il "peggiorista" |
di Campo Antimperialista
Ci scusiamo subito per il titolo: è evidente infatti che in questo caso il termine «ipocrisia» è del tutto insufficiente a descrivere il comportamento del capo dello stato (le minuscole non sono per niente casuali).
Per molti, specie a «sinistra», Napolitano rappresenta l’Italia, addirittura l’«Italia migliore». Vogliamo augurarci che non sia così.
L’Italia è in guerra. Il ministro della difesa lo rivendica col solito linguaggio tra il tronfio e il ridicolo. Sta di fatto che gli aerei italiani stanno partecipando ai bombardamenti sulla Libia. E cosa dichiara il presidente della repubblica: «Non siamo entrati in guerra, siamo impegnati in un’azione autorizzata dal consiglio di sicurezza dell’Onu». (Corriere della Sera, 21 marzo)
Bombardamenti aerei, ripetuti lanci missilistici dalle navi e dai sommergibili americani, inglesi e francesi presenti nel Mediterraneo: ecco in cosa consiste l’«azione» autorizzata (vedremo poi fino a che punto) dall’Onu. Che cos’è questa se non una guerra? L’Onu può emettere le risoluzioni che vuole, ma non cambiare il significato delle parole. Il presidente della repubblica può superarsi giorno dopo giorno nel suo super-collaudato servilismo atlantico, ma non può offendere l’intelligenza dei suoi concittadini.
Napolitano avrebbe potuto parlare di «guerra giusta», di «guerra legittima»: l’avremmo trovato del tutto inaccettabile, ma perlomeno non sarebbe sfuggito alla realtà della guerra. Invece no, colui che dovrebbe rappresentare la nazione ha preferito negare l’evidenza. Normalmente un simile superamento della soglia della decenza si spiega solo con una notevole attitudine alla menzogna, una prassi che porta ad azzerare il confine tra la realtà e la finzione.
Ma Napolitano non è solo. Ieri ha parlato anche un insigne giurista piacentino: Pierluigi Bersani. Intervenendo a Rainews il segretario del Pd ha definito l’intervento «necessario e legale». Più precisamente: «Necessario per impedire un massacro dei civili e legale perché avviene in seguito alle deliberazioni dell’Onu e dell’accordo UE-Lega Araba».
Premesso che la risoluzione dell’Onu rappresenta l’ennesimo cedimento ai voleri della superpotenza americana - in questo caso fortissimamente spalleggiata se non addirittura superata dall’interventismo franco-britannico -, premesso che la decisione russa e cinese di non porre il veto è di una gravità inaudita, è proprio vero che l’aggressione in corso contro la Libia avvenga nel quadro della pur vergognosa risoluzione 1973?
La cosa è quanto meno discutibile. Con l’attacco scattato sabato corso si è passati, fin dal primo minuto, dall’ipotetica instaurazione della cosiddetta «no fly zone», ai bombardamenti su tutte le installazioni militari libiche, fino all’attacco di poche ore fa sulla residenza di Gheddafi nel quale, secondo alcune voci, sarebbe morto uno dei suoi figli. Subito dopo il voto al Consiglio di sicurezza abbiamo scritto che: «In questo le Nazioni unite riconfermano ciò che effettivamente sono: un organismo ostaggio delle grandi potenze imperialiste occidentali, chiamato alla bisogna a dare una parvenza di legittimità alle loro imprese guerrafondaie». Ma che gli aggressori siano andati anche oltre ce lo dicono la dissociazione dell’Unione Africana ed i malumori della Lega Araba, mentre Cina e Russia hanno preso ora le distanze dall’attacco in corso.
Sappiamo bene qual è la «legalità» delle decisioni Onu, ma anche se la volessimo prendere sul serio niente tornerebbe. Ad esempio, Gheddafi ha proclamato due «cessate il fuoco» (venerdì scorso e ieri sera). Chi ha immediatamente stabilito che Tripoli non aveva fermato le armi? Forse l’Onu, come sembrerebbe normale? Ma non scherziamo, le Nazioni unite servono solo come paravento, a decidere sono gli imperialisti, gli americani in primo luogo. Crea qualche dubbio nelle menti “democratiche” questa prassi arrogante? Assolutamente no.
E mentre gli altri parlano candidamente della posta in gioco – altro che difesa dei civili! – Bersani ha rivendicato questa mattina a Radio Anch’io la costituzionalità dei bombardamenti. Leggiamo invece cosa ha detto Frattini: «Noi vogliamo condividere problemi, responsabilità, ma anche partecipare a questa nuova Libia che verrà dopo Gheddafi». Ecco la vera posta in gioco, che non dovrebbe essere del tutto ignota neppure al giurista di Piacenza, benché più esperto di escort che di diritto internazionale.
Nel dramma c’è sempre una farsa. Ed oggi nel dramma della guerra la farsa si chiama Italia. Ha come protagonista un governo che è passato dai baciamano ai bombardieri, ma forse ancor di più una finta opposizione che sa battere Berlusconi solo nel tasso di servilismo atlantico. E che, oltre alla sventura di avere un capo come Bersani, ha come bandiera il peggior presidente (e ce ne vuole!) della storia della repubblica.
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