[ 21 aprile ]
Anche l’Europa deve abbassare il suo baricentro e divenire più mediterranea o scomparire; ma siccome l’Europa non c’è tocca all’ Italia fare da traino. Non si spacchera’ l’Italia però potrebbe spaccarsi l’Europa; al momento non possiamo salutare ciò come progresso ma come fenomeno possibile: il compromesso tedesco sugli immigrati buoni solo come forza lavoro a basso prezzo potrebbe incontrare una duplice resistenza. Da parte dei popoli che non vogliono immiserirsi ulteriormente e da parte della realtà che non consente di fermare le ondate migratorie se la politica economica e monetaria non cambia radicalmente, se l’Europa non si lega diversamente all’ Africa ed al medio oriente.
Dunque l’euro potrebbe implodere miseramente oppure continuare con un’ apparente svolta della BCE in termini di rifornimento diretto di capacità di acquisto per chi ha basso rating e basso reddito (sarebbe solo un efficace ma momentaneo palliativo).
Se facciamo i conti con le paure della gente (cioè gli elettori cui sarà riconosciuta apparente sovranità finché continueranno a risultare sudditi), allora ci accorgiamo che dobbiamo proporre un escamotage: separare lo stato patrimoniale dal conto economico nei bilanci pubblici e consentire di iscrivere tra i proventi – oltre le entrate tributarie – anche la moneta che la Banca Centrale autorizzera’ in proporzione agli investimenti di ciascuno che sono definiti in funzione della disoccupazione da riassorbire.
Con determinati accorgimenti ciò può venir applicato anche ai Paesi emergenti e il gioco é fatto.
Intanto, per cominciare, si potrebbe affiancare all’euro una moneta parallela anche non a corso legale (fiduciaria) e valida solo su un deteminato territorio.
La Germania, in qualche modo, ha già cominciato! Perché fermarsi?
Volentieri pubblichiamo questo contributo di Nino Galloni.
Nino è tra i firmatari dell'Appello di Programma 101 e tra i promotori di Alternativa per l'Italia.
Nino è tra i firmatari dell'Appello di Programma 101 e tra i promotori di Alternativa per l'Italia.
L’esito del referendum sulle trivellazioni deve farci riflettere non solo sull’ energia e quel che c’è dietro, ma anche sul posizionamento dell’Europa ed il futuro dell’euro (che é anche il nostro).
Il discorso del bicchiere mezzo pieno (in realtà un terzo pieno) del sindaco Emiliano può essere accettato come una razionalizzazione, un premio di consolazione: ben 14 milioni di Italiani si sono pronunciati per il Sì ma più di qualcosa non ha funzionato nella comunicazione e nel progetto. Infatti la soluzione del problema non starebbe nella regressione verso le rinnovabili ma nella apertura alle nuove tecnologie energetiche in grado di superare la civiltà degli idrocarburi fornendo energia pulita, illimitata, a costo zero. Ciò trascinerebbe nella fossa l’attuale sistema richiedendo imprese di tipo nuovo che organizzano la produzione ma che non hanno a che vedere con costi, prezzi e profitti.
Di ciò si ha paura perché finora o, meglio, da circa 200 anni abbiamo sperimentato solo modelli capitalistici: un futuro entusiasmante ma ignoto si spalanca davanti a noi e la paura, l’ignoranza e la confusione la fanno ancora da padrone.
Il discorso del bicchiere mezzo pieno (in realtà un terzo pieno) del sindaco Emiliano può essere accettato come una razionalizzazione, un premio di consolazione: ben 14 milioni di Italiani si sono pronunciati per il Sì ma più di qualcosa non ha funzionato nella comunicazione e nel progetto. Infatti la soluzione del problema non starebbe nella regressione verso le rinnovabili ma nella apertura alle nuove tecnologie energetiche in grado di superare la civiltà degli idrocarburi fornendo energia pulita, illimitata, a costo zero. Ciò trascinerebbe nella fossa l’attuale sistema richiedendo imprese di tipo nuovo che organizzano la produzione ma che non hanno a che vedere con costi, prezzi e profitti.
Di ciò si ha paura perché finora o, meglio, da circa 200 anni abbiamo sperimentato solo modelli capitalistici: un futuro entusiasmante ma ignoto si spalanca davanti a noi e la paura, l’ignoranza e la confusione la fanno ancora da padrone.
Anche l’Europa deve abbassare il suo baricentro e divenire più mediterranea o scomparire; ma siccome l’Europa non c’è tocca all’ Italia fare da traino. Non si spacchera’ l’Italia però potrebbe spaccarsi l’Europa; al momento non possiamo salutare ciò come progresso ma come fenomeno possibile: il compromesso tedesco sugli immigrati buoni solo come forza lavoro a basso prezzo potrebbe incontrare una duplice resistenza. Da parte dei popoli che non vogliono immiserirsi ulteriormente e da parte della realtà che non consente di fermare le ondate migratorie se la politica economica e monetaria non cambia radicalmente, se l’Europa non si lega diversamente all’ Africa ed al medio oriente.
Dunque l’euro potrebbe implodere miseramente oppure continuare con un’ apparente svolta della BCE in termini di rifornimento diretto di capacità di acquisto per chi ha basso rating e basso reddito (sarebbe solo un efficace ma momentaneo palliativo).
Se facciamo i conti con le paure della gente (cioè gli elettori cui sarà riconosciuta apparente sovranità finché continueranno a risultare sudditi), allora ci accorgiamo che dobbiamo proporre un escamotage: separare lo stato patrimoniale dal conto economico nei bilanci pubblici e consentire di iscrivere tra i proventi – oltre le entrate tributarie – anche la moneta che la Banca Centrale autorizzera’ in proporzione agli investimenti di ciascuno che sono definiti in funzione della disoccupazione da riassorbire.
Con determinati accorgimenti ciò può venir applicato anche ai Paesi emergenti e il gioco é fatto.
Intanto, per cominciare, si potrebbe affiancare all’euro una moneta parallela anche non a corso legale (fiduciaria) e valida solo su un deteminato territorio.
La Germania, in qualche modo, ha già cominciato! Perché fermarsi?
* Fonte: Scenari Economici
4 commenti:
Ovviamente sono perfettamente d'accordo sulla proposta, ma più che un escamotage mi sembra un cambio di paradigma monetario radicale, che ribalta tutta struttura lungamente e pervicacemente imposta alle società avanzate, con tutte le resistenze, per usare un eufemismo, che tale proposta incontrerebbe.
Se ho ben capito in un colpo solo si ricondurrebbe la BC al servizio dello Stato, e l'emissione di base monetaria cambierebbe segno, da debito a credito della comunità.
Un bellissimo sogno, "bello e possibile", ma arciduro da conquistare, nonostante l'evidente fallimento del paradigma ancora vigente, e nonostante la ventilata apertura alla "HELICOPTER MONEY" di cui al precedente post del 19 aprile.
Certo è che l'inimmaginabile, tranne che nella testa di Friedman e Bernanke (cioè i più improbabili apparentemente), viene ora sdoganato, almeno in via ipotetica, di rumors, come estrema soluzione ad una crisi senza soluzione interna. Un rimedio estremo ad un male incurabile e mortale, che rinnega alcuni forti principi del paradigma vigente per salvarlo nella sua essenza ultima, che è la gestione privata della moneta.
La proposta alternativa di Nino sembra un escamotage nel senso che non rinnega apertamente la gestione "separata" dell'emissione monetaria (aggiunta), che rimarrebbe in capo alla BC, ma rinnega i criteri contabili dello Stato, che sono parte integrante del paradigma vigente. Che sia una rivoluzione più accettabile dal potere (finanziario) costituito? Ne dubito fortemente, perchè implicherebbe un rafforzamento del potere pubblico, ben più pericoloso (per i manovratori attuali) delle conseguenze di un "HELICOPTER MONEY" a tempo determinato e in via di eccezione.
Comunque tutto ciò serve a focalizzare il punto d'arrivo fatale di una rivoluzione copernicana del paradigma monetario, che contempla tutto il circolante a credito della comunità, con buona pace delle politiche ricattatorie a base di spread sui "debiti pubblici", oggetti da archiviare insieme alla clava ed agli utensili in pietra.
Ed è da notare anche l'intervento di Mosler ripreso dal Corriere (che Barnard già critica aspramente) come alternativa all'Helicopter Money, in particolare dove dice (grassetto mio):
"Il punto di partenza sarebbe un grande piano per dare lavoro e salario a chi vuole lavorare, un lavoro di transizione destinato a confluire nel generale sistema privato"
Sembra che ne abbia già stabilito il destino, e non è certo la prima volta che lo dice. Se lo mettiamo insieme alla critica di Cesaratto il quadro è ancora più chiaro (grassetto mio):
"Gli MMT ritengono tuttavia che per non disturbare gli interessi dei capitalisti che desiderano un elevato tasso di disoccupazione per disciplinare i lavoratori, lo Stato dovrebbe occupare i disoccupati direttamente a un salario che non scoraggi i lavoratori ad accettarne uno nel settore privato laddove se ne presenti l’occasione. Lo Stato dovrebbe dunque impiegare i disoccupati a una salario inferiore a quello minimo."
Piano di lavoro garantito, piena occupazione o comunque lo si voglia chiamare può essere sfruttato dai dominanti allo stesso modo del reddito di cittadinanza. Cioè non in senso sovranista e popolare ma come infermiera al capezzale del libero mercato antipopolare e soprattutto privato.
Più che la proposta in sé (PlG, RdC ecc) è importante il "chi" la governa. Il diavolo, come sempre, sta nei dettagli.
Rinvio per problemi di formattazione.
@Giovanni
"Il punto di partenza sarebbe un grande piano per dare lavoro e salario a chi vuole lavorare, un lavoro di transizione destinato a confluire nel generale sistema privato"
Noto che la frase evidenziata non è di Mosler ma del Corriere.
In ogni caso, che Mosler l'abbia detta o meno, la posizione della MMT è diversa.
"Gli MMT ritengono tuttavia che per non disturbare gli interessi dei capitalisti che desiderano un elevato tasso di disoccupazione per disciplinare i lavoratori, lo Stato dovrebbe occupare i disoccupati direttamente a un salario che non scoraggi i lavoratori ad accettarne uno nel settore privato laddove se ne presenti l’occasione. Lo Stato dovrebbe dunque impiegare i disoccupati a una salario inferiore a quello minimo."
Questa affermazione di Cesaratto è infondata, direi quasi in malafede.
Chissà forse avere a che fare con degli economisti, come quelli MMT, che pongono in primo piano la piena occupazione e la lotta alla povertà gli crea fastidio.
Gli economisti MMT dicono altro. Due esempi:
http://neweconomicperspectives.org/2014/09/eliminate-scourge-unemployment-jobs-now-living-wage.html
"Put people to work doing socially useful things. Take workers as they are, design jobs that they are able to do. Offer a high enough wage with good, supportive working conditions so that no one would take the demeaning and low paying jobs that the private sector creates. If the private sector wants to compete, it will have to pay more and provide more interesting and fulfilling work."
http://neweconomicperspectives.org/2014/01/16-reasons-matt-yglesias-wrong-job-guarantee-vs-basic-income.html
"JG provides a “good job” alternative to people who work in “bad jobs”. When private employers want them back, they have to provide at least the same or better living wage-benefit package and work conditions offered in the JG. JG sets the labor standard."
In questo secondo articolo si percepisce anche una notevole sintonia con i principi fondamentali della nostra Costituzione lavoristica e le disposizioni della Costituzione economica.
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