[ 3 giugno ]
Mi è stato chiesto di visionare e dare un giudizio dello spot elettorale di Simone Di Stefano, candidato a sindaco per la città di Roma.
Che dire? Nella forma a me sembra utilizzi non solo la sintassi ma i trucchetti del marketing pubblicitario che da tempo vanno per la maggiore. Sintomatici grammatica e ritmo dello spot.
Primo tempo: siamo in strada, un minaccioso Di Stefano va incontro alla telecamera scortato da alcuni non meno inquietanti e aitanti energumeni.
Secondo tempo: vediamo il Di Stefano, sempre correndo spavaldo dietro alla telecamera, questa volta accompagnato da due donne tra cui una rassicurante mamma con il bebé in carrozzella.
Terzo tempo: ancora il Di Stefano, questa volta fiancheggiato da tre o quattro sodali in cui spicca, attenzione, un più rassicurante signore in doppiopetto.
Quarto tempo a suggello: la location questa volta non è la strada ma in un non-luogo di bianco colore (un centro commerciale?) e il Di Stefano, questa volta in giacca e cravatta, ha di fianco un gruppetto di persone anche loro ben vestite —impiegati di banca? rappresentanti di commercio? curatori fallimentari?
Insomma, si parte con l'ostentazione decisa e spavalda della propria diversità, per poi sbrodolare in una logora marchetta un po' democristiana: la sovversiva Casa Pound deve pagare dazio alle regole del gioco della competizione elettorale per cui, entrare in Campidoglio... val bene una messa.
Non c'è dubbio che lo spot non è una autoproduzione artigianale, che c'è lo zampino di qualche spin doctor, un qualche consulente d'immagine per cui non dev'essere stato facile sfumare l'aspetto volutamente truce e vagamente lombrosiano del Di Stefano in un messaggio sicuritario ma, appunto, rassicurante.
Il fatto è che quest'operazione cosmetica, per quanti sforzi abbia fatto il consulente d'immagine, non mi pare sia andata a buon fine.
Il messaggio politico-simbolico che passa, ripetuto ossessivamente, fino alla nausea, è un inequivocabile miscuglio di xenofobia, razzismo, sicuritarismo sbirresco. Il resto, se c'è, è fuffa — non una parola sulle cose che contano: i tagli alla spesa sociale e l'ingente debito dell'amministrazione, la spending review e l'austerità, la disoccupazione di massa, l'esplosiva questione abitativa, la corruzione dilagante... Il che fa una bella differenza con il profilo da centro sociale che Casa Pound scelse nelle precedenti elezioni comunali del 2013 —quando tuttavia ottenne la miseria di 6.295 voti, pari allo 0,61%.
Le parole usate e abusate sono in sequenza, testualmente: sicurezza, controllo delle strade, espulsione da Roma degli stranieri senza lavoro e casa, ripulire la città dagli sbandati, andiamo in strada a combattere il degrado, chiudiamo fisicamente i centri di accoglienza e i campi rom, ci vogliono le maniere forti [quindi, dulcis in fundo] Roma si cambia a calci.
Questa è la carta d'identità con cui Casa Pound si presenta ai cittadini romani. Che essa porti messe di voti non penso, e certo non me lo auguro. Di sicuro ne prenderà più che nel 2013.
Il messaggio, almeno così io ritengo, è infatti al di sotto della pur scadente coscienza politica del romano medio, il quale, pur consapevole dei guasti di un'immigrazione fuori controllo, sa bene che, sulla scala delle cause, ben altro è il rango dei fattori.
Definire demagogica (attenzione: non populista) l'operazione politica di Casa Pound è il minimo. Si tratta di un messaggio politico deviante, infingardo, farisaico, che serve anzitutto a chi dirige questo movimento, a fornire un'identità a buon mercato ad una base sociale giovanile che freme per menar le mani, a galvanizzarla.
Menar le mani infatti, non contro chi sta sopra ma contro chi sta sotto; non contro i criminali al potere, i loro satrapi e la loro sbirraglia, ma contro i settori più deboli, esclusi ed emarginati della società e, nel caso, contro tutte le "piattole di sinistra".
Che questa narrazione possa diventare egemonica io ne dubito.
Chiediamoci: la richiesta, per di più posta come centrale, di espellere gli stranieri indigenti. è una rivendicazione che può fungere da elemento di unificazione di altre domande sociali? Io penso di no. Qui si deve cogliere la differenza col populismo, che invece unifica, a dispetto di una realtà sociale opaca, ciò che è frammentato, che fa confluire e mobilita tutte le diverse istanze che vengono dal basso per puntarle contro il nemico che sta in alto.
La rappresentazione politica che Casa Pound ostenta è certo dicotomica, ma dove l'opposizione che fomenta non è appunto quella tra dominanti e dominati, tra le masse e le élite, tra i ricchi e i poveri, tra gli esclusi ed i privilegiati, bensì tra italiani e stranieri —beninteso non tutti, solo i poveracci. La più infame guerra tra poveri. Un sovversivismo d'accatto, destinato ad essere minoritario, per quanto sia, in ultima istanza, funzionale ai dominanti.
Mi è stato chiesto di visionare e dare un giudizio dello spot elettorale di Simone Di Stefano, candidato a sindaco per la città di Roma.
Che dire? Nella forma a me sembra utilizzi non solo la sintassi ma i trucchetti del marketing pubblicitario che da tempo vanno per la maggiore. Sintomatici grammatica e ritmo dello spot.
Primo tempo: siamo in strada, un minaccioso Di Stefano va incontro alla telecamera scortato da alcuni non meno inquietanti e aitanti energumeni.
Secondo tempo: vediamo il Di Stefano, sempre correndo spavaldo dietro alla telecamera, questa volta accompagnato da due donne tra cui una rassicurante mamma con il bebé in carrozzella.
Terzo tempo: ancora il Di Stefano, questa volta fiancheggiato da tre o quattro sodali in cui spicca, attenzione, un più rassicurante signore in doppiopetto.
Quarto tempo a suggello: la location questa volta non è la strada ma in un non-luogo di bianco colore (un centro commerciale?) e il Di Stefano, questa volta in giacca e cravatta, ha di fianco un gruppetto di persone anche loro ben vestite —impiegati di banca? rappresentanti di commercio? curatori fallimentari?
Insomma, si parte con l'ostentazione decisa e spavalda della propria diversità, per poi sbrodolare in una logora marchetta un po' democristiana: la sovversiva Casa Pound deve pagare dazio alle regole del gioco della competizione elettorale per cui, entrare in Campidoglio... val bene una messa.
Non c'è dubbio che lo spot non è una autoproduzione artigianale, che c'è lo zampino di qualche spin doctor, un qualche consulente d'immagine per cui non dev'essere stato facile sfumare l'aspetto volutamente truce e vagamente lombrosiano del Di Stefano in un messaggio sicuritario ma, appunto, rassicurante.
Il fatto è che quest'operazione cosmetica, per quanti sforzi abbia fatto il consulente d'immagine, non mi pare sia andata a buon fine.
Il messaggio politico-simbolico che passa, ripetuto ossessivamente, fino alla nausea, è un inequivocabile miscuglio di xenofobia, razzismo, sicuritarismo sbirresco. Il resto, se c'è, è fuffa — non una parola sulle cose che contano: i tagli alla spesa sociale e l'ingente debito dell'amministrazione, la spending review e l'austerità, la disoccupazione di massa, l'esplosiva questione abitativa, la corruzione dilagante... Il che fa una bella differenza con il profilo da centro sociale che Casa Pound scelse nelle precedenti elezioni comunali del 2013 —quando tuttavia ottenne la miseria di 6.295 voti, pari allo 0,61%.
Notare come Di Stefano ha scopiazzato il messaggio vendoliano quando questi , nel 2005, venne eletto governatore in Puglia |
Le parole usate e abusate sono in sequenza, testualmente: sicurezza, controllo delle strade, espulsione da Roma degli stranieri senza lavoro e casa, ripulire la città dagli sbandati, andiamo in strada a combattere il degrado, chiudiamo fisicamente i centri di accoglienza e i campi rom, ci vogliono le maniere forti [quindi, dulcis in fundo] Roma si cambia a calci.
Questa è la carta d'identità con cui Casa Pound si presenta ai cittadini romani. Che essa porti messe di voti non penso, e certo non me lo auguro. Di sicuro ne prenderà più che nel 2013.
Il messaggio, almeno così io ritengo, è infatti al di sotto della pur scadente coscienza politica del romano medio, il quale, pur consapevole dei guasti di un'immigrazione fuori controllo, sa bene che, sulla scala delle cause, ben altro è il rango dei fattori.
Definire demagogica (attenzione: non populista) l'operazione politica di Casa Pound è il minimo. Si tratta di un messaggio politico deviante, infingardo, farisaico, che serve anzitutto a chi dirige questo movimento, a fornire un'identità a buon mercato ad una base sociale giovanile che freme per menar le mani, a galvanizzarla.
Menar le mani infatti, non contro chi sta sopra ma contro chi sta sotto; non contro i criminali al potere, i loro satrapi e la loro sbirraglia, ma contro i settori più deboli, esclusi ed emarginati della società e, nel caso, contro tutte le "piattole di sinistra".
Che questa narrazione possa diventare egemonica io ne dubito.
Chiediamoci: la richiesta, per di più posta come centrale, di espellere gli stranieri indigenti. è una rivendicazione che può fungere da elemento di unificazione di altre domande sociali? Io penso di no. Qui si deve cogliere la differenza col populismo, che invece unifica, a dispetto di una realtà sociale opaca, ciò che è frammentato, che fa confluire e mobilita tutte le diverse istanze che vengono dal basso per puntarle contro il nemico che sta in alto.
La rappresentazione politica che Casa Pound ostenta è certo dicotomica, ma dove l'opposizione che fomenta non è appunto quella tra dominanti e dominati, tra le masse e le élite, tra i ricchi e i poveri, tra gli esclusi ed i privilegiati, bensì tra italiani e stranieri —beninteso non tutti, solo i poveracci. La più infame guerra tra poveri. Un sovversivismo d'accatto, destinato ad essere minoritario, per quanto sia, in ultima istanza, funzionale ai dominanti.
Insomma: l'ossessione xenofoba, che fa leva (distorcendola) su una domanda di sicurezza che effettivamente sale, è uno di quei discorsi particolari, parziali, che non ha la capacità di portare ad unità le diverse istanze sociali e popolari smembrate, ovvero di aprirsi sull'universale.
E' qui che entra in gioco un altro aspetto della questione. E' palese come, per Casa Pound, il fomentare l'odio verso lo straniero sia del tutto strumentale ad un disegno strategico apparentemente più insidioso, quello di costruire una nuova identità nazionalista tra gli italiani.
Aspetto complesso, per storia e fenomenologia, quello del nazionalismo italiano, che richiederebbe uno svolgimento che non si può trattare debitamente in questa sede.
L'Italia non è la Germania, e nemmeno la Francia. Qui da noi il cosmopolitismo (di cui l'europeismo è un precipitato), la vocazione cosmopolitica dell'Italia, hanno radici profonde, vengono da Roma caput mundi, passano per la funzione universale della Chiesa cattolica, per il rinascimento, fino a sfociare nell'egemonia contrapposta ma complementare tra due partiti universalistici: la Democrazia cristiana e il più forte partito comunista d'Occidente. Lo stesso fascismo, per quanto distorcendola in una brutale forma imperialistica, fu costretto a raccogliere la narrazione universalistica dell'Italia.
«Il cosmopolitismo italiano non può non diventare internazionalismo. Non il cittadino del mondo, in quanto civis romano o cattolico, ma in quanto lavoratore e produttore di civiltà. Perciò si può sostenere che la tradizione italiana dialetticamente si continua nel popolo lavoratore e nei suoi intellettuali, non nel cittadino tradizionale e nell'intellettuale tradizionale. Il popolo italiano è quello che è più interessato all'internazionalismo. (...)
Collaborare a ricostruire il mondo economicamente in modo unitario è nella tradizione della storia italiane e del popolo italiano, non per dominarlo e appropriarsi i frutti del lavoro altrui, ma per esistere o svilupparsi (...) La missione di civiltà del popolo italiano è nella ripresa del cosmopolitismo romano e medievale, ma nella sua forma più moderna e avanzata.
Sia pure nazione proletaria; proletaria come nazione perché è stata l'esercito di riserva di capitalisti stranieri (...) Appunto perciò deve innestarsi sul fronte moderno di lotta per riorganizzare il mondo anche non italiano, che ha contributo a creare col suo lavoro».
Antonio Gramsci, Quaderni dal carcere.
[Q9, 127, p 1190-1. Edizione critica dell'Istituto Gramsci a cura di Valentino Gerratana, Einaudi, Torino 1977]
9 commenti:
Questo pezzo dimostra di come la solita sinistra perda il pelo ma non il vizio. La sinistra italiana gira e rigira cade sempre nelle solite sinistronzate. E' più forte di lei. Non può farne a meno. Casa Pound può piacere o non piacere, però qualsiasi romano che non sia completamente alieno dalla realtà vera (volgare quanto si vuole sinistramente parlando) può testimoniare della situazione di degrado ed insicurezza generalizzata che affligge la capitale, ormai diventata una vera e propria cloaca a cielo aperto.
Clandestini e delinquenti di tutti i tipi sono ovunque è contribuiscono insieme ai politici corrotti che si sono succeduti negli ultimi anni a rendere Roma un vero schifo sotto tutti i punti di vista. Basta prendere un mezzo pubblico per rendersi conto del merdaio in cui è finita la città.
Possibile che la sinistra italiana debba sempre fare le solite analisi radical chic senza mai guardare in faccia la realtà concreta e brutale di tutti i giorni che affligge con tutta la sua pesantezza milioni di cittadini italiani?
Se Casa Pound ritiene di doversi fare carico di questo disagio, e se poi viene votata dalla gente che ormai è stufa, non sarebbbe meglio per la sinistra fare un esame di coscienza?
Possibile che la sinistra italiana non riesca mai a prendere le parti del popolo italiano senza se e senza ma?
Le grandi città italiane sono sempre più simili alle metropoli sudamericane dove la gente viene ammazzata al semaforo per pochi spiccioli, ma questo alla sinistra italiana non interessa. Non interessa perchè difendere il popolo italiano dal degrado sempre più massiccio e diffuso non è abbastanza radical-chic.
E allora ben venga Casa Pound se dovesse servire a mettere un po' di pepe al culo a certi sinistrati...
Casa Pound può piacere o non piacere....
Sarebbe stato sbagliato censurare il commento qui sopra a difesa di Casa Pound.
Questa difesa parla infatti da sola.
E' sintomatica.
Il Nostro accusa questa testata di essere "radical chic".
Ma questa critica dimostra totale ignoranza o nasconde la malafede.
Se c'è qualcuno che alimenta a sinistra l'élitismo radical chic è anche la xenofobia becera e triviale.
Abbiamo già detto cosa pensiamo dell'immigrazionismo ideologico e dell'immigrazione di massa:
Qui: LA GRANDE IMMIGRAZIONE NON È SOSTENIBILE
e qui:
IMMIGRAZIONE DI MASSA E SUICIDIO A SINISTRA
Il Nostro dice che CP si "fa carico del disagio"...
Oh sì, certo....
Ma una forza politica non si giudica per quel che dice di sé stessa e perché si fa "carico del disagio", ma per come se ne fa carico, per le soluzioni che propone, per come agisce.
Se tanti italiani soffrono occorre spiegare quali sono le cause profonde di queste tribolazioni, indicare quali sono i veri nemici, e tra i nemici quelli principali.
Additare, per raccattare dei voti, le minoranze degli immigrati come bersaglio principale, è non solo politicamente infame, è moralmente miserabile.
L'articolo in questione poi, mette in rilievo che questa pratica politica xenofoba, può si portare ad eleggere un consigliere o forse due in Campidoglio, ma non sarà mai la leva per ottenere un consenso di massa, o la chiave di volta per mobilitare la maggioranza del popolo.
Anche per questo non soffriamo della sindrome dell'antifascismo.
Casa Pound non va da nessuna parte e non c'è in Italia il fascismo alle porte.
Non conosco Di Stefano e il suo programma.
Ma mi spiegate, di grazia, per quale motivo la conflittualità politica dovrebbe centrarsi per forza sul dato socio-economico, e al suo interno raggruppare l’universalità degli sfruttati contro l’universalità degli sfruttatori (senza gradini intermedi)? Non sarà che il conflitto può nascere da qualsiasi categoria del vivere associato e che al suo interno i fronti si formano arbitrariamente? Che la conflittualità fra italiani ancora semibenestanti e migranti disperati ha lo stesso senso di qualsiasi altra? Che anzi – essendo la migrazione di massa lo strumento del capitale per moltiplicare l’esercito industriale di riserva – questa conflittualità rientra nella logica marxista della lotta di classe?
Se poi vi piace il cosmopolitismo mi sembra che il capitalismo terminale lo stia realizzando alla perfezione.
PS: come si fa a dire che la lotta contro l'immigrazione non sarà mai la leva per ottenere consenso di massa, se è la base degli enormi successi ottenuti dalle destre in Francia, Germania, Austria ecc. nonché la leva principale della Brexit?
PSS: sono curioso di vedere se, avendo pubblicato il primo commento perché lo ritenete stupido, censurerete questo perché troppo intelligente.
VERITAS, LASCIA CHE SIA CHI TI LEGGE A DECIDERE SEI SEI "TROPPO INTELLIGENTE"....
Francamente così a noi non pare, comunque non riesci a capire quanto ho scritto nell'articolo.
La questione è quella dell'egemonia, e non a caso citavo Gramsci.
Devo supporre che tu sappia di cosa si parli, che altrimenti il discorso sarebbe lungo.
Ribadisco: escludo che qui in Italia possa diventare egemone, ovvero maggioritario, un movimento che articoli e incardini il suo discorso politico, la sua narrazione, attorno all'odio per l'immigrato. Ho tentato di spiegare il perché. Prova a capirlo...
Schmittianamente è assodato per me che ogni discorso politico implica l'indicazione di un nemico: ma chi indica come nemico il più debole, oltre che infame, è destinato ad una esistenza minoritaria, a coprire uno spazio politico autoreferenziale. Ogni politica egemonica deve certo incardinare il proprio messaggio generale ad un punto nodale, focale, che abbia potenzialità di essere una narrazione unificante, di far confluire in un fiume i mille rivoli dell'indignazione sociale. Mi ripeto: il racconto che occorre dare la caccia all'immigrato è, da questo punto di vista, sterile.
Qui caliamo la questione del "populismo", di cui discuteremo nell'assemblea-seminario di P101 il 2 e 3 luglio.
Sì, il discorso xenofobicamente triviale di Casa Pound è lo sporco delle unghie del populismo se per populismo intendiamo appunto quel fenomeno che riesce ad unificare le tante istanze sociali che sorgono dal basso e puntarle contro la classe dei dominanti.
Di Stefano e Iannone, sia detto di passata, pensano di plagiare l'ascesa dell'hitlerismo in Germania, ponendo gli immigrati al posto degli ebrei. Si vede che non hanno capito un fico secco di come i nazisti sono saliti al potere. E' vero che uno dei motivi era l'odio antisemita, ma non era questo il messaggio simbolico attorno al quale gli hitleriani facevano leva per ottenere egemonia. Ma anche qui il discorso sarebbe lungo. Il fulcro attorno al quale i nazisti agganciavano tutto il resto era la condanna degli umilianti e sciagurati Trattati di Versailles, quindi l'affermazione potente della necessità della riscossa nazionalista della Germania.
Ed anche volendo considerare l'odio anti-ebraico come fondante, il NSDAP li raffigurava, gli ebrei, come i veri dominanti (ed era falso), come la cricca dei banchieri e dei finanzieri che non solo affamavano il popolo lavoratore tedesco, ma che erano al servizio dei predatori esterni.
No, Casa Pound non va da nessuna parte.
Piemme
Innanzitutto CasaPound non si autorappresenta la xenofobia come odio del diverso.
A noi non ce ne deve fregare niente di come li "giudichiamo noi". Dobbiamo "capirli".
Nel loro programma dicono:
"Cooperazione con le aree economiche extraeuropee atta al loro sviluppo e al riscattodalla dipendenza dalle Multinazionali. Sostegno a tutti i movimenti identitari extraeuropei che favoriscano il radicamento e il re-insediamento delle popolazioni autoctone."
Prima scrivono:
"Protezione dei mercati nazionali dalla concorrenza di chi sfrutta la forza-lavoro (vedi Cinae articoli delle Multinazionali prodotti nel Terzo e Quarto Mondo) ovvero impedire ilcommercio con quelle nazioni in cui i lavoratori non hanno le stesse tutele e garanzie deilavoratori europei."
Nel filmato dello spot alla fine le persone con la giacca che seguono Di Stefano sono proprio i militanti di CasaPound che (nella loro narrazione) si sono riscattati e sono adesso perfettamente in grado di confrontarsi con la classe dominante che è il terribile complesso della classe piccolo borghese sotto attacco.
Ma nel filmato si dice che non hanno rinnegato le loro origini perché, come potete osservare, non hanno la cravatta quindi non si sono sottomessi.
La cravatta ce l'ha solo Di Stefano che però è il leader quindi in lui è simbolo di comando e perfetta capacità di stare in qualsiasi ambiente rappresentando tutti, non solo i suoi, il che significa : se voi (umili) votanti di CP rimarrete disciplinati dietro a leader otterrete il riscatto vostro e della vostra gente.
Un messaggio che è IDENTITARIO.
Ma è rivolto al popolo, al loro popolo. Un popolo ha bisogno di una identità e mentre CasaPound nel suo modo molto piccolo borghese sta effettivamente parlando al suo popolo noi NON LO STIAMO FACENDO.
Non ci piacciono i toni fascisti? Non ci piacciono le sparate del cazzo? Benissimo, fatto sta che noi sempre al popolo dobbiamo parlare e non solo al nostro ovviamente, anche a quelli che sono popolo ma non hanno coscienza o sono scoraggiati o se ne fregano.
E dobbiamo dargli
un ETHOS
un LOGOS
un PATHOS
Non stiamo facendo niente di tutto questo e ci limitiamo stupidamente a trovare le pulci in chi si sta muovendo in anticipo su di noi.
Volete sapere cosa dicono a Casa Pound nel programma messo in linea?
No all'indipendenza della banca centrale
Separazione delle funzioni bancarie
Sovranità monetaria
Numero di matricola sul casco obbligatorio per i poliziotti alle manifestazioni per evitare soprusi e violenze
(Come ho già riportato) aiutare i paesi del terzo mondo nella lotta alle multinazionali
Boicottare i paesi che non garantisono i diritti dei lavoratori
Promozione della cultura umanistica
Promozione del cinema nazionale
Sostegno all'allattamento al seno
Partnership privilegiata con la Russia
Abbandono della NATO
Oh ragazzi...questi si muovono eccome.
Sono dei grezzi da paura, noi potremmo fare cento volte meglio...MA NON LO FACCIAMO.
Sono un assiduo lettore di questo Blog da alcuni anni, e se lo sono è perché lo trovo uno strumento utile per capire quanto accade e per farmi un'idea. Di questi tempi in cui la sinistra crepa sotto il suo niente, questo blog è una cosa davvero importante e per me, lo confesso una speranza.
E bene fa la redazione a far passare, senza troppe censure, i commenti, anche i più critici. Danno un'idea dell'aria che tira.
L'anonimo qui sopra dice che l'analisi di sollevazione su Casa Pound è un... fare le pulci.
A me pare che quanto scritto da Piemme sia invece molto molto interessante, succoso, altro che pulci.
Si cita cose dal programma di Casa Pound. E qual'è la novità? I fascisti ab originem hanno copiato slogan e modalità organizzative del movimento operaio. Fascisti erano e fascisti restano. Il fatto è che davanti alla paccottiglia di rivendicazioni essi si atteggiano anzitutto per la loro radicale xenofobia. E' un dato inconfutabile.
Piemme, se capisco, fa un discorso che ha un suo grande rilievo: che il neofascismo così come xenofobicamente declinato da Casa Pound, tirando in ballo storia e cultura italiane, non ha efficacia egemonica. Trovo la tesi molto tosta.
Sollevazione indica la luna e c'è chi guarda al dito.
E poi vorrei capire: ma tutti 'sti anonimi che... fanno le pulci al blog, loro che fanno? loro come si sporcano le mani? loro che esempio danno?
La politica imposta dall'esterno qui in Italia riuscirà sempre a spaccare in due o più fazioni il popolo italiano perché la ricetta "Fra i due litiganti il terzo gode" ha esito infallibile quando una o più fazioni non capiscono un accidente della realtà e della storia. Nel Medioevo funzionava a meraviglia con Guelfi e Ghibellini:.
E via sempre cosi!!!
Roberto G., non sono anonimo.
Sto dicendo un'altra cosa e cioè che il probelma se CasaPound sia o non sia egemonica è del tutto secondario.
Noi ci stiamo preoccupando moltissimo se sono pericolosi o meno, ci affanniamo a ostentare disprezzo e sufficienza verso le loro proposte e il loro linguaggio ma c'è un solo dato di fatto (e questo mi preoccupa molto di più): loro si presentano alle elezioni a sindaco di Roma con un candidato e un programma e noi no perché stiamo ancora decidendo come e su cosa unirci; loro sono riconosciuti e apprezzati in molte borgate e questo solo a causa della nostra assenza e di nostre impuntature su questioni che oggi sono da riconsiderare ex novo come il nazionalismo, gli immigrati e il populismo (e dovresti sapere che su questi argomenti i primissimi a sinistra a muoversi sononstati proprio quelli di Sollevazione).
Queste sono le cose gravi.
A sinistra noi siamo stati cinque anni a discutere se bisognava uscire dall'euro o cercare di riformare l'UE...e perché?
Perché RC aveva "sbagliato valutazione" e ci aveva buttati tranquillamente dentro al tritacarne della valuta unica; ma oggi (parole del brillante segretario di quella specie di partito) il dentifricio è fuori del tubetto e non possiamo più rimetterlo dentro...cioè in altre parole: "A causa mia ve lo ritrovate in quel posto...inutile levarselo...Godetevelo".
Insomma,mla mia idea, che so non farà piacere a molti, è che noi discutiamo di CasaPound solo per cercare di consolidare la nostra identità che in questo momento sentiamo fragile è che fragile è vista dal popolo.
La causa è precisamente il fatto che ci siamo distaccati dal popolo e questo è solo per colpa nostra.
Dobbiamo andare fisicamente dal,a gente con una proposta unitaria e donniamo urgentemente fare in modo che gli intellettualintornino dal popolo come è nella tradizione del,a sinistra.
Pensiamo prima di tutto a unirci noi e a trovare le parole che infiammino i cuori che su questo alla gente oggi appariamo vecchi e fiacchi.
IDENTITÀ E ANDATA AL POPOLO
Caro anonimo,
sollevazione, ovvero questo piccolo gruppo che si chiama MPL, è ben consapevole che occorre andare al popolo, che occorre uscire dall'angolo e dalla sfera internettara —ovvero usare sì il web, ma come via per andare al popolo.
C'è un problemino...
Che senza una sufficiente massa critica, l'andata al popolo non si può fare.
Occorre quindi acquisire questa massa critica, occorre accumulare forze, reclutare persone in carne e ossa, e poi tirarli fuori dalla bolla internettara e spedirli... "come pecore in mezzo ai lupi"*. Ma proprio perché siamo in un mondo di lupi, queste "pecore" devono essere agguerrite, motivate, disciplinate. E qui entra di mezzo l'educazione politica, una visione, e una indispensabile e forte identità ideale.
A questo speriamo serva SOLLEVAZIONE, ad indicare chi siamo e che vogliamo, a setacciare il sociale per avvicinare chi è d'accordo, e quindi l'organizzazione affinché ci si metta in cammino.
Piemme
* «...siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato. Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell'uomo».
Vangelo secondo Matteo; 10,16-23
Posta un commento