[ domenica 1 settembre 2019]
Il prossimo governo ultra-eurista giallo-rosa: sempre più chiara in questi giorni appare la notizia che il tanto esorcizzato “inciucio” è fatto quasi compiuto.
La manifestazione leghista del 19 ottobre: il “governo del cambiamento” è stato fatto cadere da Salvini, che ora tenta di farsi passare da oppositore dell’Unione Europea risfoderando le antiche felpe “basta euro” che gli permisero una miracolosa crescita nei sondaggi.
La necessità di dar vita ad un movimento popolare di Liberazione
Tre buone ragioni per essere a Roma il 12 ottobre
Il prossimo governo ultra-eurista giallo-rosa: sempre più chiara in questi giorni appare la notizia che il tanto esorcizzato “inciucio” è fatto quasi compiuto.
I vertici del Movimento 5 Stelle, in sfregio alla base militante sincera che credeva veramente in una possibile rivoluzione politica, stanno decidendo per un governo assieme al Partito Democratico, lo stesso partito del Jobs Act, della Fornero e della Buona Scuola, partito di riferimento, seppur oramai morente, del padronato franco-tedesco.
La manifestazione del 12 ottobre deve quindi essere intesa anche come violentissimo attacco a questo governo, nato per tutelare il dominio indiscusso delle oligarchie ordoliberiste della Mitteleuropa.
Molto probabilmente il nuovo governo godrà di un “trattamento di favore”, la mano con loro sarà piuma, come suggerito da Oettinger. Questo perché i gruppi di potere ora egemoni in Europa temono un cambio della guardia a favore di altri concorrenti, come la borghesia esportatrice del nord-est appoggiata dalla Lega. Conte, marionetta nelle mani dei poteri euristi, è da osteggiare e da boicottare. Il suo tono istituzionale e la sua cultura nascondo la sua natura collaborazionista. Il discorso da lui pronunciato il 20 agosto, per quanto pregno di colte citazioni e formalmente bello, è stato un discorso puramente europeista, in perfetta sintonia con le direttive europee per quanto riguarda istruzione, economia e subordinazione dello stato nazionale.
La manifestazione leghista del 19 ottobre: il “governo del cambiamento” è stato fatto cadere da Salvini, che ora tenta di farsi passare da oppositore dell’Unione Europea risfoderando le antiche felpe “basta euro” che gli permisero una miracolosa crescita nei sondaggi.
Salvini è un bluff: ne ha dato la prova al governo, dove distraendo gli italiani con il fantasma dell’immigrazione e ponendosi come guardiano dell’identità italiana, per lui fatta di presepi e padri pii, ha proposto provvedimenti del tutto in linea con le direttive europee, accontentandosi delle briciole, come quel ridicolo 2,04 di deficit.
L’Italia ha bisogno di chiarezza, di radicalità, di coerenza, tutte cose che non troverà mai nei discorsi del pifferaio magico ultra-liberista e secessionista Matteo Salvini. Moltissimi cittadini in buonafede sperano in lui e lo votano. Questa volontà di cambiamento è legittima e più che giustificata, ma loro sono stati ingannati e sono ingannati tutt’ora dal Renzi padano. I suoi obbiettivi sono i medesimi delle forze europeiste, cambia solamente il nome di chi si vorrebbe a capo del mostro totalitario di Bruxelles.
La necessità di dar vita ad un movimento popolare di Liberazione
All’interno del panorama parlamentare, da destra a sinistra, non vi è una sola persona che persegua gli interessi del popolo lavoratore. Le nostre camere sono state infiltrate in maniera certosina da una malvagia compagine di araldi del libero mercato, del liberismo sfrenato, della tecnocrazia totalitaria. In questi gruppi non si deve riporre fiducia, sarebbe illogico e assolutamente contrario alla ragione.
Occorre guardare al popolo e al popolo solo, che vuole tornare a sentirsi tale, che chiede di avere sovranità su se stesso, di aver riconosciuto il proprio diritto ad esistere e ad autodeterminarsi. L’unica strada è la mobilitazione popolare attraverso, per e grazie al popolo stesso. Da esso deve sorgere un movimento di liberazione che sappia con un colpo di scopa spazzar via ogni collaborazionista, ogni potere corporativo e camoristico, ogni interesse di parte e in contrasto con quello generale.
Il 12 ottobre, lungi da rappresentare il punto d’arrivo, deve invece essere l’inizio di tale movimento, il primo atto di una liberazione nazionale che sarà ad un tempo politica, economica e morale.
* Fonte: Giovine Italia
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