[ 17 Agosto ]
Pubblichiamo la prima di quattro parti, di un saggio su Podemos e la sua evoluzione che in gran parte ci sentiamo di condividere.
L’irruzione di Podemos nel teatro politico dello Stato spagnolo, è stata uno tsunami che spiana tutto ciò che si trova sul suo percorso.
La promozione televisiva di Pablo Iglesias lo fa diventare leader indiscutibile di un nuovo movimento che si posiziona nello spazio della sinistra rotturista, che si presenta alle elezioni per il parlamento europeo con un programma contro la troika, contro il pagamento del debito, contro i tagli e contro la corruzione dei vecchi partiti, quelli della “casta”, nel linguaggio podemista, ottenendo cinque eurodeputati, il che fa schizzare verso l’alto le aspettative di successo rispetto ai prossimi appuntamenti elettorali, porta ad un aumento degli iscritti e alla creazione di “circoli” dei più diversi e di ogni colore: dal “Podemos Musulmani” al “Podemos Forze di Sicurezza” ecc. Il successo europeo fa sì che ci si propongano mete più ambiziose; la popolarità continua a crescere grazie alla presenza quotidiana sui media televisivi e l’obbiettivo iniziale si riconverte nell’ “assalto al cielo”, cioè nel governo dello Stato come meta… ma per questo bisogna cambiare discorso per continuare a disporre dell’appoggio degli stessi media che li hanno catapultati fin dove sono arrivati e per attrarre nicchie di voto più ampie e numerose.
Così, si arriva alla stesura del programma economico da parte di noti economisti socialdemocratici, nel quale si taglia considerevolmente il programma economico presentato per le elezioni europee. Secondo fonti dello stesso Podemos, è stato confezionato un programma più “realista”: non si chiede più l’uscita dall’UE e neppure l’uscita dall’Euro, e non ci si rifiuta più di pagare il debito ma, al contrario, ci si impegna al rispetto della legge ed a portare avanti riforme nel quadro della legalità vigente; tutto ciò tra proclami patriottici del leader ed allusioni all’unità della Spagna.
A questo punto, la conversione è già avvenuta. Da un partito che pretendeva di raccogliere l’indignazione popolare per trasformarla in motore del cambiamento politico, siamo passati ad un partito socialdemocratico, riformista e spagnolo, il cui obbiettivo non è fornire alle masse indignate uno strumento di partecipazione e di cambiamento in un processo di rottura con le vecchie strutture dello Stato, ma incanalare queste masse indignate verso le strutture del sistema, attraverso un partito che generi speranze sufficienti ad abbandonare la protesta di piazza in attesa di una soluzione attraverso i meccanismi del sistema, cioè attraverso la partecipazione ai processi elettorali. In questo modo, come riconosciuto dallo stesso Monedero, Podemos è riuscito ad evitare il conflitto sociale, disattivando la protesta contro i tagli economici e di diritti, riconducendola verso le urne. Le enormi aspettative generate dai mezzi di comunicazione, che hanno fatto pensare alla gente che Podemos avesse a portata di mano la presa del potere politico attraverso le urne e che attraverso questa presa di potere si potessero realizzare i cambiamenti che ci avrebbero portati alla situazione economica precedente la crisi ed i tagli del PP e del PSOE, ha propiziato una speranza smobilitatrice ed un riarmo dei settori riformisti, che hanno ottenuto una pace sociale necessaria per completare il modello politico e sociale uscito dalla crisi capitalista e che è pagato dalla classe lavoratrice senza opporre resistenza. L’effetto Podemos ha ottenuto i risultati attesi: l’anestesia della classe lavoratrice, in attesa che il Messia la conduca alla terra promessa.
E tutto questo è stato proposto a partire da un’ambiguità calcolata per attrarre il maggior numero di votanti, sia della sinistra rotturista mediante le promesse di cambiamento dopo l’ipotetica vittoria elettorale, sia della sinistra di sistema , sia del centro politico; gli ammiccamenti all’unità della Spagna, il rifuggire dal vocabolario di classe con frasi come “quelli di sopra e quelli di sotto”, il discorso civico ed interclassista, il dichiararsi né di destra né di sinistra… hanno configurato questo meccanismo di inclusione di una società spoliticizzata, disinformata, individualizzata e non solidale, che ha visto in Podemos l’illusoria aspirazione a tornare agli anni precedenti la crisi, senza essere cosciente del fatto che il capitalismo, rappresentato dalle istituzioni sovranazionali come la UE o la NATO e da quelle statali come quelle che raggruppano i poteri economici che controllano le grandi imprese ed i mezzi di comunicazione, ha deciso un cambiamento di sistema basato su un maggiore sfruttamento della classe lavoratrice, taglio dei diritti e delle libertà e repressione della dissidenza. Il disincanto e la delusione saranno la nuova fase sociale, dopo la constatazione che nessun partito potrà cambiare le regole del gioco attraverso il sistema politico e legale instaurato dall’oligarchia capitalista per preservare i suoi privilegi.
La blindatura della Costituzione spagnola, che dà alla destra neofranchista ed alla socialdemocrazia spagnola una minoranza con potere di blocco di un terzo dei voti al Congresso dei deputati, rende impossibile qualunque cambiamento attraverso la via costituzionale e legale. Sia il PP, sia il PSOE hanno la chiave di blocco di qualsiasi iniziativa che richieda un cambiamento costituzionale, pertanto parlare di riforme economiche e politiche che mettano fine ai tagli, agli sfratti, alla diseguaglianza sociale o alla disoccupazione significa ingannare coloro che cercano nel voto a Podemos la soluzione ai loro problemi; tutto ciò che non passi attraverso il parlare a coloro che subiscono la crisi creata dal capitale, la classe lavoratrice, della realtà politica, che altro non è se non l’impossibilità di apportare cambiamenti strutturali attraverso la via delle urne e delle istituzioni spagnole, significa mentire, ingannare e creare false aspettative ad una classe lavoratrice che subirà una delusione paralizzante, una sensazione di sconfitta che la porterà ad accettare la sua situazione di sfruttamento.
Il caso greco, ancora recente, ci può servire come guida per conoscere i processi che, senza alcun dubbio, si verificheranno nello Stato spagnolo, i posizionamenti e le vie che potrebbero seguire le diverse formazioni politiche.
* Fonte: La otra Andalucia
** Traduzione: Controlacrisi.org
Pubblichiamo la prima di quattro parti, di un saggio su Podemos e la sua evoluzione che in gran parte ci sentiamo di condividere.
L’irruzione di Podemos nel teatro politico dello Stato spagnolo, è stata uno tsunami che spiana tutto ciò che si trova sul suo percorso.
La promozione televisiva di Pablo Iglesias lo fa diventare leader indiscutibile di un nuovo movimento che si posiziona nello spazio della sinistra rotturista, che si presenta alle elezioni per il parlamento europeo con un programma contro la troika, contro il pagamento del debito, contro i tagli e contro la corruzione dei vecchi partiti, quelli della “casta”, nel linguaggio podemista, ottenendo cinque eurodeputati, il che fa schizzare verso l’alto le aspettative di successo rispetto ai prossimi appuntamenti elettorali, porta ad un aumento degli iscritti e alla creazione di “circoli” dei più diversi e di ogni colore: dal “Podemos Musulmani” al “Podemos Forze di Sicurezza” ecc. Il successo europeo fa sì che ci si propongano mete più ambiziose; la popolarità continua a crescere grazie alla presenza quotidiana sui media televisivi e l’obbiettivo iniziale si riconverte nell’ “assalto al cielo”, cioè nel governo dello Stato come meta… ma per questo bisogna cambiare discorso per continuare a disporre dell’appoggio degli stessi media che li hanno catapultati fin dove sono arrivati e per attrarre nicchie di voto più ampie e numerose.
Così, si arriva alla stesura del programma economico da parte di noti economisti socialdemocratici, nel quale si taglia considerevolmente il programma economico presentato per le elezioni europee. Secondo fonti dello stesso Podemos, è stato confezionato un programma più “realista”: non si chiede più l’uscita dall’UE e neppure l’uscita dall’Euro, e non ci si rifiuta più di pagare il debito ma, al contrario, ci si impegna al rispetto della legge ed a portare avanti riforme nel quadro della legalità vigente; tutto ciò tra proclami patriottici del leader ed allusioni all’unità della Spagna.
A questo punto, la conversione è già avvenuta. Da un partito che pretendeva di raccogliere l’indignazione popolare per trasformarla in motore del cambiamento politico, siamo passati ad un partito socialdemocratico, riformista e spagnolo, il cui obbiettivo non è fornire alle masse indignate uno strumento di partecipazione e di cambiamento in un processo di rottura con le vecchie strutture dello Stato, ma incanalare queste masse indignate verso le strutture del sistema, attraverso un partito che generi speranze sufficienti ad abbandonare la protesta di piazza in attesa di una soluzione attraverso i meccanismi del sistema, cioè attraverso la partecipazione ai processi elettorali. In questo modo, come riconosciuto dallo stesso Monedero, Podemos è riuscito ad evitare il conflitto sociale, disattivando la protesta contro i tagli economici e di diritti, riconducendola verso le urne. Le enormi aspettative generate dai mezzi di comunicazione, che hanno fatto pensare alla gente che Podemos avesse a portata di mano la presa del potere politico attraverso le urne e che attraverso questa presa di potere si potessero realizzare i cambiamenti che ci avrebbero portati alla situazione economica precedente la crisi ed i tagli del PP e del PSOE, ha propiziato una speranza smobilitatrice ed un riarmo dei settori riformisti, che hanno ottenuto una pace sociale necessaria per completare il modello politico e sociale uscito dalla crisi capitalista e che è pagato dalla classe lavoratrice senza opporre resistenza. L’effetto Podemos ha ottenuto i risultati attesi: l’anestesia della classe lavoratrice, in attesa che il Messia la conduca alla terra promessa.
E tutto questo è stato proposto a partire da un’ambiguità calcolata per attrarre il maggior numero di votanti, sia della sinistra rotturista mediante le promesse di cambiamento dopo l’ipotetica vittoria elettorale, sia della sinistra di sistema , sia del centro politico; gli ammiccamenti all’unità della Spagna, il rifuggire dal vocabolario di classe con frasi come “quelli di sopra e quelli di sotto”, il discorso civico ed interclassista, il dichiararsi né di destra né di sinistra… hanno configurato questo meccanismo di inclusione di una società spoliticizzata, disinformata, individualizzata e non solidale, che ha visto in Podemos l’illusoria aspirazione a tornare agli anni precedenti la crisi, senza essere cosciente del fatto che il capitalismo, rappresentato dalle istituzioni sovranazionali come la UE o la NATO e da quelle statali come quelle che raggruppano i poteri economici che controllano le grandi imprese ed i mezzi di comunicazione, ha deciso un cambiamento di sistema basato su un maggiore sfruttamento della classe lavoratrice, taglio dei diritti e delle libertà e repressione della dissidenza. Il disincanto e la delusione saranno la nuova fase sociale, dopo la constatazione che nessun partito potrà cambiare le regole del gioco attraverso il sistema politico e legale instaurato dall’oligarchia capitalista per preservare i suoi privilegi.
La blindatura della Costituzione spagnola, che dà alla destra neofranchista ed alla socialdemocrazia spagnola una minoranza con potere di blocco di un terzo dei voti al Congresso dei deputati, rende impossibile qualunque cambiamento attraverso la via costituzionale e legale. Sia il PP, sia il PSOE hanno la chiave di blocco di qualsiasi iniziativa che richieda un cambiamento costituzionale, pertanto parlare di riforme economiche e politiche che mettano fine ai tagli, agli sfratti, alla diseguaglianza sociale o alla disoccupazione significa ingannare coloro che cercano nel voto a Podemos la soluzione ai loro problemi; tutto ciò che non passi attraverso il parlare a coloro che subiscono la crisi creata dal capitale, la classe lavoratrice, della realtà politica, che altro non è se non l’impossibilità di apportare cambiamenti strutturali attraverso la via delle urne e delle istituzioni spagnole, significa mentire, ingannare e creare false aspettative ad una classe lavoratrice che subirà una delusione paralizzante, una sensazione di sconfitta che la porterà ad accettare la sua situazione di sfruttamento.
Il caso greco, ancora recente, ci può servire come guida per conoscere i processi che, senza alcun dubbio, si verificheranno nello Stato spagnolo, i posizionamenti e le vie che potrebbero seguire le diverse formazioni politiche.
* Fonte: La otra Andalucia
** Traduzione: Controlacrisi.org
1 commento:
Il primo segnale che qualcosa non va è quando i media cominciano a pompare un movimento. Vale per Podemos ma anche per Salvini, Grillo, Renzi e compagnia cantando. I "megafoni più potenti" (cit. Bagnai) non sono aggratisse.
Posta un commento