[ martedì 19 agosto 2019 ]
Se c'è una rivista che più d'ogni altra esprime i luoghi comuni ideologici della sinistra sinistrata questa è LEFT —notare l'anglicismo.
Delle vere e proprie bufale di questa rivista questo blog si è occupato in almeno due occasioni. Nel novembre 2018 "LEFT: OVVERO LA SINISTRA PER I SACRIFICI" (di Leonardo Mazzei) e nell'aprile scorso, "TUTT ' ERBA... UN FASCIO" (di Piemme).
Nel branco che inneggia scomposto alla lotta contro il cosiddetto "rossobrunismo", ovvero la sinistra patriottica, LEFT sgomita per occupare la prima fila, nell'ambizione di scalzare il gruppo Repubblica-l'Espresso e il manifesto.
Per portare acqua al mulino della lotta contro il rossobrunismo la rivista ha intervistato lo storico e esimio filologo Luciano Canfora, uno dei pezzi da novanta dell'élite progressista di sinistra. Il titolo dell'intervista è tutto un programma: Cosmopoliti di tutto il mondo unitevi. Un'intervista che va letta e attentamente studiata, in quanto è un distillato chimicamente puro del sinistrismo globalista e politicamente corretto.
Tre sono le grossolane (usiamo un eufemismo) mosse di Canfora: (1) chiunque sia contro l'anarco-immigrazione è un nazista, visto che gli immigrati di oggi sono come gli ebrei di ieri; (2) Il cosmopolitismo è la stessa cosa dell'internazionalismo proletario di cui parlava Marx; (3) chi a sinistra avoca a sé il patriottismo, anche ove fosse quello di radice democratica e costituzionale, è un "malto di mente".
Leggere per credere:
Ps
Per la cronaca, segnalo che anni addietro dovetti occuparmi del Canfora. Per la precisione: L'IMMIGRAZIONE E NOI, RISPOSTA A LUCIANO CANFORA
Se c'è una rivista che più d'ogni altra esprime i luoghi comuni ideologici della sinistra sinistrata questa è LEFT —notare l'anglicismo.
Delle vere e proprie bufale di questa rivista questo blog si è occupato in almeno due occasioni. Nel novembre 2018 "LEFT: OVVERO LA SINISTRA PER I SACRIFICI" (di Leonardo Mazzei) e nell'aprile scorso, "TUTT ' ERBA... UN FASCIO" (di Piemme).
Nel branco che inneggia scomposto alla lotta contro il cosiddetto "rossobrunismo", ovvero la sinistra patriottica, LEFT sgomita per occupare la prima fila, nell'ambizione di scalzare il gruppo Repubblica-l'Espresso e il manifesto.
Per portare acqua al mulino della lotta contro il rossobrunismo la rivista ha intervistato lo storico e esimio filologo Luciano Canfora, uno dei pezzi da novanta dell'élite progressista di sinistra. Il titolo dell'intervista è tutto un programma: Cosmopoliti di tutto il mondo unitevi. Un'intervista che va letta e attentamente studiata, in quanto è un distillato chimicamente puro del sinistrismo globalista e politicamente corretto.
Tre sono le grossolane (usiamo un eufemismo) mosse di Canfora: (1) chiunque sia contro l'anarco-immigrazione è un nazista, visto che gli immigrati di oggi sono come gli ebrei di ieri; (2) Il cosmopolitismo è la stessa cosa dell'internazionalismo proletario di cui parlava Marx; (3) chi a sinistra avoca a sé il patriottismo, anche ove fosse quello di radice democratica e costituzionale, è un "malto di mente".
Leggere per credere:
D. Riprendere oggi a coltivare il cosmopolitismo potrebbe essere un antidoto rispetto all’ideologia suprematista e isolazionista alla Trump? È antistorica la sua visione condivisa da Salvini che dice: «Prima gli italiani»?
R. Non direi antistorica. È pre culturale, al di sotto della media minima necessaria degli esseri pensanti, è una forma sub umana di pensiero (o meglio di non pensiero), che ha una sua forza soltanto nella campagna ferocissima di cacciata dei migranti, di disseminazione della paura, di additamento di un nemico che non è un nemico, esattamente come durante il nazionalsocialismo tedesco si additava l’ebreo come l’affamatore del popolo. È lo stesso meccanismo.
D. Il cosmopolitismo è un antidoto?
R. È ben più che un antidoto, noi abbiamo scelto questo tema qui a Genova, proponendolo alla cittadinanza e alle scuole, perché riteniamo che il mondo tutto corra pericolo, dall’America di Trump al nostro Paese.
D. Cosa dire a chi anche a sinistra prospetta un ritorno a un’idea di patria seppur legata alla Costituzione?
Il massimo della scorrettezza e della malafede intellettuale. Tanto più se a sostenere certe fesserie è un personaggio colto come Canfora. Come ebbe a dire Lenin a proposito di Rosa Luxemburg, "... accade a volte che le aquile razzolino nell'aia assieme alle galline".
R. Di curarsi la mente e di studiare la storia.
Ps
Per la cronaca, segnalo che anni addietro dovetti occuparmi del Canfora. Per la precisione: L'IMMIGRAZIONE E NOI, RISPOSTA A LUCIANO CANFORA
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6 commenti:
Niente da dire sulla stima (ovviamente critica) di Lenin per la Luxemburg.
Ma, malgrado tutto ciò che di per lo più buono ha scritto Canfora, il paragone mi sembra un tantino eccessivamente lusinghiero.
Soprattutto la Rosa ha ANCHE commesso errori seri, ma non mi sembra si sia mai nemmeno avvicinata ad un simile oggettivo abisso di servilismo verso la peggiore reazione imperialistica.
Personalmente troverei più calzante paragonarlo a un Plechanov.
G.B.
La disonesta' intellettuale di Canfora e' risaputa, un barone rosso del cazzo. Riguardo la rivista left sono piu" merdi loro che quelli di Casa Pound, vanno combattuti come nemici.
Quando non si hanno argomenti...
Il razzismo a sfondo ideologico che sprizza dalle parole di Canfora ha dell'inverosimile.
Hanno perso la testa.
Ovviamente siamo d'accordo con G.B.,
che il Canfora è neanche lo sporco delle unghie di Rosa Luxemburg.
Con l'analogia ci siamo presi, come dire, una licenza... letteraria.
Sono squassato da dubbi tellurici.
Parliamo di compagni che sbagliano, che rinnegano le evidenze per salvare autostima, identità, fede nel marxismo, posti al sole ecc. oppure sono solo gli esiti obbligati di una filosofia marxista che se ne fotte della verità ab imis?
In fin dei conti sia Marx, che Lenin, che Stalin, che Mao hanno ripiegato sul nazionalismo e sull’internazionalismo solo di fronte alla sconfitta delle tesi primigenie.
Noi saremmo dunque marxisti che ammettono la sconfitta del materialismo storico e si vedono costretti a ripiegare sul senso ancestrale della coesione sociale che deriva dalla lingua e dalla cultura comuni più che dalla comune identità politica?
Ma allora non è la stessa dottrina marxista che va superata, più che contemperata da iniezioni di opportunismo?
Dobbiamo guardarci negli occhi e ammettere che i compagni che sbagliano non fanno altro che aderire al primo Marx e a Trotsky e a Gramsci e non ne vogliono sapere di compromessi. Loro sono pazzi che danno dei pazzi a noi, ma noi abbiamo una nevrosi non meno grave. Cerchiamo solo di salvare capra e cavoli ma non è che noi siamo disposti a rivedere le nostre stesse identiche basi filosofiche. Mi sa che serve un’esame di realtà un po’ più radicale: Marx va superato davvero, salvando solo ciò che davvero serve. Lo avrebbe fatto anche lui se ne avesse avuto tempo. Non per niente si dichiarava non marxista già quand’era in vita.
"...forma SUB-UMANA di pensiero...", singolare che proprio quando nomina gli ebrei, usi la categoria di "untermeschen", tipica dei nazisti, seppure alla rovescia...
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