[ 16 aprile ]
Dopo essere stata artefice di ogni sorta di malefatte —l'elenco sarebbe sterminato: ricordiamo, dopo i governi Monti e Letta, sole le ultime due: l'avallo dei mesi scorsi al Jobs Act e quello alla "riforma costituzionale" in senso presidezialistico— una spompata e divisa sinistra piddina dichiara che i tempi "delle ritirate sono finite, che è l'ora del combattimento".
Dopo essere stata artefice di ogni sorta di malefatte —l'elenco sarebbe sterminato: ricordiamo, dopo i governi Monti e Letta, sole le ultime due: l'avallo dei mesi scorsi al Jobs Act e quello alla "riforma costituzionale" in senso presidezialistico— una spompata e divisa sinistra piddina dichiara che i tempi "delle ritirate sono finite, che è l'ora del combattimento".
Siccome a pronunciare queste parole è Bersani, i più, con Crozza, ritengono che l'ennesima capitolazione è scontata.
Noi non ne saremmo così sicuri.
Il 1 ottobre scorso Leonardo Mazzei, alle porte dei decisivi passaggi sul Jobs Act e della riforma della Costituzione, scriveva:
Se il Pd è stato l'architrave di tutti o quasi questi passaggi truffaldini è perché gli veniva chiesto dai suoi padroni, dalle classi dominanti neoliberiste ed euriste, che da molto tempo lavoravano dietro le quinte per smantellare il sistema democratico (seppur borghese) per sostituirlo con la cosiddetta "governance", ovvero il predominio politico assoluto delle conventicole da loro sponsorizzate. Se il potere sta a Bruxelles e Francoforte, il governo deve fungere da esecutore ed il parlamento nazionale un organismo svuotato di ogni prerogativa che deve solo ratificare decisioni prese ben più in alto.
Se ora una scissione è davvero possibile è perché Renzi non accetta nessun compromesso, perché in vista delle elezioni avrà l'ultima parola sulla composizione delle liste e vorrà fare un repulisti di tutti i disobbedienti.
Cuperlo invoca un compromesso e chiede: "ma se le elezioni sono nel 2018 perché tanta fretta di chiudere la vicenda"?
Domanda da un milione di dollari. Non sarà che la fretta di Renzi, anche a patto di spaccare il Pd, nasconde la recondita volontà (la crisi continua a mordere ed il suo consenso è in discesa) di portare gli italiani alle urne molto presto?
Scrivevo il 12 marzo scorso:
Noi non ne saremmo così sicuri.
Il 1 ottobre scorso Leonardo Mazzei, alle porte dei decisivi passaggi sul Jobs Act e della riforma della Costituzione, scriveva:
«E' ben difficile che una scissione possa essere evitata. Questa non è certa, né possiamo conoscerne i tempi. E tuttavia è probabile, dato che Renzi la vuole, spingendo la cosiddetta «vecchia guardia», rappresentata dal duo D'Alema-Bersani, ad un aut-aut che suona sostanzialmente così: o vi arrendete o ve ne andate. Difficile che scelgano la resa, anche se la scelta finale dipenderà da tanti fattori.
Il prossimo passaggio, assai più delicato della scontata direzione di ieri, avverrà al Senato, dove la maggioranza governativa ha numeri abbastanza stretti. Quanti senatori della minoranza Pd opteranno alla fine per il no? Al momento nessuno lo sa.
In teoria ci sono tre possibilità: 1) la maggioranza tiene magari con qualche modesta defezione, 2) il governo va sotto, 3) la delega passa ma con i voti determinanti della destra.
Nel secondo e nel terzo caso avremmo la crisi di governo, che porterebbe abbastanza rapidamente alle elezioni. Già, ma con quale legge? Ecco che ben si capisce la fretta dei renziani ad accelerare i tempi dell'approvazione della super-truffa denominata «Italicum». Per loro l'ideale sarebbe andare alle elezioni nella prossima primavera con la nuova legge iper-maggioritaria. Ma gli altri glielo consentiranno?» [IL PD VERSO LA SCISSIONE?]Il redde rationem sembra essere l'Italicum, la legge elettorale truffa targata Renzi-Berlusconi. Fassina afferma che questa è la goccia che fa traboccare il vaso, che con l'Italicum [QUI una nostra scheda su questo mostro di legge elettorale] si seppellisce l'ordinamento costituzionale e si va dritti nel presidenzialismo. Vero. Ma se il vaso è già pieno, tutti voi, dirigenti e deputati del Pd, ne portate la responsabilità. Lo sventramento della Costituzione viene da lontano, sin dall'abolizione del sistema proporzionale (Referendum Segni del 1991) seguito dai referendum anti-proporzionali dei radicali del 1993, la Bicamerale D'Alema del 1997...
Se il Pd è stato l'architrave di tutti o quasi questi passaggi truffaldini è perché gli veniva chiesto dai suoi padroni, dalle classi dominanti neoliberiste ed euriste, che da molto tempo lavoravano dietro le quinte per smantellare il sistema democratico (seppur borghese) per sostituirlo con la cosiddetta "governance", ovvero il predominio politico assoluto delle conventicole da loro sponsorizzate. Se il potere sta a Bruxelles e Francoforte, il governo deve fungere da esecutore ed il parlamento nazionale un organismo svuotato di ogni prerogativa che deve solo ratificare decisioni prese ben più in alto.
Se ora una scissione è davvero possibile è perché Renzi non accetta nessun compromesso, perché in vista delle elezioni avrà l'ultima parola sulla composizione delle liste e vorrà fare un repulisti di tutti i disobbedienti.
Cuperlo invoca un compromesso e chiede: "ma se le elezioni sono nel 2018 perché tanta fretta di chiudere la vicenda"?
Domanda da un milione di dollari. Non sarà che la fretta di Renzi, anche a patto di spaccare il Pd, nasconde la recondita volontà (la crisi continua a mordere ed il suo consenso è in discesa) di portare gli italiani alle urne molto presto?
Scrivevo il 12 marzo scorso:
«Anche questo golpe [la "riforma" costituzionale] è passato col voto favorevole della cosiddetta "sinistra" del Pd la quale annuncia che sarà l'ultima volta, che se non cambia la legge elettorale "Italicum" uscirà dalla maggioranza e forse dal partito stesso. Che pena! Questi cannibali, dopo aver partecipato a sbranare la Costituzione, ora bisticciano su come vanno ripartiti i brandelli.
Renzi ha lasciato intendere anche questa volta, visto che tutti i sondaggi lo confortano, che in caso di imboscate e brutti scherzi, di ingovernabilità del parlamento, porterà tutti quanti i "nominati" alle elezioni anticipate». [IL "PARTITO DELLA NAZIONE"]
3 commenti:
@Redazione
La Cina si prepara a un quantitative easing.
Dal Sole 24 ore:
"I mercati asiatici sono tonici sulla scia delle aspettative di una manovra espansiva da parte della Banca centrale cinese dopo i dati macro deludenti sfoggiati ieri dalla Cina. La Borsa di Tokyo ha chiuso piatta per la terza seduta consecutiva confermando la fase di consolidamento."
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2015-04-16/borse-poco-mosse-avvio--091504.shtml?uuid=AB7dgRQD
Che succederà con questi QE da tutte le parti?
Ho l'impressione che si trovino in una trappola di liquidità dalla quale non sappiano uscire in nessun modo.
Il Giappone e gli USA ci hanno provato in maniera massiccia ma i risultati sono stati solo quelli di ottimi guadagni per chi investe in borsa mentre i salari non crescono abbastanza, la domanda non sale, l'occupazione nel migliore dei casi ristagna.
Mi interesserebbe molto sapere da voi:
1) cosa andrebbe fatto invece di queste misure palliative
2) perché le misure davvero efficaci non vengono messe in atto? Che tipo di squilibrio comporterebbero per i dominanti?
3) questa situazione può essere considerata la prova decisiva che ci troviamo di fronte a una crisi di sistema? Che è irreversibile?
Grazie
"Se il potere sta a Bruxelles e Francoforte"
Va bene, ma anche Washington è un centro di potere non indifferente, anzi direi superiore nella gerarchia. Infatti Renzi è volato a Washington e la cosa non può essere trascurata. Parleranno della Libia, dell'ISIS, della Russia e chissà. Il toscano offrirà qualcosa e chiederà in cambio qualcos'altro, questo potrebbe anche influire sugli equilibri interni tramite opportune pressioni.
Anonimo, ti darò io una risposta.
Ciò che davvero è fondamentale per capire la situazione odierna è successo prima del 2007, da allora subiamo le conseguenze delel scelte d'allora.
In pratica, sfruttando la decisione di Clinton nel lontano 1998 di abrogare la legislazione che impediva alle banche commerciali di agire da banche di affari, tutto il sistema bancario USA ed anche UK si è lanciato nella forsennata stampa di titoli, senza considerare l'effettiva solvibilità del debitore.
Man mano che le insolvenze aumentavano, le banche si sono trovate sull'orlo del fallimento, e il loro governo nell'autunno del 2008 le ha salvate fornendogli la liquidità che serviva a non fallire.
Bene, da allora nulla è più cambiato, i titoli tossici (cioè inesigibili) continuano ad affollare i mercati finaziari, e solo la continua immissione di liquidità nel sistema permette alle banche di non fallire.
La cosa si traduce nel fatto che chi possiede titoli di credito obiettivamente senza valore perchè in gran parte inesigibili, continua al contrario ad arricchirsi perchè questa continua immissione di liquidità permette al sistema di continuare ad onorare le scadenze e rinnovarle incrementandoìne ulteriormente la quantità complessiva.
In sostanza, è come se io comprassi alcune confezioni del "Monopoli", ed il giorno dopo andassi da Renzi e gli dicessi che deve fare qualcosa perchè quelle banconote che ho preso dal Monopoli mi vengano considerate come aventi valore reale. Io beccherei una pernacchia, ma se sono le grosse banche e chiederlo, i governi si piegano immediatamente ai veri padroni del mondo e corrono a stampare quanto è necessario per salvare le banche.
Chiedi cosa allora bisognerebbe fare. Cosa fare è semplice da dedurre ma purtroppo impossibile da attuare. Si tratterebbe di bruciare tutta questa carta, cioè far fallire ciò che nei fatti è già fallito, e partire da un sistema bancario nuovo di zecca e stavolta publico e non privato.
Pensi che un'operazione così lineare, finirla col fingere che le banconote del monopoli valgano qualcosa, sia possibile? Io sono certo di no, perchè non si vedono statisti in giro, solo politicanti che tengono massimamente solo alla propria sopravvivenza politica.
A mio parere quindi, la massa di questi titoli continuerà a crescere, e la cosa finirà quando qualcuno dei ricconi che comandano nel mondo finirà di contentarsi di avere un numero con tantissimi zeri sul monitor del circuito telematico bancario e vorrà tradurre questa ricchezza virtuale in ricchezza reale, cioè in merci. Allora, tutta questa liquidità che non essendo in circolazione perchè confinata nei circuiti bancari, verrà immessa nel circuito economico, allora sarà evidente che c'è una sproporzione enorme tra merci e titoli, e il tutto si tradurrà in un'inflazione che partirà di colpo in maniera esplosiva, e probabilmente a quel punto anche il denaro non varrà più nulla, e forse il mondo affronterà una fase magari breve di ritorno al baratto, una magnifica prospettiva in verità.
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