[ 20 aprile ]
D. Onorevole come considera queste nuove dichiarazioni di Renzi?
R. «Mi colpisce innanzitutto la disinvoltura su temi così rilevanti. Fino a ieri aveva insultato chi proponeva il Senato elettivo additandolo come un difensore della propria poltrona. Ricordo le numerose tirate polemiche contro Chiti e altri senatori. Ora, improvvisamente, il Presidente risulta disponibile».
Dunque un’apertura che sa tanto di un tentativo per dividere l’opposizione interna che si sta ricompattando.
«Sinceramente mi sembra difficile non riconoscere una certa strumentalità in questa disponibilità. Stranamente arriva dopo l’assemblea dei deputati nella quale si è dimesso il capogruppo Speranza e si è raggiunta una sostanziale convergenza fra tanti di noi sulla valutazione da dare all’Italicum anche in rapporto alla revisione della riforma del Senato».
Ma cosa c’è dietro questa strana operazione politico-mediatica?
«Qualcuno meno ingenuo di me dice che Renzi voglia approvare la legge elettorale e andare al più presto alle elezioni. Se è così la riforma del Senato è praticamente su un binario morto e Renzi ci lascia giocare con il testo di un disegno di legge che non vedrà mai la luce».
Ma cosa le fa pensare che sia questo il vero obiettivo del premier?
«Da una parte c’è l’indisponibilità a correggere punti rilevanti dell’Italicum in un orizzonte temporale certo, come può essere il mese di luglio, per un passaggio definitivo al Senato. Dall’altra, appare sempre più evidente lo scarto tra i racconti del premier e i dati della realtà che rendono credibile il suo vero obiettivo: approvare l’Italicum e andare al voto il più presto possibile, che vuol dire nella primavera del prossimo anno».
Ma perché Renzi punterebbe con tanta determinazione al voto anticipato?
«Lo scenario economico appare fortemente a rischio e la politica dell’eurozona è fallimentare. Questo determina una situazione di stagnazione e di impossibilità di ripresa. Tutto ciò contrasta con le letture, le promesse e i racconti che vengono dal governo. Dall’altra parte il quadro politico presenta una destra in grande difficoltà e una sinistra forse in una difficoltà ancora più grande. Dunque, sia per ragioni economiche, che per ragioni politiche, votare al più presto può essere la soluzione più vantaggiosa per Renzi».
In questo disegno è presente anche il voto di fiducia sulla riforma elettorale. Voi che farete in questo caso?
«Per ragioni di principio il voto di fiducia è inaccettabile su una legge elettorale. In questo caso poi ritengo inaccettabile l’intero pacchetto comprendente l’Italicum e la revisione del Senato, perché porta ad un presidenzialismo di fatto squilibrato e ad un arretramento pericoloso della nostra democrazia».
* Intervista a Libero - Fonte: Stefano Fassina
D. Onorevole come considera queste nuove dichiarazioni di Renzi?
R. «Mi colpisce innanzitutto la disinvoltura su temi così rilevanti. Fino a ieri aveva insultato chi proponeva il Senato elettivo additandolo come un difensore della propria poltrona. Ricordo le numerose tirate polemiche contro Chiti e altri senatori. Ora, improvvisamente, il Presidente risulta disponibile».
Dunque un’apertura che sa tanto di un tentativo per dividere l’opposizione interna che si sta ricompattando.
«Sinceramente mi sembra difficile non riconoscere una certa strumentalità in questa disponibilità. Stranamente arriva dopo l’assemblea dei deputati nella quale si è dimesso il capogruppo Speranza e si è raggiunta una sostanziale convergenza fra tanti di noi sulla valutazione da dare all’Italicum anche in rapporto alla revisione della riforma del Senato».
Ma cosa c’è dietro questa strana operazione politico-mediatica?
«Qualcuno meno ingenuo di me dice che Renzi voglia approvare la legge elettorale e andare al più presto alle elezioni. Se è così la riforma del Senato è praticamente su un binario morto e Renzi ci lascia giocare con il testo di un disegno di legge che non vedrà mai la luce».
Ma cosa le fa pensare che sia questo il vero obiettivo del premier?
«Da una parte c’è l’indisponibilità a correggere punti rilevanti dell’Italicum in un orizzonte temporale certo, come può essere il mese di luglio, per un passaggio definitivo al Senato. Dall’altra, appare sempre più evidente lo scarto tra i racconti del premier e i dati della realtà che rendono credibile il suo vero obiettivo: approvare l’Italicum e andare al voto il più presto possibile, che vuol dire nella primavera del prossimo anno».
Ma perché Renzi punterebbe con tanta determinazione al voto anticipato?
«Lo scenario economico appare fortemente a rischio e la politica dell’eurozona è fallimentare. Questo determina una situazione di stagnazione e di impossibilità di ripresa. Tutto ciò contrasta con le letture, le promesse e i racconti che vengono dal governo. Dall’altra parte il quadro politico presenta una destra in grande difficoltà e una sinistra forse in una difficoltà ancora più grande. Dunque, sia per ragioni economiche, che per ragioni politiche, votare al più presto può essere la soluzione più vantaggiosa per Renzi».
In questo disegno è presente anche il voto di fiducia sulla riforma elettorale. Voi che farete in questo caso?
«Per ragioni di principio il voto di fiducia è inaccettabile su una legge elettorale. In questo caso poi ritengo inaccettabile l’intero pacchetto comprendente l’Italicum e la revisione del Senato, perché porta ad un presidenzialismo di fatto squilibrato e ad un arretramento pericoloso della nostra democrazia».
* Intervista a Libero - Fonte: Stefano Fassina
2 commenti:
Bagnai ha chiesto ai suoi lettori queste domande per una sua prossima intervista ed io non mi sono sottratto:
- Per quali ragioni l'entrata nell'Euro avrebbe favorito la svendita delle aziende italiane all'estero?
Ha ridotto la competitività delle nostre aziende rispetto all'estero (crucchi in primis) entrando con un rapporto lira/marco x noi penalizzante.
A questo punto o fallivi o vendevi. Sono finite per vendere ai loro competitors. Con due monete e cambi flessibili non succedeva.
- In che maniera la moneta unica avrebbe distrutto la redditività delle aziende italiane?
Esportando meno calavano gli introiti ed i costi via via aumentavano per rispettare i parametri di Maastricht. La crisi finanziaria rendeva maggiori i costi anche per l'aumento degli interessi sul debito (vicenda spread) per non parlare delle scelte di austerità e precarietà espansiva che hanno contratto la domanda aggregata.
- Sarebbe stato meglio non entrare nell'Euro?
Mi stupisce che me lo chieda. Legga cosa dicono i danesi ora su quando gli dicevano che la Cina li avrebbe sbranati senza euro.
- Possiamo delineare le vie percorribili per frenare questa 'svendita' delle aziende italiane?
Uscita dall'euro svalutando maììe imponendo dazi sulle acquisizioni estere e in generale verso quei paesi che non rispettano gli standard minimi per i propri lavoratori.
Prima però è necessario redistribuire stimolando la domanda aggregata (reddito minimo + salario orario minimo + tutela delle professionalità = DDL M5s) che finisce nelle tasche delle pmi + investimenti pubblici con assunzione di personale nei settori quali territorio, beni culturali, innovazione, energia, ambiente e turismo, abolizione IRAP e defiscalizzazione Irpef).
Una volta usciti si può anche fare piena occupazione con maggiore efficacia.
- Qual è il ruolo dei decisori politici?
Il mantenimento delle cadreghe.
- Cosa comporterebbe l'uscita dall'Euro?
Si esce tutelando i salari con una temporanea indicizzazione dei salari con il controllo dei capitali e con una BC prestatore verso lo stato. Il primo effetto sarebbe il potenziamento dell'export. Anche l'import aumenterebbe visto che attualmente è soffocato causa "povertà" ma la bilancia sarebbe positiva. Certo se aspettiamo di perdere tutte le aziende anche svalutando non avremmo più benefici.
@ Marco Giannini
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