[ 6 luglio 2018 ]
DA TENERE BENE A MEMORIA !
Il 22 giugno scorso la Grecia è stata oggetto della decisione, presa dai ministri dell’eurozona, di dilazionare di 10 anni il rimborso di una quota del proprio ingente debito estero, dilazione giustificata dal fatto che essa aveva rispettato gli impegni assunti col pesante Memorandum firmato tre anni or sono con la Troika (Unione Europea, Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale). Naturalmente i media italiani “affezionati” all’Unione Europea (ma anche Il Manifesto, però!) hanno salutato questa decisione come un “premio” riconosciuto al paese per la sua buona condotta, e qualcuno ha addirittura scritto che la Grecia... "era ormai uscita dalla crisi". Per i lettori frettolosi dei soli titoli, questa è l’impressione ricavata. Ben ha fatto Éric Toussaint*, portavoce del CADTM, a riepilogare in una intervista a Marie Brette di TV5 Monde quale è invece la realtà della situazione greca. Da tenere bene a memoria. (A.Z.)
D. Éric Toussaint, cosa pensa dell’accordo firmato dai ministri della zona euro? La Grecia è uscita dalla crisi?
R. Non c’è affatto una uscita dalla crisi. E d’altra parte, a livello della zona euro, non si può dire che la situazione sia particolarmente brillante neppure dal punto di vista dei dirigenti europei. È un annuncio di riduzione del debito del tipo trompe-l’oeil (ovvero ingannevole, ndt) perché non c’è riduzione del valore totale del debito e si tratta semplicemente di rinviare di 10 anni l’inizio di alcuni rimborsi, in particolare quelli dovuti ai partner europei della Grecia. Le cifre da rimborsare al Fondo monetario internazionale, alla Banca centrale europea e ai creditori privati sono molto elevate e non sono rinviate nel tempo. Esse continuano regolarmente. Il FMI dal 2010 ha realizzato utili per 5 miliardi di euro sulla schiena della Grecia e la BCE, da parte sua, ha realizzato guadagni almeno per 8 miliardi di euro sui titoli greci. In realtà, il succo dell’accordo, è che prolungando il calendario dei rimborsi, si è offerta un premio di consolazione al governo di Alexis Tsipras che per tre anni ha applicato le decine di riforme imposte dai creditori. Dopo tre anni di politiche di austerità assai dure, era necessario consentire a Tsipras [in vista delle prossime elezioni, NdR] di dire alla popolazione greca che l’austerità perseguita alla fine aveva ottenuto un risultato. Ma le politiche antisociali imposte dai creditori (FMI BCE, Meccanismo europeo di stabilità) verranno rafforzate. I dirigenti europei, con l’accordo del 22 giugno, hanno voluto indicare ai fondi d’investimento privati che essi potevano acquistare di nuovo titoli greci, dopo il mese di agosto, poiché venivano offerte nuove garanzie pubbliche.
D. La Grecia è un capro espiatorio delle politiche praticate nell’Unione europea. In quali condizioni economiche si trova la Grecia?
R. Essa è in uno stato lamentevole. La caduta del PIL in rapporto al 2009-2010 è di circa il 30%. Dal punto di vista degli indicatori macroeconomici, la Grecia è in cattivo stato. 350mila giovani altamente qualificati sono partiti verso la Germania, la Francia e altri paesi del nord Europa. La Grecia sarà in evoluzione demografica negativa, salvo l’apporto dei rifugiati che il paese ha accolto e che hanno consentito nel 2017 di mantenere un equilibrio. Ormai stiamo andando verso una decrescita della popolazione greca. Il tasso di disoccupazione dei giovani è di circa il 40%. Secondo le cifre di Eurostat, 47% delle famiglie greche sono insolventi su uno dei propri crediti e il tasso di insolvenza di pagamento sui crediti delle banche è superiore al 46,5%. Per quello che riguarda il lavoro, il sistema finanziario e la produzione, la situazione è estremamente brutta e questo è il risultato delle politiche imposte alla Grecia. Il paese è un capro espiatorio delle politiche applicate nell’Unione europea. La quale ha voluto mostrare agli altri paesi della zona euro che se volessero portare al governo una forza portatrice di cambiamento radicale a sinistra e in rottura con l’austerità, ciò costerebbe loro caro.
D. Che sarebbe necessario fare?
R. Nel 2010, sarebbe stato necessario risolvere la crisi bancaria invece di mantenere a galla delle banche private che avevano assunto rischi enormi. Invece di iniettare decine di miliardi di euro per la ricapitalizzazione di queste banche, sarebbe stato necessario risanarle e trasferirle al settore pubblico. Vi sono quattro banche in Grecia che controllano l’85% del mercato bancario greco. Si sarebbe dovuto imporre alle banche tedesche e francesi, che avevano prestato massicciamente al settore privato greco, di farsi carico dei loro crediti arrischiati invece di creare una troïka che ha prestato denaro pubblico alla Grecia per rifinanziare queste grandi banche. Politicamente, allorché il popolo greco nel 2015 ha scelto di sostenere una coalizione che proponeva dei cambiamenti importanti in tema di giustizia sociale, sarebbe stato necessario consentire a questo popolo di esercitare la democrazia. Invece la volontà democratica è stata sistematicamente combattuta dalle autorità europee, che sono state soddisfatte dalla capitolazione di Tsipras nell’estate 2015, al momento della firma del terzo memorandum che ha aggravato la crisi greca.
D. Sarebbe stato necessario cancellare il debito greco?
R. Certamente. È una pratica abituale. Quando la Polonia è uscita dal patto di Varsavia agli inizi degli anni 90, i suoi creditori occidentali gli hanno condonato il 50% del debito. Quando nella stessa epoca l’Egitto partecipò alla prima guerra del Golfo, gli venne condonato il 50% del debito. All’Irak, dopo l’invasione americana nel marzo 2003, fu condonato l’80% del debito. Quindi riduzioni importanti del debito vengono praticate da decenni in modo ripetitivo. Questo sarebbe stato assolutamente necessario nel caso della Grecia. Certamente si sarebbe dovuto procedere, con la partecipazione dei cittadini e delle cittadine, ad un audit del debito per individuare i responsabili, dal lato greco come da quello dei prestatori. È necessario ricordare che in percentuale del PIL, la Grecia è in 3a o 4a posizione nella lista dei paesi che spendono di più per gli armamenti a livello planetario. E quali sono i principali fornitori di armi alla Grecia? La Germania, la Francia e gli Stati Uniti! Al momento del primo memorandum del 2010, è stata una delle voci del budget che non è stata ridotta è stato il rimborso degli ordinativi militari. E questa cosa continua. All’inizio del 2018 Alexis Tsipras ha incontrato Donald Trump e ha annunziato acquisti di armi dagli Stati Uniti per il valore di 1,6 miliardi di euro.
*Éric Toussaint, docente di scienze politiche alle università di Liegi e di Parigi VIII, portavoce del CADTM internazionale e membro del Consiglio scientifico di Attac France.
DA TENERE BENE A MEMORIA !
Il 22 giugno scorso la Grecia è stata oggetto della decisione, presa dai ministri dell’eurozona, di dilazionare di 10 anni il rimborso di una quota del proprio ingente debito estero, dilazione giustificata dal fatto che essa aveva rispettato gli impegni assunti col pesante Memorandum firmato tre anni or sono con la Troika (Unione Europea, Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale). Naturalmente i media italiani “affezionati” all’Unione Europea (ma anche Il Manifesto, però!) hanno salutato questa decisione come un “premio” riconosciuto al paese per la sua buona condotta, e qualcuno ha addirittura scritto che la Grecia... "era ormai uscita dalla crisi". Per i lettori frettolosi dei soli titoli, questa è l’impressione ricavata. Ben ha fatto Éric Toussaint*, portavoce del CADTM, a riepilogare in una intervista a Marie Brette di TV5 Monde quale è invece la realtà della situazione greca. Da tenere bene a memoria. (A.Z.)
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GRECIA: UN ANNUNZIO TROMPE-L’OEIL DI RIDUZIONE DEL DEBITO
Intervista di Marie Brette di TV5 monde a Éric Toussaint*
Éric Toussaint (a destra) con Tsipras |
D. Éric Toussaint, cosa pensa dell’accordo firmato dai ministri della zona euro? La Grecia è uscita dalla crisi?
R. Non c’è affatto una uscita dalla crisi. E d’altra parte, a livello della zona euro, non si può dire che la situazione sia particolarmente brillante neppure dal punto di vista dei dirigenti europei. È un annuncio di riduzione del debito del tipo trompe-l’oeil (ovvero ingannevole, ndt) perché non c’è riduzione del valore totale del debito e si tratta semplicemente di rinviare di 10 anni l’inizio di alcuni rimborsi, in particolare quelli dovuti ai partner europei della Grecia. Le cifre da rimborsare al Fondo monetario internazionale, alla Banca centrale europea e ai creditori privati sono molto elevate e non sono rinviate nel tempo. Esse continuano regolarmente. Il FMI dal 2010 ha realizzato utili per 5 miliardi di euro sulla schiena della Grecia e la BCE, da parte sua, ha realizzato guadagni almeno per 8 miliardi di euro sui titoli greci. In realtà, il succo dell’accordo, è che prolungando il calendario dei rimborsi, si è offerta un premio di consolazione al governo di Alexis Tsipras che per tre anni ha applicato le decine di riforme imposte dai creditori. Dopo tre anni di politiche di austerità assai dure, era necessario consentire a Tsipras [in vista delle prossime elezioni, NdR] di dire alla popolazione greca che l’austerità perseguita alla fine aveva ottenuto un risultato. Ma le politiche antisociali imposte dai creditori (FMI BCE, Meccanismo europeo di stabilità) verranno rafforzate. I dirigenti europei, con l’accordo del 22 giugno, hanno voluto indicare ai fondi d’investimento privati che essi potevano acquistare di nuovo titoli greci, dopo il mese di agosto, poiché venivano offerte nuove garanzie pubbliche.
D. La Grecia è un capro espiatorio delle politiche praticate nell’Unione europea. In quali condizioni economiche si trova la Grecia?
R. Essa è in uno stato lamentevole. La caduta del PIL in rapporto al 2009-2010 è di circa il 30%. Dal punto di vista degli indicatori macroeconomici, la Grecia è in cattivo stato. 350mila giovani altamente qualificati sono partiti verso la Germania, la Francia e altri paesi del nord Europa. La Grecia sarà in evoluzione demografica negativa, salvo l’apporto dei rifugiati che il paese ha accolto e che hanno consentito nel 2017 di mantenere un equilibrio. Ormai stiamo andando verso una decrescita della popolazione greca. Il tasso di disoccupazione dei giovani è di circa il 40%. Secondo le cifre di Eurostat, 47% delle famiglie greche sono insolventi su uno dei propri crediti e il tasso di insolvenza di pagamento sui crediti delle banche è superiore al 46,5%. Per quello che riguarda il lavoro, il sistema finanziario e la produzione, la situazione è estremamente brutta e questo è il risultato delle politiche imposte alla Grecia. Il paese è un capro espiatorio delle politiche applicate nell’Unione europea. La quale ha voluto mostrare agli altri paesi della zona euro che se volessero portare al governo una forza portatrice di cambiamento radicale a sinistra e in rottura con l’austerità, ciò costerebbe loro caro.
D. Che sarebbe necessario fare?
R. Nel 2010, sarebbe stato necessario risolvere la crisi bancaria invece di mantenere a galla delle banche private che avevano assunto rischi enormi. Invece di iniettare decine di miliardi di euro per la ricapitalizzazione di queste banche, sarebbe stato necessario risanarle e trasferirle al settore pubblico. Vi sono quattro banche in Grecia che controllano l’85% del mercato bancario greco. Si sarebbe dovuto imporre alle banche tedesche e francesi, che avevano prestato massicciamente al settore privato greco, di farsi carico dei loro crediti arrischiati invece di creare una troïka che ha prestato denaro pubblico alla Grecia per rifinanziare queste grandi banche. Politicamente, allorché il popolo greco nel 2015 ha scelto di sostenere una coalizione che proponeva dei cambiamenti importanti in tema di giustizia sociale, sarebbe stato necessario consentire a questo popolo di esercitare la democrazia. Invece la volontà democratica è stata sistematicamente combattuta dalle autorità europee, che sono state soddisfatte dalla capitolazione di Tsipras nell’estate 2015, al momento della firma del terzo memorandum che ha aggravato la crisi greca.
D. Sarebbe stato necessario cancellare il debito greco?
R. Certamente. È una pratica abituale. Quando la Polonia è uscita dal patto di Varsavia agli inizi degli anni 90, i suoi creditori occidentali gli hanno condonato il 50% del debito. Quando nella stessa epoca l’Egitto partecipò alla prima guerra del Golfo, gli venne condonato il 50% del debito. All’Irak, dopo l’invasione americana nel marzo 2003, fu condonato l’80% del debito. Quindi riduzioni importanti del debito vengono praticate da decenni in modo ripetitivo. Questo sarebbe stato assolutamente necessario nel caso della Grecia. Certamente si sarebbe dovuto procedere, con la partecipazione dei cittadini e delle cittadine, ad un audit del debito per individuare i responsabili, dal lato greco come da quello dei prestatori. È necessario ricordare che in percentuale del PIL, la Grecia è in 3a o 4a posizione nella lista dei paesi che spendono di più per gli armamenti a livello planetario. E quali sono i principali fornitori di armi alla Grecia? La Germania, la Francia e gli Stati Uniti! Al momento del primo memorandum del 2010, è stata una delle voci del budget che non è stata ridotta è stato il rimborso degli ordinativi militari. E questa cosa continua. All’inizio del 2018 Alexis Tsipras ha incontrato Donald Trump e ha annunziato acquisti di armi dagli Stati Uniti per il valore di 1,6 miliardi di euro.
*Éric Toussaint, docente di scienze politiche alle università di Liegi e di Parigi VIII, portavoce del CADTM internazionale e membro del Consiglio scientifico di Attac France.
** Traduzione di Aldo Zanchetta
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