[ 13 aprile ] Riceviamo dalla compagna Giuliana Nerla (nella foto) e volentieri pubblichiamo l'Ordine del giorno «CONCERNENTE ESPLICITO PARERE DI CONTRARIETA’ VERSO L’ACCORDO DI PARTENARIATO PER IL COMMERCIO E GLI INVESTIMENTI TRA UNIONE EUROPEA E STATI UNITI D’AMERICA NOTO COME TRANSATLANTIC TRADE AND INVESTMENT PARTNERSHIP (TTIP)», approvato dal Consiglio Comunale di Montegiorgio (provincia di Fermo).
Segnaliamo il sito della campagna stop-Ttip italia.
Premesso che
TTIP, pericolo del pensiero unico
neoliberista
Il
Presidente del Consiglio ha, fra l’latro, affermato che “il TTP ha l’appoggio
totale e incondizionato del governo Italiano” e che “non è un semplice accordo
commerciale come altri, ma è una scelta strategica e culturale per l’UE”. Eppure
il premio Nobel Joseph Stiglitz, in una lectio magistralis di fronte ai gruppi
parlamentari della Camera, ha sostenuto che il TTIP “accresce le disuguaglianze
sociali, dando profitti a poche compagnie multinazionali a spese dei cittadini
… i costi per la salute, l’ambiente, la sicurezza dei cittadini sono enormi … e
neppure valutabili, perché è in atto un tentativo di sottrarre il TTIP dal processo
democratico”. A conferma di ciò basti osservare come esso sia assente dal
dibattito pubblico.
Lo
scopo dichiarato del TTIP, accordo UE-USA su commercio e investimenti
(Transatlantic Trade and Investment Partnership), è comunque noto a tutti:
abbattere le barriere per costruire la più grande area di libero scambio al
mondo.
Le
barriere da abbattere sono per il 20% tariffarie (dazi e dogane) e per l’80%
non tariffarie, ossia consistenti nel nostro sistema di sicurezza alimentare e
ambientale.
Gli
standard UE si fondano sul principio di precauzione, che impone cautela in caso
di decisioni politiche ed economiche su questioni scientificamente controverse;
in base a tale principio, di fronte a minacce di danno serio o irreversibile,
si adottano misure di prevenzione anche in assenza di certezze scientifiche. Se
questo principio venisse superato sfumerebbe gran parte del sistema normativo
europeo sulla sostenibilità ambientale. In questo modo, ad esempio,
approderebbe anche in Europa il fracking, fratturazione idraulica che sfrutta
la pressione di un fluido immesso in uno strato roccioso per liberare il gas
naturale intrappolato; tecnica devastante per i suoli sottostanti, le aree
vicine e le falde acquifere.
Il
sistema UE di sicurezza alimentare si basa sull’etichettatura dei cibi,
comprendente tutto il flusso di informazioni raccolte lungo la filiera; secondo
il principio “dall’azienda agricola alla forchetta” (farm to fork) ogni
passaggio della produzione è monitorato e tracciabile.
Gli
USA, invece, garantiscono la sicurezza alimentare a valle, testando il prodotto
finale, che può essere vietato solo quando matura un consenso scientifico
unanime sulla sua pericolosità e tossicità. In assenza della prova della sua
tossicità (naturalmente a carico della vittima) l’alimento resta in commercio.
E’ chiaro però che si può dimostrare che un prodotto è nocivo solo dopo un
numero elevato di intossicazioni anche mortali, confermate dall’esito di
procedimenti giudiziari nei quali le multinazionali sono certamente avvantaggiate,
o da ricerche troppo spesso finanziate da chi ha interesse a condizionarle.
Ecco che, per fare un esempio, un pollo allevato senza controlli viene reso
commestibile lavandolo con dei composti clorinati; questa pratica, al momento vietata in Europa perché tossica,
è molto utilizzata negli USA in ragione dei suoi costi molto ridotti.
USA e
EU divergono fortemente anche nell’elaborazione e nell’applicazione delle
misure SPS (sanitarie e fitosanitarie); riguardo agli OGM, inoltre, la
differenza è abissale: in Italia il mangime animale a base di OGM deve essere
etichettato con evidenza, oltreoceano non vi è tale obbligo perché
comprometterebbe i profitti delle imprese.
Le
società multinazionali ritengono le attuali valutazioni di rischio dell’UE gravate
da eccessiva burocrazia. A volte si usa la solita retorica secondo la quale
dovremmo liberarci dal rigore delle nostre procedure per attrarre gli
investimenti di queste società, ma non è difficile capire che per burocrazia da
abbattere, in questo come in altri casi, si intende quel sistema di regole che
tutelano la nostra sicurezza. I grandi investitori devono muoversi liberamente
e senza incomodi, perciò stanno spingendo affinché il TTIP costringa dentro
meccanismi deregolati e ademocratici il mercato europeo. Ecco che i mezzi di
comunicazione, espressione del pensiero unico neoliberista, parlano di “..costi e ritardi non necessari e dannosi per
le imprese..” (parole sentite e risentite, testualmente citate anche da Max
Baucus, attuale presidente della Commissione Finanze del Senato Americano); chi
ascolta, purtroppo, non sempre capisce che si stanno facendo passare per
inutili fardelli norme irrinunciabili in un mondo equo e sostenibile; senza
contare che rinunciarci esporrebbe le nostre imprese agricole dalla concorrenza
statunitense.
Il
sistema USA, infatti, è sicuramente più economico e semplice per gli
investitori; peccato che ad armonizzarsi ad esso ha poco da guadagnarci
l’Europa e tantomeno l’Italia (eccetto poche multinazionali, ma si tenga conto
che l’economia italiana si regge su piccole e medie imprese). Vedremo crescere
le disuguaglianze sociali e ci impoveriremo, come Joseph Stiglitz ha ufficialmente spiegato ai parlamentari italiani, mentre
poche compagnie aumenteranno i loro profitti?
Nel
quadro, non confortante, delle esportazioni italiane verso il resto
dell’Europa, che nel 2013 hanno registrato un andamento di segno negativo, il
settore agro-alimentare rappresenta un’eccezione positiva: + 2,6% i prodotti
dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca e +5,6% prodotti alimentari
e bevande.
Vogliamo
distruggere questa positività? O crediamo di sacrificare un po’ di sicurezza
per esportare di più? Ciò non accadrà mai, perché nel TTIP si prevede il
principio del “mutuo riconoscimento” tra prodotti dalle indicazioni geografiche
autentiche “IG” e i marchi registrati “IG sounding”! Alla luce di ciò chi, in
Europa, rifiuterà sdegnato un prosciutto “italian style”, a prezzo più basso,
prodotto in America, per acquistare un prosciutto effettivamente prodotto in
Italia?
Mentre
in economie emergenti come il Brasile, l’India e la Cina, si moltiplicano le
azioni che favoriscono le imprese agricole locali, in Italia si rischia di
accettare i diktat delle multinazionali nonostante ci penalizzino e, anziché
preoccuparci di rafforzare le nostre produzioni, ci lasciano invadere da cibi
spazzatura a tutto vantaggio di poche multinazionali.
Il TTIP,
inoltre, rischia di spogliare rovinosamente gli stati della loro sovranità
creando un istituto arbitrale, cioè un tribunale “privato” gestito da avvocati
commerciali internazionali, al quale le multinazionali potranno ricorrere ogni
volta che leggi o provvedimenti democraticamente assunti dagli stati danneggino
i loro interessi, in modo tale da cancellarli. Gli stati non potranno più
neanche legiferare a favore della sicurezza dei cittadini, perché
rischierebbero di essere pesantemente sanzionati. Altro organismo che
garantisce le multinazionali e lede gravemente la sovranità degli stati, è il
Consiglio per la cooperazione sui regolamenti, composto da non meglio definiti
tecnici di livello transatlantico, al quale ricorrere, dopo l’approvazione del
TTIP, per “armonizzare” le regole e ridisegnarle qualora gravassero troppo su
interessi corporativi. In questo modo potrebbero svanire, ad esempio, le
prescrizioni che limitano le tossine in grani e granaglie, o quelle contenute
nella direttiva Reach (Regulation on Registration, Evaluation, Authorisation
and Restriction of Chemicals) per la chimica sicura che oggi ci proteggono
dall’invasione di prodotti farmaceutici potenzialmente nocivi.
Sempre
nell’esclusivo interesse dei tanto desiderati investitori, nonostante i molti
diritti ai quali abbiamo già rinunciato, sarà
necessario aggiustare il nostro mercato del lavoro, ancora troppo poco mobile e
liberalizzato in confronto a quello americano? Si rischia che nel TTIP ci sia
anche l’arma per farci accettare quest’ulteriore “cambiamento” perché ci
diranno che altrimenti le produzioni dei nostri brand saranno delocalizzate
negli USA! Molte politiche europee sono state
costruite allo scopo di incentivare le cosiddette “riforme strutturali” per
distruggere i nostri diritti e il nostro welfare! Non sono state dovutamente
recepite? Ci penserà il TTIP!
Preso atto che:
diversi Enti e Consigli Comunali hanno già espresso con
atti formali la loro contrarietà al TTIP - attualmente in discussione.
molte personalità di fama mondiale hanno espresso di
recente esplicite perplessità e/o dubbi sui reali benefici economici e sociali
qualora il trattato TTIP dovesse diventare operativo: tra questi citiamo a
titolo esemplificativo Paul Krugman, Joseph Stiglitz, Thomas Piketty, Vandana
Shiva e Carlo Petrini.
Con il presente OdG chiediamo che il
Consiglio Comunale di Montegiorgio
esprima espressamente:
il proprio totale dissenso nei confronti dell’accordo di
Partenariato TTIP attualmente in corso di negoziazione.
il proprio totale dissenso verso qualsiasi intesa che di
fatto limiti la portata della Costituzione e delle Leggi della Repubblica
Italiana per dar spazio a sistemi che tutelino meno o non tutelino affatto i
cittadini.
il proprio totale rifiuto di un nuovo meccanismo di
composizione delle controversie tra Investitori e Stati che preveda un
organismo terzo rispetto ai tribunali tradizionali (istituto arbitrale ossia tribunale
“privato” gestito da avvocati commerciali internazionali).
il proprio totale dissenso verso modifiche ai nostri
standard per la tutela dei consumatori, della salute e dell’ambiente affinchè
vengano mantenuti agli attuali livelli vigenti in EU.
impegni il Sindaco e la Giunta:
ad inviare la presente deliberazione all’Anci, al Consiglio
Regionale, al Consiglio dei Ministri, al Parlamento Italiano ed Europeo e alla
Commissione Europea.
a intraprendere tutte le possibili azioni di pressione
volte a promuovere la non sottoscrizione del TTIP.
a promuovere, presso i cittadini del nostro territorio e
presso tutti gli altri enti locali, azioni di sensibilizzazione e mobilitazione
contro il TTIP.
Giuliana Nerla
Capogruppo
Gruppo Consiliare
Montegiorgio in Movimento
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