[ 15 maggio ]
Nella stessa facoltà di Economia dell'università di Perugia in cui si è svolto con successo l'incontro con Marco Passarella (promosso da P101) ma due giorni dopo è stato ospite Paolo Savona [nella foto]. Di Savona ci siamo occupati diverse volte. Un economista e boiardo di stato che da tempo sostiene, rebus sic stantibus, l'insostenibilità dell'euro. Per la precisione Savona afferma che o si procede in fretta verso gli Stati Uniti d'Europa, oppure meglio smontare l'eurozona.
Proprio per ciò che rappresenta —il punto di vista di alcune frazioni delle classi dominanti a favore di un "Piano B"— è bene tenerlo d'occhio.
Non fatevi illusioni, Savona è lo stesso che assieme a berluscones liberisti come Brunetta, Crosetto e Romani proponeva un taglio del debito pubblico di ben 400 miliardi a base di privatizzazioni.
Qui sotto un puntuale resoconto della sua lezione a Perugia.
«L'economista alla ‘invited lecture' dell’ateneo umbro incita i giovani: manca la democrazia
“Sta a voi giovani, che non avete niente da perdere, attuare una battaglia, direi una rivoluzione, per la democrazia in Europa. Una battaglia per una Costituzione europea davvero democratica, in grado di salvare l’Unione dai suoi errori e dai suoi demoni, riportando in equilibrio il trinomio democrazia, Stato e mercato, oggi squilibrato, non democratico e fonte di ingiustizie”.
Così Paolo Savona, il più importante economista monetario italiano (il suo curriculum è sterminato, è stato anche ministro dell’industria nel governo Ciampi), ha concluso la sua ‘invited lecture’ presso l’aula magna del Dipartimento di economia e scienze politiche dell’ateneo perugino. Una ‘invited lecture’ promossa dal professor Marcello Signorelli, docente nel Dipartimento di economia dell’Università di Perugia e infaticabile organizzatore di questi appuntamenti di grande interesse (è stato lui, nel maggio scorso, a portare il Premio Nobel Amartya Sen all’ateneo umbro), e molto partecipata.
Le parole conclusive di Savona sono state accolte da un forte applauso, perché hanno toccato nervi scoperti della crisi europea ed italiana portando elementi convincenti sulle misure da prendere (“Ma sono certo che non saranno prese”, ha scandito Savona).
La questione centrale, nell’analisi del professor Savona, è la democrazia. Che manca in questa Unione europea, governata da una tecnocrazia “che ha mostrato più volte i suoi limiti”. Le decisioni, come la moneta unica o il fiscal compact, “che impegnano le future generazioni, vengono prese senza chiedere il consenso degli italiani – ha detto Savona – Abbiamo una moneta senza Stato e senza democrazia. Nel trinomio democrazia-Stato-mercato, nell’Ue abbiamo solo il mercato. La democrazia non c’è, lo Stato neppure”.
Per l’economista è fallito il pensiero sulla base del quale è stato varata la moneta unica: “L’idea era quella di federare i portafogli, di conseguenza si sarebbero federati anche i cuori degli europei”. Ma così non è e oggi ci troviamo “in un’Europa di fatto governata dalla Germania, che ha tratto tutti i vantaggi dalle regole imposte, mentre l’Italia e molti altri Paesi ne hanno tratto molti svantaggi”.
Insomma, un bivio: o resta l’euro, ma allora si fa davvero un balzo verso l’Unione europea federale, cosicché gli squilibri che si vengono a creare possono essere affrontati con trasferimenti tra uno Stato e un’altro – trasferimenti governati dallo Stato federale come avviene costantemente negli Stati Uniti – oppure l’euro non può restare con gli squilibri che ha provocato e provoca.
Alla domanda che scenario avremmo avuto se fossimo restati fuori dalla moneta unica, Savona risponde: “Staremmo un po’ meglio, perché avremmo potuto svalutare. La Germania starebbe invece un po’ peggio, perché non avrebbe raggiunto il livello di esportazioni che ha raggiunto. Con l’euro c’è stato un trad- off tra rischio di cambio e rischio debito/Pil. Trade off che per noi è stato decisamente svantaggioso e che è pericoloso”. E qui arriva il pezzo forte. Con l’Unione europea così com’è, non democratica e germanocentrica, si sta realizzando esattamente il piano di distribuzione di competenze e compiti produttivi in Europa, con al centro l’egemonia tedesca, “tracciato dal ministro degli affari economici di Hitler, Walther Funk. Solo che l’idea di Funk era attuarlo ‘manu militari’, mentre ora viene attuato per via economica”.
L’unica speranza per evitare il disastro “è dare vita a una Costituzione europea democratica. Sta prima di tutto a voi, giovani, battervi con decisione e con argomentazioni solide, che ci sono tutte”».
«L'economista alla ‘invited lecture' dell’ateneo umbro incita i giovani: manca la democrazia
“Sta a voi giovani, che non avete niente da perdere, attuare una battaglia, direi una rivoluzione, per la democrazia in Europa. Una battaglia per una Costituzione europea davvero democratica, in grado di salvare l’Unione dai suoi errori e dai suoi demoni, riportando in equilibrio il trinomio democrazia, Stato e mercato, oggi squilibrato, non democratico e fonte di ingiustizie”.
Così Paolo Savona, il più importante economista monetario italiano (il suo curriculum è sterminato, è stato anche ministro dell’industria nel governo Ciampi), ha concluso la sua ‘invited lecture’ presso l’aula magna del Dipartimento di economia e scienze politiche dell’ateneo perugino. Una ‘invited lecture’ promossa dal professor Marcello Signorelli, docente nel Dipartimento di economia dell’Università di Perugia e infaticabile organizzatore di questi appuntamenti di grande interesse (è stato lui, nel maggio scorso, a portare il Premio Nobel Amartya Sen all’ateneo umbro), e molto partecipata.
Le parole conclusive di Savona sono state accolte da un forte applauso, perché hanno toccato nervi scoperti della crisi europea ed italiana portando elementi convincenti sulle misure da prendere (“Ma sono certo che non saranno prese”, ha scandito Savona).
La questione centrale, nell’analisi del professor Savona, è la democrazia. Che manca in questa Unione europea, governata da una tecnocrazia “che ha mostrato più volte i suoi limiti”. Le decisioni, come la moneta unica o il fiscal compact, “che impegnano le future generazioni, vengono prese senza chiedere il consenso degli italiani – ha detto Savona – Abbiamo una moneta senza Stato e senza democrazia. Nel trinomio democrazia-Stato-mercato, nell’Ue abbiamo solo il mercato. La democrazia non c’è, lo Stato neppure”.
Per l’economista è fallito il pensiero sulla base del quale è stato varata la moneta unica: “L’idea era quella di federare i portafogli, di conseguenza si sarebbero federati anche i cuori degli europei”. Ma così non è e oggi ci troviamo “in un’Europa di fatto governata dalla Germania, che ha tratto tutti i vantaggi dalle regole imposte, mentre l’Italia e molti altri Paesi ne hanno tratto molti svantaggi”.
Insomma, un bivio: o resta l’euro, ma allora si fa davvero un balzo verso l’Unione europea federale, cosicché gli squilibri che si vengono a creare possono essere affrontati con trasferimenti tra uno Stato e un’altro – trasferimenti governati dallo Stato federale come avviene costantemente negli Stati Uniti – oppure l’euro non può restare con gli squilibri che ha provocato e provoca.
Alla domanda che scenario avremmo avuto se fossimo restati fuori dalla moneta unica, Savona risponde: “Staremmo un po’ meglio, perché avremmo potuto svalutare. La Germania starebbe invece un po’ peggio, perché non avrebbe raggiunto il livello di esportazioni che ha raggiunto. Con l’euro c’è stato un trad- off tra rischio di cambio e rischio debito/Pil. Trade off che per noi è stato decisamente svantaggioso e che è pericoloso”. E qui arriva il pezzo forte. Con l’Unione europea così com’è, non democratica e germanocentrica, si sta realizzando esattamente il piano di distribuzione di competenze e compiti produttivi in Europa, con al centro l’egemonia tedesca, “tracciato dal ministro degli affari economici di Hitler, Walther Funk. Solo che l’idea di Funk era attuarlo ‘manu militari’, mentre ora viene attuato per via economica”.
L’unica speranza per evitare il disastro “è dare vita a una Costituzione europea democratica. Sta prima di tutto a voi, giovani, battervi con decisione e con argomentazioni solide, che ci sono tutte”».
* Fonte: Quotidiano Nazionale
1 commento:
Una"costituzione Europea" non farebbe altro che legittimare questa traballante istituzione con parvenze di nobiltà democratica. Meglio disfarla questa Unione Europea, non rattopparla con una costituzione che sarà senz'altro un equivoco pasticcio.
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