[ 10 agosto ]
Luciano Barra Caracciolo giunge a tristi conclusioni sul livello di in/consapevolezza degli italiani. Un sinistro futuro ci attenderebbe. Ma le cose stanno davvero in questo modo? Proseguiamo la discussione iniziata nei giorni scorsi QUI e QUI.
Luciano Barra Caracciolo giunge a tristi conclusioni sul livello di in/consapevolezza degli italiani. Un sinistro futuro ci attenderebbe. Ma le cose stanno davvero in questo modo? Proseguiamo la discussione iniziata nei giorni scorsi QUI e QUI.
Astretto dalle necessità di coesistenza minima con il "resto del mondo", (cioè quello esterno alla comunità di studiosi e "attivisti" impegnati a comprendere ed a smascherare la paradossale situazione di un'Italia immolata sull'altare dell'€urofollia), e trovando troppo difficile spiegare quanto non mi importasse affatto del rito trasmigrazione-assestamento in luoghi improbabili di stretta osservanza feriale, mi sono ritrovato in un "luogo di vacanza".
Ciò ha comportato la possibilità di un'osservazione diretta della realtà sociale al di fuori dei miei normali ambienti lavorativi e "culturali".
Intendo dire, con ciò, che ho così potuto sostenere e orecchiare conversazioni che, in linea di massima, riflettono un campione (mediamente significativo) del senso comune, ovvero dell'opinione diffusa della società italiana su se stessa.
Ebbene, contrariamente a quanto si potrebbe ritenere (ponendosi all'interno dell'ambiente "impegnato" di cui parlavamo all'inizio), la cosa eclatante è che questa opinione (sulle effettive ragioni della crisi e, peraltro, sulla sua stessa attuale esistenza) semplicemente non c'è.
Non che le opinioni, su ogni altro genere di argomento (sociale, politico ed economico) manchino, tra i vari strati sociali dell'Italia coinvolta nell'atmosfera vacanziera; semplicemente constatiamo il "nulla" su qualsiasi, anche più elementare, cognizione inerente alle ragioni effettive della crisi economica, alla disfunzionalità della moneta unica e via dicendo.
Le opinioni della maggior parte delle persone sono appiattite da una particolare idea del contingente: così come c'è la stagione degli incendi e poi quella delle alluvioni, o il periodo degli scioperi, allo stesso modo, c'è stata 'sta cosa della Grecia che, al massimo, ci fa capire che se esageriamo con la corruzione e la spesa pubblica (che è sempre uno spreco...), finiremo come lei.
E' stato interessante attingere all'approccio analitico, relativo alla situazione italiana, di imprenditori in vacanza, professionisti, commercianti, lavoratori della ristorazione e della distribuzione, complementari alla stagione turistica: non sono neppure agguerriti come gli agit-prop inviati a ondate (come gli assalti nella battaglia di Verdun) su twitter e in generale sui social nonché, ovviamente, nei talk televisivi.
Il fall-out della propaganda €uropeista si dirama placidamente dal suo corso principale, - quello iper-mediatizzato e tumultuosamente alimentato da iperliberisti-iperlivorosi-espertoni-, per divenire un saldo e convinto flusso di diramazioni che si diffondono come un "sentire di popolo"; un "sentire" piuttosto omogeneo e supinamente accettato senza particolari conflittualità: la crisi italiana è una crisi del settore pubblico, che non funziona e che è troppo burocratizzato (cose affermate con tanta più convinzione quanta minore conoscenza della legislazione ha il soggetto che la sostiene), e comunque è un problema che si risolve con la lotta alla corruzione e (chevvelodicoaffa'?) agli sprechi.
Punto.
Non esiste non dico una base culturale, ma neppure uno spunto emotivo a ricercare ulteriori spiegazioni e ragionamenti. Questi ultimi sono scartabili a priori, nel neo-senso comune, alla stessa stregua per la quale una discussione sul calciomercato, o su una partita amichevole estiva, non può essere inquinata dall'algebra o dalla storia degli Achemenidi o dei Sassanidi. Le distanze di "rilevanza culturale", tra spiegazione ufficiale del malessere italico e sue razionali spiegazioni sostanziali, sono veramente - e contro ogni logica- nei termini che vi ho riferito.
La forza d'urto degli oltre 30 anni di propaganda pro-€uropa ordoliberista tanto ha prodotto: un popolo totalmente incapace, nel suo complesso, di distinguere causa ed effetto, le priorità dagli artifici mediatici datigli in pasto in ogni tiggì e in ogni pagina di giornale.
Devo dire, anzi, che trovandomi, sempre per le stesse ragioni, a disporre di una vasta rassegna giornaliera di quotidiani, la propaganda in questione appare essersi intensificata.
Il grado di falsificazione della misura e del significato degli eventi - o dei fattoidi -intenzionalmente alimentati come se fossero delle "notizie" (ad es; ci sarà un piano di 100 miliardi di investimenti per il sud, riportato esattamente come un anno fa si parlava del piano Juncker...di cui si sono inevitabilmente perse le tracce) è in ascesa vertiginosa: come in una sorta di incubo spaventoso sottolineato dalla colonna sonora di una musichetta demenziale (al momento in cui vi scrivo, di...Celentano).
E già che ci siamo, rammentiamoci la grandezza di Juncker, perchè il suo "modulo" di decisione politica, ricorda plasticamente il meccanismo che ha tritato e poi asfaltato le capacità critiche diffuse di un intero popolo, quello italiano, sottoposto ad una colonizzazione strisciante (ormai neanche troppo) della quale non pare accorgersi se non per borbottare, paradossalmente, una certa approvazione: "prendiamo una decisione e la mettiamo sul tavolo, aspettando di vedere quali reazioni susciterà; se non vi sono resistenze perché nessuno ci ha capito nulla, andiamo avanti fino al punto di non ritorno...".
* Fonte: orizzonte 48
7 commenti:
Bene, le cose stanno così: la gente è incapace di analizzare la situazione che stiamo vivendo e capirne le vere cause. A soffrire di questa incapacità è l'intero arco socioculturale della popolazione, compresa la maggior parte di coloro che hanno avuto accesso ad un livello di istruzione più elevato, ma che troppo spesso sono solo degli abili idioti, magari capaci nel loro ristretto ambito di competenza, ma incapaci di una visione complessiva di ciò che sta accadendo e, soprattutto, totalmente privi della capacità di concatenare gli effetti con le cause che li determinano. Questo è vero ed in parte è spiegabile con lo stordimento mediatico e con la subcultura seminata a piene mani dalla tivvù commerciale di berlusconiana impronta che va dalla fiction al calciospettacolo. Tuttavia, non potendo fare a meno del popolo, tanto più se si auspica una sollevazione democratica e nonviolenta, non c'è altra via che tentarne la rieducazione. Per farlo però, occorre un linguaggio semplice e non tedioso, scevro da riferimenti culturali che non sono presenti in chi ascolta e deve comprendere. Occorre uscire dai ristretti circoli culturali per iniziati e calarsi nella realtà di chi non è abituato a prestare ascolto per più di pochi minuti, a meno che non si parli di calcio, di gossip o di governo ladro. Altrimenti, le rare volte che viene tentato, rimane un dialogo fra sordi. Pietro
Eppure, credo che questo dare addosso al popolo bue, sia un errore formidabile che mostra ancora una volta l'inadeguatezza della proposta politica d'opposizione.
Il popolo bue ha reso un partito che si prssentava alle elezioni parlamnetari per la prima volta, il primo partito alal camera, si è astenuto in massa, ha fatto insomma ciò che poteva.
Perchè invece di prendercela sempre con gli altri, con questo indistinto popolo, non cel aprendiamo con noi stessi, con la nostra inadeguatezza a costituire una classe dirigente altenrativa che sia credibile, che abbai una proposta politica degna di questo nome? Cosa c'aspettiamo, che il famoso popolo la proposta politica s ela crei da sè? Ma quando mai è successo nel corso della storia?
Ci vuole un partito forte, coeso, numeroso, che abbia piena consapevolezza dell'importanza di sgtare tra il popolo quartiere per quartiere. C'è qualcuno che ne avvisti una traccia anche minima nel panorama politico italiano?
Dove mai stanno i giovani disposti a fare della militanza politica una missione di vita, a studiare, elaborare collettivamente, lavorare tra la gente?
Senza questo, non si va da nessuna parte, e non serve a nulla sparlare del popolo.
Ma ci si rende conto delle follie totali scritte dal signor Barra Caracciolo?
Del tono di sbalorditivo esibizionismo autocelebrativo tutto teso a mettere in evidenza la sua distanza dal "volgo"?
Il volgo dice "vacanza", Barra Caracciolo invece dice "rito trasmigrazione-assestamento in luoghi improbabili di stretta osservanza feriale".
In che mani siamo. E questa gente il cui unico fine è la distinzione sociale del medio borghese, quello che Bourdieu allevava nelle gabbiette all'Università per usarli come cavie da esperimento, sarebbe quella addetta a comprendere la situazione e risvegliare il popolo rivelando i meccanismi del potere?
Ecco perché siamo in crisi e non ne usciamo.
Perché ci sono i Barra Caracciolo.
Redazione, suggeritegli con dolcezza di prendersene di più di vacanze.
Deve esistere una proposta politica credibile, sperare che il popolo si incazzi perchè fiorisca la rivoluzione è pia illusione.
Quali sponde ritenete, a torto o a ragione, credibili, della litigiosa galassia antieuro?
"I rivoluzionati ci sono, ma manca la rivoluzione" : esistono evidentemente uno o più problemi, ma dare la colpa al popolo bue italiano è la più alta forma di autorazzismo, proprio quell' autorazzismo che tanto si depreca sulle altrui labbra.
Un minimo di autocritica non guasterebbe...
Da descrittori del disastro ad attori politici efficaci il passò può essere difficile ed impegnativo, ma qualcuno dovrà pur farlo.
Tutti a chiedersi perché il popolo non si ribella, e nessuno a domandarsi perché i leader dei ribelli restano divisi.
E ci mancava Barra Caracciolo in braghe da bagno.. per scoprire l'acqua calda.
Atteggiarsi a intellettuale sfoggiando la penna da erudito per raccontarci l'ovvio è un esercizio totalmente inutile.
Semmai evidenzia la miopia e i limiti di chi lo compie.
Il buon maestrino in vacanza non ha capito, e come lui la stragrande maggioranza di chi fa politica ingenuamente, che anche se il popolo italiano fosse consapevole non servirebbe a una beneamata mazza.
E la dimostrazione più recente arriva dalla Grecia.
Dove un popolo consapevole si è espresso con un referendum ma il potere se ne è allegramente infischiato.
E ci siamo pure scordati del referendum sull'acqua pubblica...
LA DEMOCRAZIA E' MORTA ammesso che sia mai stata viva.
Bisogna partire da questo assunto per cercare una strategia e capire che ogni forma di opposizione all'INTERNO di questo sistema fintamente democratico è destinata a FALLIRE.
Occorrono intellettuali e personalità di grande caratura, spessore e carisma attorno ai quali costruire un movimento EXTRAPARLAMENTARE che raccolga trasversalmente una rappresentanza la più ampia possibile.
Ma queste figure per ora non ci sono.
Vedo solo bottegai intenti a sventolare la propria bandiera, o a guardarsi allo specchio.
Il potere ha vinto nella testa delle persone. Tutte uguali.
S.Vetrone
Il problema principale è proprio questo, bisogna rendersi conto che i sovranistii sono ormai diffusi in quasi tutte le realtà politiche. Basta distinguersi su ogni minimo dettaglio nella speranza di coagulare l' incoagulabile, bisogna seguire altre strade unitarie, ognuno continui a sensibilizzare nel proprio campo, ma si avvii un percorso unitario: un solo obiettivo una sola strategia.
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