[4 maggio ]
Diversi lettori ci chiedono di dire qualcosa sull'immigrazione. Qui sotto un articolo apparso il 2 settembre dell'anno scorso. L'articolo ricevette la censura del compagno Giuseppe Pelazza, a cui Pasquinelli diede una prima risposta.
Gli ultimi dati ci dicono che sono circa mezzo milione i migranti che nei primi sei mesi de 2015 hanno chiesto asilo politico all'Unione europea, contro i 600mila dei dodici mesi precedenti.
Torneremo presto, con una scheda ad hoc, sulla vicenda specifica dei richiedenti asilo e dei rifugiati. E' evidente che gli effettivi perseguitati politici sono un'infima minoranza, che la stragrande maggioranza dei migranti sono piuttosto "deportati economici". Questi numeri obiettivamente impressionanti secondo tutti gli analisti sono destinati a restare costanti se non addirittura a crescere. Perché sono destinati a crescere? perché globalizzazione e politica di rapina congenita ai meccanismi imperialistici, accentueranno le distanze tra ricchi e poveri e tra paesi oppressori e nazioni oppresse.
Va da sé che per porre fine davvero alla deportazione di massa la soluzione consiste nel farla finita con questa globalizzazione imperialistica. Questa, al contrario di quanto sostengono gli apologeti dell'ordine di cose esistenti, è quindi il problema non la soluzione. Una soluzione che appare lontana nel tempo poiché implica una rivoluzione globale, un rovesciamento del sistema economico e politico internazionale.
Non è un caso che gli apologeti della globalizzazione, i quali hanno il monopolio dei mezzi di comunicazione, davanti a questi flussi migratori, dicano che essi sono "epocali" e "inarrestabili". Ciò che essi ci stanno in realtà dicendo è che la globalizzazione è da considerarsi irreversibile, che chi comanda oggi comanderà sempre, che le pratiche economiche neoliberiste vigenti sono irrevocabili.
Non è un caso che gli apologeti della globalizzazione, i quali hanno il monopolio dei mezzi di comunicazione, davanti a questi flussi migratori, dicano che essi sono "epocali" e "inarrestabili". Ciò che essi ci stanno in realtà dicendo è che la globalizzazione è da considerarsi irreversibile, che chi comanda oggi comanderà sempre, che le pratiche economiche neoliberiste vigenti sono irrevocabili.
I paladini della globalizzazione sono a loro modo coerenti quando auspicano e inneggiano alla deportazione economica da un lato e quindi alla "accoglienza" dall'altro —deportazione e accoglienza sono le due facce della stessa medaglia.
La deportazione economica dalla periferia povera al centro "opulento" è funzionale ai dominanti sotto molteplici aspetti. Cinque su tutti:
(1) immettere al centro milioni di disperati pronti a vendere la loro forza-lavoro per quattro soldi rafforza, al centro, la tendenza all'abbassamento generale dei salari ed alla competizione selvaggia tra lavoratori a tutto vantaggio del capitale;
(2) la fuga in massa contribuisce alla desertificazione dei paesi da cui si emigra ed è utile alle classi dominanti di quei paesi in quanto, sgonfiando le tensioni sociali endogene, consolida il loro dominio:
(3) di converso l'immigrazione in massa contribuisce in maniera determinante a distruggere il tessuto connettivo o demos dei paesi ospitanti. Questo demos costituisce non solo il sostrato materiale, giuridico e spituale degli stati-nazione (senza il quale essi sono destinati a dissolversi nella paccottiglia sociale o melting pot nel quale ristrette oligarchie transnazionali potranno spadroneggiare) ma il luogo dove si è storicamente costituito il movimento operaio come comunità di classe opposta al capitale;
(4) in questo imperiale melting pot democrazia e diritti di cittadinanza sostanziali sono destinati a sparire a loro volta, per lasciare il posto a stati di polizia ed a relazioni neofeudali di servaggio e sudditanza, fatti salvi diritti cosmetico-formali "per le minoranze" e innocui spazi-ghetto comunitaristici. Lo spazio giuridico-statuale imperiale, per sua natura, non può essere democratico.
(5) Azzardiamo infine una quinta specifica ragione riguardante l'Unione europea.
Deportare decine di milioni di immigrati è strategicamente funzionale al disegno delirante di sopprimere gli attuali stati-nazione e fare dell'Unione un impero. Per squagliare le comunità nazionali e rimpiazzarle con quella europea, le élite dominanti hanno infatti bisogno di introdurre un elemento esterno disgregante, dissolvente le diverse identità storico-nazionali. L'immigrazione di massa anche a questo deve servire secondo le élite euriste dominanti.
Non siamo ciechi. Sappiamo che ben altre e ben più nobili sono le ragioni etiche che spingono molti, a sinistra come nel mondo cattolico, a chiedere che tutti gli immigrati siano accolti. Essi desiderano una società "inclusiva", che sappia ospitare tutti gli esseri umani che fanno richiesta di asilo e soggiorno. Abbiamo cercato di spiegare che, almeno per quanto riguarda il nostro Paese, nelle concrete condizioni in cui si dimena, un'immigrazione di massa non è sostenibile. Un'istanza etico-morale può essere giusta in astratto, ma può essere concretamente irrealizzabile se non addirittura esiziale. Fare di un principio etico un imperativo politico categorico (come in questo caso l'obbiettivo di "accogliere tutti") causa infatti, oggigiorno, due disastri: il primo è che ci si pone al carro delle élite globaliste che in tal modo si aiutano invece di combattere; il secondo è la conseguenza del primo, ed è che si allontana dal proletariato lasciandolo in balia dell'avanzata delle forze xenofobe e razziste.
Sentiamo nostri i valori solidaristici propri del socialismo, come anche la pietas cristiana che comanda di amare il prossimo. C'è tuttavia un limite invalicabile: l'amare l'altro da sé non può spingersi fino all'odio del sé, fino al proprio autoannientamento.
Amare il prossimo come sé stessi, se non vuole essere una declamazione vuota e ipocrita, se non è l'invocazione di una mistica pauperitas universale, implica assicurare agli ospiti gli stessi diritti e i medesimi benefici di cui l'ospitante gode. Non esistono, entro questo sistema, le condizioni per estendere questi diritti e questi benefici, l'immigrazione contribuisce anzi a toglierli a chi li ha strappati in decenni di sacrifici e di lotte. E' forse amare il prossimo incoraggiare la deportazione sapendo che questi milioni di esseri umani vivranno come "scarti", nell'esclusione e nella miseria? Non è forse fare il gioco del vorace capitalismo neoliberista che infatti anela al pauperismo generale?
Non sembra quindi che sia per cristiano amore del prossimo che certa sinistra inneggia alla accoglienza di tutti. C'è chi è ideologicamente infatuato dal cosmopolitismo liberista e anti-nazionale e chi, in nome di un malinteso internazionalismo, si spinge fino all'odio per il proprio Paese il quale, sotto sotto, è odio di sé e del proprio popolo accusato per aver dimenticato i suoi ideali, di aver disconosciuto, ricusato ed isolato i migliori tra i suoi figli, quelli che quegli ideali non hanno abiurato mai.
Si tratta di vie diverse, ma entrambi conducono al suicidio.
11 commenti:
E' davvero desolante che dopo tutto quello che è successo in questi mesi, sotto il profilo umanitario e politico, questa sia ancora la vostra posizione. Mi dispiace che stiate percorrendo questa mortifera china. Giuseppe Pelaz<za
Sentiamo nostri i valori solidaristici propri del socialismo, come anche la pietas cristiana che comanda di amare il prossimo. C'è tuttavia un limite invalicabile: l'amare l'altro da sé non può spingersi fino all'odio del sé, fino al proprio autoannientamento.
L'argomento formulato com'è attualmente dai fautori dell'immigrazione di massa e di una accoglienza indiscriminata è un vero e proprio "cavallo di Troia", simile ad una "offerta che non si può rifiutare": alla "mafiosa" !!!!
Presuppone tuttavia una autentica dabbenaggine da parte dei popoli europei, dabbenaggine purtroppo garantita dagli attuali governanti "lacchè".
La contraddizione è chiara come il sole: quelli che vogliono l'inclusione senza se e senza ma sono gli stessi che sostengono nei loro rispettivi Paesi le geopolitiche imperialiste e neocoloniali, votando la classe politica che tradisce i loro stessi interessi, ma privilegia le elite dominanti, e perciòstesso rappresentative dei Paesi "occidentali". Questi sì includono cani e porci, dichiarabili tali secondo i loro stessi parametri. Ma questo è normale, le affinità elettive attraggono le canaglie tra di loro, anche a livello di Stati.
Ovviamente tale macroscopica contraddizione viene mimetizzata fino all'invisibilità di massa proprio perchè sta alla base dell'equivoco ideologico. Basterebbe sostituire le parole improprie a quelle normali per descrivere il fenomeno: "pietas", "solidarietà", "inclusione", sono tutti termini da sostituire con uno solo, che è "rispetto". Ma il rispetto significa riconoscimento del diverso, dei confini, di una volontà di rinunciare a rubare il (potenziale) benessere altrui per ingordigia del proprio (per le elite) e per pura stupidità masochistica (per le masse), dove il plagio culturale sostituisce ogni ipotesi di autentica democrazia.
I libici "sottomessi" a Gheddafi godevano di un welfare che non solo gli africani, ma anche gli europei se lo sognano. Così una mentecatta come la Clinton lo ha cancellato con la violenza più bieca, rispetto alla quale i barbari del nord verso i romani dell'epoca sembrano più educande di un collegio svizzero.
Facile la replica: e adesso, li buttiamo a mare? Ancor più facile la risposta: a mare ci stanno buttando i poteri che noi legittimiamo, trattandoci nello stesso modo dei migranti. La soluzione è una sola, buttiamoli noi a mare questi poteri, con i loro ideologi e i loro bracci armati, soprattutto economici, reindirizzando il potere che ci spetta di diritto verso il rispetto tra popoli ed economie diverse.
Magari si potessero "buttare a mare" (o meglio "nello stagno di fuoco") questi poteri. Per chi volesse essere pessimista sebbene un po' paranoico, sembra quasi che si sia dato corso per l'intera Europa ad un specie di "Piano Morgenthau" come era stato progettato di fare per la sola Germania alla fine della Guerra. E' tutta una serie di interventi "a morte" come appunto sono le invasioni di Popoli cacciati dai territori d'origine con pianificazioni di sterminio bellico.
IIl novello Piano Morgentau è cominciato negli anni '9o per l'Italia con le privatizzazioni scellerate e con lo smantellamento delle principali industrie Poi è proseguito con la confisca totale della sovranità monetaria, con l'imposizione dell'Euro, poi con le drastiche limitazioni di bilancio, con la graduale abolizioni del Welfare, con la falcidia inarrestabile delle possibilità di occupazione, con la soppressione di industrie fondamentali e via di questo passo. Il destino della Grecia sembra propeio essere unificato per tutti gli stati dell'EU. Per me si tratta di una riedizione del Piano Morgenthau formato continente Europa. Gli obiettivi: annientamento delle autonomie degli Stati, caneleeazioni delle caratteristiche etniche storiche, depopolazione et similia
Una domanda a Pasquinelli.
La classe media è minacciata dall'ondata migratoria per motivi facilmente comprensibili.
Meno facile è vedere che la classe media mantiene un livello di vita altissimo paragonato a quello del resto del mondo solo perché le grandi corporations europee e americane sfruttano i paesi poveri, le loro risorse e i loro lavoratori.
Dire che per risolvere il problema dei migranti bisogna farla finita con la globalizzazione significa in sostanza che il ricchissimo medio borghese italiano deve rinunciare a una parte della sua ricchezza.
Come glielo spieghi?
L'immigrazione viene favorita per ottenere accordi commerciali come si dice qui, ad esempio
http://www.ndtv.com/india-news/40-000-indians-to-be-allowed-to-work-in-europe-says-report-469744
Inoltre senza emigrazione la situazione interna dei paesi poveri esploderebbe. Certo uno li può aiutare a casa loro ma questo significa che le grandi corporations farebbero meno profitti e in primo luogo ne risentirebbe proprio la classe media.
Quindi per parlare di lotta all'imperialismo è necessario che esistano prima (prima) una coscienza politica e degli ideali "di sacrificio e solidarietà" altrimenti rimane un argomento utilizzabile con efficacia esclusivamente dalla destra becera (e nei fatti è proprio così).
Se non parliamo di nuove prospettive con passione come fa Lordon quando parla di proprietà di uso dei mezzi di produzione per superare la proprietà privata ci illudiamo di sfruttare audacemente delle carte poco di sinistra come il tema dell'immigrazione ma nella realtà ci ficchiamo in un vicolo cieco lasciando il campo alla destra le cui intenzioni sono molto diverse dalle nostre.
Sembra che l'unica strategia rimasta sia il tant pis tant mieux, sfasciamo tutto e poi "ce la giochiamo".
C'è anche quello ma allo stato è solo il disperato tentativo di rovesciare il tavolo.
Secondo me non basta.
Probabilmente sono un ingenuo, ma credo che non sia giusto accogliere nel nostro paese sotto l' egida morale della solidarietà gli stranieri per poi abbandonarli alla competizione nel mercato del lavoro, alla competizione per un alloggio popolare, alla competizione per le cure sanitarie, alla competizione, qualunque essa sia, con le fasce piú deboli dei cittadini italiani.
Non é giusto nei confronti degli immigrati e non é giusto nei confronti dei cittadini italiani; non é giusto nei confronti dei regolo di qualunque nazionalità essi siano.
Se è la solidarietà umana che muove le nostre coscienze all' accoglienza dei profughi, dei migranti, dei diseredati (italiani e non) tutto il sistema di accoglienza deve essere svolto all' insegna della solidarietà e non della competizione e senza nascondersi dietro il falso problema della limitatezza delle risorse, della coperta corta ed altre amenità del genere.
Caro Pasquinelli lei ha perfettamente ragione. Ha detto tutte verità sacrosante. Purtroppo oggi nella sinistra italiana quasi nessuno ragiona come lei. Il motivo è semplice:metà sono mentecatti e metà sono in malafede. La disgrazia dell'Italia sono proprio questi sinistronzi che causano solo danni al proprio popolo e alla propria patria.
Dio ci scampi dai sinistri deficienti e da tutte le "risorse" boldriniane.
E' praticamente ignoto il numero delle persone che sono entrate nel nostro paese in seguito alle migrazioni. Mi pare che manchino statistiche verificabili ed attendibili. Considerando gli esiti del fenomeno e tenendo conto che il numero medio di abitanti per Comune prima delle ondate invasive era intorno ai 10000, ci si può domandare: a quanti nuovi comuni corrisponderebbero gli immigrati ?
MORENO, MAGNIFICO POST. !!
salvatore genovese
Ai chi pone domande, a chi avanza legittime obiezioni e meno legittime scomuniche, proverò a rispondere presto con un nuovo articolo.
Moreno Pasquinelli
E allora mi permetto di darti un suggerimento. Perché non inserisci il tema del cambiamento climatico ( documento dell'Earth Science Departenent della Università di Oxforf ad es.) con la previsione
che tra sessant'anni o forse prima ,la vita come la intendiamo noi sarà possibile soltanto attorno alle regioni del circolo polare artico ? Forse l'orrore di questo viaggio della disperazione lungo le strade dell'Europa verso le porte chiuse e i muri che si ergono ci sembrerebbe meno implausibile e forse anche gli italioti potrebbero rendersi conto che è parte di un evento già in corso.
E forse si potrebbero rendere conto che a breve potrebbero pure ingrossare la carovana. Maurizio Fratta
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