[ domenica 8 settembre 2019 ]
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Pare assodato (fino a prova contraria) che, prima di provocare la crisi di governo, Salvini abbia sentito al telefono Zingaretti, il quale gli avrebbe espresso la propria contrarietà a un’alleanza con i 5S e la propria determinazione ad andare eventualmente a elezioni anticipate. Dopodiché Salvini avrebbe agito come sappiamo. Vero o no che sia, resta il fatto che Matteo Renzi, contrarissimo da sempre a una scelta di quel tipo, ci si è, contro ogni previsione, buttato a capofitto, e, forte di una maggioranza parlamentare nell’ambito Pd, abbia di fatto rovesciato l’impostazione del segretario del partito che ha dovuto (!?) fare buon viso a cattivo gioco. Il perché della scelta di Renzi è chiara: non ha cambiato idea, ha solo adattato le proprie scelte alle esigenze del momento: ovviamente le sue. La scuola-quadri che ha allestito al Ciocco, in Lucchesia, mettendo insieme una squadra di giovani sotto i trent’anni, non è pronta, dunque i tempi non sono ancora maturi per la fondazione di un nuovo partito.
Sottolineo, per inciso, che c’è in giro una smania di fondar partiti a dir poco patologica: Calenda vuole fondare un nuovo partito (ha già lasciato il Pd), ma anche Flavio Briatore avrebbe già annunciato di voler fondare il «Movimento del Fare», che nascerebbe, naturalmente, “per essere al completo servizio dei cittadini” (e forse mai frase è stata tanto abusata). Tornando a Renzi, il Nostro aspetta quindi il momento buono a far cascare il governo, forte della sua maggioranza nel Pd; se si andasse al voto subito perderebbe quelle poltrone e il suo disegno subirebbe quantomeno un arresto. Non a caso Salvini, dopo l’incontro con Mattarella, ha dichiarato, tra l’altro, che l’accordo con il Pd nasceva per conservare la poltrona a 100 parlamentari. Quelli del Pd, appunto, 100 tra Camera (70) e Senato (30). Salvini ha detto anche altro: la scelta di far nascere il governo Pd-5S sarebbe nata altrove, cioè a Bruxelles, principali sponsor Francia e Germania.
Ora è vero che è Salvini che ha rotto l’alleanza con i 5S, ma è anche vero che, dopo le elezioni europee, il clima tra i due contraenti si era arroventato (e sui perché si potrebbe ancora discutere), al punto che era ormai chiaro, almeno a chi non volesse indossare un paraocchi, che quell’alleanza non avrebbe retto a lungo. L’improvviso inalberarsi dei 5S dopo mesi di cedimenti alle pretese della Lega sono risultati indigeribili per Salvini, forte dell’affermazione alle europee, ma minoranza in parlamento rispetto ai 5S.
Ora Salvini fa la vittima di un complotto che sarebbe stato organizzato a suo danno. E, data la sua caratura da Rodomonte o Capitan Fracassa, o quel che piú vi pare, non può che coprirsi di ridicolo. Resta il fatto, però, che in Europa quelli che avrebbero dovuto essere i suoi alleati (Farage, Orban, Kaszynski), tutti «sovranisti», ma ciascuno a casa propria, non si sono mai uniti (a quanto pare) al gruppo «Identità e Democrazia» di cui Salvini sarebbe il “padre nobile”. Cosí almeno dice il «Fatto» e, a questo — forse — si può credere. D’altra parte non può non stupire la rapidità con cui si è arrivati a un accordo tra due forze che se ne son dette di tutti i colori, fino a tempi recenti e recentissimi, né bastano le sollecitazioni di Mattarella a spiegarlo. C’era un qualche abboccamento in atto fin da dopo le elezioni? Forse per iniziativa di entrambe le parti, ciascuna con le proprie mire contrabbandate, rigorosamente, “per il bene del paese”?
Ora è vero che è Salvini che ha rotto l’alleanza con i 5S, ma è anche vero che, dopo le elezioni europee, il clima tra i due contraenti si era arroventato (e sui perché si potrebbe ancora discutere), al punto che era ormai chiaro, almeno a chi non volesse indossare un paraocchi, che quell’alleanza non avrebbe retto a lungo. L’improvviso inalberarsi dei 5S dopo mesi di cedimenti alle pretese della Lega sono risultati indigeribili per Salvini, forte dell’affermazione alle europee, ma minoranza in parlamento rispetto ai 5S.
Ora Salvini fa la vittima di un complotto che sarebbe stato organizzato a suo danno. E, data la sua caratura da Rodomonte o Capitan Fracassa, o quel che piú vi pare, non può che coprirsi di ridicolo. Resta il fatto, però, che in Europa quelli che avrebbero dovuto essere i suoi alleati (Farage, Orban, Kaszynski), tutti «sovranisti», ma ciascuno a casa propria, non si sono mai uniti (a quanto pare) al gruppo «Identità e Democrazia» di cui Salvini sarebbe il “padre nobile”. Cosí almeno dice il «Fatto» e, a questo — forse — si può credere. D’altra parte non può non stupire la rapidità con cui si è arrivati a un accordo tra due forze che se ne son dette di tutti i colori, fino a tempi recenti e recentissimi, né bastano le sollecitazioni di Mattarella a spiegarlo. C’era un qualche abboccamento in atto fin da dopo le elezioni? Forse per iniziativa di entrambe le parti, ciascuna con le proprie mire contrabbandate, rigorosamente, “per il bene del paese”?
Ora ci si è messo anche Trump con l’endorsement a “Giuseppi” Conte presidente del Consiglio (e tanti saluti per Salvini); il quale Conte ribadisce la scelta europeista e atlantica, anzi prima atlantica e poi europeista, se non ricordo male. Qualcuno ha avanzato l’ipotesi che Trump voglia il G8 con dentro la Russia, scelta in cui avrebbe l’appoggio già manifesto di Conte. Perché Trump ci terrebbe? Destabilizzare al massimo l’Europa, impedendo che in qualche modo possa costituirsi una formazione che si rapporti paritariamente con entrambe le potenze (Usa e Russia) e ponendosi in prospettiva come entità equidistante (tentativo messo in atto da Berlusconi con Pratica di Mare), consentirebbe un confronto diretto tra Russia e Usa, probabilmente mai sparito dalle aspirazioni del Pentagono. Sono state esposte con chiarezza nel nostro “giro” di comunicazioni le due tendenze a confronto : +Usa - Ue; + Ue - Usa. Ora queste due tendenze — opportunamente sorrette e alimentate a dovere — non finirebbero per integrarsi a vicenda? Concorrendo a favorire un confronto diretto Usa-Russia? Tanto più che sullo scenario mondiale si fa sempre piú avanti la Cina che, per il momento, non pare intenzionata a usare le armi ma, se la situazione dovesse precipitare, potrebbe anche farvi ricorso. E su quest’ultima parte mi fermo qui...
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