nuovo spirito unitario e nuove modalità di partecipazione e organizzazione. Vogliamo che esse siano gli elementi costituenti del movimento politico.
Siamo tuttora in differenti esperienze e in diverse organizzazioni politiche e sociali, ma riteniamo urgente l’avvio di un percorso comune, che vogliamo aperto, senza esclusioni basate su piccole discriminanti o pregiudiziali.
Per noi la sola condizione indispensabile per partire è sentire la profonda necessità di costruire ora e assieme un movimento politico anticapitalista e libertario di massa, alternativo e indipendente rispetto agli attuali grandi schieramenti politici.
Per questo motivo convochiamo un primo incontro aperto a tutte e tutti coloro che vogliono confrontarsi che siano interessati a un comune percorso per costruire l’alternativa.
Vogliamo con esso dare avvio a un viaggio comune nelle lotte e nelle sofferenze del paese. Alla fine di esso convocheremo una assemblea per decidere.
Primo appuntamento a Bologna l’11 maggio».
Le/i promotori
Claudio Amato, militante sindacale Roma
Fabio Amato, attivista politico
Cesare Antetomaso, avvocato
Imma Barbarossa, femminista
Fulvio Beato, attivista sindacale S. Maria Capua Vetere
Sergio Bellavita, militante sindacale
Marco Benevento, rsu Alenia Thales Roma
Lina Gladys Bianconi, femminista
Carmela Bonvino, attivista sindacale Roma
Biagio Borretti, militante politico Napoli
Massimo Bortoloni, rsu Terna Lombardia
Franco Bruno, militante sindacale Napoli
Fabrizio Burattini, militante sindacale
Maria Grazia Campari, avvocata del lavoro
Sergio Cararo. attivista politico Roma
Carlo Carelli, rsu Unilever Lodi
Chiara Carratù. precaria scuola Cuneo
Mauro Casadio. attivista politico Roma
Giuseppe Catucci, militante sindacale Bari
Susi Ciolella, licenziata Alitalia
Eliana Como, militante sindacale Bergamo
Pino Commodari, funzionario Regione Calabria
Daniela Cortese, rsu Telecom Sparkle Roma
Giorgio Cremaschi, militante sindacale
Leonardo de Angelis, delegato Sistemi Informatici roma
Walter De Cesaris, militante politico
Carmine De Sio, operaio No Amianto Salerno
Domenico De Stradis, rsu FIAT Melfi
Vittoria Di Prizito, femminista insegnante
Giacomo Divizia, militante sindacale Cuneo
Nicoletta Dosio, movimento No Tav
Valerio Evangelisti, scrittore
Riccardo Faranda, avvocato del lavoro Roma
Eleonora Forenza, ricercatrice precaria, femminista
Michele Franco. attivista politico Napoli
Delia Fratucelli, delegata Poste Torino
Maurizio Fusà, delegato aziendale ASL RmB Roma
Lorenzo Giustolisi, insegnate precario Torino
Simone Grisa, militante sindacale Bergamo
Carlo Guglielmi, avvocato del lavoro Roma
Giusi Lazzaro, precaria scuola Roma
Tiziano Loreti, militante politico Bologna
Francesco Locantore, precario scuola Roma
Pasquale Loiacono, rsu Fiat Mirafiori
Valter Lorenzi, attivista politico Pisa
Aurelio Macciò, delegato Ministero della salute genova
Loredana Marino, precaria, attivista politica
Margherita Matteo, femminista Taranto
Patrizia Modesti, delegata Croce Rossa Roma
Antonio Moscato, docente storia del movimento operaio Macerata
Francesco Musumeci, medico Salerno
Alfio Nicotra, giornalista, pacifista
Gianluca Nigro, attivista antirazzista
Ferruccio Nobili, funzionario Provincia Roma
Massimo Paparella, militante sindacale Bari
Emidia Papi, militante sindacale
Tiziano Peracchi, rsu Mingazzini Parma
Francesco Piobbichi, attivista politico
Luigi Presutti, delegato assistenti traffico Roma
Ernesto Rascato, attivista politico Aversa
Giuliana Righi, militante sindacale, Bologna
Annamaria Rivera, femminista militante antirazzista
Daniela Rottoli, rsu San Raffaele Milano
Franco Russo, attivista politico Roma
Giovanni Russo Spena, attivista politico
Antonia Sani, docente, ass.ne per la democrazia costituzionale
Viviana Savino, precaria scuola Roma
Nando Simeone, militante politico
Mario Sinopoli, militante sindacale Calabria
Anita Sonego, femminista consigliera comunale Milano
Fabrizio Tomaselli, militante sindacale
Laura Tonoli, militante sindacale Brescia
Franco Turigliatto, militante politico Torino
Iacopo Venier, giornalista
Carlos Venturi, militante politico Bologna
Nico Vox, militante sindacale
Pasquale Voza, Università di Bari
Più sotto l'Appello e la lista dei primi firmatari.
1° INCONTRO NAZIONALE – BOLOGNA, 11 MAGGIO, ORE 10,00
Cinema Teatro Galliera, Via Matteotti, 27 (nei pressi della Stazione Centrale FS; in auto prendere l’uscita uscita n. 7 della tangenziale)
Dichiarazione comune Per un movimento politico anticapitalista e libertario
«Questo non è un appello, ma una proposta di lotta.
Vediamo e viviamo la miseria, l’offesa alla libertà e alla dignità della persona, la devastazione della natura esercitate ogni giorno da parte di un capitalismo criminale.
Un giorno una corte di giustizia dovrà essere istruita contro i responsabili di questi crimini contro l’umanità.
Ma ora dobbiamo prima di tutto smettere di piangere, rimboccarci le maniche e lottare.
Siamo donne e uomini con diversi percorsi politici, di lotta sociale e ambientalista, per le libertà civili la democrazia e l’uguaglianza.
Abbiamo in comune la volontà, la passione e la rabbia di non rassegnarci e di non arrenderci.
Certo il socialismo reale è crollato nel passato per sue colpe, ma il capitalismo reale oggi distrugge il presente e il futuro.
Per questo torna all’ordine del giorno la necessità di costruire un’alternativa all’attuale sistema economico, sociale e politico.
Per questo oggi più che mai sentiamo vive le nostre radici comuniste e libertarie, antifasciste e antirazziste, femministe e ambientaliste.
Non c’è liberazione possibile nel compromesso con l’attuale governo autoritario dell’economia e della società.
Lo hanno capito le donne e gli uomini del Mediterraneo, che ci insegnano a ribellarci.
Lo hanno capito donne e uomini dell’America Latina che si mobilitano per il socialismo del XXI secolo.
Lo hanno capito tutte e tutti coloro che fin sotto i templi del denaro e del potere nei paesi più ricchi hanno gridato: noi siamo il 99%!
Lo hanno capito quelle donne e quegli uomini d’Europa, che dalla Grecia alla Islanda, dalla Spagna a Cipro, scendono in piazza per rovesciare quelle politiche di austerità che stanno uccidendo ogni residuo di stato sociale e democrazia.
Noi ci sentiamo, vogliamo, essere parte di tutto questo.
L’Europa è oggi occupata dal regime della Troika e dei governi che la sostengono. Il popolo non è più sovrano, è solo debitore. Tutti i governi fanno guerra sociale ai loro popoli. La democrazia è ridotta a spettacolo televisivo.
Noi crediamo che, come nel 1848 e nel 1945, tutta l’Europa debba liberarsi dalla tirannia: allora dei sovrani assoluti prima e del fascismo poi, oggi del capitalismo finanziario e della sua oligarchia economica, politica e culturale.
Noi crediamo che sia all’ordine del giorno la necessità di un cambiamento rivoluzionario.
Noi non facciamo nessun generico appello all’unità.
Noi ci uniamo per la rottura con questa Europa e con questo capitalismo, per costruire una nuova storia comune.
È necessario che anche in Italia tornino in campo il pensiero critico, i progetti, le pratiche di un movimento politico anticapitalista di massa. Oggi questo in Italia non c’è e noi proponiamo di ricostruire partendo dal conflitto sociale.
Non ci nascondiamo le macerie che abbiamo intorno. Sinora tutti i tentativi di far emergere un progetto politico anticapitalista unitario dalle lotte sociali, civili, ambientali e per la libertà delle donne sono falliti. Questi fallimenti hanno precise responsabilità politiche, ma rimandano anche ad una questione più di fondo.
Oggi la sola lotta di classe pienamente legittimata è quella che viene dai ricchi verso i poveri, dai padroni verso gli operai, da chi ha il potere verso chi non ne ha. Tutti i bisogni, i diritti e le libertà degli oppressi sono invece contrapposti e frantumati tra loro.
Noi pensiamo che ci sia un nesso profondo fra dominio capitalistico e patriarcale, fra sfruttamento e mercificazione e che non ci siano bisogni di liberazione che possano essere sacrificati ad altri.
La dignità di chi lavora non può essere sacrificata al diritto a lavorare ed entrambi non possono venir prima del diritto alla salute e alla salvaguardia dell’ambiente. Non c’è lotta sociale e ambientale che venga prima di quella per la libertà e l’autodeterminazione delle donne. Riifiutiamo ogni contrapposizione fra diritti dei nativi e dei migranti.
Il capitalismo che si proclama liberale, ancora più astutamente in questa epoca di crisi, contrappone i bisogni di liberazione degli uni a quelli degli altri tirando la coperta stretta delle libertà dal lato che più gli conviene. I giovani precari contro i genitori occupati, l’ambiente contro gli operai, i diritti delle donne contro quelli del lavoro. La risposta non è il prevalere di un interesse sugli altri, ma invece il reciproco riconoscimento su un piano di parità e la costruzione dell’unità tra i conflitti contro gli avversari comuni.
La più grave crisi economica dal dopoguerra si abbatte sull’Italia, e non ci sono vie per superarla se si resta nel campo di quel pensiero politico unico che oggi viene definito come riformismo, ma che in realtà è solo una cultura politica del meno peggio, una tecnologia del potere adottata da tutte le forze che si alternano al governo e che ha come primo obiettivo quello di impedire o sterilizzare il conflitto sociale.
La democrazia italiana è commissariata, come mostra l’istituzione del pareggio di bilancio in Costituzione votata da PD, PdL e Monti. Le scelte di fondo, politiche ed economiche, sono definite dal pilota automatico, cioè dai vincoli e dalle regole del fiscal compact e dei trattati di Maastricht e Lisbona, dal supergoverno della Troika.
Tutto questo è precipitato su una democrazia già devastata da venti anni di berlusconismo e da un contrasto subalterno ad esso, quale quello condotto dal centrosinistra e dalla grande stampa. L’antiberlusconismo ha spesso mutuato dal suo avversario i principi di fondo, quali il maggioritario e la governabilità, la centralità del mercato e il liberismo, le privatizzazioni e l’anticomunismo. A volte è sembrato che l’accusa principale a Berlusconi sia stata quella di non essere un vero liberale di destra.
Anche per queste ragioni la domanda di cambiamento e rottura in Italia si è rivolta in gran parte al M5S. Essa esprime un bisogno di rottura democratica giusto, ma insufficiente. Non ci sarà vera trasformazione democratica senza una profonda e radicale trasformazione sociale. I poteri del capitalismo globalizzato e della casta sono intrecciati tra loro in un sistema oligarchico di potere che governa anche il senso comune con i grandi mezzi di comunicazione di massa. Se non si rovescia il potere di questa oligarchia, le rotture dei privilegi della casta saranno marginali e di puro effetto mediatico, il potere vero sopravviverà e riderà di noi.
Il cambiamento non si realizzerà se la lotta contro le caste burocratiche non sarà parte di quelle contro lo sfruttamento del lavoro e la devastazione della natura, contro la mercificazione delle vite e la disuguaglianza sociale, contro il patriarcato e la violenza maschile contro le donne.
Agli inizi del nuovo secolo il grande movimento che portò alle giornate di Genova sembrava aver individuato la strada della costruzione di un soggetto politico anticapitalista di massa, nel quale tutti i conflitti potessero liberamente riconoscersi. La catastrofica esperienza della partecipazione della sinistra radicale al governo Prodi ha distrutto questo percorso.
Un soggetto anticapitalista di massa non può che essere alternativo sia al social-liberismo del centrosinistra, sia al conservatorismo del centrodestra, che in Italia ed in Europa – a volte in alternanza, a volte proprio assieme – governano con le stesse politiche economiche e sociali. I
Privatizzazioni, flessibilità e precarietà del lavoro, tagli progressivi alla scuola pubblica alle pensioni e allo stato sociale, sono scelte comuni a questi due schieramenti; come dimostra il governo Monti, che ha distrutto le pensioni e l’articolo 18 con il sostegno di entrambi e il silenzio dei grandi sindacati.
La concertazione sindacale ha accompagnato e cogestito la regressione sociale e dei diritti del lavoro. Per questo una alternativa radicale alle politiche liberiste passa anche attraverso la la lotta per restituire a lavoratrici e lavoratori un grande movimento sindacale di classe, democratico e indipendente dai partiti.
Alternativa oggi vuol dire prima di tutto NO all’Europa del fiscal compact e dell’austerità imposta dai trattati e dai loro vincoli. Bisogna dire NO ora alle missioni di guerra e alla Nato.
Alternativa oggi vuol che dopo trenta anni di politiche liberiste prima di tutto bisogna distruggere la disoccupazione di massa.
Alternativa significa il rifiuto del vincolo del debito, la nazionalizzazione e la socializzazione delle banche e delle imprese strategiche, l’istituzione di poteri democratici reali e diffusi nei luoghi di lavoro, nel territorio, nelle istituzioni. Ci vuole un piano di grandi interventi pubblici per milioni di piccole opere, cancellando tutte le TAV che distruggono ambiente e lavoro.
Alternativa significa la costruzione, la difesa, la riappropriazione e gestione sociale dei beni comuni, contro la mercificazione delle vite, dell’ambiente e della salute, della conoscenza.
Alternativa, perché bisogna riprendere la marcia verso l’eguaglianza sociale partendo dalla riduzione generalizzata degli orari di lavoro, dall’abbassamento della età della pensione, dalla cancellazione delle leggi sulla precarietà, e di quelle sullo schiavismo e la criminalizzazione dei migranti.
Alternativa perché ci vuole una grande redistribuzione della ricchezza verso il basso, con un generale ed egualitario incremento delle retribuzioni e delle pensioni più basse, e con la istituzione di un reddito minimo garantito.
Alternativa, perché nulla di tutto questo potrà essere realizzato con le vecchie classi politiche di destra e di sinistra e con l’attuale sistema di concertazione burocratica sindacale.
Alternativa, perché un movimento politico anticapitalista è necessario per ricostruire forza e unità in tutto il mondo oppresso e disperso dalla precarizzazione devastante che ha imperversato in questi venti anni.
Noi siamo con quella grande maggioranza che oggi paga la crisi, dal lavoro dipendente privato e pubblico al lavoro autonomo e parasubordinato, al precariato diffuso manuale ed intellettuale, al popolo delle grandi periferie metropolitane, agli immigrati, alle donne espulse dal lavoro e colpite dai tagli allo stato sociale.
Noi siamo con le popolazioni del Meridione, che pagano due volte la crisi e che non vogliono precipitare nella desertificazione economica e sociale, nel non lavoro, nello sfruttamento schiavistico dei migranti e nella nuova emigrazione.
Noi lottiamo per la costruzione di una rappresentanza politica che non abbia come prima e unica ragione la presenza nelle istituzioni, ma che sia strumento della ricomposizione e organizzazione conflittuale del blocco sociale degli oppressi. Nessuno si deve più vergognare e isolare per la sua povertà, solo le relazioni solidali e il conflitto rompono la solitudine.
Occorre rompere con ogni subalternità al centrosinistra, con l’opportunismo elettoralistico, ma anche con quei settarismi e quella frantumazione che hanno portato la sinistra comunista e anticapitalista italiana ad essere la più piccola e ininfluente dEuropa. Ci sono tante esperienze di sinistra alternativa che crescono in Europa. Esse ci dicono che la strada che vogliamo percorrere è praticabile, purché si abbia il coraggio di ripartire su nuove basi.
Proponiamo di costruire un movimento politico anticapitalista e libertario di donne e uomini che vogliono lottare, sulla base di un programma di alternativa economica, politica e culturale, con adesioni individuali e pratiche di democrazia realmente partecipativa, con un sistema di relazioni plurali ed aperte.Vogliamo costruire questo movimento ed il suo programma imparando dalle lotte sociali e delle esperienze concrete in atto.
Pensiamo alla lunga resistenza del popolo della Valle Susa, capace di mobilitazioni di massa, di azioni dirette, di conflitto e iniziativa istituzionale. Pensiamo alle organizzazioni popolari per il consumo e per il diritto all’abitare, alle lotte degli operai che spontaneamente hanno scioperato contro la cancellazione dell’articolo 18 e a quelle dei migranti contro il caporalato della logistica, alle mobilitazioni degli studenti, degli insegnanti, dei ricercatori.Tutte queste lotte annunciano e reclamano un nuovo spirito unitario e nuove modalità di partecipazione e organizzazione. Vogliamo che esse siano gli elementi costituenti del movimento politico.
Siamo tuttora in differenti esperienze e in diverse organizzazioni politiche e sociali, ma riteniamo urgente l’avvio di un percorso comune, che vogliamo aperto, senza esclusioni basate su piccole discriminanti o pregiudiziali.
Per noi la sola condizione indispensabile per partire è sentire la profonda necessità di costruire ora e assieme un movimento politico anticapitalista e libertario di massa, alternativo e indipendente rispetto agli attuali grandi schieramenti politici.
Per questo motivo convochiamo un primo incontro aperto a tutte e tutti coloro che vogliono confrontarsi che siano interessati a un comune percorso per costruire l’alternativa.
Vogliamo con esso dare avvio a un viaggio comune nelle lotte e nelle sofferenze del paese. Alla fine di esso convocheremo una assemblea per decidere.
Primo appuntamento a Bologna l’11 maggio».
Le/i promotori
Claudio Amato, militante sindacale Roma
Fabio Amato, attivista politico
Cesare Antetomaso, avvocato
Imma Barbarossa, femminista
Fulvio Beato, attivista sindacale S. Maria Capua Vetere
Sergio Bellavita, militante sindacale
Marco Benevento, rsu Alenia Thales Roma
Lina Gladys Bianconi, femminista
Carmela Bonvino, attivista sindacale Roma
Biagio Borretti, militante politico Napoli
Massimo Bortoloni, rsu Terna Lombardia
Franco Bruno, militante sindacale Napoli
Fabrizio Burattini, militante sindacale
Maria Grazia Campari, avvocata del lavoro
Sergio Cararo. attivista politico Roma
Carlo Carelli, rsu Unilever Lodi
Chiara Carratù. precaria scuola Cuneo
Mauro Casadio. attivista politico Roma
Giuseppe Catucci, militante sindacale Bari
Susi Ciolella, licenziata Alitalia
Eliana Como, militante sindacale Bergamo
Pino Commodari, funzionario Regione Calabria
Daniela Cortese, rsu Telecom Sparkle Roma
Giorgio Cremaschi, militante sindacale
Leonardo de Angelis, delegato Sistemi Informatici roma
Walter De Cesaris, militante politico
Carmine De Sio, operaio No Amianto Salerno
Domenico De Stradis, rsu FIAT Melfi
Vittoria Di Prizito, femminista insegnante
Giacomo Divizia, militante sindacale Cuneo
Nicoletta Dosio, movimento No Tav
Valerio Evangelisti, scrittore
Riccardo Faranda, avvocato del lavoro Roma
Eleonora Forenza, ricercatrice precaria, femminista
Michele Franco. attivista politico Napoli
Delia Fratucelli, delegata Poste Torino
Maurizio Fusà, delegato aziendale ASL RmB Roma
Lorenzo Giustolisi, insegnate precario Torino
Simone Grisa, militante sindacale Bergamo
Carlo Guglielmi, avvocato del lavoro Roma
Giusi Lazzaro, precaria scuola Roma
Tiziano Loreti, militante politico Bologna
Francesco Locantore, precario scuola Roma
Pasquale Loiacono, rsu Fiat Mirafiori
Valter Lorenzi, attivista politico Pisa
Aurelio Macciò, delegato Ministero della salute genova
Loredana Marino, precaria, attivista politica
Margherita Matteo, femminista Taranto
Patrizia Modesti, delegata Croce Rossa Roma
Antonio Moscato, docente storia del movimento operaio Macerata
Francesco Musumeci, medico Salerno
Alfio Nicotra, giornalista, pacifista
Gianluca Nigro, attivista antirazzista
Ferruccio Nobili, funzionario Provincia Roma
Massimo Paparella, militante sindacale Bari
Emidia Papi, militante sindacale
Tiziano Peracchi, rsu Mingazzini Parma
Francesco Piobbichi, attivista politico
Luigi Presutti, delegato assistenti traffico Roma
Ernesto Rascato, attivista politico Aversa
Giuliana Righi, militante sindacale, Bologna
Annamaria Rivera, femminista militante antirazzista
Daniela Rottoli, rsu San Raffaele Milano
Franco Russo, attivista politico Roma
Giovanni Russo Spena, attivista politico
Antonia Sani, docente, ass.ne per la democrazia costituzionale
Viviana Savino, precaria scuola Roma
Nando Simeone, militante politico
Mario Sinopoli, militante sindacale Calabria
Anita Sonego, femminista consigliera comunale Milano
Fabrizio Tomaselli, militante sindacale
Laura Tonoli, militante sindacale Brescia
Franco Turigliatto, militante politico Torino
Iacopo Venier, giornalista
Carlos Venturi, militante politico Bologna
Nico Vox, militante sindacale
Pasquale Voza, Università di Bari
7 commenti:
Ho letto il documento.
Sarò cinico, ma è il manifesto politico peggiore che abbia mai letto in vita mia.
Sotto il profilo della pura leggibilità è davvero di qualità infima...sembra infatti coniugare un eloquio davvero pesante ad un ragionamento sconnesso...si fa davvero fatica ad arrivare in fondo.
...e i contenuti?
Sembra un mero copia-e-incolla di concetti che sono nell'aria e sulla bocca di tutti da decenni, di
vecchi concetti di Estrema Sinistra
e di richiami molto velleitari a movimenti "di successo"!
...non ha originalità!
...non ha "anima"!
...non ha passione!
...mi fa venire in mente quando a Ballarò dissero il "programma" di Rivoluzione Civica di Ingroia:
...era un elenco...uno stupido elenco!
L'idea del "fronte unitario" non è affatto nuova...non ci vedo nulla di lodevole nel fatto che questo documento ci siano accenni in tale senso...il potere fa gola a tanti e il bacino dell'elettorato di Estrema Sinistra fino a pochi
anni fa si aggirava attorno
ad un 10-12%...che non è poco!
Ma il fatto è questo:
Ci si aspetta realmente che il 10-12% dell'elettorato italiano (sempre che tra astenuti e delusi ci sia ancora quel bacino di Estrema Sinistra) si "infiammi" con un osceno pippone illeggibile come quello?
Framcamente credo che "il nulla" o "una pagina vuota" siano più convincenti di quel testo...
Caro Guido, hai idde migliori? E' una domanda senza retorica
Sapete che vi dico.....
Nessuno si mette in discussione!
Stiamo scomparendo, stiamo perdendo con la storia per una incapacità di dialogo e di far fronte comune!
Ci dividiamo senza ragione, ed è snervante....
Tutti sedicenti filosofi e nessuno che comprende le regole basi... UNITA
Grillo e il m5s è aberrante ma aggrega , si ha la capacità di unirsi su alcune parole d'ordine....
Noi invece ci fustighiamo i coglioni con analisi fantasmagoriche, splendide, ma che sono podromi di divisione e di utopici scenari inesistenti!
Ora c'e' solo da tornare tutti a discutere insieme, fare fronte comune, davanti a nemici terribili....
Altroche' spettro.....siamo calati all'inferno e anche qui mettiamo in pratica il principio cardine del capitalismo... l'individualismo!
ORA, PARTIAMO DA QULCOSA, TORNIAMO A DISCUTERE TUTTI INSIEME E LAVORARE INSIEME PER RICOSTRUIRE QUALCOSA.....
COMPAGNI O UNITA O ABBIAMO FALLITO DEFINITIVAMENTE DAVANTI ALLA STORIA E DAVANTI AI NOSTRI IDEALI!
QUALSIASI INIZIATIVA ATTA A DEFINIRE UNA SCONFITTA STORICA, A FAR FARE UN PASSO INDIETRO A TUTTI E A PROVARE A COSTRUIRE TUTTI INSIEME UN FRONTE UNITO DI LOTTA E'UNA SPERANZA PER LA SOPRAVVIVENZA DEI NOSTRI VALORI E IDEE!
QUINDI SENZA INDUGI, TENIAMO LE ANALISI PER QUANDO CI INCONTRIAMO, MA FACCIAMO FRONTE COMUNE DAVANTI AL MOSTRO CAPITALISTA CHE SA ASSUMERE TANTE FACCE!
UNITI VINCEREMO!
PONGO UNA DOMANDA!
RIUSCIAMO A CREARE UN FORUM ITALIANO DI DISCUSSIONE?
UN FORUM ITALIANO COINVOLGA TUTTI PER PROVARE CON TUTTE LE FORZE A METTERE INSIEME, IN UN TAVOLO DI DISCUSSIONE CHE ABBIA UN FORTE CARATTERE MEDIATICO, TUTTE LE FORZE ANTICAPITALISTE DI DERIVAZIONE COMUNISTA O SOCIALISTA?
COMPAGNI LAVORIAMO SU UN CONSESSO NAZIONALE CHE FACCIA TORNARE TUTTI A DISCUTERE SU COME AGIRE UNITI CONTRO QUESTO SISTEMA!
AIUTIAMOCI!
[x Vince]
Il problema è che quando qualcuno butta giù un programma che altro non è che una accozzaglia di concetti identitari ed un copia-e-incolla di questioni "di scottante attualità" a me puzza di lottizzazione.
Metti assieme un gruppo di persone con diverse specialità e inserisci il concetto X, Y e Z per piazzarli in un "posto al sole" a spese dei compagni coglionati che ti hanno votato...e poi la società rimane la solita merda di prima!
Il concetto centrale di una formazione anti-capitalista dovrebbe essere il riequilibrio del rapporto Capitale-lavoro che è stato pesantemente sbilanciato dopo la caduta dell'URSS e la fine della "minaccia sovietica"...e non è una "inezia" come obiettivo!
Ma no!
In questi manifesti diviene una cosa *tra 10.000 altre* assieme a tentativi tristi di infilarsi nelle "foto di famiglia" di movimenti ben più riusciti...
(...è come se solo perchè mi entusiasma la figura di Che Guevara
e mi considero comunista, io dicessi "sono come il Che"...)
...e sai di cosa mi sa questo?
Di presa in giro.
Francamente credo che se c'è una cosa buona del fatto che la Sinistra sia ormai in toto extra-parlamentare è che non li paghiamo più per prenderci in giro...
...quindi perchè dovrei guardare con favore ad un'operazione che mi sembra una clonazione di operazioni
come quelle di Rivoluzione Civile o di decenni di Rifondazione Comunista?
Sicuramente non farmi prendere in giro da un manifesto così carente mi sembra già di suo una idea migliore.
Posso condividere il desiderio di veder risorgere una forza che possa essere ciò che un tempo erano il Partito Comunista e la galassia comunista che lo circondava, ma quello che dico è questo, Vince:
Sicuramente non può accadere con un manifesto del genere, perchè non convince manco me che sono convintamente comunista! :-|
[x Anonimo]
Grillo aggrega perchè non ha alcuna "identità" sulla cui corretta interpretazione i suoi possano scannarsi.
Quando cominci a tirare fuori parole come "comunista" e "socialista" ormai
la comprensione di questi concetti è così sfilacciata che temo ci siano tante interpretazioni quante sono le teste presenti.
Io stesso mi considero "comunista", perchè credo che il Capitalismo sia una idea di società suicida per l'Umanità,
perchè ritengo sia auspicabile una rivoluzione che lo rovesci, perchè vorrei che un giorno alcuni miei discendenti vivano in una società dove possano svolgere qualunque ruolo percui manifestino una provata attitudine al di là di cosa possa aver fatto io o i miei discendenti prima di loro e perchè questi discendenti vivano in una società nella quale non debbano temere di uscire di casa o vivere nell'angoscia del futuro...
...questo per me è il "bel sol dell'Avvenire"...
...ma il Capitale di Marx, ad esempio, non l'ho mai letto...e qualche compagno potrebbe avere qualcosa da ridire sulla mia idea di cosa sia un "comunista"!
Se veniamo poi a motivi di divisione più forti...
...mi ricordo ancora le polemiche contro il Campo per le aperture nei confronti di individui con un passato di destra sociale.
...come vogliamo metterla su questo tema?
Personalmente il ramo più politicizzato della mia famiglia è fascista e la figura più importante
nella mia storia famigliare è mio nonno che fu un maggiore della RSI...non ho mai militato, ma ho passato tutta la mia gioventù a considerarmi "nero" e di Destra (ed al liceo le mie idee erano parecchio diverse da quelle di ora) ed ero il rompicoglioni "fascista" in tutte le assemblee studentesche e di tutti i collettivi dei tempi del liceo...
...ora mi considero convintamente comunista, anche se non sento affatto la necessità di rinnegare ciò che sono stato, perchè, banalmente, non ci vuole molto a capire che sono più comunista di gente come il "compagno" Bertinotti o altri traditori che hanno aperto le porte alla macelleria sociale in Italia (ma sicuramente hanno un "pedigree" migliore del mio XD)...
...a me sembra un tema talmente semplice da essere una baggianata:
Un tempo avevo certe idee perchè credevo sinceramente che quelle fossero le "soluzioni" per i problemi della società che mi angosciavano...nel corso degli anni
ho concluso che probabilmente non erano quelle le "soluzioni".
...ma qualche compagno potrebbe gridare all'infiltrazione!
A me sembra maturo e ragionevole ritenere che le persone possano cambiare e che la maggior parte delle persone non abbia la tenacia o la follia necessaria per fingere per anni o decenni di aver cambiato idea solo per "infiltrarsi"...
...qualche mese fa ho letto per curiosità riguardo al passato Repubblichino di Dario Fò...
...mi ha messo molta tristezza leggere di come un uomo si possa vedere costretto a fare assurde capriole per giustificare il proprio passato.
Ê vero che da quel che si legge Dario Fò avrebbe fatto parte delle forze della RSI e probabilmente partecipato ai rastrellamenti...è chiaro che non parliamo di cose "leggere"...ma che senso ha costringere un uomo all'abiura del proprio passato solo perchè possa avere la "fedina penale di Sinistra pulita"?
Non sarebbe più ragionevole capire che, per quanto sia un processo lento e non sempre perfetto, la gente può cambiare idea?
...problemi di questo genere sono presenti nella galassia comunista e socialista e sono talvolta causa di violenti attacchi e conflitti intestini a tale galassia...
...Grillo non ha di questi problemi, perchè la sua "forza" è un'accozzaglia di gente più o meno preparata e proveniente dagli orientamenti più disparati...che ci sia dentro il comunista, l'anarchico, il radicale o il fascista te lo aspetti!
[x Anonimo - Parte II]
Quindi, francamente, il problema evidente è che gli anticapitalisti comunisti e socialisti sono un gruppo estremamente eterogeneo, ma, essendo in genere politicamente più preparati, sono molto più inclini a scannarsi tra loro rispetto ai "grillini"...
...e poi un forum del genere dovrebbe avere una visibilità tale che comporterebbe inevitabilmente un peso in termini di infrastruttura e di costi (perchè Beppe Grillo ha gioco facile a rendersi visibile...ma non è facile rendere visibile un forum che abbia come parola-chiave "comunismo" e "socialismo"...).
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