[ 1 giugno ]
«Nell'interesse del retto ordinamento dell'economia popolare, nell'interesse della risoluta eliminazione della speculazione bancaria e della liberazione generale degli operai e dei contadini e di tutta la popolazione lavoratrice dallo sfruttamento operato dal capitale bancario, ed allo scopo di creare un'unica Banca del popolo della Repubblica russa, la quale serve gli interessi del popolo e delle classi povere, il Comitato esecutivo centrale delibera:
1. L'attività bancaria diventa monopolio dello Stato.
2. Tutte le banche private ad azioni e gli uffici bancari privati sono uniti con la Banca di Stato.
3. La Banca di Stato assume le attività e passività delle imprese da liquidare.
4. Il processo di unificazione delle banche private con la Banca dello Stato verrà stabilito con particolare decreto.
5. La direzione provvisoria degli affari delle banche private viene trasferita al Soviet della Banca di Stato.
6. Sono completamente garantiti gli interessi dei piccoli clienti delle Banche».
*Decreto pubblicato il 17 dicembre 1917, nella Gazzetta del Governo degli operai e contadini
«Nell'interesse del retto ordinamento dell'economia popolare, nell'interesse della risoluta eliminazione della speculazione bancaria e della liberazione generale degli operai e dei contadini e di tutta la popolazione lavoratrice dallo sfruttamento operato dal capitale bancario, ed allo scopo di creare un'unica Banca del popolo della Repubblica russa, la quale serve gli interessi del popolo e delle classi povere, il Comitato esecutivo centrale delibera:
1. L'attività bancaria diventa monopolio dello Stato.
2. Tutte le banche private ad azioni e gli uffici bancari privati sono uniti con la Banca di Stato.
3. La Banca di Stato assume le attività e passività delle imprese da liquidare.
4. Il processo di unificazione delle banche private con la Banca dello Stato verrà stabilito con particolare decreto.
5. La direzione provvisoria degli affari delle banche private viene trasferita al Soviet della Banca di Stato.
6. Sono completamente garantiti gli interessi dei piccoli clienti delle Banche».
*Decreto pubblicato il 17 dicembre 1917, nella Gazzetta del Governo degli operai e contadini
3 commenti:
L'attività bancaria è un monopolio naturale di Stato, ma la gente non lo sa.
Anche senza scomodare Lenin, che nel merito dice "parole sante", basta fare 2+2, cioè una sequenza breve di ragionamenti logici che non danno scampo a critiche fondate di parte.
L'attività bancaria è molteplice, ma si tratta sostanzialmente di gestione della moneta in tutte le sue forme.
La moneta è un monopolio naturale di Stato perchè è lo strumento obbligato per pagare le imposte, e poi perchè è lo strumento indispensabile per operare le transazioni commerciali d'ogni tipo, è cioè indispensabile al cittadino per vivere in una società ordinata da leggi di Stato. Privatizzare la moneta, cioè la sua gestione quotidiana operata dalle banche, è come privatizzare l'aria che si respira. Si può anche fare, e di questo passo ci arriveremo, ma è chiaramente un crimine contro l'umanità.
Quel genio di Montezemolo, da presidente di confindustria, fece un discorso sulle banche definendo la fattispecie come "impresa per le imprese", confortato da una realtà in cui le banche sono state trasformate, contro natura, in S.p.A. Naturalmente di fronte ad un auditorio plaudente, preso a modello di conformità del messaggio mediatico quotidiano, martellante, unico modo per impedire l'uso della ragione nelle masse.
Se oggi chiediamo al cosiddetto "uomo della strada" cosa pensa delle banche, sicuramente ci dirà che pensa male, che sono dei grandi farabutti, ma alla seguente domanda sul perché, ci elencherà, nella migliore delle ipotesi, alcuni futili motivi, del tutto ininfluenti sul giudizio di idoneità al servizio pubblico prestato da queste banche privatizzate. Le vere porcate, riassumibili nell'esproprio delle ricchezze dal basso, con relativi tecnicismi, sfugge completamente alla conoscenza di massa.
Men che meno viene colto l'intreccio di normative e prassi tra banche di uno stesso Paese e, che è ancora peggio, a livello planetario. Un intreccio strettissimo che configura il sistema bancario mondiale come un'unica grande piovra con poteri tentacolari onnicomprensivi.
Al di fuori di ogni ideologismo, occorre dirimere la questione di fondo se i servizi pubblici fondamentali siano o no privatizzabili in un regime democratico. L'ovvia risposta è no, anche se vediamo in funzione eserciti privati, polizie private, multiutility private e multinazionalizzate, scuole e sanità private, chiese private, gestioni della politica private e lobbizzate, ecc. ecc. fino al massimo dell'assurdo, che è il sistema bancario privato, cioè la gestione del pollaio affidata direttamente alla volpe.
Ma ci sarà un limite alla follia dell'assurdo?
La cosa strabiliante di questo decreto è che le misure prese sono fatte "nell'interesse del retto ordinamento dell'economia popolare, nell'interesse della risoluta eliminazione della speculazione bancaria e della liberazione generale degli operai e dei contadini e di tutta la popolazione lavoratrice dallo sfruttamento operato dal capitale bancario“.
Quale legge, partito, organismo oggi opera in nome di questo interesse?
Nessuno.
Altra considerazione.
Uno studio epidemiologico sull'andamento della distribuzione delle ricchezze nei vari Paesi dimostra senza ombra di dubbio una pandemia in crescita esponenziale, di una malattia sempre più grave quanto più si esaspera nei suoi sintomi: la concentrazione delle ricchezze dal basso della piramide sociale verso il vertice, le cui dimensioni tendono a zero per evidenti ragioni geometriche, ma la cui potenza aspirante è paragonabile a quella di un buco nero, il cui esito finale sarà certamente la fine dell'universo.
E' cosa certa che un'economia moderna senza un efficace sistema fiscale che la regoli è instabile come la nitroglicerina. La fiscalità è cioè necessaria a sedare la naturale tendenza di un'economia monetaria ad esplodere per le incongruenze legate alla concentrazione di ricchezze descritta sopra. E' quindi abbastanza ovvio che la causa primaria della patologia descritta e misurata è un funzionamento difettoso, o comunque insufficiente, del sistema fiscale, che è sì progressivo, ma al contrario di quanto prescrive la nostra Costituzione.
Ma chi decide la politica fiscale? Il potere esecutivo e legislativo, cioè istituzioni di Stato esautorate da quello stesso potere economico che dovrebbero reprimere nel suo stesso interesse alla continuità nella stabilità.
La cosa è ancora più chiara se si assume a livello logico che la fiscalità è parte integrante della gestione della moneta. Non c'è moneta senza economia, e non c'è economia senza fiscalità, da qui non si scappa. Perciò la fiscalità è "l'altra faccia" della moneta. Date a Cesare quel che è di Cesare. Il problema è che Cesare è diventato una comparsa, un ombra ingannevole di se stesso, fagocitato dalla vecchia concezione verticistica del potere che deve però nascondersi dietro la farsa della democrazia, senza la quale la sua illegittimità sarebbe troppo evidente e insostenibile, come un bimbo cattivo dietro le gonne della mamma.
Ora, a cosa serve "tecnicamente" la fiscalità, teoricamente dedicata al servizio pubblico? Serve in realtà a frenare quella naturale tendenza alla concentrazione di ricchezza che rende altamente instabile l'economia, come giove ripetere, e perciò è nella sua stessa natura di proteggere i deboli, ovvero la maggioranza che lavora per costrizione esistenziale. Se non lo fa è perchè è in atto un golpe infinito della minoranza beneficiaria del processo di concentrazione della ricchezza, attuato con tutti i mezzi che tale scippo di ricchezza può comprare. Ma questa non è politica, è un riflesso condizionato del taglialegna che sega il ramo dove sta seduto. Siamo in guerra con la patologia esistenziale, che sovverte i ruoli, il linguaggio stesso, il senso di realtà, e tutto per aver perso il controllo della moneta, lasciandolo in mano ai pochi e ai peggiori.
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