[ 1 luglio 2018 ]
A Bologna è scoppiato il caso Arci Benassi, un luogo storico della sinistra, a seguito di un programma mandato in onda da La7 nel quale alcuni soci esprimevano considerazioni positive sulle posizioni assunte in questi giorni da Salvini.
Apriti cielo! Imbarazzo totale. Immediatamente è partito, non il dibattito, ma il processo con il corollario di epiteti: fascisti, razzisti ed altro.
Che cosa hanno detto di tanto sconvolgente i malcapitati avventori? Ecco di seguito alcuni frasi: “Salvini fa bene a smuovere le acque. L'immigrazione va regolarizzata. La nave? Almeno ora tocca anche agli altri”, “Credevo alla sinistra quando c'era il PCI, non voto più da tempo”, “Io voto PD ma Salvini prospera perché la sinistra ha lasciato troppo andare. E lui fa bene a farsi sentire con l'Europa. Finalmente uno che ci prova; ma la schedatura dei Rom è sbagliata”, “Salvini dice prima gli italiani. Voto PD ma il partito deve pensare a chi tra noi non ha lavoro, è esodato, ha una pensione da fame”. Come si vede sono frasi che esprimono un sentire popolare e confermano i motivi che hanno portato al governo gialloverde e alla crisi delle cosiddette sinistre. Solo qualche giorno dopo i fatti, al ballottaggio di Imola, un altro baluardo del PD è caduto passando ai 5S. Tutto ciò conferma quanto accaduto in precedenza in altri paesi: Brexit, Francia, Trump.
Nulla di nuovo dunque. Come non nuova è l'incapacità delle cosiddette sinistre di capire che le classi popolari, e non solo, chiedono PROTEZIONE contro la globalizzazione e le sue istituzioni. Non capire la richiesta sicurezza significa non capire la questione sociale.
Certo, ciò è difficile quando una gran parte della cosiddetta sinistra è direttamente colpevole. E quando l'altra, quella radicale, ne condivide la filosofia generale non comprendendo che gli esiti negativi sono l'inevitabile conseguenza dell’attacco condotto contro gli stati nazionali (attacco spesso condiviso da molto anarchismo della gauche) a favore della libera circolazione di capitali, merci e persone. La connessione fra il giustificato sentire popolare e Salvini avviene in questa frattura tra sinistra, il ruolo dello stato e classi subalterne.
Il leader leghista, peraltro, non può e non vuole risolvere i problemi, ma intende usarli: gli consentono una campagna elettorale permanente e gratuita. Per molto tempo ha posto le questioni in termini effettivamente xenofobi ma da quando è al governo ha accentuato un linguaggio che cerca di cogliere un più vasto senso comune: bisogna bloccare il traffico criminale di schiavi, bisogna alzare la voce con gli altri paesi europei che non fanno nulla, bisogna far sì che i bambini Rom vadano a scuola… .
Anche per Salvini i nodi verranno al pettine. Alla lunga non basterà una miniriforma della Fornero o del Jobs act per mantenere il consenso. Il tallone d'Achille è una politica economica che non può funzionare: arricchire i già ricchi per arricchire tutti. Il disagio e l'incertezza rimarranno. Allora il capro espiatorio migrante sarà sempre utile. Del resto appellarsi per la risoluzione dei problemi ad un Unione per questo governo è un paradosso, un'ipocrisa o una tattica. Di vincolante l'Unione ha solo l'euro!
Questo però ci aiuta a capire ciò che dovevamo capire da tempo. Senza disinnescare la questione delle migrazioni sarà sempre difficile indirizzare lo scontro verso i nemici principali: il finanzcapitalismo, la logica del profitto, le multinazionali, l'Unione Europea. L’accoglienza senza limiti e regole è benzina sul fuoco. L'Europa andrà sempre più a destra. Mentre l’Italia, secondo il sentire comune di molta sinistra, di fronte alle ondate migratorie dovrebbe semplicemente aprire tutti gli accessi! In questo modo le porte sarebbero aperte, sì, ma a Orban o peggio.
Ovviamente le soluzioni non sono facili. Nessuno ha la bacchetta magica. Ma la questione andrebbe almeno impostata in modo corretto. Il divario economico fra Africa subsahariana ed altre zone permarrà. È vero che si prevede una riduzione delle differenze economiche, ma anche una moltiplicazione per due o per tre della popolazione. In questo quadro, tolto il 7% circa che ottiene lo status di rifugiato, gli altri migranti sono di altra natura: migranti economici, si dice. In realtà la dizione non è precisa. Sono migranti “politici”.
In Africa, chi ha 4000 euro e oltre di disponibilità per affrontare il viaggio non è un povero. È membro di un ceto medio, in larga parte urbanizzato e scolarizzato, che si sente bloccato nella progressione sociale a causa della ripartizione verso l'alto della ricchezza attuata da élite autoritarie e spesso serve degli interessi occidentali: vedi tutti i paesi che aderiscono al CFA, la moneta unica subordinata alla Banca di Francia. La soluzione scelta è quella dell'emigrazione. Siamo passati dall'esercito di riserva ai popoli di riserva. Vedi anche alla voce delocalizzazioni.
Ma questa migrazione, in Europa, impatta con un ceto medio e classi popolari che sono “in discesa” quanto a status e condizione. Lo scontro è invitabile, e se la situazione degli uni e degli altri non cambierà, esso diverrà endemico e si alzerà di livello. L'etnicizzazione del conflitto e della società sarà inevitabile e il conflitto rimarrà fra e nel popolo. Sarà un disastro. Peraltro, i migranti, solo in parte diventeranno lavoratori: molti ingrosseranno le fila della piccola borghesia, altri saranno sottoproletariato.
Va compreso che ogni società ha un suo limite di accoglienza. Ed è tanto più basso quanto più bassa è la condizione sociale delle classi popolari e della maggioranza dei cittadini. Anche l'unità di classe ha un livello in cui può essere perseguita ed un altro dove c'è lo scontro. Se si vuole invertire la rotta, e consentire anche una capacità di accoglienza superiore ed un'unità di classe e di popolo, è dunque necessario regolarizzare, controllare i flussi: anzi concordare i flussi. A questo proposito appare davvero stravagante che chi si riempie la bocca di sovranità popolare non ne tenga in nessun conto in questo caso. Se uno bussa alla mia porta io posso accoglierlo temporaneamente, per sempre, ma anche dire di no: non per odio, ma perché devo commisurare l’accoglienza alla mia condizione ed alla possibilità di un inserimento dignitoso. Per questo, a differenza di Salvini che lavora per mantenere sacche crescenti di utile clandestinità, si devono assicurare le condizioni sociali e politiche per una progressiva piena regolarizzazione di chi si stabilizza in Italia.
Inoltre i migranti si consegnano ad una filiera criminale, concorrendo a produrre una vera e propria economia della migrazione in Libia, Niger, Mali. Un'economia che deve essere sempre alimentata. Siamo anche al paradosso che chi paga il viaggio finisce nei lager. Non può stupire che i migranti, dopo tante sofferenze, vengano anche usati per le trattative con i governi dell'altra sponda o per regolare ed affrontare questioni interne agli stati dell'Unione. Si mette anche a dura prova il diritto internazionale che impone giustamente di salvare la gente in mare. Ma queste leggi sono state varate (sembra a partire dalla vicenda del Titanic) per salvare le persone da naufragi causali: collisioni, incendi, tempeste. Qui ci troviamo dinnanzi a naufragi programmati e continuati. Detto e ripetuto che tutti devono essere salvati, la questione non è umanitaria ma tutta politica.
Ma se è evidente che la soluzione sta all'origine dei flussi, andrebbe tuttavia subito cancellata la frase: “aiutiamoli a casa loro”. È davvero una frase meschina che nasconde intenti meschini. I migranti, infatti, vengono utilizzati per una nuova fase di colonizzazione e controllo delle ricchezze. Prima e dopo gli aiuti infatti arrivano sempre i militari. Anzi, di militari occidentali in Africa, in Medio Oriente, ed in altre zone ce ne sono già davvero troppi.
Se il primo cambiamento sociale, politico, democratico, egualitario deve dunque avvenire in Africa, questo non può essere che essere compiuto dagli africani stessi. Nessuno può liberare nessun altro. Vogliamo altre guerre umanitarie, altre esportazioni di democrazia?! Il continente, per altro, ha una lunga storia di lotte di liberazione e per il socialismo. Lotte spesso fallite proprio per gli interessi e gli interventi dei paesi occidentali. L'internazionalismo di cui spesso si straparla, dunque, non si identifica certo con l'accoglienza ma con la lotta di liberazione e per il socialismo, in occidente come nel resto del mondo.
Il nemico è comune: la globalizzazione liberista, il modello finanzcapitalista, le multinazionali, e i poteri che le rappresentano in modi diversi in Italia, in Europa, e nelle varie realtà dell’Africa e del mondo.
* Fonte : Socialismo 2017
A Bologna è scoppiato il caso Arci Benassi, un luogo storico della sinistra, a seguito di un programma mandato in onda da La7 nel quale alcuni soci esprimevano considerazioni positive sulle posizioni assunte in questi giorni da Salvini.
Apriti cielo! Imbarazzo totale. Immediatamente è partito, non il dibattito, ma il processo con il corollario di epiteti: fascisti, razzisti ed altro.
Che cosa hanno detto di tanto sconvolgente i malcapitati avventori? Ecco di seguito alcuni frasi: “Salvini fa bene a smuovere le acque. L'immigrazione va regolarizzata. La nave? Almeno ora tocca anche agli altri”, “Credevo alla sinistra quando c'era il PCI, non voto più da tempo”, “Io voto PD ma Salvini prospera perché la sinistra ha lasciato troppo andare. E lui fa bene a farsi sentire con l'Europa. Finalmente uno che ci prova; ma la schedatura dei Rom è sbagliata”, “Salvini dice prima gli italiani. Voto PD ma il partito deve pensare a chi tra noi non ha lavoro, è esodato, ha una pensione da fame”. Come si vede sono frasi che esprimono un sentire popolare e confermano i motivi che hanno portato al governo gialloverde e alla crisi delle cosiddette sinistre. Solo qualche giorno dopo i fatti, al ballottaggio di Imola, un altro baluardo del PD è caduto passando ai 5S. Tutto ciò conferma quanto accaduto in precedenza in altri paesi: Brexit, Francia, Trump.
Nulla di nuovo dunque. Come non nuova è l'incapacità delle cosiddette sinistre di capire che le classi popolari, e non solo, chiedono PROTEZIONE contro la globalizzazione e le sue istituzioni. Non capire la richiesta sicurezza significa non capire la questione sociale.
Certo, ciò è difficile quando una gran parte della cosiddetta sinistra è direttamente colpevole. E quando l'altra, quella radicale, ne condivide la filosofia generale non comprendendo che gli esiti negativi sono l'inevitabile conseguenza dell’attacco condotto contro gli stati nazionali (attacco spesso condiviso da molto anarchismo della gauche) a favore della libera circolazione di capitali, merci e persone. La connessione fra il giustificato sentire popolare e Salvini avviene in questa frattura tra sinistra, il ruolo dello stato e classi subalterne.
Il leader leghista, peraltro, non può e non vuole risolvere i problemi, ma intende usarli: gli consentono una campagna elettorale permanente e gratuita. Per molto tempo ha posto le questioni in termini effettivamente xenofobi ma da quando è al governo ha accentuato un linguaggio che cerca di cogliere un più vasto senso comune: bisogna bloccare il traffico criminale di schiavi, bisogna alzare la voce con gli altri paesi europei che non fanno nulla, bisogna far sì che i bambini Rom vadano a scuola… .
Anche per Salvini i nodi verranno al pettine. Alla lunga non basterà una miniriforma della Fornero o del Jobs act per mantenere il consenso. Il tallone d'Achille è una politica economica che non può funzionare: arricchire i già ricchi per arricchire tutti. Il disagio e l'incertezza rimarranno. Allora il capro espiatorio migrante sarà sempre utile. Del resto appellarsi per la risoluzione dei problemi ad un Unione per questo governo è un paradosso, un'ipocrisa o una tattica. Di vincolante l'Unione ha solo l'euro!
Questo però ci aiuta a capire ciò che dovevamo capire da tempo. Senza disinnescare la questione delle migrazioni sarà sempre difficile indirizzare lo scontro verso i nemici principali: il finanzcapitalismo, la logica del profitto, le multinazionali, l'Unione Europea. L’accoglienza senza limiti e regole è benzina sul fuoco. L'Europa andrà sempre più a destra. Mentre l’Italia, secondo il sentire comune di molta sinistra, di fronte alle ondate migratorie dovrebbe semplicemente aprire tutti gli accessi! In questo modo le porte sarebbero aperte, sì, ma a Orban o peggio.
Ovviamente le soluzioni non sono facili. Nessuno ha la bacchetta magica. Ma la questione andrebbe almeno impostata in modo corretto. Il divario economico fra Africa subsahariana ed altre zone permarrà. È vero che si prevede una riduzione delle differenze economiche, ma anche una moltiplicazione per due o per tre della popolazione. In questo quadro, tolto il 7% circa che ottiene lo status di rifugiato, gli altri migranti sono di altra natura: migranti economici, si dice. In realtà la dizione non è precisa. Sono migranti “politici”.
In Africa, chi ha 4000 euro e oltre di disponibilità per affrontare il viaggio non è un povero. È membro di un ceto medio, in larga parte urbanizzato e scolarizzato, che si sente bloccato nella progressione sociale a causa della ripartizione verso l'alto della ricchezza attuata da élite autoritarie e spesso serve degli interessi occidentali: vedi tutti i paesi che aderiscono al CFA, la moneta unica subordinata alla Banca di Francia. La soluzione scelta è quella dell'emigrazione. Siamo passati dall'esercito di riserva ai popoli di riserva. Vedi anche alla voce delocalizzazioni.
Ma questa migrazione, in Europa, impatta con un ceto medio e classi popolari che sono “in discesa” quanto a status e condizione. Lo scontro è invitabile, e se la situazione degli uni e degli altri non cambierà, esso diverrà endemico e si alzerà di livello. L'etnicizzazione del conflitto e della società sarà inevitabile e il conflitto rimarrà fra e nel popolo. Sarà un disastro. Peraltro, i migranti, solo in parte diventeranno lavoratori: molti ingrosseranno le fila della piccola borghesia, altri saranno sottoproletariato.
Va compreso che ogni società ha un suo limite di accoglienza. Ed è tanto più basso quanto più bassa è la condizione sociale delle classi popolari e della maggioranza dei cittadini. Anche l'unità di classe ha un livello in cui può essere perseguita ed un altro dove c'è lo scontro. Se si vuole invertire la rotta, e consentire anche una capacità di accoglienza superiore ed un'unità di classe e di popolo, è dunque necessario regolarizzare, controllare i flussi: anzi concordare i flussi. A questo proposito appare davvero stravagante che chi si riempie la bocca di sovranità popolare non ne tenga in nessun conto in questo caso. Se uno bussa alla mia porta io posso accoglierlo temporaneamente, per sempre, ma anche dire di no: non per odio, ma perché devo commisurare l’accoglienza alla mia condizione ed alla possibilità di un inserimento dignitoso. Per questo, a differenza di Salvini che lavora per mantenere sacche crescenti di utile clandestinità, si devono assicurare le condizioni sociali e politiche per una progressiva piena regolarizzazione di chi si stabilizza in Italia.
Inoltre i migranti si consegnano ad una filiera criminale, concorrendo a produrre una vera e propria economia della migrazione in Libia, Niger, Mali. Un'economia che deve essere sempre alimentata. Siamo anche al paradosso che chi paga il viaggio finisce nei lager. Non può stupire che i migranti, dopo tante sofferenze, vengano anche usati per le trattative con i governi dell'altra sponda o per regolare ed affrontare questioni interne agli stati dell'Unione. Si mette anche a dura prova il diritto internazionale che impone giustamente di salvare la gente in mare. Ma queste leggi sono state varate (sembra a partire dalla vicenda del Titanic) per salvare le persone da naufragi causali: collisioni, incendi, tempeste. Qui ci troviamo dinnanzi a naufragi programmati e continuati. Detto e ripetuto che tutti devono essere salvati, la questione non è umanitaria ma tutta politica.
Ma se è evidente che la soluzione sta all'origine dei flussi, andrebbe tuttavia subito cancellata la frase: “aiutiamoli a casa loro”. È davvero una frase meschina che nasconde intenti meschini. I migranti, infatti, vengono utilizzati per una nuova fase di colonizzazione e controllo delle ricchezze. Prima e dopo gli aiuti infatti arrivano sempre i militari. Anzi, di militari occidentali in Africa, in Medio Oriente, ed in altre zone ce ne sono già davvero troppi.
Se il primo cambiamento sociale, politico, democratico, egualitario deve dunque avvenire in Africa, questo non può essere che essere compiuto dagli africani stessi. Nessuno può liberare nessun altro. Vogliamo altre guerre umanitarie, altre esportazioni di democrazia?! Il continente, per altro, ha una lunga storia di lotte di liberazione e per il socialismo. Lotte spesso fallite proprio per gli interessi e gli interventi dei paesi occidentali. L'internazionalismo di cui spesso si straparla, dunque, non si identifica certo con l'accoglienza ma con la lotta di liberazione e per il socialismo, in occidente come nel resto del mondo.
Il nemico è comune: la globalizzazione liberista, il modello finanzcapitalista, le multinazionali, e i poteri che le rappresentano in modi diversi in Italia, in Europa, e nelle varie realtà dell’Africa e del mondo.
* Fonte : Socialismo 2017
5 commenti:
“Il capitalismo ha creato un tipo particolare di migrazione di popoli. I paesi che si sviluppano industrialmente in fretta, introducendo più macchine e soppiantando i paesi arretrati nel mercato mondiale, elevano il salario al di sopra della media e attirano gli operai salariati di quei paesi.
Il capitalismo avanzato li assorbe violentemente nel suo vortice, li strappa dalle località sperdute, li fa partecipare al movimento storico mondiale, li mette faccia a faccia con la possente, unita classe internazionale degli industriali.
Non c’è dubbio che solo l’estrema povertà costringe gli uomini ad abbandonare la patria e che i capitalisti sfruttano nella maniera più disonesta gli operai immigrati , ma SOLO I REAZIONARI possono chiudere gli occhi sul significato PROGRESSIVO di questa migrazione moderna dei popoli. la liberazione dall’oppressione del capitale non avviene e non può avvenire senza un ulteriore sviluppo del capitalismo, senza la lotta di classe sul terreno del capitalismo stesso. E proprio a questa lotta il capitalismo trascina le masse lavoratrici di TUTTO il mondo, spezzando il ristagno e l’arretratezza della vita locale, distruggendo le barriere e i pregiudizi nazionali, unendo gli operai di tutti i paesi nelle più grandi fabbriche e miniere dell’America, della Germania, ecc.(..) La borghesia aizza gli operai di una nazione contro gli operai di un’altra, cercando di dividerli. Gli operai coscienti, comprendendo l’inevitabilità e il CARATTERE PROGRESSIVO DELLA DISTRUZIONE DI TUTTE LE BARRIERE NAZIONALI operata dal capitalismo, cercano di aiutare a illuminare e a organizzare i loro compagni dei paesi arretrati” .
(Lenin, Il capitalismo e l’immigrazione operaia , 1913 )
Il Benito di turno.
Il demagogo Benito è un personaggio odioso, sbruffone quanto il ducetto di Rignano, con toni verbali da esaltato villanzone; egli è un pericoloso inquinatore di cultura popolare e di rapporti di comune civiltà, che può indurre al senso di diffidenza e di fastidio per l’altro, per il diverso.
Con il suo tono da anacronistico buffone imperiale, non risolverà il problema dei migranti. Ci vuole ben altro!
Egli naviga sulla cresta dell’onda perché interpreta demagogicamente sentimenti che sono nell’animo della gente, che la gente sente fortemente avendo avuto l’esperienza pluridecennale di una banda di cialtroni che hanno distrutto un paese con pervicace impegno, svenduto un popolo con vergognosa supponenza ed ancora oggi il piddino a qualunque livello blatera di politica e si sbrodola del suo imbecille presunto pensiero e lo fa con la solita buffonesca presunzione dei suoi capi.
Grazie ai piddini.
Che sono stati gli autori del massacro del Canale d’Otranto quando la nostra corvetta Sibilla speronò una nave di circa 120 profughi albanesi facendone affogare 81, di cui una ventina bambini. Era il 1997. Erano i tempi del blocco navale anti-immigrati decretato dal governo Prodi, con Veltroni suo vice, Napolitano ministro dell’interno…Prodi, quell’uomo di tonaca che oggi sproloquia ipocritamente del più e del meno, pur avendo avuto sempre poco valore e valendo sempre meno, fino ai lontani ed esotici orizzonti del profondo Oriente misterioso. Dichiarò il tonacato salviniano: “La sorveglianza dell’immigrazione clandestina attuata anche in mare rientra nella doverosa tutela della nostra sicurezza e nel rispetto della legalità che il governo ha il dovere di perseguire”! Ma l’ONU inorridì e dichiarò illegale il blocco e la magistratura giudicò colpevole il comandante della corvetta Sibilla…ma non chi aveva decretato il blocco!
Che differenza c’è con il comportamento del demagogo Benito che, mi pare, non ha morti direttamente sulla coscienza?
E quando i piddini sono stati ai vertici dell’Europa, cosa hanno fatto? Quali problemi hanno sollevato?
Il demagogo Benito ha imposto all’Europa il forte sentire di una parte della nazione, anche di quelli in posizione opposta e socialmente avanzata rispetto al Benito di turno, e per ora ha vinto lui!
Grazie ai piddini.
Ed è sempre il piddino, capo o no che sia, che blatera approposito del censimento Rom, quando: “… Mentre non si evince affatto, né dalla Costituzione, né dalle norme vigenti, che il censimento e l’iscrizione anagrafica dei Rom possa risultare incostituzionale.
L'obbligo di iscrizione anagrafica non è una discriminazione, né una violazione costituzionale, ma è un generale dovere di chiunque, al fine di mettere le Stato in condizione di fornire i suoi servizi e tutelare i diritti di tutti: (dal blog Quarantotto nel quale si difende strenuamente la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza)
Per il solito sproloquiare con arroganza, pre-supponente, prima di avere capito. E l’ignoranza si diffonde.
Grazie ai piddini.
Ed è un pre-supporre, uno sproloquiare prima di avere capito, manifestare irritazione per un controllo generale delle scorte affidate a personaggi più o meno famosi e/o più o meno in pericolo, in “un paese così scombinato come il nostro”: l’espressione è di Aldo Moro in una lettera alla moglie dalla prigione BR.
Grazie ai piddini.
Manlio Padovan
30 giugno 2018
Manlio Padovan via Parco del Delta, 1 45010 Papozze RO tel. 3460625845
Questa è la parte che ho dovuto tagliare per spazio insufficiente al commento.
...E ora si capisce bene anche perché Luigi Pirandello si iscrisse al fascismo; lui che dalle sue opere nulla lascia trasparire di essere stato fascista, anzi scrisse opere ricche di profonda umanità e di singolare umanesimo. Sperava con quell’atto che il fascismo potesse portare un po’ d’ordine in un periodo storico squallido e disordinato…è vero che lo fece dopo che c’era stato il delitto Matteotti, ma bisognerebbe sapere bene come la stampa presentò quel periodo e quel delitto perché è la stampa che sostiene un regime, è la stampa la puttana di ogni regime.
La residenza anagrafica è collegata al godimento di molti diritti soggettivi, e in pratica alla piena operatività della capacità giuridica (e di agire) delle persone umane interessate. In particolare si connette alla fruibilità legittima di molte prestazioni sociali; pertanto è stretto il nesso tra la funzione anagrafica e molti diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione.
anzitutto, appunto, delle stesse collettività di minoranza, secondo un regime generale che si rivela oggettivamente "ampliativo" (cioè sostanzialmente strumentale alla concessione di benefici da parte della Repubblica italiana).
@anonimo 11:02: questo sociologismo di Lenin mi pare rifletta solo la sua inesperienza delle dinamiche politiche e sociali occidentali, cosa che gli fu rimproverata da diversi comunisti europei (Korsch e Pannekoek, per dirne due), e di cui peraltro lui stesso era consapevole. I socialisti americani, dopo due anni di studi specifici, erano arrivati a una conclusione opposta. A me pare che su questo punto la successiva storia americana abbia ampiamente dato ragione a loro e torto a Lenin.
Questo ovviamente nell'irrealistica ipotesi che si voglia ragionare sui fatti e non avvolgersi in qualche settaria bandierina identitaria, che purtroppo è in effetti una delle poche consolazioni che ci lasciano l'attuale impotenza politica e subordinazione sociale.
Con riferimento al "censimento" dubito fortemente che lo Stato italiano non disponga a tutt'oggi dei dati anagrafici dei cittadini italiani di origine Rom, e parlo di "dati anagrafici", cioè informazioni che risultano per tutti i cittadini agli uffici dello stato civile dei Comuni, parte delle quali sono riportate sulla carta di identità; forse i dati mancano per una parte di Rom stranieri e nei limiti sopradetti sarebbe giusto acquisirli, anche per ragioni di protezione e di tutela delle persone. Inammissibile invece è la schedatura per tutti con rilievi dattiloscopici e/o l'annotazione accanto al nome dell'etnia di appartenenza. Non mi faccio nessuna illusione sulla volontà del ministro Salvini di voler elargire servizi e tutele ai Rom, anche perchè nel 1998, quando il Parlamento italiano discuteva la legge 482/1999 in materia di tutela delle minoranze linguistiche, la lega nord fu tra i partiti che si opposero all'estensione della tutela ai Rom. Quindi la lega, da un lato non ha voluto riconoscere ai Rom la tutela linguistica attribuita ad altre minoranze, dall'altro continua pervicacemente ad affrontare il rapporto con questa minoranza in un'ottica di propaganda e di repressione su base etnica.
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