No all'aggressione NATO, senza sé e senza ma |
di Piemme
In redazione diversi ci hanno scritto chiedendoci come mai non monti una vibrante protesta contro l'aggressione alla Libia. Altri si domandano dove siano le resistenze arabe, e perché non difendano la Libia. Un altro si scandalizza per il silenzio iraniano. Andiamo con ordine.
Non è vero che Tehran ha sostenuto la risoluzione dell'ONU e quindi l'aggressione. L'Iran ha invece ufficialmente condannato entrambi, per bocca del suo Ministro degli esteri Ramin Mehmanparast. Non solo. A Tehran si sono svolte manifestazioni sotto la sede della Nazioni unite per protestare contro la Risoluzione 1973 che dava il via libera all'attacco NATO. L'agenzia ufficiale IRNA da spazio a tutte le voci di condanna "dell'aggressione imperialista", fino a mettere in prima pagina il comunicato del CPI(m), ovvero dei maoisti naxaliti indiani.
«Qualsiasi uomo d’onore e coscienza in questo mondo non può e non deve rimanere in silenzio di fronte i massacri di questi giorni commessi dal regime di Gheddafi in molte delle città libiche inclusa Bengasi.
Gheddafi è ignaro del fatto che oppressione ed intimidazione non proteggeranno un sistema basato sulla corruzione e sul crimine, contro la volontà e la determinazione di un popolo che ha preso la sua ferma decisione.
Noi di Hezbollah esprimiamo la nostra ferma condanna dei crimini del regime di Gheddafi contro i figli oppressi del popolo libico che lottano per la loro liberazione. Vogliamo rendere omaggio alla vita di centinaia di martiri che sono stati uccisi ingiustamente solo perché in cerca di verità e giustizia. Rendiamo omaggio ai ribelli in Libia, sperando che raggiungano presto la vittoria sull’arrogante tiranno.
Noi, come libanesi, siamo stati fra i primi ad aver subito la criminalità di questo tiranno quando fu rapito “l'imam della resistenza”, l’imam Musa al-Sadr con i suoi cari compagni». (Al-Intiqad, 24 febbraio 2011).
Vero è che il governo di coalizione libanese ha sostenuto la Risoluzione dell'Onu sullo stabilimento di una No fly zone in Libia, com'è vero che Hezbollah non ha criticato questa decisione. A Beirut il movimento di Resistenza ha promosso una manifestazione di sostegno alla rivolta in Bahrain, ma non contro l'aggressione NATO alla Libia.
Questo silenzio è tuttavia un tratto comune a tutti i paesi arabi. Nessuna voce si è levata in difesa di Gheddafi, nemmeno adesso che l'attacco NATO è in corso. Se tunisini ed egiziani non dimenticano la recentissima posizione di Gheddafi di peloso sostegno ai tiranni Ben Alì
e Mubarak, tutti gli altri non scordano l'allineamento di Gheddafi accanto agli USA, la sua partecipazione alla alleanza contro il terrorismo. Non lo dimenticano i palestinesi, gli iracheni, i sudanesi.
Adesso Gheddafi svolge roboanti discorsi antimperialisti, ma non è un caso se non chiama alla solidarietà dei popoli arabi, egli sa già che quegli stessi popoli non credono alle sue parole e hanno deciso di abbandonarlo al suo destino, malgrado sia sotto attacco da parte di una coalizione nemica.
Una posizione sbagliata, certo. Ma non è che qui in Italia la situazione sia molto diversa. Circolano diversi appelli (come al solito, mai una volta che si riesca a parlare all'unisono), ma di scendere in piazza o di costruire una mobilitazione di massa, non se ne parla.
Le cause di questa catalessi sono diverse, ovviamente. La prima è di natura oggettiva, e attiene alla bruttissima situazione italiana, alle difficoltà dell'opposizione anticapitalista. ve ne sono altre di natura squisitamente soggettiva.
A parte la diffusa idiosincrasia per un ceffo come Gheddafi, detestato da tutti gli antiberlusconiani per la sua amicizia col Cavaliere "traditore", o per le turpitudini di cui si sono macchiati i suoi figli in giro per l'Europa, pesa come un macigno la posizione del Pd e dei Vendoliani, di sostegno alla Risoluzione delle Nazioni unite. Il che dimostra che non esiste più nel nostro paese un movimento indipendente contro la guerra, che i suoi tradizionali portavoce sono tutti sotto la sottana del Pd.
Inutile nascondere, infine, la crisi del variegato movimento antimperialista, su cui pesa la divisione tra chi ha sostiene Gheddafi a prescindere (alcuni hanno appoggiato anche la repressione violenta della rivolta popolare, condannata come una manovra occidentale), e quelli che hanno invece sostenuto la rivolta e si sono augurati la sua vittoria. La gran parte di questi ultimi ha di fatto la stessa posizione che prevale tra gli arabi: "che Gheddafi vada a farsi fottere".
Due posizioni sbagliate che di fatto conducono alla paralisi e spiegano come mai non si scenda in piazza. Quando due forze tirano in direzioni opposta la risultante è zero.
Una posizione sbagliata, certo. Ma non è che qui in Italia la situazione sia molto diversa. Circolano diversi appelli (come al solito, mai una volta che si riesca a parlare all'unisono), ma di scendere in piazza o di costruire una mobilitazione di massa, non se ne parla.
Le cause di questa catalessi sono diverse, ovviamente. La prima è di natura oggettiva, e attiene alla bruttissima situazione italiana, alle difficoltà dell'opposizione anticapitalista. ve ne sono altre di natura squisitamente soggettiva.
A parte la diffusa idiosincrasia per un ceffo come Gheddafi, detestato da tutti gli antiberlusconiani per la sua amicizia col Cavaliere "traditore", o per le turpitudini di cui si sono macchiati i suoi figli in giro per l'Europa, pesa come un macigno la posizione del Pd e dei Vendoliani, di sostegno alla Risoluzione delle Nazioni unite. Il che dimostra che non esiste più nel nostro paese un movimento indipendente contro la guerra, che i suoi tradizionali portavoce sono tutti sotto la sottana del Pd.
Inutile nascondere, infine, la crisi del variegato movimento antimperialista, su cui pesa la divisione tra chi ha sostiene Gheddafi a prescindere (alcuni hanno appoggiato anche la repressione violenta della rivolta popolare, condannata come una manovra occidentale), e quelli che hanno invece sostenuto la rivolta e si sono augurati la sua vittoria. La gran parte di questi ultimi ha di fatto la stessa posizione che prevale tra gli arabi: "che Gheddafi vada a farsi fottere".
Due posizioni sbagliate che di fatto conducono alla paralisi e spiegano come mai non si scenda in piazza. Quando due forze tirano in direzioni opposta la risultante è zero.
3 commenti:
Il fatto é che bisognerebbe dimostrare contro l'intervento NATO in quanto intervento imperialista, ma contemporaneamente anche contro Gheddafi, tiranno squilibrato e pazzoide al termine della sua parabola, tristissimo Idi Amin arabo...
...io continuo a sperare che qualche suo generale gli faccia la festa per scongiurare la "calata" delle truppe imperialiste sul suolo libico...morto lui e aperti dialoghi seri con gli insorti di Bengasi si aprirebbe per la Libia lo spiraglio di una possibile indipendenza, senza tiranni 'attendati' né dipendenti della Unocal di turno al timone...
Non siamo daccordo: col né né di pacifista memoria. C'è un'aggressione NATO adesso, e siamo dalla parte di chi viene colpito. Poi, se Gheddafi o chi per lui non è del tutto scemo, aprirà un negoziato coi cirenaici, mettendo gli imperialisti in un cul de sac.
Gli imperialisti si sono ficcati in un bel casino.Ovvero;prima gli baciano il culo,poi glie lo vogliono fare(cosi,,tanto per a riassumere il pensiero)che poi è la farsa che noi stiamo vivendo.Ovviamente per il popolo Libico non è farsa,è odore o meglio puzza di morte -
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