L'ex-Generale sionista Yisrael Ziv, direttore della "Global Cst", cura il reclutamento dei mercenari africani che combattono gli insorti libici |
di Campo Antimperialista*
Una nostra lettrice di Viterbo ci scrive affermando che su Repubblica di oggi 5 marzo, a pagina 15, campeggia una foto di Khartoum, in cui si vedono islamici con turbante pregare per la vittoria degli insorti libici. E quindi si chiede e ci chiede: «Ma non dovrebbero essere amici al-Bachir e Gheddafi visto che anche quest’ultimo è vittima come il primo del Tribunale penale internazionale?».
Ne approffittiamo per dire come stanno i fatti e precisare la noistra posizione.
1.Contro il Presidente sudanese Omar al-Bachir il Tribunale penale internazionale dell’Aia (ICC) ha in effetti spiccato, nel marzo 2009, una mandato di cattura. L’accusa: "genocidio ai danni dei popoli del Sudan". Abbiamo per tempo denunciato come false queste accuse e come strumentale, ovvero funzionale agli imperialisti, l’operato della Corte dell’Aia. Una corte che è null’altro che un arnese in mano alla NATO, e che ben si è guardata dal mettere sotto accusa, tanto per fare due esempi, Bush o i governanti israeliani.
2. Il Darfur. Contro il governo di Khartoum combattono vari gruppi guerriglieri (anche su questo abbiamo documentato a sufficienza ), tutti finanziati e armati dall’Occidente. La lettrice forse non sa che un paio di questi hanno non solo le loro sedi politiche a Tripoli, ma le loro basi militari nella Libia sud orientale. Non lo diciamo per sentito dire, ma perché alcuni di noi sono stati spesso in Sudan, e hanno potuto visionare prove lampanti del coinvolgimento libico nella guerra in Sudan, contro il governo di al-Bachir. Insomma tra il governo sudanese e quello libico non corre buon sangue, malgrado formali rapporti diplomatici e nonostante si consenta a Gheddafi di fare lauti affari a Khartoum (libici sono ingenti capitali investiti nel campo bancario, edile, commericale).
3. Non è che Gheddafi avesse suoi propri gruppi guerriglieri in Darfur. Egli aiutava gli stessi gruppi, tra cui il Jem, sostenuti in particolare da USA e Francia. Ergo: tra USA, Francia e Libia c’era una comunione d’intenti (rovesciare il governo di Khartoum, squartare il Sudan) e operativa politica e militare. Qui se ne sa poco, ma in Sudan lo sanno anche i sassi. Si può ben capire dunque come mai i sudanesi filo-governativi preghino per la caduta di Gheddafi che considerano, oltre che un sicofante, un manutengolo dell’Occidente.
4. Un’altra cosa è sottaciuta: che Israele, attraverso Mossad e Tzahal (l’esercito) erano e sono a loro volta direttamente e indirettamente (attraverso agenzie israeliane di contractors) coinvolti nel sostegno ai gruppi di guerriglieri darfuriani. La stampa sudanese è piena zeppa di prove e particolari di questo convolgimento: le armi catturate, i documenti sequestrati, le testimonianze di alcuni transfughi che hanno cessato di combattere. In Darfur c’è quindi una triangolazione, un sodalizio tra USA, Ue e Israele. Triangolo a cui Gheddafi si è prestato facendo della Libia retroterra strategico e ufficio di reclutamento dei mercenari che combattono in Darfur ma spesso provengono dal Sud Sudan e da altri paesi dell’Africa sub sahariana. Secondo i sudanesi Gheddafi sostiene questa guerra per procura non solo perché spera di allungare le mani sul Darfur, ma perché si è fatto profumatamente pagare questa sua sporca e zelante attività di servizio.
5. Non è un mistero che nei campi di addestramento dei ribelli darfuriani situati in Libia diversi degli istruttori erano e sono israeliani. Da almeno un decennio i servizi segreti militari libici e israeliani hanno quindi stretto solidi legami di intesa e collaborazione.
6. Venendo alla Libia dei nostri giorni. I media sionisti, tra cui il quotidiano Maariv, hanno rivelato che buona parte dei mercenari africani che combattono per il regime di Gheddafi, sono stati reclutati e addestrati, con l’autorizzazione di Netanyahu, da agenzie israeliane, in particolare la “Global Cst, il cui direttore è l’ex generale Yisrael Ziv (vedi foto). Il Darfur è stato infatti il teatro dove si sono cementati i rapporti diretti tra gli apparati di sicurezza libici e quelli israeliani. E proprio dal Darfur proverrebbero gran parte dei mercenari che stanno combattendo contro gli insorti libici. Mercenari al soldo del miglior offerente —il che la dice lunga sulla natura dei combattenti pro-Gheddafi, ma anche sulla prudenza di USA e NATO, che paventano l’attacco in difesa degli insorti, ma non lo fanno, e non lo fanno anche perché sanno bene che Israele ha una tresca con Tripoli.
7. A questo punto c’è chi si chiederà: «Ma se gli USA , al NATO e la Ue hanno scaricato Gheddafi, comè che i sionisti invece lo difendono»? E’ sbagliato pensare che Israele ubbidisca come un servo docile alla Casa Bianca. Lo si è visto anche recentemente sulla vicenda egiziana, quando Netanyahu ha difeso Mubarak fino all’ultimo, contestando apertamente la scelta americana di chiederne le dimissioni. Israele si considera sulla prima linea del fronte, ha attorno le più agguerrite resistenze, e ha bisogno di una rete araba di protezione. Questa rete sta crollando, e ciò rappresenta una minaccia per i sionisti. Israele davanti al fatto che tutte, ma proprie tutte le Resistenze della regione parteggiano per gli insorti egiziani, tunisini, libici, yemeniti ecc., e non avendo la preoccupazione di convincere, come deve fare Obama, la propria opinione pubblica e quella araba e persiana sulla sincerità dei suoi intenti democratici, non può quindi che schierararsi dall’altra parte delle resistenze, non solo a parole ma nei fatti, aiutando come può i satrapi. Si può capire quindi perché Tel Aviv, dietro le quinte stia aiutando Gheddafi. Riflettano quelli che da noi si sono schierati a spada tratta col Colonnello libico, dipingendolo come eroe della causa antimperialista. Le cose non stanno così.
Prendiamo atto che le rivelazioni della stampa israeliana non sono state raccolte oggi dai grandi quotidiani italiani. Non è un caso. Il muro omertoso è stato tuttavia bucato da due quotidiani minori, Il Messaggero e da Il Mattino di Napoli. Riportiamo qui sotto l’articolo de Il Mattino, pubblicato nell’edizione di oggio, 5 marzo.
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Il mattino 5/03/2011
La stampa israeliana: «I nostri Servizi lavorano per il Colonnello» La rivelazione Mercenari reclutati da Global Cst Il via libera dallo stesso Netanyahu per evitare la vittoria degli islamici
Eric Salerno
«LEGGENDA, oppure verità»,titola il quotidiano israeliano Maariv per raccontare una storia che sembra uscita da un intrigante romanzo di fantapolitica. Quei mercenari, africani ma non soltanto, che stanno combattendo in Libia per cercare di salvare Gheddafi sarebbero stati reclutati da una famosa organizzazione di Tel Aviv. Su richiesta del leader libico. E con il beneplacito delle più alte sfere del governo Netanyahu. Negli anni Ottanta, quando la Giamahiria figurava tra gli stati dell'«Asse del male», Yehezkel Dror, professore emerito dell'Università ebraica di Gerusalemme e consulente del Ministero della Difesa israeliano, mi disse che «se non fosse esistito, il leader libico andava inventato». La spiegazione: essendo molto meno pericoloso di quello che appariva, consentiva all'Occidente di flettere i muscoli quando con altri «regimi canaglia» sarebbe stato, dal punto di vista strategico, molto rischioso. Con il tempo, il nome della Libia fu tolto dalla lavagna nera dei cattivi, anche perché, si diceva, costituiva un baluardo contro l'avanzata dell'Islam radicale in Africa del Nord. E sarebbe proprio per questo motivo che Israele avrebbe voluto mantenerlo sul trono della Giamahiria. Giorni fa la tv araba Al Jazeera raccontò di aver saputo da un non meglio identificato giornalista del quotidiano Yediot Aharonot una storia che ha dell'incredibile. I118 febbraio il premier israeliano avrebbe riunito attorno a sé i suoi colleghi della Difesa Ehud Barak, degli Esteri Avigdor Lieberman e il capo dell'intelligence militare, generale Aviv Cochavi. Dovevano decidere su una richiesta arrivata da uno dei capi dei servizi segreti di Tripoli. La Libia non riconosce Israele ma sono sempre esistiti rapporti indiretti tra i due Paesi. Tanto che, anni fa, il Mossad salvò la vita di Gheddafi facendogli arrivare notizia di un complotto ordito ai suoi danni. Ora, secondo il racconto, Gheddafi chiedeva aiuto e faceva leva sulla paura degli israeliani dive-der nascere in Libia uno stato islamico fondamentalista. Voleva mercenari e la Global Cst, diretta da un ex capo di stato maggiore, il generale Ziv, è famosa per queste cose: è sufficiente ricordare la liberazione di Ingrid Betancourt in Colombia. La richiesta era per cinqu antamila mercenari. La cifra concordata, cinque miliardi di dollari. La Global Cst è presente in molti Paesi africani. Offre addestramento per gli eserciti del continente. E anche di più. Ma non deve essere facile mettere insieme cinquantamila soldati diventura, anche se non mancano altre organizzazioni per il reclutamento di poveri africani disposti a tutto. Tutto vero? Vero in parte? Falso? Per ora non ci sono conferme. Ma, come sottolinea Maariv, nemmeno smentite per una vicenda potenzialmente molto imbarazzante per Israele. Naturalmente, al di là di queste indiscrezioni, difficilmente mai si potrà sapere la verità, però questavi renda dimostra come la realtà sia molto meno leggibile di come apparentemente potrebbe sembrare ai più ingenui
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