[ 24 luglio 2018 ]
Certa stampa liberal-liberista (gruppo Espresso-Repubblica in testa) da un po' di tempo ha ripreso a gridare contro l'allarme del pericolo "rossobruno". Essa allude ad inesistente blocco politico tra frange di estrema sinistra ed estrema destra, ove il collante del blocco sarebbe rappresentato da comuni velleità sovraniste e anti-europeiste.
L'allarme è stato raccolto da pezzi alla deriva della sinistra radicale — i rossobrutti sono stati a giusto titolo chiamati — i quali, in comune con le élite liberiste, hanno la stessa idiosincrasia per lo Stato nazione. Non si tratta ancora di un blocco politico vero e proprio, ma rischia di diventarlo. Possiamo comunque dare un nome a questo blocco incipiente ROSABRUNISMO.
Perno di questo amalgama ROSABRUNO è senza dubbio il Pd.
Le truppe parlamentari del PD sono in prima linea nella guerra contro pur timido "decreto dignità". 670 emendamenti tra cui quello che sopprime l'articolo che aumenta del 50% l'indennizzo in caso di licenziamento ritenuto illegittimo.
Un emendamento, quest'ultimo, che la dice lunga sul livello di liberismo del Pd nonché sul disprezzo verso gli interessi e i bisogni di milioni di lavoratori.
Si spiega così come mai M5S e Lega veleggino nei consensi al 60% e l'inquietudine tra giornalisti, intellettuali e maître à penser della classe dominante. La vera e propria afflizione è ben espressa da un editoriale di Antonio Polito sul CORRIERE DELLA SERA di oggi.
Cosa dice il Polito?
Lasciamo stare, per carità di patria, l'allarme per i pericoli che correrebbe "l'ordine liberale".
Vediamo cosa scrive subito dopo:
Ecco dunque confessate le recondite speranze dell'élite. Siccome non c'è più partita nel paese tra élite liberiste e "populisti", ci si affida all'Unione europea ed anzitutto ai guardiani teutonici del vincolo esterno, affinché l'Italia venga rimessa in riga e le sue pulsioni sovraniste punite e spazzate via.
Indovinate un po' da che parte dovremo stare?
Certa stampa liberal-liberista (gruppo Espresso-Repubblica in testa) da un po' di tempo ha ripreso a gridare contro l'allarme del pericolo "rossobruno". Essa allude ad inesistente blocco politico tra frange di estrema sinistra ed estrema destra, ove il collante del blocco sarebbe rappresentato da comuni velleità sovraniste e anti-europeiste.
L'allarme è stato raccolto da pezzi alla deriva della sinistra radicale — i rossobrutti sono stati a giusto titolo chiamati — i quali, in comune con le élite liberiste, hanno la stessa idiosincrasia per lo Stato nazione. Non si tratta ancora di un blocco politico vero e proprio, ma rischia di diventarlo. Possiamo comunque dare un nome a questo blocco incipiente ROSABRUNISMO.
Perno di questo amalgama ROSABRUNO è senza dubbio il Pd.
Le truppe parlamentari del PD sono in prima linea nella guerra contro pur timido "decreto dignità". 670 emendamenti tra cui quello che sopprime l'articolo che aumenta del 50% l'indennizzo in caso di licenziamento ritenuto illegittimo.
Un emendamento, quest'ultimo, che la dice lunga sul livello di liberismo del Pd nonché sul disprezzo verso gli interessi e i bisogni di milioni di lavoratori.
Si spiega così come mai M5S e Lega veleggino nei consensi al 60% e l'inquietudine tra giornalisti, intellettuali e maître à penser della classe dominante. La vera e propria afflizione è ben espressa da un editoriale di Antonio Polito sul CORRIERE DELLA SERA di oggi.
Cosa dice il Polito?
«Con questi dirigenti non vinceremo mai». Dov’è finito Nanni Moretti? Avrebbe ancor più ragione oggi, a lanciare l’ urlo che scosse il centrosinistra nel 2002. Ma anche lui si è ritirato a vita privata. Ormai del Pd non importa quasi più a nessuno: è un corpo esangue, il renzismo l’ha prosciugato di tutte le sue forze, si è trasfuso tutta la sua linfa vitale. Come negli amori di Ovidio, i democratici non possono più vivere con Renzi, ma neanche senza. Forza Italia sta messa, se possibile, anche peggio. Con quel partito neanche Berlusconi vincerà mai più.Che nel Paese non c'è più opposizione e che, quindi, bontà sua, la "democrazia è bloccata". (...) Una situazione di democrazia bloccata che alla lunga presenta pericoli anche per l’ordine liberale..».
Lasciamo stare, per carità di patria, l'allarme per i pericoli che correrebbe "l'ordine liberale".
Vediamo cosa scrive subito dopo:
«Non si può escludere perciò che prima o poi (per esempio a novembre, con la legge di Bilancio) la gloriosa macchina da guerra giallo-verde incontri il suo vero e unico nemico: il vincolo esterno, quel limite che non si può superare senza recare un danno grave all’Italia nel suo complesso, e per molti anni a venire».
Ecco dunque confessate le recondite speranze dell'élite. Siccome non c'è più partita nel paese tra élite liberiste e "populisti", ci si affida all'Unione europea ed anzitutto ai guardiani teutonici del vincolo esterno, affinché l'Italia venga rimessa in riga e le sue pulsioni sovraniste punite e spazzate via.
Indovinate un po' da che parte dovremo stare?
1 commento:
Quando ci sarebbe da organizzare una forza comunista autonoma e forte - ma non lo si è fatto in sette anni, dunque nutrire ancora speranze è sciocco - si reputa invece meglio fare il pelo e contropelo a certe stupidaggini giornalistiche di mezza estate. Scritte su giornali, per giunta, che ormai solo un ristretto numero di pensionati legge e ancora meno prende sul serio.
Provo il più profondo disprezzo per Polito e tutti quelli come lui - una categoria giornalistica che conta migliaia di individui. Tuttavia, al di là delle valutazioni di merito, quello che dice ha un fondo di verità. La finanziaria sarà il momento della verità. Conte e Tria - due uomini nominati comunque da Salvini e Di Maio, piaccia o no - hanno già chiarito che si resta sulla vecchia linea. E con ciò, il 99% del fantastico "contratto" di governo se ne va a farsi benedire prima ancora di aver cominciato. Ricordo che qualcuno si lanciò, da debita distanza di sicurezza, alla gola di Tsipras e soci tre anni or sono, prima ancora che si insediasse ad Atene e dunque prima ancora che potesse fare, o non fare, qualcosa. Che andasse a finire come è andata a finire non era impossibile da prevedere. Quel che è grave, e direi infame, è stato voler dare la croce alla Grecia da una rassicurante distanza di sicurezza, come ho detto prima.
Ora, i "nostri eroi" - fra virgolette, perché non sono "miei", dunque "nostri", né "eroi" - godono invece di un credito illimitato e incondizionato, la mancetta del tutto ininfluente del "decreto carità" - così dovrebbe essere chiamato - viene esaltata più che altro perché irrita il Pd... Ma buon Dio! Se anche i giornaloni di regime dicono che quelli si sono disintegrati e non se li fila più nessuno! Ma che siamo all'asilo? Ci si fa i dispettucci e i controdispettucci?
La domanda vera è: cosa farà il governo giallo-verde quando fra pochi mesi finirà il QE, cioè l'acquisto di titoli anche italiani da parte della BCE che, per quanto possa suonare strano, ha fatto sì che gli interessi non schizzassero molto più in alto di quello che comunque sono? Cosa farà quando la BCE evocherà il Risk Control Framework, paralizzando completamente tutte le banche italiane, già tenute per la gola vista la loro situazione disperata, una cosa che ha schiacciato e sottomesso istantaneamente Irlanda e Spagna già diversi anni fa?
Io mi permetto di dare una risposta: niente. Qualcuno s'è costruito una carriera politica da parlamentare dopo anni di incessante attività su internet. Qualcun altro, non candidatosi, ha ricevuto ora un incarico governativo. S'è proiettato professionalmente. Qualcun altro ancora, rimasto per ora a mani vuote, deve ancora sbattersi a destra e a manca per tenere alta l'attenzione e sperare che s'apra presto l'opportunità tanto agognata. Intanto, non più tardi del 2023 ci sarà un altro giro di giostra elettorale. Così come è sempre successo dal 1994 ad oggi, i vincenti di oggi saranno i perdenti di domani. Se Pd e Forza Italia saranno spariti, qualcuno tirerà fuori dal cilindro del prestigiatore qualche altro mostriciattolo da lanciare sul palcoscenico del teatro politico.
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